Una giornata dedicata agli amici a "sei zampe" quella organizzata per domenica 24 giugno a Pescara dagli "Animalisti Volontari".
L'iniziativa è in programma dalle ore 10,00 alle ore 18,00 presso la ex Caserma di Cocco a Pescara.
Una giornata dedicata agli amici a "sei zampe" quella organizzata per domenica 24 giugno a Pescara dagli "Animalisti Volontari".
L'iniziativa è in programma dalle ore 10,00 alle ore 18,00 presso la ex Caserma di Cocco a Pescara.
Un'estate ricca di appuntamenti quella presentata oggi dalla 4 Vele Beach Volley Academy di Pescara e già contrassegnata da risultati di prestigio.Nemmeno il tempo di avviare a pieno ritmo le attività ed è già arrivato un secondo posto a Milano per un atleta del centro di Pescara del patron Luigi Alfieri. A Milano, nella prima tappa del campionato under 21 Samuele Cottafava è arrivato in finale. Solo da pochi giorni invece Manuel Alfieri, campione italiano under 21 in carica, è tornato sulla sabbia, dopo aver centrato la promozione in A2 con Lamezia, nel volley indoor.
La 4 Vele Beach volley Academy per festeggiare i 21 anni di attività ha preparato un fitto calendario di tornei che vedrà il suo clou con la tappa del campionato italiano under 21(maschile e femminile) ad agosto cui seguirà l'appuntamento del BPER Beach Volley Italia Tour. L'ambizione è quella di ripetere i straordinari risultati del 2017, annata nella quale sono arrivati il primo e il secondo posto nel campionato italiano under 21. «Ripetere vittorie di quel genere sarà difficilissimo, ma non vogliamo certo accontentarci», ha detto sorridendo il patron Luigi Alfieri, presentando la nuova stagione. Confermato alla guida tecnica James Martins, autentico guru brasiliano del settore che vanta eccellenti risultati conquistati a livello internazionale da oltre 20 anni, basti pensare che il primo successo di Martins è giunto alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. A presentare le novità nellaconferenza stampa d'inizio stagione, oltre a Luigi Alfieri, sono stati il direttore tecnico James Martins, i tecnici Gervasio e Luciano Iurisci e infine Simone De Collibus, oltre agli atleti di punta del centro.
«Abbiamo conquistato il secondo scudetto – ha detto ancora Luigi Alfieri – a dimostrazione di un lavoro costante nel tempo che continua a produrre risultati. Vogliamo adesso lanciare una nuova sfida con altri atleti: i talenti ci sono e stiamo lavorando duramente per formarli». Il processo di selezione è seguito costantemente dallo staff tecnico che si è rinforzato con l'arrivo dei fratelli Iurisci e sono già tanti i ragazzi che seguono i corsi del centro dal quale potrebbero uscire a breve nuovi atleti in grado di farsi valere in ambito nazionale.
Le coppie di punta per il 2018 saranno quelle composte da Marco Maletti e Samuele Cottafava e da Mauro Sacripanti e Manuel Alfieri che l'anno scorso hanno dominato la stagione giungendo a sfidarsi nella finalissima del campionato italiano. A loro si aggiungeranno anche Gianluca Loglisci e Riccardo Mian, altra coppia di giovani promesse, giunta alle spalle proprio degli atleti della 4 Vele beach volley academy nella passata stagione. Le tre squadre prenderanno parte alla tappa del World Tour di Lubiana di agosto. «Abbiamo tante altre sorprese in serbo – conclude Luigi Alfieri – e le riveleremo un po' alla volta nel corso della stagione».
«La forte perturbazione che ha colpito ieri il nostro territorio ha portato con sé importanti conseguenze come ad esempio l’enorme quantitativo di detriti che si sono accumulati sulle nostre spiagge. Questa mattina, infatti, la battigia è invasa da moltissimi detriti».
