Si svolgerà dal 6 al 9 luglio prossimi nel Porto Turistico "Marina di Pescara", lo "Street Food Time", dedicato al cibo di strada di qualità che torna per la terza edizione in città. La manifestazione, che rientra nel cartellone di Estatica, ed organizzata dall'azienda Blunel d'intesa con la Camera di Commercio di Pescara, il Marina di Pescara e Confartigianato Pescara, ospiterà 25 food truck provenienti da tutta Italia, ciascuno con il proprio chef (tra loro anche lo stellato Michelin Vitantonio Lombardo) e 5 birrifici abruzzesi con oltre 25 tipologie di birre rigorosamente artigianali preparate per l'occasione; offrirà 140 proposte culinarie diverse, oltre a pietanze per vegetariani, vegani e gluten free, ed anche assaggi di cucina internazionale. Sono alcuni dei numeri che "Street food time", presentato questa mattina in conferenza stampa in CCIAA Pescara, è in grado di proporre. I fornelli si accenderanno alle 18 e si spegneranno a tarda notte. Un appuntamento da non perdere, anche con intrattenimento ed animazione di artisti di strada. Apertura giovedì 6 luglio alle 18, con inaugurazione ufficiale prevista alle 20. L'ingresso è gratuito
Leggi Tutto »Febbo: 17 mesi di ritardo per il bando giovani in agricoltura
"A ben 17 mesi dall'uscita della Misura 'Pacchetto Giovani Agricoltori' del Programma di Sviluppo Rurale, e a quasi un anno dalla sua chiusura, la Regione Abruzzo ancora non riesce a chiudere le istruttorie ed a stilare una graduatoria mentre migliaia di giovani attendono invano una seppur minima risposta sull'esito della propria domanda inoltrata. Un ritardo assurdo ed inspiegabile che bloccano i 14 milioni di euro del bando Primo insediamento del PSR 2014-2020". Questa la denuncia del Presidente della Commissione Vigilanza e consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo che sottolinea come "nonostante le rassicurazione dell'assessore Regionale Dino Pepe e del suo Direttore del Dipartimento Politiche agricole in sede di Commissione vigilanza, dove avevano promesso e garantito che entro il 30 giugno 2017 si sarebbe arrivati alla pubblicazione della graduatoria, oggi, dopo un anno, siamo ancora in alto mare, mentre migliaia di aziende agricole non sanno quale strada intraprendere per il proprio futuro generando caos e malessere economico. Infatti - continua Febbo - mi risulta che su circa 750 domande arrivate sono state istruite circa 500 tra cui ammesse solo 140 mentre le altre tutte bocciate anche per futili motivi. Questo modo di procedere produrra' solo ed esclusivamente altri ritardi, infatti sia molti tecnici sia le associazioni di categoria sono sul piede di guerra pronti a denunciare e inoltrare ricorsi amministrativi poiche' mai si era verificato una tale situazione caotica presso gli uffici regionali della Direzione Politiche agricole".
"A tutto questo - continua Febbo - bisogna aggiungere anche il recente pasticcio creato sulle altre Misure fondamentali quali investimenti e ammodernamento delle aziende (4.1 e 4.2) per oltre 43 milioni di euro scaduti il 31 maggio, dove la Regione non concedendo una proroga, richiesta a gran voce da tutte le organizzazioni professionali, ha commesso prima un danno al mondo agricolo e dopo un enorme caos all'interno della stesa Direzione. Infatti i due dirigenti responsabili delle Misure hanno chiesto e ottenuto, e su questo saranno sentiti in Commissione di Vigilanza, il proprio trasferimento in altre direzioni lasciando un vuoto incredibile da gestire. Resta peraltro irrisolta la problematica delle modalita' di 'punteggio' che sicuramente favoriscono non il mondo agricolo, ma quello delle agroindustrie, e su questo presentero' a giorni al difensore civico elenco delle aziende/industrie che risulteranno beneficiarie dei contributi. Da questo quadro appena delineato viene fuori la totale disorganizzazione e la baraonda che vive oggi la Direzione Politiche agricole della Regione Abruzzo che si ripercuote pesantemente sul comparto primario sempre piu' esasperato e senza risposte concrete. Danni denunciati dal sottoscritto in piu' occasioni visto la mala ristrutturazione degli uffici decentrati e la poca oculatezza messa in campo per istruire le Misure del PSR"
Leggi Tutto »Fonderia Abruzzo, i numeri di D’Alfonso
Cinque confronti tematici, 36 ore di confronto, 44 relatori, 2.500 metri quadrati di democrazia e tre grandi risultati: accelerazione del piano di investimenti sulla linea ferroviaria Pescara-Roma, istituzione di una Zona economica speciale (Zes) per la portualita' abruzzese e molisana e l'attivazione di una cooperazione rafforzata tra Abruzzo e Marche in materia di viabilita'. Il governatore dell'Abruzzo, Luciano D'Alfonso, illustra i risultati di fonderia Abruzzo e si definisce "molto soddisfatto". L'evento era una due giorni che si e' svolta venerdi' e sabato a Sulmona.
Presenti esponenti del governo nazionale, delle Regioni, dell'Unione europea, rappresentanti del mondo produttivo, dell'associazionismo e della cultura. Hanno partecipato alle diverse iniziative, tra gli altri, il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il presidente delle Marche, Luca Ceriscioli, e il rapporteur della Commissione Europea, Luigi Nigri.
Per quanto riguarda la Pescara-Roma, il ministro per la coesione territoriale Claudio De Vincenti ha ufficializzato un piano di investimenti da un miliardo e mezzo di euro per l'ammodernamento della tratta: 15 milioni saranno cantierati a breve da Rfi, che ha gia' pronta la progettazione esecutiva. Ci sono anche 100 milioni a disposizione per la elettrificazione della linea L'Aquila-Rieti, che consentira' di migliorare i collegamenti ferroviari con Roma.
