L’Osservatorio

Cresce la domanda delle stanze in affitto

Cresce la domanda delle stanze in affitto, specialmente nelle città universitarie o a forte presenza di studenti o lavoratori fuori sede, e i prezzi lievitano in Italia. L'aumento medio è del 3% nel 2019, il prezzo medio è di 328 euro al mese. A rilevare il trend è l'Ufficio studi di Idealista, la piattaforma di annunci del mercato immobiliare, che ha condotto un'indagine per l'Adnkronos nell'imminenza dell'apertura dell'anno accademico negli atenei italiani. Quest'anno quindi si paga in media 328 euro al mese contro i 318 euro dell'anno scorso. L'andamento crescente dei prezzi non interessa tuttavia in uguale misura tutte le città monitorate e i centri di maggiore attrazione studentesca, anche se la domanda resta viva registrando un incremento addirittura del 43%, a dispetto di chi condivide la casa con altri, in primis per risparmiare. La notizia positiva però è che se aumentano i prezzi e la domanda di camere in affitto dall'altro canto sale anche l'offerta, anche se in misura minore, registrando in media un +28%. Le piazze più gettonate sono le città universitarie, Padova spicca al primo posto con un rincaro del 18,6% e un prezzo medio di 307 euro mentre Milano è la città più cara, qui occorrono di media 465 euro al mese per una stanza. 

 A seguire Roma con 408 euro, mentre a Firenze si toccano i 393 euro. Sopra la media nazionale delle richieste, pari a 328 euro mensili, si colloca anche Bologna (371 euro), mentre Torino rimane appena sotto la media con 319 euro mensili. Tra gli aumenti più alti l'indagine rileva quelli di Bologna (+8,7%) e Trieste (+13,3%). Segni positivi interessano anche i capoluoghi più importanti, come Roma (2,1%), Milano (3,1%), Napoli (3,5%) e Firenze (4,5%), che resistono in terreno positivo consolidandosi tra i top valori nella graduatoria dei canoni di affitto stanze. Mentre sul totale delle 29 città analizzate nello studio di Idealista, sono 8 quelle che perdono valore rispetto all'anno precedente. Il primato nel calo delle locazioni delle stanze spetta a Reggio Calabria (-7,9%), seguita da L'Aquila (-6,4%), Genova (-3,7%), Viterbo (2,5%) e Pisa (-2,2%). Cali meno consistenti invece in città come Perugia (-1%), Chieti (-0,6%) e Torino (-0,4%). Lo studio di idealista riscontra inoltre i canoni più bassi a L'Aquila (191 euro/mese), che precede Enna (189 euro) e Reggio Calabria (186 euro). 

Il rapporto delinea anche un identikit del coinquilino italiano. L'età media è di 29 anni, segno che l'affitto della stanza singola e le case in condivisione non sono più a uso esclusivo di studenti fuori sede, ma anche di lavoratori e single. L'età dei conviventi va dai 33 anni de L'Aquila ai 24 di Viterbo. Firenze (31) tra le grandi città è quella con l'età media dei coinquilini più alta davanti a Napoli (30) Roma (29), Milano (28) e Torino (27). Lo studio rivela che il 77% delle convivenze sono miste (uomini e donne); la coabitazione tra sole donne ricorre nel 17% dei casi; convivenze solo maschili, solo nel 5% dei casi. Ancora una curiosità sui coinquilini riguarda la presenza di animali domestici dentro casa, ammessi nel 71% dei casi. Decisamente meno graditi invece i fumatori, tollerati solo in un alloggio su due. L'indagine online rivela che solo 1 inquilino su 2 si dice soddisfatto dell'abitazione in cui vive in condivisione. Tra i criteri di scelta della stanza il prezzo è il fattore "guida" per l'81% degli utenti, seguito dalla vicinanza ai mezzi di trasporto pubblico, ritenuta "molto importante" o "indispensabile" per il 79% dei rispondenti, e coinquilino giusto (69% delle risposte). Altre caratteristiche che motivano la scelta dell'alloggio sono lo stato dell'abitazione (arredata, ristrutturata, etc.) con il 63% delle preferenze e la vicinanza al centro (56,7%).

 Gli utenti sarebbero più soddisfatti se le bollette fossero incluse nel prezzo (39% dei rispondenti), se la casa fosse dotata di mobili e elettrodomestici in buono stato (29%), con il bagno indipendente (10% delle risposte degli utenti). Il prezzo "giusto" indicato dagli utenti per questo genere di soluzione abitativa è di 300-400 euro mensili. Interessante che il 18% dei rispondenti al questionario ritenga il prezzo corretto per la stanza ideale tra i 400 e i 500 euro.

