Cronaca

San Salvo, il Questore chiude per 30 giorni il bar dove è stata trovata droga in un thermos

Gli agenti del Commissariato di Vasto hanno apposto i sigilli a un bar di San Salvo dove nei giorni scorsi erano stati sequestrati 120 grammi di cocaina purissima e 150 grammi di hashish, per un valore di circa 18mila euro. La droga era contenuta in un thermos custodito in un armadietto in uno spogliatoio dell'esercizio commerciale. Il provvedimento di chiusura, per una durata di 30 giorni, è stato firmato dal questore di Chieti, Ruggiero Borzacchiello, e notificato al titolare del locale, agli arresti domiciliari per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti.

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Operazione mare sicuro, 42 interventi e 218 persone soccorse

 Sono stati 42 gli interventi di soccorso e assistenza, in mare e a terra, 218 le persone soccorse, perlopiù bagnanti e diportisti, 33 le unità navali soccorse; e poi nove i9 decessi accertati di cui due per annegamento e sette per altre cause, prevalentemente malori riconducibili agli effetti delle alte temperature di luglio e agosto: sono alcuni dati, in Abruzzo e Molise, dell'operazione 'Mare Sicuro 2018', nata con l'obiettivo di assicurare una serena fruizione del mare e dei litorali, la protezione dell'ambiente marino a tutela dell'ecosistema marino e costiero e la vigilanza delle risorse ittiche. Le operazioni sono state condotte dai militari della Direzione Marittima dell'Abruzzo, del Molise e delle Isole Tremiti, comandata dal Capitano di Vascello Donato De Carolis, e dagli uomini degli Uffici minori, impegnati lungo il litorale di giurisdizione che va da Martinsicuro a Termoli. Inoltre 13.051 i controlli delle pattuglie in mare e a terra; 617 le missioni svolte dai mezzi navali per polizia marittima; 1.962 i controlli a unità navali; 5.523 i controlli svolti presso strutture balneari; 3.944 i controlli antinquinamento e pesca svolti dal personale a terra; 350 gli illeciti; 3472 le attrezzature sequestrate; 129.135 metri quadri di aree restituite alla libera fruizione. 

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Allarme bomba per un’auto sospetta davanti alla Prefettura di Pescara

Allarme bomba questa mattina a Pescara per un'auto sospetta, un pick up Toyota, parcheggiata nei pressi dell'ingresso principale di Prefettura e Provincia, e a cinquanta metri da Palazzo di Città, in Piazza Italia. Tutta la zona è stata isolata e le strade adiacenti chiuse al traffico veicolare e dei pedoni.  La macchina è stata poi bonificata dagli artificieri. Le indagini delle forze dell'ordine proseguono per rintracciare il proprietario dell'auto, parcheggiata in una zona riservata. Il giovane al momento non è stato ancora rintracciato

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Papa Francesco proclama santo Nunzio Sulprizio

Sono sette i nuovi santi che verranno canonizzati domani da Papa Francesco. Tra questi c'è il beato Nunzio Sulprizio che nacque a Pescosansonesco, in provincia di Pescara, il 13 aprile 1817. Perse molto presto i genitori e uno zio lo prese a lavorare con sé nella sua officina di fabbro ferraio. Ma il lavoro troppo pesante per l'età lo fece ammalare: colpito nel 1831 da una grave malattia ossea, fu ricoverato in ospedale prima a L'Aquila e poi a Napoli. Nunzio affrontò la malattia con fede e questo colpiva chi gli stava vicino. Morì il 5 maggio 1836, a 19 anni. E' stato beatificato da Paolo VI il 1° dicembre 1963, durante il Concilio Vaticano II.

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Odore acre dal fiume Moro, esposto degli ambientalisti in Procura a Lanciano

Per un presunto caso di inquinamento di un tratto del fiume Moro, l'associazione ambientalista NuovoSensoCivico ha presentato un esposto alla Procura di Lanciano. Il caso riguarderebbe uno stato di alterazione delle acque del Moro, divenute di color grigio e con forte odore acre, all'altezza del ponte di collegamento tra i comuni di Lanciano e Poggiofiorito. Sul posto è intervenuta l'Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente (Arta) per campionamenti e prelievi. "Analoghi episodi sono avvenuti in passato nel Moro - dice il coordinatore Alessandro Lanci - quando furono riscontrate morie di pesci. Faremo di tutto, insieme alle istituzioni, affinché gli inquinatori vengano assicurati alla giustizia". 

