Primo Piano

Lavoro, Istat: Disoccupazione sale al 10,9% a giugno

A giugno 2018, dopo tre mesi di crescita, la stima degli occupati registra un calo (-0,2% rispetto a maggio, pari a -49 mila). Il tasso di occupazione scende al 58,7% (-0,1 punti percentuali).

La diminuzione congiunturale dell’occupazione coinvolge soprattutto gli uomini (-42 mila) e le persone di 35 anni o più (-56 mila). Nell’ultimo mese crescono i dipendenti a termine (+16 mila) mentre il calo si concentra tra i permanenti (-56 mila) e in misura più contenuta tra gli indipendenti (-9 mila).

La stima delle persone in cerca di occupazione a giugno registra un aumento (+2,1%, +60 mila). La crescita della disoccupazione riguarda entrambi i generi e tutte le classi di età. Il tasso di disoccupazione sale al 10,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile, cresce anche quello giovanile che si attesta al 32,6% (+0,5 punti).

A giugno prosegue il calo della stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,2%, -27 mila). La flessione riguarda principalmente le donne (-23 mila) e si distribuisce tra i 15-49enni. Il tasso di inattività cala al 33,9% (-0,1 punti percentuali).

Nonostante la flessione registrata a giugno, nel periodo aprile-giugno 2018 si stima una consistente crescita degli occupati (+0,8% rispetto al trimestre precedente, pari a +196 mila). L’aumento interessa entrambe le componenti di genere, coinvolge le persone di 25 anni o più e tra queste principalmente gli ultracinquantenni (+140 mila). Crescono nel trimestre i lavoratori a termine (+123 mila) e gli indipendenti (+75 mila) mentre restano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti.

Alla crescita degli occupati nel trimestre si accompagna il calo dei disoccupati (-0,7%, -21 mila) e quello più forte degli inattivi (-1,2%, -154 mila).

Su base annua, a giugno si conferma la crescita occupazionale (+1,4%, +330 mila). L’espansione interessa uomini e donne e si concentra tra i lavoratori a termine (+394 mila), in lieve ripresa anche gli indipendenti (+19 mila), mentre calano i dipendenti permanenti (-83 mila). Crescono soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+355 mila) e i 15-34enni (+119 mila) mentre calano gli occupati tra i 35 e i 49 anni (-145 mila). Al netto della componente demografica si registra un segno positivo per l’occupazione in tutte le classi di età. Nei dodici mesi, a fronte della crescita degli occupati si registra il calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni
(-2,6%, -344 mila) e quello più lieve dei disoccupati (-0,3%, -8 mila).

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Svimez, i dati del Pil regionale

 L'Abruzzo rialza la testa, nel 2017, con un PIL che cresce dell'1,2%: aveva fatto registrate appena +0,3% nel 2015 e +0,2% nel 2016. La ripresa è dovuta soprattutto all'agricoltura (+9% nel triennio), e in parte anche all'industria in senso stretto (+3,8%). I servizi segnano un più modesto incremento del +2%, mentre le costruzioni, in controtendenza rispetto al resto del Sud, vanno male: la loro performance tra il 2015 e il 2017 è negativa, -14,5%. E' quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2018. La crescita dell'economia meridionale nel triennio 2015-2017 ha solo parzialmente recuperato il patrimonio economico e anche sociale disperso dalla crisi nel Sud. Ripresa trainata dagli investimenti privati, manca il contributo della spesa pubblica. Il triennio di ripresa 2015-2017 conferma che la recessione è ormai alle spalle per tutte le regioni italiane, e tuttavia gli andamenti sono alquanto differenziati. In base alle previsioni elaborate dalla Svimez, nel 2018, il PIL del Centro-Nord dovrebbe crescere dell'1,4%, in misura maggiore di quello delle regioni del Sud +1%. I consumi totali interni pesano sulla differente dinamica territoriale (+1,2% nel Centro- Nord e + 0,5% nel Sud), in particolare i consumi della P.A., che segnano +0,5% nel Centro-Nord e -0,3% nel Mezzogiorno. Ma è soprattutto nel 2019 che si rischia un forte rallentamento dell'economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud. In due anni, un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo. Il rallentamento "tendenziale" dell'economia meridionale nel 2019 è stimato dalla SVIMEZ, in un contesto di neutralità della policy, in attesa della Nota di aggiornamento al DEF e della Legge di Bilancio. In assenza di una politica adeguata, anche l'anno prossimo il livello degli investimenti pubblici al Sud dovrebbe essere inferiore di circa 4,5 miliardi se raffrontato al picco più recente (nel 2010). 