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Allarme della Cgia, da 20 anni l’Italia è cresciuta dello 0,2%

Negli ultimi 20 anni la ricchezza dell'Italia e' cresciuta mediamente dello 0,2% ogni anno. Un dato riconducibile, in particolare, agli effetti negativi provocati dalla grande crisi iniziata nel 2008. Nonostante sia trascorso oltre un decennio da questo evento, assieme alla Grecia siamo l'unico Paese dell'area dell'euro a non aver ancora recuperato la situazione ante-crisi. Rispetto a 12 anni fa, infatti, dobbiamo 'riconquistare' ancora 4,2 punti percentuali di Pil, ma anche 19,2 punti di investimenti, 5,9 punti di reddito disponibile delle famiglie e 1,4 punti percentuali di consumi delle famiglie. Lo sottolinea la Cgia di Mestre, rilevando che queste difficolta' continuano a perdurare, nonostante la platea degli addetti sia aumentata: sempre in questa ultima dozzina di anni, infatti, gli occupati sono cresciuti dell'1,6%

Nonostante questo aspetto positivo, il monte orario e il livello medio delle retribuzioni sono diminuite, a causa di un deciso incremento della precarieta', mentre la disoccupazione e' aumentata dell'81%(il tasso medio annuo era al 6 e ora si aggira attorno al 10%). Con meno soldi a disposizione, dobbiamo ancora recuperare 5,9 punti di reddito disponibile delle famiglie e 1,4 punti di consumi. Dall'analisi di questi indicatori, infine, l'unico segnale veramente positivo giunge dalle esportazioni: rispetto al 2007 sono salite del 17,5%, interessando, principalmente, le regioni del Centronord. "Va comunque sottolineato - commenta il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - che l'andamento medio della ricchezza prodotta in Italia risente delle forti differenze esistenti tra Nord e Sud. Negli ultimi 20 anni, ad esempio, il Settentrione e' cresciuto del 7,5%, il Mezzogiorno, invece, e' crollato di 6 punti percentuali. Sempre in questo arco temporale, la crescita media annua registrata nel Settentrione e' stata dello 0,4%, pari al doppio del risultato medio nazionale. Nel meridione, invece, il Pil medio annuo ha subito una contrazione dello 0,3. "Negli ultimi 18 anni - dichiara il Segretario della Cgia Renato Mason - solo in un anno, il 2009, il saldo primario, dato dalla differenza tra le entrate totali e la spesa pubblica totale al netto degli interessi sul debito pubblico, e' stato negativo. In tutti gli altri anni, invece, e' stato di segno positivo e, pertanto, le uscite sono state inferiori alle entrate. A ulteriore dimostrazione che dall'avvento della moneta unica, l'Italia ha mantenuto l'impegno di risanare i propri conti pubblici, nonostante gli effetti della crisi economica siano stati maggiormente negativi da noi che altrove". E' importante segnalare che tra il 2000 e il 2007 (anno pre-crisi) il trend di crescita delle regioni del Centro (Toscana, Lazio, Umbria e Marche) e' stato superiore anche a quello del Nord (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna). Successivamente, sebbene sia sceso come nel resto del Paese, il primato economico del Centro e' proseguito anche nel periodo piu' nero della crisi (2008-2014). Solo dal 2015 il Nord e' tornato a imporsi, distanziando le altre ripartizioni geografiche del Paese. Secondo la Cgia il tema degli investimenti rimane centrale per delineare qualsiasi politica di sviluppo economico. Senza investimenti non si creano posti di lavoro stabili e duraturi in grado di migliorare la produttivita' del sistema e, conseguentemente, di far crescere il livello delle retribuzioni medie e dei consumi

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Prezzi dei supermercati, secondo Altroconsumo è possibile risparmiare 1.300 euro l’anno

La spesa per i prodotti alimentari pesa sul bilancio mensile delle famiglie per circa 500 euro secondo i dati Istat. Un numero che, a causa dell'inflazione, rivela che gli italiani acquistano sempre meno cibo come confermato dai dati: dal 1997 ad oggi c'è stato un calo dei consumi alimentari pari al 18,4% al netto dell'inflazione. Ma cambiare abitudini e non sprecare sono una strategia che può arrivare a far risparmiare 1.278 euro l'anno: basta scegliere il punto vendita giusto grazie alla grande indagine annuale condotta da Altroconsumo.