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Guida in stato di ebbrezza, controlli straordinari a Montesilvano

Sensibilizzare alla guida sicura. Questo l’obiettivo dell’attività condotta ieri sera dalla Polizia Locale di Montesilvano. Due pattuglie hanno effettuato un controllo straordinario sul territorio, volto alla prevenzione della guida in stato di ebbrezza.

I quatto agenti hanno controllato 17 autovetture e tutti i conducenti sono stati sottoposti a un pre test per la verifica dell'idoneità alla guida. Tutti sono risultati idonei. Una sola sanzione è stata elevata per mancato uso di cinture da parte di minore.

«L’attività eseguita ieri sera -  sottolinea l’assessore alla Polizia Locale, Valter Cozzi -  è solo il primo di una serie di controlli periodici, specifici, proprio per sensibilizzare i conducenti a una guida sicura. Purtroppo una delle principali cause degli incidenti stradali, stimati in uno su quattro, seconda alla sola velocità, è proprio la guida in stato di ebbrezza, condizione più frequente negli uomini e nei giovani della fascia di età tra i 25 e i 34 anni. Mettersi alla guida con un tasso alcolemico superiore ai limiti, riduce la prontezza dei riflessi e altera i processi di reazione. Questo controllo vuole essere solo un modo per spronare, soprattutto i più giovani, a non mettersi alla guida dopo aver bevuto, per non rappresentare un pericolo per se stessi e per gli altri. Siamo molto contenti che il bilancio di questa prima serata di controlli sia stato negativo e nessuno dei conducenti fermati sia stato trovato in una situazione di alterazione».

«Di intesa con l’Amministrazione comunale  -  sottolinea il tenente Nino Carletti, ufficiale coordinatore dell’intervento – abbiamo ampliato l’azione a tutela della sicurezza nella circolazione stradale, da sempre portata avanti, realizzando una specifica postazione di controllo dedicata proprio allo scopo di sensibilizzare gli utenti della strada, creando una positiva deterrenza. Il controllo verrà sicuramente ripetuto per i soddisfacenti risultati ottenuti, anche e soprattutto sotto il profilo della prevenzione cui un’informazione giornalistica può ancor più favorire». 

 

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Ferito a colpi di pistola in rissa, 38enne operato ad Atri 

E' stato individuato un terzo ferito nella rissa culminata con una sparatoria la scorsa notte ad Alba Adriatica. Si tratta di un uomo di nazionalità albanese che i militari hanno trovato in una camera dell'hotel nei pressi del quale è scoppiata la zuffa. L'uomo è stato colpito alla testa con una mazza da baseball e con un coltello alla schiena, è stato ricoverato all'ospedale Mazzini di Teramo con grave trauma cranico. Il 33enne è stato arrestato per detenzione illegale di arma da fuoco clandestina e tentato omicidio e avrebbe ammesso di aver esploso i due colpi di pistola, uno dei quali ha ferito il 38enne italiano, residente a Martinsicuro. Anche quest'ultimo è stato arrestato per violazione degli obblighi di sorveglianza speciale che gli imponevano di non allontanarsi dal comune di residenza nelle ore notturne. Il 38enne è ricoverato all'ospedale di Atri, in prognosi riservata, dopo essere stato sottoposto a intervento chirurgico a un rene, colpito dal proiettile calibro 7.65. E' stato invece dimesso dall'ospedale di Giulianova l'altro albanese di 21 anni ferito da colpi di coltello al corpo e a un avambraccio nel corso della rissa. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti che stanno ricercando almeno altri due albanesi che avrebbero partecipato attivamente alla rissa. Secondo una prima ricostruzione, il litigio, scoppiato per futili motivi, ha visto contrapposti l'albanese arrestato e i connazionali intervenuti a spalleggiare l'italiano. La pistola, il ristorante dell'hotel dove è iniziata la rissa e due stanze della stessa struttura ricettiva sono stati sottoposti a sequestro probatorio dal magistrato.

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Due feriti, uno dei quali ricoverato in prognosi riservata e sottoposto a un intervento chirurgico nella notte all'ospedale di Atri, il bilancio di una rissa scoppiata all'esterno di un locale di Alba Adriatica la scorsa notte attorno alle 3. L'uomo è in prognosi riservata, ma non correrebbe pericolo di vita. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del reparto operativo provinciale di Teramo e della compagnia di Alba Adriatica diretti dai tenenti colonnello Luigi Delle Grazie ed Emanuele Mazzotta, nella discussione degenerata a colpi di coltello tra un gruppo di italiani e di albanesi, qualcuno ha estratto una pistola ed ha esploso due colpi all'indirizzo di un 38enne che cercava di allontanarsi dalla zona.