Al Sud, nonostante una pressione fiscale pari se non superiore per effetto delle addizionali locali, non eccellono servizi di vivibilita' dell'ambiente locale, di sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneita' di servizi sanitari e di cura per la persona adulta e per l'infanzia. In particolare, nel comparto socio-assistenziale il ritardo delle regioni meridionali riguarda sia i servizi per l'infanzia che quelli per gli anziani e per i non autosufficienti. Piu' in generale, l'intero comparto sanitario presenta differenziali in termini di prestazioni che sono al di sotto dello standard minimo nazionale come dimostra la griglia dei Livelli Essenziali di Assistenza nelle regioni sottoposte a Piano di rientro: Molise, Puglia, Sicilia, Calabria e Campania, sia pur con un recupero negli ultimi anni, risultano ancora inadempienti su alcuni obiettivi fissati. Questo quanto si legge nelle anticipazioni del rapporto Svimez presentate questa mattina a Roma. I dati sulla mobilita' ospedaliera interregionale testimoniano le carenze del sistema sanitario meridionale, soprattutto in alcuni specifici campi di specializzazione, e la lunghezza dei tempi di attesa per i ricoveri. Le regioni che mostrano i maggiori flussi di emigrazione sono Calabria, Campania e Sicilia, mentre attraggono malati soprattutto la Lombardia e l'Emilia Romagna. I lunghi tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali sono anche alla base della crescita della spesa sostenuta dalle famiglie con il conseguente impatto sui redditi. Strettamente collegato e' il fenomeno della "poverta' sanitaria", secondo il quale sempre piu' frequentemente l'insorgere di patologie gravi costituisce una delle cause piu' importanti di impoverimento delle famiglie italiane, soprattutto nel Sud: nelle regioni meridionali sono il 3,8% in Campania, il 2,8% in Calabria, il 2,7% in Sicilia; all'estremo opposto troviamo la Lombardia con lo 0,2% e lo 0,3% della Toscana. I divari si confermano anche per quel che riguarda l'efficienza degli uffici pubblici in termini di tempi di attesa all'anagrafe, alle ASL e agli uffici postali. 

La Svimez ha costruito un indice sintetico della performance delle Pubbliche Amministrazioni nelle regioni sulla base della qualita' dei servizi pubblici forniti al cittadino nella vita quotidiana: fatto 100 il valore della regione piu' efficiente (Trentino-Alto Adige) emerge che quelle meridionali, ad eccezione della Campania che si attesta a 61, della Sardegna a 60 e dell'Abruzzo a 53, sono al di sotto della meta': Calabria 39, Sicilia 40, Basilicata 42, Puglia 43. 

Il triennio di ripresa 2015-2017 conferma che la recessione è ormai alle spalle per tutte le regioni italiane, e tuttavia gli andamenti sono alquanto differenziati. Il grado di disomogeneità, sul piano regionale e settoriale, è estremamente elevato nel Mezzogiorno. Nel 2017, Calabria, Sardegna e Campania sono le regioni meridionali che fanno registrare il più alto tasso di sviluppo, rispettivamente +2%, +1,9% e +1,8%. Si tratta di variazioni del PIL comunque più contenute rispetto alle regioni del Centro-Nord, se confrontate al +2,6% della Valle d'Aosta, al +2,5% del Trentino Alto Adige, al +2,2% della Lombardia. E' quanto emerge nelle anticipazioni al Rapporto sull'economia e la società del Mezzogiorno 2018 di Svimez. In Calabria, la regione che l'anno scorso ha fatto segnare la più significativa accelerazione della crescita, nel periodo 2015-2017 sono state soprattutto le costruzioni a trainare la ripresa (+12% nel triennio), grazie anche alle opere pubbliche realizzate con i fondi europei, seguite dall'agricoltura (+7,9%) e dall'industria in senso stretto (+6,9%). Molto più modesto nell'ultimo triennio l'andamento dei servizi (+2,9%).La Sicilia, invece, fa segnare un rallentamento della crescita, +0,4% nel 2017, dopo aver registrato un aumento del PIL dell'1% nel 2016 e dello 0,9% nel 2015. Nell'Isola l'industria in senso stretto fa segnare nel triennio di ripresa una performance importante (+14,1%), anche l'agricoltura fa registrare un andamento complessivamente positivo (+2%) e così i servizi (+1,6%). A frenare l'andamento dell'economia siciliana, così come in Abruzzo, è il settore delle costruzioni che fa segnare il -6,3% nel periodo 2015-2017. L'unica regione meridionale che nel 2017 ha fatto registrare un andamento negativo del PIL è il Molise, -0,1%, che, era cresciuto dell'1,3% nel 2015 e dell'1,1% nel 2016 