Stando alla ricerca, oltre un milione di prezzi rilevati, più di 1.000 punti vendita coinvolti in 69 capoluoghi di provincia per scoprire dove è più conveniente fare la spesa, ma non solo. Altroconsumo scatta una fotografia più ampia che offre una serie di spunti e suggerimenti utili per tutti i consumatori alle prese con il carrello della spesa.Innanzitutto, è stata considerata come 'spesa tipo' della maggior parte degli italiani quella costituita da un mix composto per la maggior parte da prodotti di marca, quelli più noti; poi da quelli a marchio commerciale (quelli marchiati con il logo della catena dove vengono acquistati) ma anche da quelli più economici. "Considerando una spesa di questo tipo - sostiene ancora Altroconsumo - è Famila Superstore la catena più conveniente seguita da Auchan e, "a pari convenienza", da Ipercoop, Conad Ipermercato, Iper e Bennet. Per chi acquista solo prodotti di marca è Esselunga a confermarsi la più conveniente, mentre Conad Ipermercato e Aldi e Eurospin si attestano rispettivamente al primo posto per la spesa esclusivamente con prodotti a marchio commerciale e solo con prodotti economici".

 I risultati della rilevazione svolta da Altroconsumo testimoniano che, soprattutto quando parliamo di prodotti di marca, i prezzi possono essere molto diversi da un punto vendita all’altro arrivando a costare anche il doppio o addirittura il triplo. Nella grande distribuzione, infatti, la distribuzione dei prezzi tipicamente vede un'area in cui i prezzi sono più bassi (promozioni, confezioni più grandi o multipack). Poi c'è un'area in cui c'è la maggior parte dei prezzi praticati sul mercato e infine una piccola area con prezzi particolarmente alti. È questa distribuzione a giustificare un'oscillazione così ampia da un punto vendita all'altro. Prestare attenzione a questi aspetti può quindi aiutare i consumatori a orientarsi nella giungla dei prezzi.

Facendo una mappa della convenienza, è, in generale, il Veneto la regione dove fare la spesa più conveniente con 6 delle prime 10 città più economiche, seguito dal Friuli Venezia Giulia. Le regioni più care, invece, sono Sicilia - con Messina città più cara dell'indagine - e Calabria. Cremona la città dove c'è più possibilità di risparmio tra un punto vendita e l'altro, segno del fatto che c'è un'intensa concorrenza. Scegliendo il punto vendita meno caro si possono risparmiare fino a 1.278 euro in un anno rispetto al punto vendita più caro in città.Individuare il supermercato più conveniente aiuta senza dubbio a risparmiare, ma non è l'unica strategia che i consumatori possono mettere in campo: ridurre gli sprechi - stando alla ricerca - è un altro tassello importante. Ed ecco che Altroconsumo offre una serie di semplici consigli da seguire per una spesa intelligente. Innanzitutto prima di andare al supermercato è utile fare una lista della spesa per comprare solo ciò che effettivamente serve; attenzione alla data di scadenza: posizionare i cibi più deperibili nelle zone più visibili del frigorifero può essere utile a non sprecarli come anche congelare il cibo fresco in piccole porzioni quando ci rendiamo conto di non riuscire a consumarlo. Riguardo le date di scadenza, bisogna tenere presente che - per alcuni alimenti - sforare di 24/48 ore non comporta rischi. 

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Cresce l’occupazione nel secondo trimestre del 2019

Cresce l'occupazione nel secondo trimestre del 2019 nonostante il ristagno dell'attivita' economica confermata da una variazione congiunturale nulla del Pil. Nel periodo - si legge nella Nota congiunta Istat, Inps, Ministero Lavoro, Anpal e Inail - gli occupati sono cresciuti di 130.000 unita' sul trimestre precedente e di 78.000 sullo stesso trimestre del 2018 ma le posizioni lavorative dipendenti a tempo indeterminato sono aumentate sulla base delle comunicazioni obbligatorie del Ministero di 134.000 su base congiunturale di di 471.000 su base tendenziale (dati grezzi).