Per la Zona economica speciale e' arrivato il via libera da De Vincenti e da Bonaccini all'attivazione di una misura che riguardi le aree portuali di Abruzzo e Molise e i loro retroporti, dove potranno essere sperimentate forme agevolate di fiscalita' e iter burocratici-amministrativi piu' snelli e semplificati. Con Ceriscioli e' stato invece siglato un accordo per creare una struttura congiunta per la progettazione esecutiva del completamento della Statale 81 tra Ascoli Piceno e Teramo. Un intervento da 150 milioni di euro, atteso da 30 anni, che permettera' di creare il triangolo viario con Marche e Umbria, agevolando anche i collegamenti con Roma attraverso la rete autostradale abruzzese. "In un colloquio individuale con De Vincenti - sottolinea D'Alfonso - ho spiegato che invitero' personalmente il ministro dell'Economia Giancarlo Padoan, a cui chiederemo di concedere all'Abruzzo una dilazione a 30 anni per il rientro dal debito di 670 milioni che abbiamo ereditato dalle precedenti amministrazioni e che stiamo attualmente restituendo sulla base di un piano di rientro decennale. Una misura - osserva il governatore - che ci permetterebbe di liberare risorse indispensabili per i territori, da impiegare anche e soprattutto per la riduzione della pressione fiscale sulle imprese. Per incassare il si' definitivo c'e' tempo fino a fine agosto e sara' questo l'obiettivo prioritario del mio impegno nei prossimi sessanta giorni". Tra le cose che sono piaciute di meno a D'Alfonso c'e' "il fatto che abbia chiesto a De Vincenti una norma che possa consentire a un certo numero di dipendenti della Regione Abruzzo di andare in quiescenza e che questa norma non mi sia stata assicurata, perche' impatta sulla finanza pubblica nazionale. Continuo a lavorarci, ma mi e' stato detto un quasi no". Fonderia Abruzzo e' costata circa 40mila euro (600 pasti, palco, allestimento sale e cortile, suono e immagini, diretta streaming di 36 ore, mostra fotografica sui fondi Ue, comunicazione e personale tecnico. Questi i numeri dell'evento: 5 caucus (Scuola, universita' e ricerca; Cultura e turismo; Lavoro e impresa; Sanita', welfare e P.A.; Ambiente, territorio e infrastrutture); 965 persone accreditate; 7 workshop con 44 relatori; 35 volontari, di cui 23 donne
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Su “Arte e Arte”. Una noterella sociologica
Non dirò intorno allo stile, alle tecniche, ai materiali e ai linguaggi con cui Gelsomina Rasetta ha allestito questo suo progetto “Arte e Arte”: non ne ho la competenza. Dirò invece perché questa mostra, che riflette (e invita a riflettere) sulla realtà e sulla storia delle donne (inclusa la loro fase serotina), si offre anche ad un commento in chiave sociologica. Il motivo, ovviamente, non poggia sul tema proposto su cui ricca e plurale è la letteratura sociologica, ma sul suo allestimento che dà spazio a stoffe, trine, merletti, bauli, insomma a segni d’altri tempi. Sono questi oggetti che, chiamando in causa la “memoria”, offrono l’occasione per alcune considerazioni sul cambiamento della vita quotidiana e del mondo sociale nella società planetaria e, nel contempo, giustificano l’intrusione di una nota come questa in una proposta di tutt’altro segno.
Fatta tale debita premessa, preciso subito che in questa esplorazione del e sul quotidiano femminile la memoria si fa strumento per accostare il ruolo generativo del tempo: ossia quell’aspetto della temporalità che consente di riconoscersi in ceppi di pensieri, mappe valoriali, emozioni, storie; avvicinare quei luoghi dell’io senza i quali non c’è storia, non c’è coscienza, non c’è emozione; e, non da ultimo, risvegliare sentimenti di pietas per persone, oggetti, eventi che (pur se indistinti e ininfluenti) rappresentano, comunque, uno spazio da proteggere se non si vuole smarrire la percezione di essere parte di un tutto.
L’esito di tale operazione non è, ovviamente, quello di celebrare e meno che meno di solennizzare il passato che non pochi errori ha collezionato soprattutto nell’universo femminile, quanto allertare sugli effetti che seguono (o possono seguire) all’impoverimento della dimensione mnestica, senza la quale si rischia o di avvitarsi in se stessi chiudendosi al rapporto con la temporalità, oppure navigare a vista nel mare della complessità sociale e, così, replicare errori e guasti del passato. Non per caso, infatti, se produce inquietudine il comportamento di chi si muove all’interno dei propri tic e delle proprie abitudini nella ripetizione passiva di schemi comportamentali tramandati (la logica tolemaica è l’antitesi dello sviluppo e di qualsivoglia espressione di crescita personale, sociale e civile), altrettanto inquietante è il comportamento di chi fa sua la logica della neofilia: ossia la ricerca del sempre nuovo e diverso che fa annegare in un indistinto, infecondo Io sociale, incapace di misurarsi con l’imprevedibilità della storia e del mondo screziato dell’oggi. Dalla supponente ignoranza dei primi e dalla sconclusionata arroganza dei secondi bisogna, dunque, imparare a guardarsi: gli uni perché si chiudono al divenire della storia, gli altri perché rischiano di compromettere lo stesso significato dell’impresa sociale, strattonandola con segnaletiche e sensi di marcia numerosi quanto plurali; ed entrambi perché ignorano che solo l’equilibrio e la misura possono garantire rapporti e intese comuni, condivise, propositive.
Nel contesto di questa mostra si dà, quindi, rilievo al linguaggio costruttivo del tempo, alla sua versione positiva, “in apertura”, che aggiunge e ordina, allaccia il prima al dopo, l’antecedente al successivo. Tuttavia, queste forme del pensare insieme e in continuità utili a sorreggere nella definizione di sé e nella tutela della stessa società, che rischia di collassare come progetto e come idea se si paralizza nel presente e nell’identico e non ri-pensa e non ri-guarda i luoghi da cui proviene, non sembrano godere di particolare udienza negli scenari contemporanei. In questi, ad essere praticato è, piuttosto, il presente assoluto, disincantato, scarnificato: l’adessità (come si dice con uno sgraziato neologismo) che espunge dal proprio orizzonte ciò che attiene al passato, orienta in direzione di sistematici, costanti, rinnovabili percorsi comportamentali, disegna panorami sociali del tutto inediti. Di qui le tante espressioni di antropocentrismo disinvolto, arrogante, vorace, irriflessivo, semplificatore che affollano il nostro quotidiano e abituano all’indifferenza, all’incuria, al disimpegno, alla spregiudicata cancellazione dell’eredità del passato. Insomma, nel linguaggio e nella pratica comuni, la memoria, quale serbatoio da cui attingere per interpretare, gestire, correggere la realtà sta perdendo progressivamente uso e funzione.
