Primo Piano

Tributi e servizi, Abruzzo al top secondo il Sole 24 ore

La quarta edizione del "Taxpayer Italia", realizzato dal Centro Studi Sintesi per il Sole 24 ore, nel 2017 premia l’Abruzzo. La Regione riuscirebbe meglio di tutte le altre a soddisfare il mix tra livello di tasse e offerta di servizi. Secondo quanto si legge nell’articolo pubblicato dal giornale in edicola questa mattina, l’Abruzzo «ha raggiunto la vetta grazie soprattutto alle performance sui fronti sicurezza e ambiente». Al secondo e terzo posto rispettivamente Umbria e Marche. Nel 2017 la "regione ideale" «avrebbe la tassazione della Calabria (5.254 euro per abitante) e il livello di servizi del Veneto (punteggio dell'indicatore sintetico pari a 132)».

La ricerca del Centro Studi Sintesi, sulla scorta di quanto realizzato oltre oceano da Wallet Hub, si basa su 25 indicatori, articolati in sei aree. «Gli indicatori finali di ciascuna delle sei aree sono stati poi ponderati sulla base dei pesi utilizzati nello studio di Wallet Hub ed espressi con un numero indice, ponendo la media Italia pari a 100. Per determinare, invece, il livello di pressione tributaria in ciascun territorio ci si è avvalsi dei "Conti pubblici territoriali" (Cpt), utilizzando la media delle entrate tributarie delle amministrazioni pubbliche dell'ultimo triennio disponibile (2013-2015), escludendo i contributi sociali, visto che l'obiettivo dello studio è mettere in relazione la tassazione con i servizi generali. Anche in questo caso è stato creato un numero indice, con la media nazionale sempre pari a 100» si legge ancora nell’articolo.  

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Tasse, ogni italiano paga in media 8.000 euro nel 2017

Quest'anno ciascun italiano paghera' mediamente 8 mila euro di imposte e tasse, importo che sale a quasi 12 mila euro considerando anche i contributi previdenziali. La piu' elevata e' l'Irpef, la piu' frequente, quotidiana l'Iva, la piu' odiata dalle imprese l'Irap, quella piu' odiata dalle famiglie l'Imu e la Tasi. Lo rileva la Cgia di Mestre che ha individuato un centinaio di tasse italiane, un elenco composto da addizionali, accise, imposte, sovraimposte, tributi, ritenute, ecc. "A un sistema tributario molto frammentato - dice Paolo Zabeo coordinatore della Cgia - che continua a tartassare cittadini e imprese, si accompagna un gettito estremamente concentrato in poche voci: le prime 10 imposte, infatti, valgono 421,1 miliardi di euro e garantiscono l'85,3% del gettito tributario complessivo che nel 2015, ultimo dato disponibile, si e' attestato a 493,5 miliardi di euro"

Le imposte che pesano di piu' sui portafogli dei cittadini italiani sono l'Irpef e l'Iva e rappresentano piu' della meta' (il 54,2%) del gettito totale. La prima (Imposta sul reddito delle persone fisiche) garantisce alle casse dello Stato un gettito di 166,3 miliardi (il 33,7%, un terzo del totale) mentre la seconda e' pari a 101,2 miliardi (20,5%). Per le aziende le imposte che pesano di piu' sono l'Ires (Imposta sul reddito delle societa'), che nel 2015 ha consentito all'erario di incassare 31,9 miliardi e l'Irap (Imposta regionale sulle attivita' produttive) che ha assicurato 28,1 miliardi di gettito. Va altresi' tenuto conto che la pressione tributaria (imposte, tasse e tributi sul Pil) in Italia (29,6%) e' la quarta piu' elevata dell'Area euro dopo la Danimarca, la Svezia, la Finlandia e il Belgio; e superiore di ben 6 punti percentuali rispetto a quella tedesca (23,6%). Ritornando alla lista delle 100 tasse italiane affiorano secondo Cgia curiosita' che non tutti conoscono. La piu' singolare quella applicata dalle Regioni sulle emissioni sonore degli aeromobili; la piu' lunga (come dicitura): imposta sostitutiva imprenditori e lavoratori autonomi regime di vantaggio e regime forfetario agevolato; tra le piu' stravaganti le imposte sugli spiriti (distillazione alcolici), quelle sui gas incondensabili e sulle riserve matematiche di assicurazione (tasse su accantonamenti obbligatori delle assicurazioni). La tassa annuale sulla numerazione e bollatura di libri e registri contabili e, infine, tutte le sovraimposte di confine applicate dalla dogana come quelle sugli spiriti, sui fiammiferi, sui sacchetti di plastica non biodegradabili, sulla birra.