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Sanità, aumenta il livello dei Lea dell’Abruzzo

Calabria e Campania sono le Regioni che per il 2016 il Ministero della Salute valuta provvisoriamente inadempienti rispetto alla capacita' di garantire ai cittadini i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), il cui limite minimo è 160. Il Veneto è la Regione con il punteggio LEA piu' elevato pari a 209. Tra la prima e l'ultima Regione ci sono 85 punti di scarto.

Quasi la totalita' delle Regioni adempienti ha visto migliorare il proprio punteggio. Quelle con incremento maggiore sono Puglia +14 punti, Sicilia +10, Umbria +10, Molise +8, Veneto +7, Abruzzo +7. La Toscana -4 punti rispetto al 2015. Non sono disponibili dati di Valle D'Aosta, Trento, Bolzano, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. 

Nel 2015 le Regioni inadempienti erano 5. La Calabria nel 2016 ha raggiunto un punteggio di 144, perdendo 3 punti rispetto all'anno precedente. La Campania invece, pur attestandosi su un punteggio ancora piu' basso pari a 124, e' la Regione che in assoluto ha guadagnato piu' punti: +18. Sicilia, Molise e Puglia che nel 2015 erano considerate Regioni 'inadempienti' nel 2016 sono tutte 'adempienti' con punteggi pari rispettivamente a 163, 164, 169. E' quanto emerge dai dati provvisori del monitoraggio LEA 2016 del ministero della Salute, contenuti nel Rapporto di Coordinamento di Finanza Pubblica 2018 della Corte dei Conti. I dati definitivi saranno pubblicati dal ministero della Salute.

 

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Commissione Territorio in apertura del Consiglio Regionale

La settimana politica inizia oggi lunedì 30 luglio alle ore 12 con la seduta della Commissione Territorio che si apre con l’audizione del Presidente della Giunta Regionale e del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, in merito all’art. 202 del D.L. n. 50/2016 recante “Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese”. A seguire l’esame dei seguenti progetti di legge: “Norme in materia di Governo,la Tutela e l’Uso del Territorio”  e “Legge Regionale sul Governo, la tutela e l’uso del territorio”.  In coda l’esame del provvedimento amministrativo sul “Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Marina di Vasto  - Adozione definitiva” con le audizioni del Sindaco e del Vicesindaco di Vasto.  Martedì 31 luglio alle ore 10 si riunisce la Commissione Politiche europee per esaminare il progetto di legge “Disposizioni in favore del Consorzio Interno Bacino Aterno e Sagittario e del Consorzio Bonifica Nord bacino del Tronto – Tordino e Vomano” , e i provvedimenti europei “Notifiche IMI 40535 dell’Ungheria”, “Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce il programma Diritti e valori”. Sempre martedì alle ore 12.30 si riunisce la Conferenza dei Capigruppo nella sala Ignazio Silone dell’Emiciclo per discutere dell’ordine del giorno della prossima seduta consiliare. Giovedì 2 agosto alle ore 14.30 si riunisce la Commissione Bilancio che esamina i seguenti progetti di legge: “Disposizioni per l’istituzione del Comune di Nuova Pescara” , “Abruzzo 2019 - Una legge per l'Aquila Capoluogo; “Riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti dalla sentenza del Tribunale di L’Aquila n. 209/2016 del 3 marzo 2016”;  “Partecipazione del Consiglio regionale alla costituzione dell’associazione denominata “L’Abruzzo in Europa”; “Modifiche alla L.R.9 luglio 2016, n.20 Disposizioni in materia di Comunità e aree montane”; “Riconoscimento debiti fuori bilancio da sentenze – numero 1/2018”; “Riconoscimento debiti fuori bilancio derivanti da sentenze – numero 3/2018”