È da tale assetto sociale e culturale che prendono linfa le ideologie precarie costantemente sostituibili; i modelli di socialità provvisori, superficiali, mercantili che inducono a fluttuare disinvoltamente nell’astrazione del dovunque e in nessun luogo; i profili sociali impazienti, frettolosi, invariabilmente infastiditi da ciò che allude a stabilità e radicamento. In tale clima la produzione e la ri-produzione sociale -quali tappe di apprendimento di un patrimonio culturale stabile, cumulativo, sovra-individuale- vengono sospinte ineluttabilmente in spazi sempre più ridotti e sempre meno frequentati.
Una maniera per uscire dall’imbroglio di questo preoccupante scenario sociale potrebbe essere quello di riscoprire il significato di parole traballanti e desuete, quali quelle che esplicitamente richiama o a cui implicitamente allude la ricerca artistica di Gelsomina Rasetta. Mi riferisco qui a parole come etica, rispetto, attenzione, cura, solidarietà. Parole che lungi dall’essere un’astrazione sono, invece, la chiave d’accesso per produrre incontri nel segno della disponibilità, del dialogo, della partecipazione. Parole che suggeriscono la inderogabilità di costruire assetti sociali più equanimi, virtuosi, rispettosi. Parole, perciò, che rinviano all’esercizio della responsabilità, ma qualificata dall’aggettivo “morale”. Ovvero quel tipo di responsabilità che fa leva sull’impegno etico dei soggetti piuttosto che su un sistema di regole vincolanti che pretendono di garantire universalmente la spiegazione e la valutazione delle scelte.
Potrebbe essere questa una maniera sia per contestare l’impianto di una realtà sociale che dà udienza all’analfabetismo etico, all’autismo sociale, a rapporti tra persone assenti; sia per contrastare le scelte standardizzate e le logiche classificatorie che tendono a murare singoli e gruppi in categorie unilaterali, intrappolando gli uni e gli altri nei binari dei pregiudizi, degli stereotipi, delle ovvietà culturali. O meglio: potrebbe essere questo un modo per educarsi all’uso di gesti generatori di socialità (soprattutto lì dove non ne esiste traccia); a non abbassare lo sguardo di fronte alle cause che provocano le disuguaglianze, le ingiustizie, le sofferenze indebite; a promuovere l’autonomia del giudizio sempre più ingabbiata nelle quinte dell’apparenza, nei travestimenti, nelle regole della messinscena.
Sono questi i temi –mondani, espliciti, lineari- che a mio parere suggerisce questo progetto di Gelsomina Rasetta, da cui la sua tesi (che spero di non aver travisato): segnalare, per rammendarli, i vistosi strappi che la nostra società mostra nella dimensione della sensibilità collettiva, nella pratica sociale, nel vivere civile. Fra questi il disimpegno verso lo spazio della memoria (che occupa una posizione non ancillare in tale quadro) richiede accurati interventi di riparazione perché, per dirla con Franco Cassano, «un essere senza memoria, senza ferite e senza nostalgia somiglia poco ad un uomo» (Modernizzare stanca, il Mulino, Bologna, 2001). p.79 ).
(Eide Spedicato Iengo)
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Bibliotecanto, a Spoltore laboratorio corale per giovani a cura dell’associazione Polyphonia
Dal 6 luglio parte "Bibliotecanto", laboratorio corale per giovani dagli 11 ai 18 anni a cura dell'associazione Polyphonia: il "teen choir" si riunirà ogni giovedì dalle 18 alle 20 nella Biblioteca comunale di via Dietro Le Mura. La partecipazione è gratuita: Chorus Line Center del Maestro Gianni Golini
"Con questa iniziativa diamo un seguito ai nostri progetti per la biblioteca" spiega il sindaco Luciano Di Lorito "un posto che vogliamo diventi un punto di riferimento, soprattutto per i nostri ragazzi. Il pubblico oggi non può fare molto senza l'aiuto delle associazioni e della società civile: grazie all'impegno di Polyphonia la biblioteca è tornata ad essere aperta ai cittadini - dal lunedì al venerdì, dalle 15.30 alle 19.30 - e siamo convinti che in tanti faranno proposte per utilizzarla".
"Siamo orgogliosi di quello che Golini ha fatto e sta facendo per la cultura musicale sul nostro territorio" aggiunge l'assessore alla cultura Roberta Rullo "progetti che uniscono competenza e passione: il suo è un contributo fondamentale".
Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il M° Golini (tel. 366.5391852), la pagina facebook "Chorus Line Center" o in alternativa rivolgersi direttamente all'associazione culturale Polyphonia, alla Biblioteca Comunale, o all'assessorato alla cultura del Comune di Spoltore (assessorato alla cultura 085.496 42 85; email: robertarullo@comune.spoltore.p
Librerie di strada Deco spa: il progetto di cultura e sostenibilita’ da luglio al parco villa Sabucchi a Pescara
Diffondere l’importanza della lettura in una chiave sostenibile, valorizzando la pratica del riuso e dello scambio libero dei libri. E’ questo l’obiettivo che si pone il progetto dell’azienda Deco S.p.A., che questa mattina, lunedì 3 luglio, ha inaugurato le due librerie di strada, la Deco Street Library, dedicata ai più grandi, e la Deco Street Library Junior, dedicata ai bambini, nel Parco Villa Sabucchi a Pescara, dove resteranno per tutta l’estate.
L’iniziativa, promossa da Deco, è realizzata in collaborazione con l’Associazione Lega Antidroga Abruzzese LAAD che gestisce il parco.