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Cresa, in Abruzzo meno richieste di laureati e diplomati 

Le imprese abruzzesi dell'industria e dei servizi prevedono di assumere tra agosto e ottobre di quest'anno 18.020 lavoratori, dei quali il 10,2% laureati, il 36,4% diplomati, il 28,0% titolari di diplomi professionali e il 25,3% lavoratori senza formazione specifica. Emerge dalle elaborazioni che il Cresa ha svolto sulla base dei dati del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere in accordo con l'Anpal.

Laureati e diplomati, quindi, pesaranno meno in regione rispetto alla media in Italia (rispettivamente 14,6% e 38,1%) mentre gli assunti con diplomi professionali o senza formazione specifica saranno piu' numerosi rispetto alla media italiana (rispettivamente 25,1% e 22,1%). Le imprese abruzzesi, inoltre, si aspettano di avere difficolta' a trovare un laureato su 3 (35,6%) mentre sara' meno complicato reperire diplomati e titolari di diplomi professionali (rispettivamente 22,3% e 25,2%) e soprattutto lavoratori senza formazione specifica (11,3%). Tra i laureati saranno piu' richiesti quelli con indirizzo economico (440), seguiti da quelli con indirizzo giuridico (260), e ingegneri elettronici e industriali (rispettivamente 170 e 150). Le imprese prevedono difficolta' nel trovare 3 ingegneri elettronici su 4 (74,0%) e 2 ingegneri industriali su 3 (68,8%), principalmente a causa del ridotto numero di candidati.

Le minori difficolta' si riscontrano per i laureati con indirizzo giuridico (1,1% delle 260 assunzioni) e con indirizzo sanitario (6,8% delle 130 assunzioni). A livello provinciale, si prevede il maggior numero di assunzioni di laureati in ingegneria elettronica e con indirizzo giuridico a L'Aquila (rispettivamente 60 e 130), economico e sanitario a Pescara (rispettivamente 160 e 50), in ingegneria industriale e con indirizzo linguistico a Chieti (rispettivamente 50 e 40). Tra i diplomati saranno piu' ricercati quelli con indirizzo amministrazione e finanza (810), meccanica e meccatronica (760), elettronica (470), turismo (450) e informatica (260). Le imprese prevedono grandi difficolta' nel reperimento di diplomati con indirizzo costruzioni (79,1% delle 160 assunzioni) e socio-sanitario (85,9% delle 90 assunzioni). A livello provinciale il maggior numero di assunzioni programmate di diplomati con indirizzo elettronico informatico e costruzioni sara' a L'Aquila (rispettivamente 150, 80 e 60), turismo a Teramo (150), amministrazione a Pescara (260), meccanica a Chieti (340). 

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Lavoro, il numero di occupati supera quota 23 milioni

 

Dieci anni dopo l'inizio della crisi economica, in l'Italia il numero di occupati supera quota 23 milioni. Una soglia oltrepassata solo nel 2008. Aumentano sia i lavoratori dipendenti sia gli indipendenti. Sale tuttavia all'11,3% il tasso di disoccupazione, che rimane stabile tra i giovani (35,5%). Lo rileva l'Istat, che stamani ha diffuso i dati su occupati e disoccupati a luglio. Lo scorso mese la stima degli occupati e' cresciuta dello 0,3% rispetto a giugno, con un aumento di 59mila unita', "confermando la persistenza della fase di espansione occupazionale", spiegano gli esperti dell'istituto di statistica. Su base annua gli occupati sono cresciuti dell'1,3% (+294mila). Aumenta a luglio anche il numero di chi cerca lavoro (2,1%, ovvero +61mila persone), soprattutto tra le donne. "L'aumento della disoccupazione - spiega l'Istat - e' attribuibile esclusivamente alla componente femminile e interessa tutte le classi di eta', mentre si registra una stabilita' tra gli uomini". Il tasso di disoccupazione sale all'11,3% (+0,2 punti percentuali), quello giovanile si attesta al 35,5% (+0,3 punti).