A parlare è l’assessore alle Manutenzioni Paolo Cilli che specifica: «La forza del fiume Saline, alimentata dalle precipitazioni che ci hanno colpito ieri, ha trascinato sulle spiagge tronchi e altri materiali che si sono spinti su tutta la battigia del nostro litorale. Montesilvano si trova quindi, a fare i conti con detriti che dall’entroterra giungono a valle. Crediamo che non sia giusto che siano il nostro Ente e i balneatori a farsi carico di un costo necessario alla rimozione e allo smaltimento di materiali e quindi al ripristino e alla tutela del demanio. Un costo particolarmente oneroso, dal momento che si tratta di rifiuti speciali. È giusto - aggiunge Cilli - che anche altri Enti facciano la propria parte. D’altro canto, il fiume Saline, la cui competenza è regionale, e i suoi due affluenti, il Tavo e il Fino, attraversano diversi comuni della provincia, non solo di Pescara. Per questo motivo, crediamo che ad intervenire debba essere la Regione, affinché si faccia carico delle spese necessarie al recupero e smaltimento di rifiuti che provengono da altri comuni e giungono sulle nostre spiagge attraverso il Saline. La stagione estiva è ormai iniziata. Cittadini e turisti hanno il diritto di godere di spiagge pulite e sicure. Pertanto è fondamentale agire con massima urgenza e sinergia. Avvieremo subito la rimozione dei materiali per ripulire al più presto e successivamente avanzeremo alla Regione - conclude Cilli - la nostra richiesta di rimborso».
Leggi Tutto »Porre da subito le basi per una fattiva collaborazione per mettere in atto progettualità tese all’educazione al benessere. Questo l’obiettivo della convenzione firmata dal sindaco Francesco Maragno e da Benigno D’Orazio presidente dell’associazione Ambiente e/è vita. Il protocollo in sostanza unisce i due enti nella messa in atto di iniziative e progetti, anche a valere su fondi regionali, statali ed europei incentrati sulla sostenibilità, sulla green economy, sulla valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali, nonché sul turismo sostenibile. L’associazione nata nel 1994 da un’idea di Nino Sospiri, e riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente sin dal 2001, opera su tutto il territorio nazionale, ha raggiunto 20.000 iscritti e si connota per lo slogan “L’uomo al centro del sistema ambiente”. Essa propone l’”Educazione al Benessere”, comprendente sia l’educazione ambientale in senso stretto, sia l’educazione al benessere dell’uomo in senso fisico, alimentare e culturale, secondo un approccio multidisciplinare ed innovativo; l’associazione ha nel tempo maturato specifiche competenze nella gestione di riserve naturali, turismo sostenibile, educazione ambientale/benessere, sensibilizzazione nel settore rifiuti ed energia, tutela e gestione del verde e del patrimonio arboreo, avvio e consulenza per i contratti di fiume, sostegno alla green economy e applicazione di forme innovative di produzione con minore impatto ambientale, valorizzazione della cultura e della tradizioni locali.
«Dopo la convenzione firmata con Chieti - ricorda il presidente Benigno D’Orazio - poniamo un altro importante tassello con la sottoscrizione del protocollo anche con Montesilvano. L’idea è quella di collaborare insieme ai Comuni proprio per rendere le città sempre più attente alla sostenibilità e al benessere ambientale a 360°, che si riflette sul benessere dell’uomo stesso».
«L’associazione Ambiente è/è vita - ha sottolineato il sindaco Francesco Maragno - porta avanti un egregio lavoro in tema di sostenibilità, rispetto per l’ambiente, turismo sostenibile e green economy. Abbiamo già avviato una sinergia con l’associazione guidata dal presidente D’Orazio in materia di contratti di fiume. Con questa convenzione rinsaldiamo ulteriormente questo legame, convintissimi dell’impatto che le politiche e le buone pratiche orientate alla sostenibilità hanno sulla qualità della vita dei cittadini».
Leggi Tutto »All’indomani dall’operazione che ha portato al sequestro di circa 1200 prodotti, questa mattina la polizia locale ha eseguito un nuovo blitz in spiaggia, dove sono stato sequestrati quasi 600 pezzi, tra copricostumi, costumi da bagno, accessori e oggetti vari. Posti sotto sequestro anche i due carretti, trasformati in negozi ambulanti.
«Come avevamo anticipato, i controlli proseguiranno per tutta la stagione – ha sottolineato l’assessore alla polizia locale, Valter Cozzi -. Stamani infatti 5 vigili, coordinati dal tenente Casale hanno controllato il tratto di spiaggia tra i grandi alberghi e viale Abruzzo, procedendo a due sequestri amministrativi. Si tratta di atti importanti volti a tutelare il commercio regolare. I venditori abusivi rappresentano una concorrenza sleale nei confronti degli esercenti che conducono la loro attività lavorativa nel pieno rispetto delle norme. In taluni casi, inoltre, i prodotti venduti possono rappresentare anche un rischio per la salute, come ad esempio apparecchiature elettroniche, giochi o occhiali da sole. Non ci fermeremo finché i venditori abusivi non abbandoneranno definitivamente le spiagge di Montesilvano, chiedendo la massima collaborazione da parte dei cittadini, affinché non alimentino questo mercato».