Le due librerie itineranti sono completamente “green”, perché realizzate a mano utilizzando materiali di recupero come pallet, pvc e plexiglass e custodiscono libri di vario genere. I lettori, così, potranno liberamente prendere in prestito i testi con l’impegno di riporli nelle casette una volta letti. Ma non solo, chiunque fosse interessato a far crescere l’iniziativa può portare i propri libri nelle librerie e lasciare che altre persone possano leggerli.
«Questa iniziativa – ha spiegato Valentina Di Zio, responsabile Relazioni Esterne e Comunicazione del Gruppo Deco SpA – rientra in un più ampio programma di valorizzazione della cultura e sensibilizzazione ambientale che Deco SpA ormai porta avanti da anni. Siamo convinti che il rispetto dell’ambiente e l’impegno per un futuro più sostenibile passino anche per iniziative del genere, in cui il riuso diventa condivisione e arricchimento culturale».
“Il tempo per leggere dilata il tempo per vivere”, si legge sulla facciata della Deco Street Library. Questa la frase di Daniel Pennac che descrive appieno lo spirito dell’iniziativa: sensibilizzare grandi e piccini sull’importanza della lettura come fonte inesauribile di libertà. Libertà dai limiti spazio- temporali, libertà di pensiero, libertà d’azione
Leggi Tutto »La classifica degli atenei italiani vede Teramo al secondo posto nelle Università piccole
Il Censis ha pubblicato la sua classifica delle Universita' italiane. Si tratta di un'articolata analisi del sistema universitario italiano attraverso la valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensione) relativamente alle strutture disponibili, ai servizi erogati, al livello di internazionalizzazione e alla capacita' di comunicazione 2.0. A questa classifica si aggiunge il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali e dei corsi a ciclo unico rispetto alle dimensioni della progressione in carriera e del grado di internazionalizzazione. Complessivamente si tratta di 40 classifiche. Tornano a crescere le immatricolazioni. Il picco di immatricolati alle universita' italiane si era registrato nell'anno accademico 2003/04 (337mila nuovi iscritti). Dopo di allora si e' verificato un calo che si e' protratto fino al 2013/14, con una riduzione complessiva nel periodo del 20%. Nell'a.a. 2015/16 (276mila immatricolati) si ha, per il secondo anno consecutivo, una lieve crescita (+1,9%, circa 6mila immatricolati in piu', dopo il +0,8% registrato nell'anno precedente, in cui si era invertito il trend). I mega atenei statali. Tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) mantiene la prima posizione in graduatoria l'Universita' di Bologna, con un punteggio complessivo di 92,0.
Segue l'Universita' di Firenze (88,2) che guadagna una posizione rispetto all'anno precedente, acquisendo, tra l'altro, 6 punti nella comunicazione e nei servizi digitali. Terza e quarta posizione per l'Universita' di Padova e l'Universita' di Roma La Sapienza, che oltre a migliorare il loro punteggio nella comunicazione e nei servizi digitali guadagnano rispettivamente 4 e 1 punti nel livello di internazionalizzazione. Ultima in classifica tra i mega atenei e', come lo scorso anno, l'Universita' di Napoli Federico II. Penultima l'Universita' di Catania, che perde una posizione. L'Universita' Statale di Milano, infine, si conferma terz'ultima. I grandi atenei statali. L'Universita' di Perugia continua a guidare la classifica dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), spingendo molto sull'internazionalizzazione dell'ateneo, criterio di valutazione rispetto al quale ha guadagnato 5 punti, per totalizzare un punteggio complessivo pari a 94,8. Con 91,6 mantiene il secondo posto l'Universita' di Pavia, a cui si accoda l'Universita' di Parma (89,6), con 10 punti in piu' nella comunicazione e nei servizi digitali. Al quarto posto si colloca quest'anno una new entry, l'Universita' di Modena e Reggio Emilia, passata dai medi ai grandi atenei e sopra di 3 punti nei servizi per gli studenti rispetto all'anno passato.
Scende dal terzo al quinto posto l'Universita' della Calabria, i cui punteggi per la spesa per borse di studio e altri interventi in favore degli studenti e per comunicazione e servizi digitali si riducono di rispettivamente di 7 e 9 punti. Ultima e penultima tra i grandi atenei restano la Seconda Universita' di Napoli o Universita' della Campania e l'Universita' di Chieti-Pescara con, nell'ordine, i punteggi complessivi di 72,4 e 72,6. Perde due posizioni, infine, arrivando terz'ultima, l'Universita' di Roma 3. I medi atenei statali. L'Universita' di Siena sorpassa quella di Trento nella graduatoria dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), sebbene la differenza tra i rispettivi punteggi totali sia minima: Siena 99,4 e Trento 99,2. Stabile al terzo posto e' l'Universita' di Sassari, con 6 punti in piu' sia nella classifica della spesa per borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, sia in quella della comunicazione e dei servizi digitali. Anche quest'anno quarta in graduatoria e' l'Universita' di Trieste, seguita da un altro ateneo friulano, l'Universita' di Udine, in ascesa di due posizioni nella classifica complessiva e con un incremento di 14 punti in quella relativa alla spesa per borse e altri interventi in favore degli studenti. Chiudono il ranking, rispettivamente all'ultimo, penultimo e terz'ultimo posto, le Universita' di Napoli Parthenope, di Napoli L'Orientale e l'Universita' degli Studi Magna Graecia di Catanzaro.