Intanto arrivano anche i dati dell'Osservatorio Inps sul precariato. Nei primi sei mesi dell'anno sono stati attivati 822.593 contratti a tempo indeterminato, comprese le trasformazioni, con un calo del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2016 quando i contratti stabili erano pari a 845.702. Inoltre, nello stesso periodo, nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +945.000, superiore a quello del corrispondente periodo sia del 2016 (+719.000) che del 2015 (817.000). Positivi i commenti del Governo. A cominciare dal premier Paolo Gentiloni, che sui dati Istat osserva: "Gli italiani occupati superano 23 milioni, un record. Ancora molto da fare contro disoccupazione ma effetti positivi da jobs act e ripresa".

Il tasso di disoccupazione nell'eurozona è rimasto al 9,1% a luglio, stabile rispetto a giugno in in flessione dal 10% di luglio 2016. Lo riferisce Eurostat, precisando che si tratta del tasso inferiore dal febbraio del 2009. La disoccupazione dell'Ue a 28 è stata del 7,7% a luglio, stabile rispetto a giugno e in calo rispetto all'8,5% di un anno prima.

Tra gli Stati membri, i tassi di disoccupazione più bassi sono stati registrati in Repubblica Ceca (2,9%), Germania (3,7%) e a Malta (4,1%). I tassi di disoccupazione più elevati si sono visti in Grecia (21,7% nel maggio 2017) e Spagna (17,1%). Rispetto a un anno fa, il tasso di disoccupazione è diminuito in tutti gli Stati membri per i quali i dati sono comparabili nel tempo, ad eccezione della Finlandia, dove è rimasto stabile. Le maggiori riduzioni sono state registrate in Croazia (dal 13,2% al 10,6%), Spagna (dal 19,6% al 17,1%), Slovacchia (dal 9,7% al 7,3%) e Cipro (dal 13% al 10,8%).Il tasso di disoccupazione giovanile si è attestato al 19,1% nell'eurozona, in calo dal 20,8% di un anno prima. Nell'area della moneta unica 2.670 under 25 erano senza lavoro e in cerca. Il più basso tasso di disoccupazione giovanile si è registrato a luglio in Germania (6,5%), mentre i più alti si sono visti in Grecia (44,4% in maggio), Spagna (38,6%) e Italia (35,5%).

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Reddito di inclusione, assegno fino 490 euro a famiglia

