Cronaca

Il Pescara Calcio e Adricesta ricordano la piccola Ludovica

Il Pescara Calcio e Adricesta ricordano Ludovica Filippone, la bimba di 10 anni morta lo scorso 20 maggio dopo essere stata gettata dal padre da un viadotto della A14 a Francavilla al Mare e la mamma, Marina Angrilli, 52 anni, insegnante di Lettere allo Scientifico Da Vinci di Pescara, uccisa poche ore prima dal marito dopo essere stata spinta giù dal balcone di un appartamento a Chieti. Il Pescara e i suoi calciatori saranno i protagonisti in un video musicale che andrà in scena il primo dicembre alle 21 al Teatro Circus di Pescara, con la terza edizione "Festa degli Auguri" del Tribunale e Procura della Repubblica. La serata di beneficenza "Dedicata a Ludovica", scomparsa tragicamente con la sua mamma, è curata dell'associazione Adricesta e sarà a sostegno del "Progetto Arredi di Pediatria" per il reparto dell'Ospedale Civile di Pescara.

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Violenze sulla ex, misura cautelare per un 53enne a Montesilvano

I carabinieri della Compagnia di Pescara hanno eseguito una misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, emessa dal Gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un 53enne residente a Montesilvano, a causa di maltrattamenti in famiglia. Il provvedimento scaturisce dalle risultanze investigative acquisite in seguito ad un intervento effettuato dai militari alla fine di ottobre allorquando l'ex convivente dell'uomo aveva allertato il 112 poiché era stata appena picchiata.

La donna ha, infatti, subito, dalla fine della relazione, continue minacce ed ingiurie da parte del 53enne che, nel corso dell'ultima discussione, maturata sempre per futili motivi, l'ha colpita con calci e pugni, di fronte per giunta anche al loro figlio minorenne, causandole lesioni giudicate guaribili con una prognosi di 30 giorni. Svolti i dovuti accertamenti gli investigatori, al fine di tutelare la vittima,hanno prontamente inoltrato all'Autorità Giudiziaria una richiesta di misura cautelare volta a contenere l'indole violenta dell'uomo e scongiurare il verificarsi di episodi più gravi. 

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Chiamava moglie e figlie con numeri, arrestato nel Pescarese

Si sarebbe reso responsabile di continui maltrattamenti e vessazioni nei confronti dei familiari, a cui impediva di avere contatti con il mondo esterno. Aveva perfino smesso di chiamarli con il proprio nome, preferendo i numeri - '2' la moglie, '3', '4' e '5' le figlie minorenni - e scegliendo per sé il numero '1'. Alla fine, al termine delle indagini del caso, è stato arrestato dai Carabinieri. Ai domiciliari, lontano dalla famiglia, è finito un uomo di Loreto Aprutino di circa 50 anni. La denuncia risale a giugno scorso, quando i militari della stazione di Loreto e della Compagnia di Montesilvano hanno avviato le indagini. Attraverso le indagini sarebbe stato accertato che l'uomo, che costringeva i parenti a subire continue vessazioni, non consentiva ai familiari nessuno spazio minimo di azione: pensava a tutto lui, dal fare la spesa, alle necessità quotidiane di ogni tipo. Subito dopo gli accertamenti, a giugno la Procura aveva emesso un provvedimento cautelare con cui si imponeva al 50enne l'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dai congiunti. L'uomo si era perciò trasferito a Penne mentre moglie e figlie si erano spostate in un'altra regione. Più volte, però, ha tentato di violare gli obblighi ed è stato nuovamente segnalato all'autorità giudiziaria dai militari, che lo hanno tenuto costantemente sotto controllo. Ieri i Carabinieri hanno eseguito nei suoi confronti un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Gianluca Sarandrea su richiesta del pm Andrea Di Giovanni. 