I piccoli atenei statali. Nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) primeggia nuovamente l'Universita' di Camerino, con un punteggio complessivo di 97,2, cui segue l'Universita' di Teramo che, totalizzando 89,6 punti, sale di due posizioni, occupando quella che lo scorso anno era dell'Universita' di Foggia, retrocessa al quarto posto e penalizzata in particolare dalla perdita di 15 punti relativamente alla famiglia della spesa per borse e altri servizi in favore degli studenti, variabile in parte esterna e conseguente alle politiche regionali per il diritto allo studio spesso deficitarie. Stabile al terzo posto e' l'Universita' di Macerata. L'Universita' di Cassino, infine, avendo scalato due posizioni rispetto allo scorso anno, si colloca al quinto posto. Penultima e ultima posizione sono occupate dall'Universita' del Sannio e dall'Universita' del Molise. I Politecnici. Stabile la classifica dei Politecnici, guidata dal Politecnico di Milano (92,8 punti), seguito dallo Iuav di Venezia (88,2), posizionato al secondo posto, e dai Politecnici di Torino e di Bari, rispettivamente al terzo e quarto posto. Gli atenei non statali. Non riserva soprese la classifica degli atenei non statali. Tra i grandi atenei non statali (quelli da 10.000 a 20.000 iscritti) primeggia anche quest'anno l'Universita' Bocconi (95,8 punti), seguita dall'Universita' Cattolica (89,4). Tra i medi atenei non statali (da 5.000 a 10.000 iscritti) al primo posto c'e' la Luiss (91,4). Tra i piccoli atenei non statali (fino a 10.000 iscritti), piu' numerosi, la Libera Universita' di Bolzano totalizza un punteggio di 108,8, seguita dalla Liuc-Universita' Cattaneo (93,4)
Chiudono la graduatoria l'Universita' Jean Monnet, in ultima posizione, preceduta dall'Universita' Europea di Roma. Unico cambiamento interno alla graduatoria e' costituito dalla retrocessione in settima posizione dell'Universita' degli Studi Internazionali di Roma, rimpiazzata in sesta dall'Universita' Vita-Salute San Raffaele. Le graduatorie possono essere esaminate nel dettaglio nella sezione del sito del Censis (www.censis.it), dove si possono interrogare in funzione dei personali obiettivi e percorsi di studio. Sul sito sono consultabili anche le classifiche della didattica delle lauree triennali e magistrali a ciclo unico (raggruppate rispettivamente in 15 e 6 aree disciplinari) ed e' disponibile la metodologia utilizzata per la classificazione.
Leggi Tutto »L’omaggio dell’Abruzzo a Mario Fratti per il suo 90° compleanno
Il riconoscimento del Consiglio Regionale per i meriti del drammaturgo, che sarà all’Aquila il 5 luglio (di Goffredo Palmerini)
“Sarà un 5 luglio particolare il prossimo che Mario Fratti trascorrerà a L'Aquila sua città natale”, questo l’incipit della nota diramata ieri dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale d’Abruzzo per annunciare l’iniziativa che il Presidente del Consiglio Regionale, Giuseppe Di Pangrazio, insieme all’Ufficio di Presidenza, ha inteso promuovere per la giornata del Novantesimo compleanno del grande drammaturgo, per rendere omaggio ad un abruzzese tra i più insigni al mondo. Un gesto di profonda sensibilità e di orgoglio della più alta istituzione regionale nel voler rendere un particolare riconoscimento a Mario Fratti, scrittore fecondo e docente emerito di prestigiose università americane, “per l’onore reso all’Abruzzo attraverso la sua straordinaria attività letteraria e culturale, riconosciuta e stimata in tutto il mondo”. Sarà dunque un’altra giornata memorabile per Fratti, al pari di quella che visse il 5 luglio 2007, nel giorno del suo 80° genetliaco, quando la città natale, per iniziativa della Municipalità e del Teatro Stabile Abruzzese, gli dedicò una festa a sorpresa. “La più bella giornata della mia vita”, confidò Fratti in un’intervista ad un giornale americano, sebbene di soddisfazioni, premi e riconoscimenti egli ne abbia raccolti a bizzeffe nella sua lunga carriera d’autore teatrale, in un settore dove la gloria raramente arride ai viventi e gli autori il successo solitamente lo raccolgono attraverso gli eredi.
E’ dunque meritoria l’attenzione che la Regione, attraverso l’Assemblea legislativa, rivolge ad uno dei suoi figli più affermati e prestigiosi. L’amore per la terra delle proprie origini e per la città natale è un sentimento dominante per Mario Fratti. Ovunque egli si rechi in giro per il mondo non manca mai di parlare dell’Abruzzo e dell’Aquila, specie dopo il terremoto, con l’orgoglio delle radici ma anche per le meraviglie d’arte, di cultura e bellezze naturali che la sua terra custodisce. Bene quindi ha fatto il Presidente Di Pangrazio a raccogliere la segnalazione che gli è arrivata da New York dall’associazione abruzzese Orsogna Mutual Aid Society. Così il presidente Tony Carlucci ha scritto nella sua lettera al Presidente del Consiglio Regionale: “Quest’anno un grande abruzzese che vive a New York compie 90 anni. E’ il drammaturgo di fama internazionale prof. Mario Fratti, che ha per molti anni insegnato in prestigiose università degli Stati Uniti. E’ una figura di primo piano per il teatro mondiale e nel mondo culturale americano. Qui a New York è un punto di riferimento per la Cultura italiana. Per gli Abruzzesi di New York, come per questa nostra Associazione Orsogna MAS, e per tutti gli Italiani d’America, il prof. Fratti è motivo di vanto e di orgoglio per l’onore che egli riversa sulla sua amata terra d’origine, l’Abruzzo, e sulla sua città natale, L’Aquila, capitale della nostra regione. Le sue numerose opere teatrali, che tanti Premi prestigiosi hanno ricevuto, vengono rappresentate negli Stati Uniti e all’estero con straordinario successo. Spesso il prof. Fratti raggiunge ogni angolo del mondo, dove è chiamato a tenere conferenze sul teatro o alle prime rappresentazioni delle sue commedie. Ma il suo più grande piacere è quello di tornare quasi ogni anno in Abruzzo, nella città dove nel 1927 è nato. Anche quest’anno, abbiamo saputo, egli tornerà nei primi giorni di luglio, per celebrare nella sua città natale il novantesimo compleanno, che cade il 5 luglio. Sarebbe molto importante e significativo se il Consiglio Regionale organizzasse un’iniziativa ufficiale per rendere onore all’illustre corregionale prof. Mario Fratti, che tanto prestigio conferisce all’Abruzzo con la sua eccezionale attività di scrittore, drammaturgo e giornalista. […]”.