Per le famiglie in difficolta' arriva dal 2018 il Rei, nuova misura permanente di contrasto alla poverta': ecco come funziona e chi riguarda il Reddito diinclusione, previsto dal decreto legislativo che riordina le prestazioni di natura assistenziale approvato oggi dal Consiglio dei ministri in via definitiva. Tra le altre misure sostituisce il Sia (sostegno per l'inclusione attiva) e l'Asdi (l'assegno sociale di disoccupazione erogato dopo la Naspi). COSA PREVEDE: il Rei e' un beneficio economico condizionato alla prova dei mezzi e all'adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. Viene riconosciuto ai nuclei familiari che hanno un Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Il Rei e' compatibile con un'attivita' lavorativa (fermi restando i requisiti economici) ma non con la percezione della Naspi o di altri ammortizzatori sociali per la disoccupazione involontaria. TETTO MASSIMO A 490 EURO A NUCLEO: Il beneficio puo' arrivare al massimo a 190 euro per una persona sola fino a quasi 490 euro per un nucleo di 5 o piu' persone. Il reddito viene erogato per 12 mensilita' e puo' durare al massimo 18 mesi. Sara' necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall'ultima erogazione prima di poterlo richiedere di nuovo. Il tetto e' legato a quello dell'assegno sociale per gli over 65 senza reddito. 500.000 FAMIGLIE COINVOLTE: In prima applicazione sono ammessi al Rei con priorita' i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni. A regime le famiglie coinvolte saranno 500.000 per circa 1,8 milioni di persone complessive. Sono pari a oltre due miliardi le risorse destinate alla misura a regime. PROGETTO PERSONALIZZATO PER USCIRE DALLA POVERTA': oltre alla componente economica il Rei si concentrera' sull'occupabilita' della persona che lo chiede, guardando alla sua situazione complessiva e dando vita a un "progetto personalizzato" volto al superamento della condizione di poverta'. RICHIESTE DAL PRIMO DICEMBRE: ci saranno desk dedicati nei comuni e pratiche "sprint" in modo da ottenere il via libera, se ci sono i requisiti, entro 20 giorni. Possono fare richiesta i cittadini italiani, i comunitari e gli extracomunitari con permesso di lungo soggiorno. BENEFICIO EROGATO CON CARTA PREPAGATA: Il nucleo che avra' diritto al beneficio avra' una Carta di pagamento elettronica (Carta Rei), simile a una prepagata. La Carta potra' essere usata, per meta' dell'importo, anche per fare prelievi di contanti. Finora invece l'uso e' stato vincolato sempre ad acquisti nei supermercati, nelle farmacie o alle poste.

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Regione Abruzzo, premialità di 69 milioni alla sanità dal tavolo di monitoraggio

Una premialità di 69 milioni e 700mila di euro alla sanità abruzzese, assegnati alla Regione Abruzzo dal tavolo di monitoraggio (costituito dal Ministero della Salute e dal Ministero dell'Economia e Finanze). Nel documento che dà il via alla premialità si evidenzia l'adempimento degli obiettivi previsti per l'annualità 2015 (quelli del 2016 sono ancora in corso di verifica), presupposto per l'erogazione dell'ulteriore finanziamento. Viene inoltre sottolineato l'equilibrio economico del sistema sanitario regionale, grazie agli utili portati a nuovo e agli accantonamenti stanziati per il ripiano delle perdite ancora presenti nello stato patrimoniale relativo alla Gestione sanitaria accentrata. La Regione Abruzzo inoltre ha rispettato i limiti previsti dalla normativa per il pagamento dei debiti pregressi degli enti del servizio sanitario: al 31 marzo scorso era stato erogato il 100 per cento delle risorse ricevute dallo Stato - e in parte anche dal bilancio regionale - per il saldo dei fornitori. Il tavolo ha poi preso atto del rispetto dei tempi medi di pagamento da parte delle Asl abruzzesi.

Per quanto riguarda il Piano di riqualificazione del Servizio sanitario regionale, i tecnici ministeriali hanno valutato favorevolmente i risultati degli indicatori Lea 2015 (i livelli essenziali di assistenza), assegnando un punteggio di 182, livello mai raggiunto dall'Abruzzo. E' stata invece sollecitata la definitiva implementazione delle forme associative per l'assistenza primaria, oltre alla stesura di un documento completo sull'assistenza territoriale sulla base di quanto previsto dal Piano di riqualificazione. "Credo che questo verbale - commenta l'assessore alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci - sia la migliore risposta alle polemiche dei mesi scorsi, che mettevano in dubbio i risultati del lavoro messo in campo dal governo regionale in questi 3 anni. Un lavoro che continua, e che per il 2016 vedrà il raggiungimento di altri obiettivi fino a qualche tempo fa impensabili per l'Abruzzo".

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Sanità, respinti i ricorsi per gli ospedali di Penne e Popoli

"Le due sentenze del Tar Abruzzo, che con autorevoli e approfondite motivazioni sia sul merito, che sulle istruttorie delle scelte, hanno rigettato i ricorsi sui presidi di Popoli e Penne, dimostrano come l’intero processo di riordino della rete ospedaliera nella nostra regione, non si è basato sul rispetto acritico della normativa nazionale, vincolante con due leggi statali, ma sulla necessità di garantire assistenza sanitaria ai nostri cittadini, secondo parametri di sicurezza, qualità ed efficacia delle cure. Finalmente è stata ristabilita la verità dei fatti e scritta la parola fine su 3 anni di polemiche strumentali, senza alcun fondamento, che agitavano le spettro di tagli che non ci sono mai stati".