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Enit, turismo di ritorno dall’America vale 650 milioni

Il bacino potenziale teorico del cosiddetto turismo "di ritorno" o "delle origini", ovvero quello generato dagli italiani residenti all'estero o dai loro discendenti, e' pari a circa 80 milioni di persone. Il giro d'affari attualmente relativo a questo segmento turistico dal solo continente Americano si aggira intorno ai 650 milioni di euro per un totale di 670.000 arrivi/anno in Italia. I dati sono stati elaborati da Enit - Agenzia Nazionale del Turismo, secondo cui il turismo "di ritorno", e' "una nicchia" destinata a crescere esponenzialmente nel breve periodo. I principali mercati di questa tipologia di turismo sono costituiti da Brasile, dove risiedono 25 milioni di persone di origine italiana, Argentina (20 milioni) e Usa (17 milioni), seguiti da Francia, Svizzera, Germania e Australia. Nel biennio 2007/2008, causa la crisi globale, si e' assistito ad un ulteriore flusso migratorio dall'Italia verso Germania, Uk e Belgio e nello stesso tempo diretto verso gli Stati Uniti, Canada e Australia. In particolare, le spese a motivo di visite alla famiglia d'origine da parte dei discendenti italiani di seconda/terza generazione, sono dagli Usa 434 milioni (9,7% sul totale di flussi economici generati dal turismo in entrata dagli Usa), Canada 86 milioni (6,9% sul totale spesa in entrata del turismo canadese), Brasile 49 milioni (6,8% totale turismo brasiliano in ingresso), Argentina 75 milioni (16,4% totale spesa). Nel 2017 le presenze provenienti dagli Usa in Italia sono state 12.659.011 (+10,3% rispetto al 2016), Canada 2.126.326 (+6,6%), Brasile 2.322.949 (+23,1%), Argentina 1.762.200 (+ 12,3%). Dal punto di vista della spesa degli stranieri in Italia proveniente dai Paesi che vedono la maggiore presenza di discendenti di emigrati emergono i seguenti dati: USA 4,5 miliardi (-1,7% rispetto al 2016), Canada 1,2 miliardi ( +18,5%), Brasile 721 milioni (+12,5%), Argentina 458 milioni (+25,5%).

Guardando alle statistiche sui flussi turistici verso l'Italia da parte di quei Paesi di lungo raggio che sono stati storicamente meta di emigrati italiani, l'Italia e' al primo posto tra i Paesi appartenenti all'area Schengen per pernottamenti - in generale quindi provenienti dall'extra-Europa - e, in particolare, da tutta l'area Centro e Sud America (5,6 milioni), dal Canada, dagli Stati Uniti e dal Brasile. Da questi Paesi il turismo organizzato verso l'Italia per l'estate in corso e' all'insegna della crescita. Negli Usa, la totalita' dei tour operator sentiti da Enit nel periodico monitoraggio dei flussi turistici provenienti dall'estero (140 operatori contattati in 22 mercati) rilevano vendite in aumento, quantificabili tra l'8% e il 20% rispetto alla medesima stagione del 2017. In Brasile l'85,7% dei Tour Operator rileva incrementi che oscillano tra il 5% e il 32% rispetto al periodo estivo dell'anno scorso. Diversa la situazione in Canada, dove il 33% dei tour operator intercettati indica aumenti del 10% sull'estate dell'anno precedente e il 67%, dichiara stabilita' nelle vendite della destinazione Italia per l'estate in corso. In Argentina la maggior parte degli operatori (60%) contattati rileva incrementi che oscillano tra il 10 e il 15%

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Vertice del centrodestra, coalizione unita per le elezioni regionali in Abruzzo