Nell’attesa di conoscere i dettagli dell’evento, previsto nella mattinata del 5 luglio a L’Aquila, presso il Consiglio Regionale d’Abruzzo, piace segnalare la “festa a sorpresa” che lo scorso Primo Maggio il mondo teatrale americano ha riservato a Mario Fratti. In quel giorno s’apriva al Cherry Lane Theater di New York la quinta edizione del Festival In Scena! Questo almeno s’aspettava Fratti, sempre attento alle novità teatrali e in particolare a questo festival, diretto dalla regista Laura Caparrotti, cui il drammaturgo aquilano ha dedicato attenzione e sostegno sin dalla prima edizione. Si è trovato, invece, nel bel mezzo d’una serata di festa, interamente dedicata agli incipienti suoi 90 anni, con le testimonianze affettuose di personalità del mondo del teatro, dello spettacolo e della stampa. Ne ha dato conto Valeria Di Giuliano in un bell’articolo per La Voce di New York, giornale diretto da Stefano Vaccara, che così ha aperto il pezzo: “Tutti invitati stasera al Cherry Lane Theater per la festa a sorpresa dedicata a Mario Fratti. L’Opening night di In Scena! infatti quest’anno è dedicata a Mario Fratti che il prossimo 5 luglio compirà 90 anni e che per il festival, così come per il teatro italiano a New York, è una figura centrale e di riferimento. La serata prevede l’intervento di alcuni artisti che hanno lavorato e che ammirano il drammaturgo e columnist de La Voce e che lo omaggeranno con la loro arte, con tanto di brindisi finale. Mario Fratti, drammaturgo e critico di origine aquilane, trasferitosi a New York nel 1963, rappresenta ad oggi una vera e propria istituzione nel panorama culturale e sociale della Grande Mela.
Sono dunque andate in scena non le pièces, ma le testimonianze di Laura Caparrotti, direttrice e fondatrice del Festival, Donatella Codonesu, associate director, Carlotta Brentan, executive producer e attrice brillante, Berardo Paradiso, presidente dell’Italian American Committee on Education (IACE), Jonathan Slaff, attore - che ha raccontato come nel 1989 Mario organizzò uno scambio culturale a L’Aquila tra il Theater for the New City e La Piccola Brigata, compagnia teatrale abruzzese -, Rosario Mastrota e Dalila Cozzolino, due giovani artisti italiani che nel 2013 parteciparono al Festival In Scena!, Stefano Vaccara, direttore de La Voce di New York: “Conosco Mario da vent’anni. La prima volta che lo vidi fui fortunatissimo: mi portarono nella sua casa-palcoscenico-teatro e parlammo tra le sue carte, i suoi libretti e libroni, poster, locandine e quadri che mostrano quanta genialità la mente vulcanica di Fratti deve far sgorgare ogni giorno. Ho avuto l’onore di lavorare come suo editor, prima su US Italia Weekly e poi su La Voce di New York, dove inventò in esclusiva i colloqui tra Chiara e Benito, una coppia di una certa età, italiani emigrati a NY, lei liberal, tendente molto a sinistra, lui conservatore tendente all’estrema destra. Bastava leggere le discussioni tra la Chiara e il Benito di Mario Fratti di qualche anno fa, per capire perché sarebbe arrivato Trump!”.
L’ultima testimonianza, non espressa direttamente, ma letta durante la serata speciale di New York, è stata quella di chi scrive. Nella mia nota ho raccontato al pubblico del Festival e agli ospiti della serata speciale in onore di Mario Fratti la “sorpresa” che L’Aquila riservò al suo illustre figlio il 5 luglio 2007, per il suo 80° compleanno. Un ricordo che ho poi affidato alla stampa, così ne resti traccia duratura. L’Aquila si prepara quindi al doveroso tributo di riconoscimento e all’omaggio che il Consiglio Regionale d’Abruzzo dedicherà a Mario Fratti. Giova qui accennare brevemente alla sua intensa vita, con qualche annotazione sulla sua scrittura teatrale e sulle sue opere, rappresentate in ogni continente.
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Nato a L'Aquila il 5 luglio 1927, dopo la laurea alla Ca' Foscari di Venezia, Mario Fratti avvia alla fine degli anni Cinquanta una ricca produzione drammatica. E' del 1959 il suo primo dramma Il nastro, vincitore del premio RAI. Non fu mai radiotrasmesso. Giudicato allora sovversivo, narra le confessioni sotto tortura di alcuni partigiani, poi fucilati dai fascisti. L'autore era arrivato trentenne a scrivere per il teatro, dopo giovanili esperienze poetiche. Anche un romanzo all'inizio della sua vita letteraria, ma pubblicato solo nel 2013. Una lunga e cruda storia sui fatti dell'occupazione nazista a L’Aquila, intessuta con il racconto della successiva conversione democratica di molti fascisti della sua città natale, riconoscibili dal loro nome, che diversi editori si guardarono bene dal pubblicare. Fu così che scelse di scrivere testi teatrali. Legata al caso la circostanza che lo porta negli Stati Uniti. Nel 1962 presentò al Festival di Spoleto il suo atto unico Suicidio. Piacque a Lee Strasberg, che lo volle dirigere all'Actor's Studio di New York. In quella fucina delle avanguardie teatrali divenne un vero successo. Poi ne seguirono altri, fino ad oggi. Nel 1963 Fratti approda a New York, dove al lavoro come autore teatrale aggiunge la docenza presso la Columbia University e l’Hunter College della CUNY. In quel Paese, dunque, il grande apprezzamento per le sue opere, tradotte e rappresentate poi sulle scene di ogni continente. Dall'America all'Europa, dalla Russia al Giappone, dal Messico all’Argentina, dal Brasile alla Cina, dall’India all'Australia. Esse si connotano per l'immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente come la denuncia politica e sociale senza veli che egli vi trasfonde.