Lo afferma l'assessore regionale alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci, commentando le due sentenze pronunciate dal Tar Abruzzo sui ricorsi presentati dai Comuni di Penne e Popoli, relativi ai decreti commissariali di riordino della rete ospedaliera.

"Pronunce – continua l'assessore – che fanno giustizia sulle critiche e le censure che ci erano state rivolte di essere stati superficiali, approssimativi e inadeguati nella elaborazione dei Piani di riqualificazione della rete ospedaliera e della rete emergenza urgenza, arrivando anche all'accusa grave e strumentale di mettere a rischio, con la nostra programmazione, la sicurezza della vita delle persone. La accurata istruttoria del Tribunale Amministrativo Regionale, al contrario, ha saputo motivare come la Regione sia stata capace di conciliare il necessario adeguamento a obblighi e disposizioni nazionali, con un rinnovato e moderno assetto organizzativo, in grado di rispondere ai nuovi bisogni assistenziali, ai cambiamenti epidemiologici e soprattutto creando le basi, attraverso la concentrazione dei volumi di attività ospedaliera, di un migliore esito e qualità delle cure nei centri di riferimento.

Non solo: i magistrati hanno anche stabilito come non ci sia stato alcun taglio dei posti letto, che anzi sono aumentati. Vorrei fossero chiari due aspetti, che considero importanti: non ci sono strutture che chiudono, ma ci sono strutture che vengono riqualificate.

Abbiamo portato avanti questa riconversione non per risparmiare, perché ci attendono investimenti importanti in sanità, ma per utilizzare bene il capitale umano, le risorse professionali e le strutture ospedaliere e territoriali. Il secondo aspetto è che l'atto programmatorio della rete ospedaliera, che ci ha consentito di salvare anche presidi a rischio di chiusura, è solo un punto di partenza. Verrà implementato con successivi provvedimenti attuativi e migliorativi, che saranno destinati a regolamentare nel dettaglio le vocazioni specifiche di ogni singolo nodo della rete e l'attuazione di una vera integrazione ospedale territorio per la continuità assistenziale dei nostri pazienti". 

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Pagamenti alle imprese, ecco le regioni virtuose in Italia

Il Corriere della sera di oggi dedica un approfondimento sugli enti della Pubblica Amministrazione e sui tempi di pagamento. "Nel 2013 la situazione era diventata insostenibile: attraverso 22 mila amministrazioni pubbliche, lo Stato aveva accumulato debiti commerciali verso le aziende fornitrici per circa 90 miliardi di euro. E non pagava. I ritardi di comuni, provincie, regioni, aziende sanitarie, ministeri o università nel saldare le fatture stavano soffocando il tessuto delle piccole e medie imprese. Un committente da un miliardo l'anno come la Regione Lazio saldava ormai i creditori a mille giorni - se quelli restavano in vita - e non era che un caso fra molte migliaia. Non che il problema sia completamente superato, al contrario". Lo scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera.