L'uomo, un sorvegliato speciale residente ad Alba, è stato raggiunto alla schiena all'altezza di un rene. Trasferito dapprima all'ospedale di Sant'Omero dal personale del 118, è stato successivamente portato in quello di Atri per essere operato.Un altro ferito, un albanese di 21 anni, è stato soccorso e ricoverato all'ospedale di Giulianova per diverse ferite d'arma da taglio al corpo e ad un avambraccio. 

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Carabinieri sgominano banda di ladri d’auto

I carabinieri di Ascoli Piceno con l'operazione "Kuga" hanno sgominato una banda che rubava le auto in varie regioni. L'operazione dei carabinieri ha interessato anche le zone di San Benedetto del Tronto, Cerignola, Vasto e Foggia, per stroncare l'attività di una banda che nell'ultimo anno aveva colpito sulla costiera adriatica tra Emilia Romagna e Puglia: la metà dei furti è stata riscontrata sulla costa sambenedettese. Decine i militari, di Ascoli Piceno e Foggia, impegnati nell'esecuzione di cinque misure cautelari in carcere e dieci di sottoposizione all'obbligo di dimora. Provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Ascoli su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di quattordici italiani originari del Foggiano e di un romeno. Soggetti ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere finalizzata ai furti di auto e alla ricettazione di parti di esse, concorso in furto e tentato furto aggravato e continuato. L'indagine era iniziata nel novembre 2017 quando nella provincia di Ascoli si registrarono numerosi furti di autovetture in ore notturne. Si trattava di veicoli seminuovi e di pregio: per i furto venivano utilizzate centraline riprogrammate, scelte in base all'azienda produttrice dell'auto nel mirino. In una prima fase, attraverso le impronte digitali analizzate dai Carabinieri del Ris di Roma, si era arrivati all'arresto di tre soggetti e alla denuncia di uno, ed erano state recupera di quattro auto. Quasi un anno di accertamenti hanno permesso poi l'emissione e l'esecuzione delle misure cautelari: i militari hanno individuato tutti i 15 presunti componenti del sodalizio criminoso. Suddivisi in batterie, partivano ogni settimana da Cerignola gruppi di tre o quattro persone a bordo di autovetture prese a noleggio per raggiungere località rivierasche di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. I malviventi si impossessavano di autovetture utilizzando chiavi modificate e centraline 'scodificate': poi le vetture venivano portate nella zona di Cerignola e smontate per venderne i componenti. Uno degli indagati ha agito mentre si trovava già agli arresti domiciliari per altra vicenda. 

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Due condanne per i pozzi contaminati dagli scarichi della conceria nel Chietino

 Il giudice del Tribunale di Chieti Isabella Maria Allieri ha condannato a due anni e due mesi di reclusione ciascuno il legale rappresentante fino a ottobre del 2005 e amministratore di fatto nel periodo successivo della conceria di pelli Sagifur di Rapino, e il liquidatore della ditta da ottobre del 2005: erano entrambi accusati di disastro ambientale colposo e adulterazione di acque. Il giudice li ha anche condannati al risarcimento dei danni in separato giudizio alle parti civili ovvero il Comune di Rapino ed un privato il cui pozzo venne contaminato. I fatti risalgono al 2011.

Il processo è nato dalle indagini che portarono al rinvenimento di concentrazioni ampiamente superiori ai limiti tabellari di sostanze cancerogene, dicloropropano, tricloetilene e di tetracloroetilene, solventi organici rinvenuti a valle dello stabilimento Sagifur e finite nella falda acquifera sottostante il sito della conceria a causa, sostiene l'accusa, di una negligente ed imprudente gestione dell'impianto di depurazione in cui venivano riversate le acque generate dal ciclo produttivo e nelle quali i solventi, utilizzati nelle fase di lavorazione delle pelle, venivano trascinati senza essere sottoposti al ciclo di depurazione. Quanto all'accusa di aver adulterato le acque rendendole pericolose alla salute pubblica, sostanze inquinanti vennero rinvenute in alcuni pozzi della zona, a valle della Sagifur, e ciò indusse il sindaco ad emettere due ordinanze, a giugno del 2011 e a maggio del 2012, che vietavano l'utilizzo dell'acqua dei pozzi su tutto il territorio comunale per la durata di 6 mesi. 

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