Le opere drammaturgiche di Mario Fratti sono finora tradotte in 21 lingue e portate in palcoscenico in più di 600 teatri sparsi in tutto il pianeta. Da decenni ormai il successo lo rincorre. Circostanza assai singolare, in America, dove i riflettori sugli autori teatrali si accendono giusto il tempo della rappresentazione a Broadway d'una loro buona opera. Poi l'interesse svanisce, talvolta per sempre. Ha quindi del sensazionale il successo che ininterrottamente, da decenni, hanno le opere di Fratti. Un destino che non è toccato neanche a grandi autori americani come Tennessee Williams o Arthur Miller, riscoperti dopo la loro morte. Come pure a scrittori europei del calibro di Sartre, Anouilh, Brecht, Toller, Pirandello, De Filippo. Egli dunque è sicuramente, tra gli autori per il teatro viventi, uno dei più illustri al mondo. Un italiano famoso, nell'olimpo del teatro, ma che tuttavia non perde un briciolo della sua schietta indole aquilana. A Manhattan, dove vive dal primo giorno della sua emigrazione dall'Italia, in una bella dimora sulla 55^ Strada – una casa museo piena di libri, trofei, manifesti e locandine delle sue opere, pergamene, targhe e riconoscimenti vari, opere d’arte e ninnoli vari –, a due passi da Broadway, è un punto obbligato di riferimento culturale. La sua rubrica settimanale sulle novità teatrali su Oggi 7 – il magazine culturale di America Oggi, giornale in lingua italiana che si pubblica a New York – è attesa sempre come un evento. Per questa attività di critico segue almeno trecento spettacoli l'anno nei teatri della Grande Mela. Ma Fratti si schermisce, non si considera tale, perché alle stroncature preferisce invece incoraggiare le novità interessanti, i giovani autori e soprattutto promuovere il teatro italiano.
Fratti confessa: «Il teatro mi ha insegnato a non essere letterario. Nei testi teatrali bisogna essere concisi e precisi. Niente retorica, niente letteratura». Oggi la sua produzione raggiunge una novantina di opere. Negli Stati Uniti, sin dal suo arrivo, lo accoglie con favore la critica. Il suo stile è perfettamente compatibile con l'indole americana, aliena dalle ridondanze, dalle metafore e dalle sfumature tipiche del teatro europeo. Lo aiuta per di più la completa padronanza della lingua inglese e la conoscenza profonda della letteratura americana. Ma Fratti scrive anche commedie per musical. Nine, una sua commedia scritta nel 1981 e liberamente ispirata dal film 8 e mezzo di Federico Fellini, è diventata un musical d'enorme successo di pubblico e di critica, un vero e proprio fenomeno teatrale con oltre duemila repliche. L'ultima versione, con Antonio Banderas interprete, è rimasta per anni in cartellone al teatro Eugene O' Neil, a Broadway. Molte le produzioni negli Stati Uniti e anche all’estero. Tanti i riconoscimenti all'autore teatrale, un elenco lunghissimo. Cito per brevità i 7 Tony Award vinti, che nel teatro sono quel che gli Oscar sono per il cinema, il premio Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, l’Heritage and Culture Award, ben 8 Drama Desk Award e altri 8 Award for Political Theater, come pure altri riconoscimenti prestigiosi come il Magna Grecia Week, il Capri Award alla Carriera, il Premio Vallecorsi. E in Abruzzo il Premio John Fante.
Paul T. Nolan, docente alla University of Southern Louisiana, riguardo la letteratura drammaturgica in America – che ha in Eugene O’ Neil, Thornton Wilder, Arthur Miller, Tennessee Williams e Edward Albee le sue punte di diamante –, rileva come il successo negli States per questi autori sia stato tardivo, spesso legato all’eco di qualche fortunata rappresentazione in Europa. Come pure il teatro europeo, quantunque sempre considerato con molto rispetto e ammirazione negli Stati Uniti, ha visto gli autori europei viventi, anche di prima grandezza, raramente baciati dalla fortuna in quel Paese. Si è dovuto attendere la loro morte per riscontrare apprezzamenti e successo. Una sorte simile toccò a Bertolt Brecht e Jean Paul Sartre. Davvero una singolare difficoltà di relazione tra due letterature teatrali, tra due scuole e contesti artistici, quasi una sindrome di contaminazione del linguaggio e dell’espressione drammatica, quantunque siano comuni le radici culturali tra l’America ed il vecchio continente. Differente e singolare, invece, il caso di Mario Fratti.
Nolan annota “[…] Questa bizzarra relazione tra il teatro americano e quello europeo sembra aver stabilito la regola secondo cui il drammaturgo europeo ha la sua reputazione in America solo se resta “europeo”. Fortunatamente per il dramma moderno, Mario Fratti ha spezzato questa regola con un gran successo. Ha dimostrato che può fondere gli elementi della sua tradizione europea con l’esperienza americana, creando un tipo di dramma che fa onore ad entrambi i continenti. I futuri storiografi teatrali indicheranno probabilmente nella sua carriera di drammaturgo l’importante inizio di una nuova fase: lo sviluppo di una comunità teatrale veramente internazionale […]”. E ancora, “[…] E’ importante capire che il successo di Fratti, in un’avventura dove Brecht e Sartre fallirono, è dovuto al fatto che l’autore non ha portato solo la sua eredità drammatica europea ed il suo talento di drammaturgo. Ha anche portato in una nuova società simpatia, curiosità e giudizi umani […]. Fratti scrive come nessun autore americano potrà mai, perché porta alla sua comprensione della società americana non solo la compassione e l’indignazione morale di ogni uomo sensibile, ma anche la tolleranza presente solo in scrittori associati in un’antica civiltà […].”
Come pure in un saggio del 1977 sul teatro di Fratti aveva scritto Mario Verdone: “[…] Le sue qualità più evidenti (di Mario Fratti, ndr) restano l’attualità, la sensibilità per il documento e la cronaca, l’abilità di costruire per il teatro e di suscitare sorprese, la capacità di interpretare e discutere l’epoca d’oggi, la super-nazionalità che gli permette di restare al di sopra del mondo americano o italiano, per esprimere, con conoscenza dei mezzi teatrali, un mondo proprio, tutt’altro che ovvio o vecchio: con asciuttezza, misura, essenzialità e carica emozionale. Un autore, dunque, da esaminare con più interesse e rispetto, in considerazione di un’opera complessa, calibrata, solida; e d’un successo che ben pochi autori italiani possono registrare con pari dimensioni geografiche […]”. Jean Servato, alcuni anni fa, così si esprimeva sullo scrittore aquilano: “[…] Noi rendiamo merito a Mario Fratti, da questa vecchia Europa, anche se un oceano finge paratie insormontabili e ci fa credere lontane tali ferite: sono sempre lacerazioni umane che occorre sanare e che Fratti trascrive nei suoi drammi, con uno stile eccezionale, di altissima fattura, che lo pone accanto ad Arthur Miller, a Tennessee Williams, ad Eugene Jonesco, agli italiani Luigi Pirandello ed Ugo Betti, quale testimone attento, meticoloso inimitabile del suo tempo, nel cuore, pur sempre stupendo, del ciclone America […]”.