Leggi Tutto »“Con rammarico prendiamo atto che sono rimasti inascoltati i molteplici appelli rivolti dai Sindaci e dai Consigli comunali, in particolare di Montesilvano e Spoltore, tesi a partecipare attivamente alla redazione di una nuova proposta di legge regionale che, nel risolvere le diverse criticità evidenziate nella PDL n. 206 del 2016, andasse a definire un percorso condiviso ed ottimale per l’attuazione della fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Infatti, non solo non siamo stati invitati a partecipare alla definizione del nuovo testo, ma non conosciamo neanche gli emendamenti presentati”. Inizia così la lettera a firma del sindaco Francesco Maragno indirizzata al presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, al presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Di Pangrazio, al presidente della Prima Commissione consiliare, Maurizio Di Nicola, ai capigruppo del Consiglio Regionale e per conoscenza ai sindaci di Pescara e Spoltore. Mercoledì 27 giugno, infatti, si riunirà la commissione Consiliare “Bilancio, Affari generali e istituzionali” per l’esame degli emendamenti presentati alla proposta di legge per la istituzione della Nuova Pescara.
Nella lettera il sindaco Maragno sottolinea tutte le criticità che potrebbero svilupparsi andando avanti nel progetto di fusione nella tempistica dettata dall’attuale consiglio regionale.
«La fusione in assenza di concertazione - spiega il sindaco Maragno – rischia di compromettere tutti i vantaggi attesi da questo progetto. I cittadini ci chiedono servizi efficienti ed efficaci. Al momento, invece, non è stato prodotto uno studio tecnico ed economico-finanziario articolato ed esaustivo che valuti i costi e i benefici della fusione in tutti i suoi aspetti, come ad esempio il bilancio, i tributi, la pianificazione territoriale ed urbanistica, le infrastrutture, l’integrazione delle reti e dei sistemi informativi, delle banche dati e dei corrispondenti processi di elaborazione e gestione, i lavori pubblici, le manutenzioni, la polizia locale, la gestione dei rifiuti, la tutela ambientale, la logistica e il commercio, la mobilità, i servizi e le politiche sociali, i servizi scolastici, la promozione turistica. Crediamo, invece, che procedere ad ogni costo, con la fretta che la prossima scadenza dell’attuale consiliatura regionale richiede, comprometterebbe inevitabilmente la fusione alla quale si dovrebbe giungere con tempi e modalità ben diversi, partendo, ad esempio dalla condivisione di servizi».
Nella lettera si pone l’accento anche sul paradosso che verrebbe a crearsi nell’ambito dell’ente provinciale. Ai sensi della legge 56 del 2014, la cessazione dalla carica di consigliere comunale comporta la decadenza da consigliere provinciale e, inoltre, impedisce la candidatura alle elezioni provinciali. Ciò significa che se il processo di fusione andasse avanti così come pensato, non vi sarebbero rappresentative dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltre nella istituzione provinciale di prossima elezione.
«Riteniamo opportuno - conclude il sindaco - rimandare alla nuova amministrazione regionale che si insedierà da qui a pochi mesi, il compito e la responsabilità di confezionare, di concerto con le amministrazioni comunali interessate, un provvedimento legislativo che garantisca il successo del processo di fusione in termini di risultati attesi dai cittadini, ovvero servizi migliori, più efficienti e contenimento dei costi».
Leggi Tutto »Le imprese italiane versano al fisco 101,1 miliardi di euro l’anno: un carico di imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali da far tremare i polsi. Tra i principali paesi europei, solo l’Olanda (14,2 per cento) registra una incidenza del prelievo fiscale riconducibile alle imprese sul gettito fiscale totale superiore alla nostra (14,1 per cento).