La nota congiunta segnala, sempre nei dati del ministero del Lavoro sulle Comunicazioni obbligatorie, un calo per le posizioni lavorative a tempo determinato con una riduzione di 45.000 unita' rispetto al primo trimestre 2019 e di 92.000 unita' rispetto al secondo trimestre 2018. Gli occupati secondo i dati Istat sulle Forze lavoro nel secondo trimestre erano 23.390.000 con una crescita di 130.000 unita' sul primo trimestre e un aumento di 78.000 unita' sullo stesso periodo del 2008. I disoccupati erano 2.580.000 con un calo di 103.000 unita' sul primo trimestre e di 260.000 sul secondo trimestre 2018. Dopo 11 trimestri di crescita le posizioni a tempo determinato diminuiscono su base annua, come avvenuto anche nel primo trimestre. Tale andamento si accentua nei dati Inps-Uniemens (-198 mila nel secondo trimestre 2019 su base annua) che comprendono anche il lavoro in somministrazione e a chiamata. Le posizioni lavorative a tempo indeterminato presentano un aumento tendenziale nei dati delle Comunicazioni obbligatorie (+471 mila), in accelerazione rispetto ai tre trimestri precedenti (+405 mila, +234 mila e +127 mila); del tutto analogo l'andamento registrato dai dati Inps (+469 mila) in confronto ai tre trimestri precedenti (+412 mila, +254 mila e +123 mila).

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Cna, ‘tax free day’ anticipato al 5 agosto

Quest'anno il festeggiamento della 'liberazione fiscale' passa per le Pmi dal 10 al 5 agosto. Come ogni anno a segnare la data sul calendario e' la Cna, che per il 2019 prevede, grazie agli 'sconti' stabiliti per l'Imu, un alleggerimento della pressione fiscale che grava sulle piccole e medie imprese. La confederazione lo chiama precisamente il "Tax free day", che, appunto, coincide, con "la data dalla quale gli imprenditori cominciano finalmente a produrre per loro stessi e per le famiglie liberandosi da un socio tanto inerte quanto esigente: l'amministrazione pubblica, centrale e locale". L'analisi della Cna misura, ormai da sei anni, il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 141 comuni italiani, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia. "A differenza di altri organismi, anche internazionali, l'Osservatorio Cna - viene chiarito - basa la sua analisi sull'impresa tipo italiana, con un laboratorio o un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai dipendenti, 50mila euro di reddito"

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Coldiretti: Record storico dell’export di prosecco

 La prima vendemmia sulle colline riconosciute dall’Unesco festeggia l’aumento del 50% delle vendite in Francia che spinge l’export del Prosecco al record storico di sempre sui mercati mondiali, per un valore complessivo di ben 458 milioni nel primo semestre del 2019. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat presentata in occasione del distacco del primo grappolo di uva Glera dell’anno per il Prosecco nella Tenuta Astoria a Refrontolo (Treviso), dopo l’avvenuta iscrizione del sito veneto 'Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene' nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco

 "Con un aumento del 17% delle esportazioni il Prosecco conquista nel 2019 il primato di vino italiano più consumato all’estero grazie all’alta qualità e capacità produttiva con le pregiate bollicine che - sottolinea la Coldiretti in un comunicato - sono protagoniste di un vero a proprio boom negli Usa. Gli Stati Uniti, con un aumento in valore del 41%, diventano il principale cliente davanti alla Gran Bretagna e alla Francia mentre al quarto posto si piazza la Germania dove l’aumento è più contenuto (+7%). Ma un incoraggiante aumento del 66% del valore delle vendite si registra anche in Cina dove però la domanda è ancora molto contenuta per la tradizionale preferenza accordata nel gigante asiatico ai vini rossi".

Il gradimento dei cugini d’Oltralpe è significativo del successo conquistato anche nei confronti della concorrenza dello champagne. "A pesare sul successo mondiale del Prosecco - spiega la Coldiretti - è però il proliferare nei diversi continenti di falsi di ogni tipo con le imitazioni diffuse in tutti i Paesi, dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata le vendita anche del Whitesecco e del Crisecco". Occorre tutelare le esportazioni di vino Made in Italy di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “oltre alla perdita economica, è soprattutto grave il danno di immagine che mette a rischio ulteriori e nuove opportunità di penetrazione dei mercati”

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Aumentano le donne impegnate in ricerca e sviluppo

Aumentano le donne impegnate complessivamente nelle attività di R&S, ma meno degli uomini. Nel 2017, rileva l'Istat, le donne impegnate in attività di R&S ammontano a 156.044 (pari al 32% del totale), in crescita del 7,2% rispetto al 2016. Tuttavia, il personale maschile cresce di più: +12,7%. In particolare, le ricercatrici risultano pari a 67.131 (+2,6% rispetto all'anno precedente). "Nonostante l'aumento generale della componente femminile nella R&S, aumenta il gap di genere: nel 2017 le donne rappresentano circa un terzo degli addetti complessivamente impegnati nella R&S (sia in unità che in Etp), con una caduta di un punto percentuale rispetto al 2016. La quota di ricercatrici sul totale dei ricercatori (espressa sia in unità sia in Etp) è leggermente più alta rispetto alla quota del personale femminile addetto alla R&S, ma anch'essa è in lieve flessione (-0,9 punti percentuali) rispetto all'anno precedente", segnala l'Istat. Nel 2017 il totale del personale impegnato in attività di R&S è salito a 482.703 unità, in forte aumento rispetto al 2016 (+10,9%). Il totale dei ricercatori è aumentato del 5,2% a 195.560. 