"Centinaia di migliaia di fatture continuano a essere onorate oltre i limiti di legge europei, fissati in trenta giorni (al di fuori del settore sanitario) - prosegue il Corriere -Ad esempio il Comune di Roma nel primo trimestre di quest'anno ha pagato le imprese fornitrici in media 85 giorni dopo la presentazione della fattura e nel secondo due mesi e mezzo dopo. Sempre troppo, quasi il triplo dei limiti di legge, benché molto meglio degli oltre sei mesi che si dovevano aspettare nel 2013 e dei 110 giorni del 2015. Anche la Regione Campania è fra quelle che restano indietro, con pagamenti medi effettuati quasi a tre mesi di distanza dal giorno in cui un imprenditore spedisce il conto. Oggi un'unica banca dati contiene tutto ciò che serve sapere e la Ragioneria generale dello Stato ha iniziato a fare un po' di trasparenza: per la prima volta, da pochi giorni ha messo in rete almeno le informazioni sui 500 enti pubblici più efficienti (definiti "più virtuosi") nel pagare i fornitori nel 2016. Questi dati naturalmente non dicono nulla del comportamento delle altre 21.500 amministrazioni, quelle che non rientrano fra le più rapide nel saldare le imprese fornitrici. Ma a loro modo anche solo le informazioni sui migliori 500 pagatori pubblici sono un ritratto dell'Italia di oggi: quella che funziona, ma anche quella che non funziona per ragioni a volte poco visibili. I dati della Ragioneria contano, in primo luogo, perché sono la fotografia statistica di isole di efficienza a volte sorprendenti. Il miglioramento più netto riguarda probabilmente la Regione Lazio, che si piazza nella parte alta della classifica dei virtuosi dopo una rincorsa lunghissima. Quella era un'amministrazione quasi al default, che pagava a quasi tre anni dalla fattura solo nel 2013 e a due anni nel 2014. L'anno scorso invece è entrata fra le più rapide in assoluto, saldando quasi un miliardo di euro a 17 giorni medi dalla presentazione della nota. L'unica altra amministrazione regionale nel gruppo dei migliori è la Lombardia, con saldi medi a ventidue giorni. La lista della "élite" degli enti italiani racconta però anche una storia più ampia, quella di un Paese profondamente diviso. Il grafico in pagina lo mostra. Da un lato c'è circa la metà della popolazione residente nelle regioni del Nord, che oggi sembra ricevere i servizi di un'amministrazione ragionevolmente capace di capire le esigenze dei cittadini. Dall'altro il funzionamento dei rami dello Stato continua a rappresentare un freno per la ripresa non solo al Sud, ma anche al Centro. Sulla base dei dati della Ragioneria, il Corriere ha elaborato un indice per far emergere le differenze territoriali. Il Nord per esempio ha il 55% della popolazione italiana, ma ben l'82% delle amministrazioni più virtuose hanno sede nelle sue regioni. Il Mezzogiorno (isole incluse) pesa per il 25% della popolazione, ma riesce a pesare nella lista delle amministrazioni efficienti solo per l'8,6% (se si togliessero la Sardegna e l'Abruzzo, la sua presenza sarebbe addirittura di circa il 4%). Più sorprendente ancora è la relativa assenza degli enti delle regioni del Centro Italia nella lista dell'efficienza amministrativa. Toscana, Lazio, Umbria e Marche rappresentano il 20% degli abitanti del Paese ma appena il 10% degli enti efficienti".

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Export, la mappa delle regioni italiane

 Insieme a Veneto e Lombardia, l'Emilia-Romagna scala i vertici europei per quanto riguarda l'export, ma risulta al primo posto in Italia se si considera l'export pro-capite: 12.525 euro, superiore a quello del Veneto (11.762 euro) e quasi il doppio di quello medio prodotto dai territori di Usa, Cina, Germania, Francia e Gran Bretagna, pari 7.553 euro. E' quanto si legge in una nota della Regione Emilia Romagna. I dati, riferiti al biennio 2015-2016, continua la nota, "sono frutto di un lavoro di analisi svolto insieme da Ice, Università dell'Aquila e Università di Bari, pubblicato nell'ultimo annuario Ice-Istat sul commercio estero e ripreso oggi da Il Sole 24 ore. 

La ricerca dimostra come la capacità di creare ricchezza dall'export delle tre regioni italiane sia paragonabile a quella delle aree della Germania più competitive sul fronte dell'internazionalizzazione, uguagliando Baviera e Baden-Wurtemberg, colossi tedeschi che vengono però superati se si prende in considerazione l'export pro-capite, ovvero il contributo che le esportazioni forniscono al reddito dei cittadini". E qui, prendendo il valore dell'export prodotto in regione diviso il numero dei propri cittadini, l'Emilia-Romagna con oltre 12.500 euro guadagna il primato nazionale.