Con i nostri principali competitor, invece, scontiamo dei differenziali molto preoccupanti; tutti presentano un “sacrificio fiscale” nettamente inferiore al nostro. Sulle aziende tedesche, ad esempio, grava un prelievo sul gettito totale del 12,3 per cento, sulle spagnole dell’11,6 per cento, su quelle britanniche dell’11,4 per cento e sulle francesi del 10,2 per cento.
“Sebbene alle nostre imprese sia praticamente richiesto lo sforzo fiscale più oneroso d’Europa – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – lo Stato italiano continua a non agevolarne la crescita. Anzi. Ricordo, ad esempio, che il debito commerciale della nostra Pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori è di 57 miliardi di euro, di cui una trentina ascrivibili ai ritardi nei pagamenti. Il peso economico dell’inefficienza burocratica della macchina pubblica sulle Pmi, invece, è di 31 miliardi e il deficit infrastrutturale, sia materiale che immateriale, grava sul sistema produttivo per almeno 40 miliardi di euro".
L’Ufficio studi della CGIA tiene inoltre a sottolineare che la priorità del nostro Paese è la questione economica. I segnali di ripresa registrati in questi ultimi 2 anni si stanno affievolendo e anche quest’anno la nostra crescita sarà la più contenuta in tutta l’Ue. Per questo è necessario intervenire quanto prima per abbassare le tasse, alleggerire l’oppressione burocratica, accelerare i pagamenti della Pubblica amministrazione e tornare ad investire. In merito agli investimenti il Segretario della CGIA, Renato Mason, afferma: “Pur essendo uno strumento intelligente, il piano 4.0, fortemente voluto dall’ex ministro Calenda, è stato tarato sulle esigenze delle medie e delle grandi aziende. Non è un caso, infatti, che fino ad ora la stragrande maggioranza degli incentivi sia stata utilizzata da queste ultime. Le piccole, che sono la quasi totalità delle imprese presenti nel paese, ne hanno usufruito in misura minore. Pertanto, è necessario coinvolgerle maggiormente e nella rivoluzione digitale che dovremo affrontare nei prossimi anni dovranno essere interessate anche la Pubblica amministrazione, la scuola e le maestranze. Questa sfida si vince se, tutti assieme, saremo in grado di fare squadra, giocando questa partita con la consapevolezza che chi rimarrà indietro avrà poche possibilità di stare al passo con le principali potenze economiche del mondo”. Oltre ad avere un peso fiscale in Italia che rimane tra i più elevati tra i paesi più avanzati, la CGIA ricorda che è altrettanto inaccettabile che il grado di complessità raggiunto dal fisco scoraggi la libera iniziativa e la voglia di fare impresa. Inoltre, gli artigiani mestrini tengono a precisare che non è nemmeno più rinviabile una riflessione sull’ “assetto” della Magistratura giudiziaria. “Il nostro sistema fiscale – conclude Zabeo - è costituito da 3 attori: il legislatore, l’Amministrazione finanziaria e la giustizia tributaria. Ad ognuno di questi soggetti la Costituzione conferisce una funzione e non è ammessa alcuna sovrapposizione di ruoli. Le Commissioni tributarie, però, si avvalgono della struttura organizzativa ed economica del Ministero dell’Economia e delle Finanze a cui appartiene anche l’Agenzia delle Entrate che è la controparte del contribuente. Ora, nessuno mette in discussione l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici tributari, ci mancherebbe, sta di fatto che il problema esiste e nel contenzioso giuridico tra fisco e contribuente lo squilibrio c’è e, purtroppo, è a svantaggio di quest’ultimo”.