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Coldiretti: industria alimentare in controtendenza fa segnare +3,2%

In forte controtendenza rispetto all’andamento generale, l’alimentare fa segnare un aumento del 3,2% della produzione, che attenua il flop su base annuale registrato dall’industria in generale (-0,7%). È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla produzione industriale nel mese di luglio dalla quale si evidenzia che l’alimentare è tra settori che crescono di più. In un quadro incerto per l’economia generale si tratta – sottolinea la Coldiretti – di un segnale importante per un settore trainante del made in Italy che continua a crescere a livello nazionale e nelle esportazioni. Il cibo – conclude la Coldiretti  – è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 244 miliardi ed è quindi un sensore sensibile dello stato di salute dell’economia

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Dal Nord arriva quasi la meta’ del pil, delle tasse

Dal Nord arriva quasi la meta' del pil, delle tasse, degli occupati e degli investimenti. Lo sottolinea la Cgia di Mestre che rileva "il rischio concreto che il profondo Nord finisca ai margini dell'azione del nuovo Governo Conte". Le sei regioni attualmente presiedute da Governatori di centrodestra (Liguria, Piemonte, Lombardia, Trentino A.A., Veneto e Friuli V.G.), rischiano, secondo la Cgia, di non avere molta voce in capitolo sulle decisioni importanti che saranno prese dal nuovo Esecutivo: e questo nonostante esprimano un peso economico e occupazionale estremamente significativo per la stabilita' e la crescita del Paese. "Ovviamente - sottolinea la Cgia - " qualsiasi giudizio e' prematuro. Cio' che contera' saranno le misure concrete che il governo giallorosso prendera' nei prossimi mesi". Oltre al taglio delle tasse e a una ripresa degli investimenti infrastrutturali, "il Nord guarda con particolare attenzione anche al tema dell'autonomia differenziata. Dalle prime dichiarazioni rilasciate dal nuovo ministro agli Affari Regionali, Francesco Boccia, si rileva una apertura di credito per certi versi inaspettata: l'auspicio e' che si gettino definitivamente alle spalle le incomprensioni esplose negli ultimi mesi tra una parte del precedente esecutivo e i Governatori di Lombardia e Veneto". Dagli ultimi dati disponibili, emerge che le sei regioni del Nord prese in esame producono complessivamente poco piu' di 721 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 46,6% del totale nazionale. Le imprese private, invece, sono poco meno di due milioni (38,1% del totale Italia) e occupano poco piu' di otto milioni di lavoratori (48% del totale). L'export ammonta a quasi 336 miliardi di euro (il 58,2% del totale) e gli investimenti fissi lordi realizzati sono stati poco piu' di 142 miliardi (49% del dato nazionale)

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Lavoro, prosegue la fase di moderazione per l’occupazione

Le prospettive dell'occupazione per i prossimi mesi indicano un proseguimento della fase di moderazione. Nel secondo trimestre, il tasso di posti vacanti, che misura le ricerche di personale da parte delle imprese, è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente. Ad agosto i giudizi degli imprenditori riferiti alle attese di occupazione hanno mostrato un lieve peggioramento. E' quanto emerge dalla nota mensile sull'andamento dell'economia italiana a cura dell'Istat. Nel secondo trimestre , la fase di sostanziale stagnazione del Pil si è riflessa anche sull'input di lavoro, determinando una interruzione della fase di crescita che aveva caratterizzato il periodo precedente. Le unità di lavoro si sono mantenute sui livelli del trimestre precedente mentre le ore lavorate hanno segnato una lieve diminuzione (-0,1%). I segnali di rallentamento del mercato del lavoro si sono estesi anche a luglio quando il numero di occupati è risultato in lieve calo rispetto al mese precedente (-0,1%). Nello stesso periodo, la disoccupazione ha mostrato un aumento modesto che ha determinato un rialzo del tasso di disoccupazione (9,9%, +0,1 punti percentuali rispetto a giugno). La crescita tendenziale dei redditi da lavoro dipendente pro-capite, nel secondo trimestre, ha mostrato la stessa intensità di quella del deflatore implicito dei consumi delle famiglie e delle Isp (+0,8%).

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