Il centrodestra correrà unito alle prossime elezioni regionali abruzzesi. L'annuncio è giunto al termine di lungo summit dei vertici regionali di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia che si è svolto a Pescara. L'intesa ha fatto rientrare le polemiche e le accuse tra i dirigenti azzurri e della Lega che sono divampate dopo le elezioni politiche del 4 marzo scorso, sul candidato alla presidenza. Gli azzurri hanno rivendicato la scelta in virtù del fatto che, in controtendenza nazionale, in Abruzzo alle politiche sono stati il primo partito della coalizione, i salviniani hanno chiesto il presidente leghista per via dei sondaggi che li proiettano al 30 per cento. Lo scontro ha portato la Lega ad ipotizzare persino una clamorosa alleanza con il Movimento Cinque Stelle mutuando in Abruzzo quanto sta accadendo con il governo nazionale. Secondo quanto si è appreso, il braccio di ferro è stato superato nell'incontro al quale tra gli altri hanno partecipato Il coordinatore regionale e senatore forzista, Nazario Pagano, il deputato Antonio Martino, segretario organizzativo, e i due deputati leghisti, Giuseppe Bellachioma, segretario abruzzese, e Luigi D'Eramo, che è anche assessore comunale all'Aquila. Nei prossimi incontri, si parlerà di programma, del metodo per individuare il candidato e della strategia per aprire alle liste civiche "ripercorrendo il modello vincente del Molise"

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Cgia, il peso effettivo tasse e’ al 48,3% 

Sui contribuenti italiani fedeli al fisco pesa una pressione fiscale "reale" che si attesta al 48,3%: 6,1 punti in piu' rispetto a quella ufficiale. E sebbene sia in calo dal 2014, la soglia raggiunta quest'anno rimane ancora ingiustificatamente elevata. A dirlo e' l'Ufficio studi della Cgia. "Se alle troppe tasse - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - aggiungiamo il peso oppressivo della burocrazia, l'inefficienza di una parte della nostra Pubblica amministrazione e il gap infrastrutturale che ci separa dai nostri principali competitori economici, non c'e' da stupirsi, come e' emerso in questi giorni, che serpeggi un certo malessere soprattutto tra gli imprenditori del Nordest. Tra le altre cose, a causa di tutte queste criticita' - prosegue l'esperto - continuiamo a rimanere il fanalino di coda in Ue per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri". Secondo l'Ocse, prosegue Zabeo, "lo stock di investimenti diretti esteri in Italia in rapporto al Pil era, nel 2017, al 21,4%. Nessun altro paese europeo ha registrato un risultato inferiore al nostro. In altre parole continuiamo a non essere attrattivi".

L'Ufficio studi della Cgia, che da anni fa un monitoraggio attento sull'andamento della pressione fiscale "reale", e' giunta a questo livello (48,3%) ricordando che il nostro Pil nazionale include anche l'economia non osservata riconducibile alle attivita' irregolari che, non essendo conosciute al fisco, almeno in linea teorica non versano ne' tasse, ne' imposte e ne' contributi. Secondo l'Istat, infatti, nel 2015 l'economia non osservata ammontava a 207,5 miliardi di euro (pari al 12,6% del Pil); di questi, quasi 190,5 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 17 alle attivita' illegali. In questa metodologia di calcolo, comunque, non viene inclusa tutta l'economia criminale, ma solo quelle attivita' che si consumano attraverso uno scambio volontario tra soggetti economici (come il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette). Per gli anni 2016, 2017 e 2018 l'Ufficio studi della Cgia ha ipotizzato che il sommerso economico e le attivita' illegali incidano sul Pil nella stessa misura del 2015 (ultimo anno in cui il dato e' disponibile). Ricordando che la pressione fiscale ufficiale e' data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive e il Pil prodotto in un anno, nel 2018 al lordo del bonus Renzi questa e' destinata a scendere al 42,2%. Tuttavia, se "togliamo" dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico e alle attivita' illegali che, almeno in linea teorica, non producono nessun gettito per l'erario, il Pil diminuisce (quindi si riduce il denominatore), facendo aumentare il risultato che emerge dal rapporto. Pertanto, la pressione fiscale "reale" che grava su lavoratori dipendenti, sugli autonomi, sui pensionati e sulle imprese che pagano correttamente le tasse e' superiore a quella ufficiale di 6,1 punti: per l'anno in corso e' destinata ad attestarsi al 48,3%. Anche se in calo rispetto agli anni precedenti, il peso complessivo del fisco rimane comunque ad un livello insopportabile.