Leggi Tutto »Salvini e i vaccini
Questa volta Salvini l’ha fatta grossa. Durante un comizio ha detto che i dieci vaccini obbligatori sono troppi perché alcuni sono utili, altri sono inutili e qualcuno è addirittura pericoloso. Un noto virologo gli ha chiesto di precisare quali sono quelli inutili e quali quelli dannosi. Naturalmente non ci aspettiamo come risposta un semplice elenco di nomi. Vogliamo anche le referenze scientifiche sulla cui base questi giudizi vengono espressi; sono sicuro che non arriverà alcuna risposta. Diceva il poeta _voce dal sen fuggita più richiamar non vale, non si trattien lo strale quando dall’arco uscì- Mia nonna romana da sette generazioni diceva più semplicemente –Quello opre bocca e je da fiato_ E’ un errore ed una scortesia istituzionale invadere il campo di un altro ministro. Perché lo avrà fatto? Si sta forse ammalando della sindrome di Renzi? Per chi non lo sapesse la sindrome di Renzi consiste nel credersi invincibile dopo aver ottenuto qualche notevole successo. Uno si sente come Achille, dimenticando che per ogni Achille c’è sempre un Paride in agguato. E poi Renzi alle Europee del 2014 il 40 % lo aveva conquistato realmente mentre Salvini ha ottenuto un 29 % virtuale. C’è però una seconda ipotesi ed è che, trattandosi di un comizio elettorale, puntasse ai voti degli anti vax. Io mi ricordo bene quando la fasulla cura DI Bella contro il cancro era sfruttata da politici senza scrupoli che sfilavano per via del Corso a Roma per lucrare voti sulla disperazione dei malati di cancro e dei loro famigliari. Chi ricopre un incarico pubblico ha il dovere di essere serio e veridico. Speriamo sia stato solo un momentaneo anche se grossolano errore come quello del portiere dell’Argentina nella partita contro la Croazia.
di Achille Lucio Gaspari
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Leggi Tutto »Alla luce di quanto affermato nell’intervista di seguito postata, fatta da Azione Politica ad Antonio Baldassarre - presidente emerito della Corte Costituzionale e già docente di diritto costituzionale in blasonati atenei italiani - sulla condizione di incompatibilità del presidente/senatore della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, il coordinatore regionale di Azione Politica, Gianluca Zelli, esprime le sue considerazioni:
“Le dichiarazioni del professor Baldassarre, avallano, in maniera chiara e inequivocabile, quanto già più volte sottolineato. Parafrasando, siamo ostaggio di Luciano D’Alfonso e dei suoi personali intendimenti, molto interessati, e assai distanti dall’idea di un’amministrazione sana, equa, a misura delle esigenze dei cittadini, proiettata alla crescita. Per D’Alfonso, l’Abruzzo è una proprietà privata, un escamotage per la perpetuazione del proprio potere.
Credendo poco nella redenzione dei consiglieri di maggioranza, Azione Politica fa appello a tutti quelli di opposizione affinché, con responsabilità verso il popolo abruzzese, chiedano la nullità di atti e nomine formalizzati da D’Alfonso, dal momento della sua proclamazione a senatore della Repubblica italiana”.
Di seguito l’intervista:
Professore, è a conoscenza della condizione di incompatibilità del presidente della Regione Abruzzo, D’Alfonso?
Sì, l’ho appreso dalla stampa.
Ritiene che questa incompatibilità sia discutibile o è assodata?
L’incompatibilità è evidente ed è dichiarata dalla Costituzione. C’è un sostanziale conflitto di interessi, infatti, tra la carica di consigliere regionale e quella di rappresentante del popolo alla Camera o al Senato. Si tratta di due ruoli in antitesi: è intuibile quanto una decisione presa con un “abito”, nell’interesse di un ente, possa essere, parallelamente e contemporaneamente, in contrasto con quelle assunte indossando altre vesti. Non è detto, infatti, che le scelte di una Regione non possano trovarsi in contrapposizione rispetto a un interesse nazionale e viceversa. È un rischio reale. Ed è talmente reale, ed elevato, tanto che i nostri padri costituenti si guardarono bene da intendere le cariche sovrapponibili. La Costituzione non lascia alla legge ordinaria dello Stato la disciplina dell’argomento, ma lo regola espressamente in maniera chiara e perentoria. La coesistenza dei ruoli, infatti, darebbe luogo a una gravissima commistione.
È a conoscenza che sia la Giunta per le elezioni sia il Consiglio regionale hanno approvato una delibera sulla compatibilità del presidente D’Alfonso?
Non ne ero a conoscenza. Mi pare che al fatto già grave dell’indiscussa incompatibilità, si aggiunga quello della pretesa di legiferare e, addirittura, superare i dettami della Costituzione perché si intende stabilire un principio con essa palesemente contrastante. Confinerei tale atto nell’illegalità: dimostra di non avere senso di moralità pubblica perché la Costituzione è al di sopra di tutto. Ecco un chiaro esempio di malcostume politico: si ha l'ardire, con una delibera di Consiglio regionale, di superare la norma fondamentale dello Stato.
Se, come lei sostiene, l’incompatibilità è oggettiva, a quando si deve far risalire?