''E' un dato straordinario- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- che dimostra quanto la scelta che abbiamo fatto di sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, insieme a ricerca, innovazione e qualità, stia risultando efficace, con risultati concreti su crescita e sviluppo dell'economia regionale". "Ed è la prova -continua Bonaccini- che davvero l'Emilia-Romagna, coesa e solidale, compete con le aree più avanzate a livello europeo e internazionale, grazie all'impegno comune portato avanti attraverso il Patto per il Lavoro sottoscritto con imprese, sindacati, territori, Università e Terzo settore, che ci ha permesso di ridurre la disoccupazione del 9 al 6,6% in soli due anni, un fare squadra, un lavoro corale che oggi rende possibile l'obiettivo del 4/5% entro il 2020, il che riporterebbe l'Emilia-Romagna a livelli di piena occupazione". "Una crescita- chiude Bonaccini- a cui si associano investimenti per potenziare sanità e welfare, a partire dal reddito di solidarietà per le persone in povertà, al quale abbiamo destinato 35 milioni di euro l'anno"

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Crolla numero artigiani e botteghe,-158.000 e -400.000 posti

Negli ultimi otto anni si sono perse in Italia quasi 158.000 imprese attive tra botteghe artigiane e piccoli negozi di vicinato. Di queste, oltre 145.000 operavano nell'artigianato e poco piu' di 12.000 nel piccolo commercio. La Cgia di Mestre stima che a seguito di queste chiusure abbiano perso il lavoro poco meno di 400.000 addetti

"La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e l'impennata del costo degli affitti - denuncia il coordinatore dell'Ufficio studi degli Artigiani di Mestre, Paolo Zabeo - sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli imprenditori ad abbassare definitivamente la saracinesca della propria bottega. Se, inoltre, teniamo conto che negli ultimi 15 anni le politiche commerciali della grande distribuzione si sono fatte sempre piu' mirate ed aggressive, per molti artigiani e piccoli negozianti non c'e' stata via di scampo. L'unica soluzione e' stata quella di gettare definitivamente la spugna". La caduta e' continuata anche negli ultimi 12 mesi: tra il giugno di quest'anno e lo stesso mese del 2016 il numero delle imprese attive nell'artigianato e nel commercio al dettaglio e' sceso di 25.604 unita' (-1,2%). In questi ultimi otto anni, lo stock complessivo delle imprese attive nell'artigianato e' costantemente sceso da 1.463.318 a 1.322.640, le attivita' del commercio al dettaglio, invece, sono diminuite in misura piu' contenuta. Se nel 2009 erano 805.147, nel giugno di quest'anno si sono attestate a quota 793.102. Le categorie artigiane che dal 2009 hanno subito le contrazioni piu' importanti sono state quelle degli autotrasportatori (-30%), i falegnami (-27,7%), gli edili (-27,6%) e i produttori di mobili (-23,8%). In controtendenza, invece, il numero di parrucchieri ed estetisti (+2,4%), gli alimentaristi (+2,8%), i taxisti/autonoleggiatori (+6,6%), le gelaterie/pasticcerie/take away (+16,6%), i designer (+44,8%) e i riparatori/manutentori/installatori di macchine (+58%). "Al di la' della necessita' di rilanciare la crescita e conseguentemente anche l'occupazione - spiega Renato Mason, segretario della Cgia - e' necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano. Anche se bisogna evidenziare che attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni, il nuovo Testo unico sull'apprendistato del 2011 e le novita' introdotte con il Jobs act, sono stati realizzati dei passi importanti verso la giusta direzione, ma tutto cio' non e' stato ancora sufficiente per invertire la tendenza". Il Sud e' stata la ripartizione geografica piu' colpita dalla chiusura delle attivita' artigianali. Sempre dal giugno del 2009 allo stesso mese di quest'anno, la diminuzione e' stata del 12,4%: Sardegna (-17,1%), Abruzzo (-14,5%), Sicilia (-13,5%), Molise (-13,2%) e la Basilicata (-13,1%) sono state le regioni che hanno subito la contrazione piu' forte. In termini assoluti, invece, e' la Lombardia (-18.652) il territorio che ha registrato il numero di chiusure piu' elevato. Seguono l'Emilia Romagna (-16.466), il Piemonte (-15.333) e il Veneto (-14.883)

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