La Cgia tiene inoltre a precisare che la pressione fiscale ufficiale calcolata dall'Istat (nel 2018 prevista al 42,2 per cento) rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall'Eurostat. Per il 2019, infine, la pressione fiscale potrebbe tornare ad aumentare sia perche' la crescita del Pil e' data in frenata da tutti gli organismi internazionali sia a seguito di un possibile aumento del prelievo fiscale. Nel caso, infatti, non si dovessero trovare 12,4 miliardi di euro, dal 1 gennaio 2019 l'aliquota Iva, attualmente al 10%, salirebbe all'11,5 per cento; altresi', quella attuale del 22% schizzerebbe addirittura al 24,2. Per quanto concerne le richieste avanzate da Bruxelles, e' molto probabile che per il 2019 dovremo metter mano ai nostri conti pubblici per quasi 10 miliardi, dopodiche', bisognera' trovare circa 2 miliardi di euro per il rinnovo del contratto di lavoro degli statali, ulteriori 500 milioni di spese "indifferibili" e altri 140 milioni per evitare l'aumento delle accise sui carburanti a partire dal 1 gennaio 2019. Viste le difficolta' incontrate con il decreto dignita' - concludono dalla Cgia - non e' da escludere che almeno una parte di questi 25 miliardi di euro possa essere finanziata attraverso un incremento del prelievo fiscale. Un'ipotesi che l'esecutivo ha scartato da tempo, ma che potrebbe essere costretto a ricorrere in mancanza di alternative

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Aumentano a giugno i prezzi della produzione industriale

A giugno 2018 i prezzi alla produzione dell'industria continuano la fase di espansione, in termini sia congiunturali (+0,3%) sia tendenziali (+2,9%). "Il tasso di crescita tendenziale è il più alto da maggio 2017". Lo comunica l'Istat spiegando che "la crescita è diffusa a livello settoriale e per principali mercati, risultando tuttavia meno intensa al netto dei prodotti energetici". Sul mercato interno, i prezzi alla produzione aumentano dello 0,3% su maggio e del 3,2% su base annua. Sul mercato estero, la crescita congiunturale, di intensità analoga a quella registrata sul mercato interno, è sintesi di andamenti simili per entrambe le aree. Su base annua l'aumento è del 2,3% (+2% area euro, +2,4% area non euro). Nel secondo trimestre, l'Istat stima un incremento dei prezzi alla produzione dello 0,5% sul trimestre precedente con una dinamica più sostenuta sul mercato estero (+0,7%) rispetto a quello interno (+0,3%). Per quanto riguarda l'indice dei prezzi alla produzione delle costruzioni per gli edifici residenziali, a giugno 2018 aumenta dello 0,1% su maggio e dello 0,9% su base annua.

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Il nuovo ospedale di Sulmona sarà inaugurato entro ottobre 

Entro fine ottobre si inaugurerà il nuovo ospedale di Sulmona. E' quanto è stato assicurato oggi durante un incontro con il sindaco Annamaria Casini, dall'assessore regionale Silvio Paolucci e dal direttore generale della Asl1 Rinaldo Tordera. "Abbiamo discusso dello stato dell'arte del nuovo presidio ospedaliero che, come hanno garantito, sarà riconsegnato a fine ottobre prossimo", afferma il sindaco. "Successivamente, la Asl completerà l'iter procedurale per consentire, nei tempi più stretti possibili, l'apertura al pubblico. Il Comune sosterrà tutte le azioni necessarie per coordinare al meglio e favorire tutti gli atti di propria competenza, come è stato fatto finora, ed agevolare la fruibilità al più presto del nuovo ospedale per l'utenza. L'occasione" conclude il sindaco "è stata utile per discutere anche dell'ulteriore finanziamento ministeriale di 10 milioni di euro destinati a Sulmona". Al riguardo, l'assessore regionale Silvio Paolucci ha dichiarato che "la ricostituzione del nucleo di valutazione degli investimenti da parte del Ministero dalla Salute, attesa per fine agosto, consentirà nel mese di settembre la sottoscrizione dell'accordo di programma e l'avvio delle procedure di spesa per completare gli interventi come l'abbattimento dell'ala vecchia del nosocomio, lo spostamento della centrale elettrica, la realizzazione dell'area di elisoccorso e la riqualificazione funzionale dell'attuale ala nuova dell'ospedale"

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Pescara, inchiesta sull’ inquinamento del fiume

Inchiesta della Procura di Pescara sull'inquinamento del fiume Pescara e degli affluenti del suo tratto finale. Coinvolte nell'inchiesta anche due società. In corso il sequestro dello scolmatore al porto canale.