L’incompatibilità è un dato oggettivo. La legge poi stabilisce che entro un certo termine si deve esercitare l’opzione per l’uno o l’altro ruolo. Chi si trova in questa situazione non solo “può”, “deve” optare. Fino a quando esiste, tuttavia, il conflitto di interessi che sta a base dell’incompatibilità, tutti gli atti compiuti nel frattempo sono viziati.
Quindi da quando D’Alfonso è stato proclamato senatore?
Sì.
Come devono considerarsi, allora, tutti gli atti votati, firmati, e le nomine, da quel momento in poi?
Tutti gli atti fatti nell’esercizio della carica a cui si rinuncia sono illegittimi per il conflitto di interessi che li inficia e dunque potrebbero essere impugnati. Generalmente, il soggetto in posizione di incompatibilità, ha già maturato una decisione e, dunque, in attesa di optare si deve astenere.
Se D'Alfonso ha deliberato, firmato, nominato, evidentemente vuole rimanere presidente della Giunta.
Ricorda simili casi nella sua esperienza?
Accade, sì. Ma perché oggi i politici hanno la presunzione di poter fare qualsiasi cosa. Ciò è tanto più grave perché dimostra che la legalità è diventata una opzione variabile da soggetto a soggetto e rafforza l'idea che i nostri governanti hanno perso senso delle istituzioni e contatto con il popolo.
Ricorrono in questi giorni i cento anni dall’inizio della battaglia del solstizio d’estate. Tutto era cominciato il 24 ottobre del 1917 quando le truppe austro tedesche ruppero il fronte della II° Armata nella zona di Caporetto sul fiume Isonzo. Si disse che era stato un attacco di sorpresa, ma non era affatto così. Sin dall’inizio di settembre il Servizio Informazioni dell’esercito sapeva che qualcosa di grosso si sarebbe scatenato sul fronte italiano Era infatti noto che la VII Armata tedesca al comando del generale Von Bulow era in fase di trasferimento dal fronte francese a quello italiano. Nei giorni seguenti le informazioni si arricchirono. Ci sarebbe stato un attacco in trentino, ma si trattava di una mossa atta ad attirare in quel punto le riserve italiane. Una serie di disertori ungheresi e croati rivelarono fin nei minimi particolari il piano ideato dal generale Kraft von Demelsingen. L’attacco sul fronte dell’Isonzo sarebbe iniziato alle ore 3 del 24 ottobre con un bombardamento di artiglieria anche a gas e presto nella mattina ancora oscura e nebbiosa si sarebbe scatenato l’attacco austro-tedesco. E allora perché ci un crollo della II Armata? Il suo comandante, il generale Capello riteneva di poter facilmente bloccare l’attacco e partire al contrattacco con la sua armata forte di 900.000 uomini. Era convinto di aprirsi la strada per Lubiana e di vincere da solo la guerra. Mantenne perciò i suoi uomini schierati in posizione di attacco, non approntò linee di difesa ben organizzate e mantenne le artiglierie avanzate con l’ordine di non rispondere al fuoco ma iniziare a sparare solo sulle truppa avanzanti. Il Maresciallo Cadorna aveva invitato i comandanti ad assumere una posizione difensiva ma non aveva fatto nulla per correggere gli errori di schieramento dei suoi comandanti.