Qualche anno fa, in una breve intervista, chiesi a Mario Fratti quali fossero gli autori di teatro italiani che più ammirava. “Grandi maestri come Pirandello, Betti, De Filippo e Fo – mi rispose Fratti –, ma mi sento spesso colpevole. Ci sono in Italia una decina di bravissimi autori che meriterebbero lo stesso mio successo. Aldo Nicolaj, Alfredo Calducci, Vincenzo Di Mattia, Giorgio Fontanelli, Anton Gaetano Parodi, Maricla Boggio, Mario Moretti, Giuliano Parenti, Luigi Lunari, Roberto Mazzucco. Ed ancora un'altra ventina, che solo per brevità non cito, sono di buon valore. Purtroppo non sono tradotti. E questo è un grave handicap. C'è poi in Italia il singolare vezzo dei registi di fare quasi sempre commedie straniere, ignorando gli autori italiani. Una vergogna! Guadagnano di più sulle opere straniere - è questione di royalties - questo il motivo discutibile della loro scelta. Basterebbe allora che in Italia lo Stato obbligasse i teatri che sovvenziona a rappresentare un buon numero di testi italiani ed il problema sarebbe risolto. Appunto come fanno in America, Francia e Germania”. Una risposta che fa riflettere sulla nostra politica culturale.
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L’Abruzzo nelle fotografie di Michael Kenna. In mostra a Loreto Aprutino
Ci sarà sabato 8 luglio 2017 alle ore 18 l'inaugurazione del vernissage del fotografo Michael Kenna. La manifestazione, promossa dalla Fondazione dei Musei Civici di Loreto Aprutino, curata da Vincenzo De Pompeis, sarà visitabile fino al 8 settembre dal martedì alla domenica, ore 10.00-13.00 e 18.00-21.00
(possibile effettuare visite fuori dell’orario di apertura per gruppi, su prenotazione) presso il Palazzo Casamarte, Via del Baio, Loreto Aprutino (PE)
Michael Kenna
Considerato il fotografo di paesaggio più importante della sua generazione, Michael Kenna osserva il nostro mondo in un modo del tutto fuori dal comune da più di 45 anni. Le sue fotografie misteriose, spesso realizzate all’alba o nelle ore buie della notte, si concentrano soprattutto sulla interazione tra il paesaggio naturale e le opere dell’uomo. Kenna è sia un fotografo diurno che notturno, affascinato dalle ore del giorno in cui la luce è nel suo punto più duttile. Con esposizioni notturne che durano fino a dodici ore, le sue fotografie spesso registrano particolari che l’occhio umano non è in grado di percepire.
Kenna è particolarmente famoso per la dimensione intima della sua fotografia e il suo meticoloso stile di stampa personale. Lavora con mezzi fotografici tradizionali, non digitali. Stampe artigianali in bianco e nero squisitamente lavorate a mano, riflettono un senso di raffinatezza, di rispetto per la storia e un’originalità approfondita. Le fotografie di Kenna sono state esposte in mostra in più di settecento gallerie e musei di tutto il mondo, e sono incluse in collezioni permanenti di celebri istituzioni come: The Bibliothèque Nationale, Parigi; Il Metropolitan Museum of Photography, Tokyo; La National Gallery, Washington, D.C.; Il Museo d’Arte di Shanghai e il Victoria and Albert Museum di Londra.
Sul lavoro di Kenna sono stati pubblicati oltre cinquanta cataloghi di mostre e monografie, tra cui: Michael Kenna – Una Retrospettiva Ventennale (Treville, 1994 e Nazraeli Press, 2000); Impossibile dimenticare(Marval e Nazraeli Press, 2001); Giappone (Nazraeli Stampa e Treville Edizioni, 2003); Retrospettiva Due(Nazraeli, e Treville Edizioni, 2004); Michael Kenna – Una Retrospettiva (BnF, 2009); Immagini del Settimo Giorno (Skira, 2010); La Cina (Poste e Telecom Press, 2014); Francia (Nazraeli Press 2014); Forme del Giappone (Prestel – Random House, 2015).
Nel 2001 Kenna è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura in Francia. Nato a Widnes, in Inghilterra nel 1953, attualmente vive a Seattle, Washington, USA.
Istat, -51.000 occupati a maggio, in calo dopo 8 mesi
Occupati in calo a maggio, per la prima volta dopo 8 mesi. In particolare, l'Istat stima una riduzione dello 0,2% rispetto ad aprile (-51 mila unit+á) attestandosi, dopo il forte incremento registrato il mese precedente, a un livello lievemente superiore a quello di marzo. Il tasso di occupazione si attesta al 57,7%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali.
Il calo congiunturale dell'occupazione, che si rileva principalmente per gli uomini, interessa tutte le classi di eta' a eccezione degli ultracinquantenni. Diminuisce il numero di lavoratori indipendenti e dipendenti a tempo indeterminato mentre aumentano i dipendenti a termine. Nonostante la flessione registrata nell'ultimo mese, nel periodo marzo-maggio si registra una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,3%, +65 mila), determinata dall'aumento dei dipendenti, sia permanenti sia a termine. L'aumento riguarda entrambe le componenti di genere ed e' distribuito tra tutte le classi di eta' ad eccezione dei 35-49enni. Nel confronto con maggio 2016 si conferma l'aumento del numero di occupati (+0,6%, +141 mila). La crescita, che coinvolge uomini e donne, riguarda i lavoratori dipendenti (+313 mila, di cui +199 mila a termine e +114 mila permanenti), mentre calano gli indipendenti (-172 mila). A crescere sono gli occupati ultracinquantenni (+407 mila) a fronte di un calo nelle altre classi di eta'. Nello stesso periodo diminuiscono i disoccupati (-1,8%, -55 mila) e gli inattivi (-0,9%, -129 mila).
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