Quattordici in totale gli indagati, nell'ambito di una maxi inchiesta della Procura di Pescara sulla qualità delle acque del fiume e degli affluenti nel tratto finale, per reati che vanno dall'inquinamento ambientale alla gestione illecita e deposito incontrollato di rifiuti, dall'inadempimento e frode in pubbliche forniture alle lesioni come conseguenza di altro delitto, dai plurimi sversamenti fino alla responsabilità amministrativa di persone giuridiche a seguito di reato. L'indagine, coordinata dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, è giunta a conclusione, e questa mattina, in esecuzione del provvedimento emesso dal Gip Gianluca Sarandrea, sono iniziate le attività, ancora in corso di svolgimento, per procedere al sequestro di 26 impianti scolmatori di piena dell'impianto fognario di Pescara e dell' impianto di depurazione e scarico del mattatoio della città adriatica. Le operazioni, condotte da Guardia Costiera, Nucleo Investigativo dei Carabinieri forestali e Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, si aggiungono ai sequestri di 4 depuratori e 8 fosse imhoff già compiuti nel passato. In queste ore sono ancora in corso le notifiche degli avvisi di garanzia agli indagati. L'inchiesta - come è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa convocata dal procuratore capo Serpi - riunisce diverse indagini avviate negli anni scorsi sulla qualità delle acque nella città di Pescara.

Quattordici in totale gli indagati, comprese due società. La lista dei nomi comprende Pierluigi Caputi e Luciano Di Biase, entrambi in qualità di Commissario Unico Straordinario degli Enti d'Ambito della Regione Abruzzo, il primo in carica fino al 13 aprile 2016 e il secondo a partire dalla stessa data; Ezio Di Cristoforo e Vincenzo Di Baldassarre, entrambi in qualità di amministratori e legali responsabili dell'ente gestore Aca Spa, il primo dal dicembre 2008 al novembre 2013 e il secondo dal novembre 2013 al settembre 2016; Bartolomeo Di Giovanni e Lorenzo Livello, il primo in qualità di direttore generale e responsabile dei settori Progettazione e Depurazione dell'Aca Spa e il secondo in qualità di direttore tecnico dell'ente; Giovanni Di Vincenzo, quale legale rappresentante dell'Ati Di Vincenzo-Biofert Srl; Mario Adorante, in qualità di Responsabile tecnico della società Di Vincenzo Dino & C. Spa; Alessandro Antonacci, in qualità di Dirigente tecnico dell'Ato numero 4 Pescarese e di Responsabile Unico del Procedimento; Giuliano D'Alessio, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione e legale responsabile della società "Macellatori Teatini Società Cooperativa", che ha gestito il mattatoio pubblico di Pescarafino al marzo 2016; Mario D'Alessio e Francesca Gagliardi, il primo in qualità di direttore del mattatoio pubblico di Pescara, gestito dalla società "L'arte della macellazione D'Alessio & C. Srl" a partire dal marzo 2016, e Francesca Gagliardi, amministratore unico della stessa società. Indagate anche la società Aca e la società "L'arte della macellazione D'Alessio & C. Srl". Le accuse, a vario titolo, sono di inquinamento ambientale, gestione illecita e deposito incontrollato di rifiuti, inadempimento e frode in pubbliche forniture, lesioni e plurimi sversamenti, alle quali si aggiungono le varie responsabilità amministrative delle persone giuridiche.

Le parole del procuratore Massimiliano Serpi

"L'intervento della magistratura non discende da una situazione emergenziale verificatasi ora - ha proseguito Serpi - ma dalla conclusione di indagini durate più di due anni e dall'analisi degli elementi riscontrati nel corso delle stesse, che hanno imposto un intervento in un'ottica doverosa di prevenzione, adottando prescrizioni finalizzate al costante monitoraggio dei fattori accertati di rischio ambientale, non essendo possibile, per evidenti ragioni, disporre per atto giudiziario la fisica cessazione dei flussi delle acque reflue".

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