Il crollo di Caporetto
In poche ore le prime linee furono sbaragliate; le artiglierie troppo avanzate subito neutralizzate. Molte unità rimasero isolate per la distruzione delle linee telefoniche. Un giovane tenente, Erwin Rommel che sarebbe diventato famoso nella Seconda Guerra Mondiale portò i suoi soldati ad avanzare rapidamente nelle valli trascurando i capisaldi in quota che restarono isolati e dovettero arrendersi. Nei primi giorni il caos fu indescrivibile. Interi battaglioni si arresero senza sparare un colpo e si consegnarono agli austriaci al grido di viva l’Austria. Dopo oltre due anni e mezzo di vita di trincea, dopo dieci battaglie in cui per conquistare pochi chilometri di territorio si verificavano predite giornaliere anche di 30.000 uomini non ce la facevano più e pensavano, dandosi prigionieri, di salvare la vita. Non immaginavano la durezza delle prigioni austriache dove tantissimi di loro morirono per fame e per malattie. 350.000 uomini furono presi prigionieri; molti altri fuggivano gettando le armi. Cadorna fece un comunicato dando la colpa alla viltà e al tradimento dei soldati, cosa che era falsa, perché tranne qualche rara eccezione, le unità abbandonate, senza ordini e circondate non erano in grado di difendersi. Ci furono fucilazioni e decimazioni. Il Comando Generale sembrava aver perso la testa. Cadorna si rivolse al Maresciallo Foch comandante generale degli eserciti alleati per chiedere qualche divisione in aiuto. Si sentì rispondere che uomini e artiglierie non ci sarebbero state date perché la situazione era troppo pericolosa. Le truppe sarebbero arrivate quando il fronte si fosse stabilizzato, ciò è quando non sarebbero state più necessarie, Consigliarono anche di ritirarsi fino all’Adda o addirittura al Mincio, abbandonando all’invasione tutto il Veneto ed anche una parte della pianura padana. Chi non perse la testa fu il Governo e fu il Re che esortarono i soldati a riprendersi e a tenere duro. Cadorna che aveva commesso molti errori ma era un buon comandante recuperò il suo sangue freddo e la rotta si trasformò in una ritirata organizzata. Fu necessario far arretrare anche la invitta II armata comandata da S.A.R. il Duca d’Aosta.
La linea del Grappa e del Piave
La nostra ritirata si arrestò su una linea ben fortificata, quella del Montello, del Monte Grappa e del Piave che con la piena di quei giorni aiutò le nostre truppe. Gli austro tedeschi tentarono di forzare questa linea, ma la loro spinta offensiva si era esaurita e dovettero arrestarsi. Durante l’inverno e la primavera l’esercito venne ristrutturato e rafforzato con nuove unità e nuove artiglierie. Enorme fu lo sforzo umano ed industriale di tutta la Nazione. I giovani della classe 1999, appena diciottenni furono chiamati alle armi e si presentarono come volontari molti diciassettenni.
La battaglia del solstizio
Gli eserciti degli Imperi Centrali erano esausti; non avrebbero sopportato un ulteriore anno di guerra. Doveva decidersi tutto con una battaglia finale. I tedeschi erano tornati sul fronte occidentale e gli austriaci decisero di compiere il massimo sforzo con una grande battaglia scatenata a metà giugno. Sul Piave i nostri ragazzi resistevano mentre E.A: Mario componeva la famosa canzone “La leggenda del Piave” Sui ruderi di alcuni casolari diroccati ignote mani scrissero “Meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecora “ e “ o tutti eroi o tutti accoppati” Gli austriaci riuscirono a passare in qualche punto il Piave ma furono fermati e dovettero riattraversare il fiume. Analoga resistenza sul Montello e sul Grappa che fece nascere la canzone “Monte Grappa tu sei la mia Patria” Il mio nonno paterno, capitano di artiglieria non commise l’errore del precedente ottobre. Quando gli austriaci iniziarono il tiro di preparazione, ordinò il fuoco di contro batteria. Molti pezzi austriaci furono distrutti. I grossi calibri opportunamente arretrati iniziarono il tiro a lunga gittata sulle zone di raccolta delle truppe nemiche, scompaginandone le formazioni. Fu in questi giorni che cadde Francesco Baracca, colpito da un colpo di fucile mentre mitragliava a bassa quota. Sono necessari 5 abbattimenti di aerei avversari per essere dichiarato asso; Baracca ottenne 34 vittorie, record ancora insuperato nell’aeronautica italiana. La aeronautica allora non c’era; l’aviazione faceva parte dell’esercito e Baracca essendo ufficiale del secondo squadrone di cavalleria mise sul suo aereo il simbolo del suo squadrone, il cavallino rampante che poi nel 1923 la madre del pilota concesse in uso ad Enzo Ferrari.
Alla fine di giugno l’attacco austriaco era definitivamente fallito. Il 24 ottobre 1918, nell’anniversario della sconfitta di Caporetto, l’esercito italiano passava all’offensiva dando inizio alla battaglia di Vittorio Veneto; il tre novembre le truppe italiane entravano a Trento e a Trieste. La mattina del quattro novembre una gran folla si radunò in piazza del Quirinale, c’era anche mio nonno. I Re si affacciò al balcone ed annunciò la vittoria. Con il sacrificio di 650.000 morti e di 1.500.000 feriti e mutilati si era conclusa la nostra ultima guerra di indipendenza.
di Achille Lucio Gaspari
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