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Francavilla, un arresto per estorsione

Un albanese di 34 anni è stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Chieti con l'accusa di estorsione ai danni di un commerciante di Francavilla al Mare, mentre la sua compagna di 23 anni è stata denunciata a piede libero per lo stesso reato. L'arresto è avvenuto ieri pomeriggio in flagranza in seguito all'ennesima richiesta estorsiva.

L'indagine è partita in seguito a una denuncia da parte della vittima che da circa tre mesi subiva continue richieste estorsive e il commerciante aveva consegnato in più circostanze somme per un ammontare di 5.500 euro. Le intimidazioni ai danni del commerciante sarebbero divenute sempre più gravi ed erano culminate con l'invio all'uomo in un messaggio contenente l'immagine di resti di un animale accompagnata da esplicite minacce di morte qualora l'uomo non avesse pagato. Inoltre non sono mancate sortite minatorie sia da parte dell'arrestato che della sua compagna presso l'abitazione e presso l'esercizio commerciale della vittima, sortite che avevano generato nel commerciante un vero e proprio stato di terrore. L'albanese ed è attualmente in regime di affidamento in prova ai servizi sociali, è stato anche denunciato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. L'albanese e la vittima si erano conosciuti casualmente a fine estate proprio presso l'attività commerciale e da allora erano iniziate le pretese pretestuose e assolutamente infondate di denaro accompagnate da minacce rivolte sia al commerciante che alla sua famiglia.

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Violenza di Ortona, resta in carcere il giovane somalo

Resta in carcere a Chieti Saleb il ventenne somalo arrestato tre giorni fa dai carabinieri di Ortona per violenza sessuale ai danni di una donna di 68 che il giovane ha aggredito sulla spiaggia di Ortona. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Chieti Luca De Ninis che ha non ha convalidato l'arresto per mancanza dei presupposti della flagranza ed ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare richiesta dal sostituito procuratore della Repubblica di Chieti Giuseppe Falasca ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico del giovane. Il ventenne, che ha lo status di protezione sussidiaria ed è in Italia dopo essere arrivato sulle coste siciliane lo scorso anno con un barcone, nell'interrogatorio di convalida tenutosi ieri si era avvalso della facoltà di non rispondere.

In base alla ricostruzione contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare si e' appreso che la vittima si trovava sulla spiaggia e stava facendo meditazione yoga quando, come lei ha riferito, il giovane somalo dopo un primo approccio le e' saltato adosso. L'arresto pero' sarebbe stato eseguito in mancanza della flagranza: i due militari intervenuti, e con loro un poliziotto fuori servizio, nell'avvicinarsi avrebbero notato due persone completamente nude, ma nessuna colluttazione, ne' altro segno di violenza. Il 20enne e la pensionata, sempre secondo la ricostruzione che emerge dagli atti, dapprima seduti si erano alzati ed erano entrati in acqua, poi erano tornati sul bagnasciuga e, una volta visti, avevano indossato i soli indumenti i intimi. Ma per il Gip manca anche la quasi flagranza poiche' fra l'altro, il somalo, che pure aveva provato ad allontarsi, ad una semplice richiesta si e' subito fermato e si e' fatto identificare e cio' fa escludere che vi sia stato un qualsiasi inseguimento. Nell'ordinanza si delinea un profilo indiziario che viene definito ricco di elementi di problematicita' che richiedono approfondimenti in sede investigativa anche per consentire che l'accusa tenga durante il dibattimento. Per il giudice esiste un intenso pericolo di reiterazione del reato da parte del giovane, che si ricava sia dalla sua condotta che dal suo profilo personale, ma c'e' anche il pericolo di fuga, visto il suo status attuale. E il carcere e' l'unica misura ritenuta utile, sia per la gravita' del reato sia per le sue condizioni che richiedono una immediata valutazione psichiatrica: ieri in sede di interrogatorio di convalida, dove si e' avvalso della facolta' di non rispondere, il 20enne somalo avrebbe mostrato disturbi psichici, che hanno richiesto l'intervento di uno specialista.

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Montesilvano, in funzione l’impianto fotovoltaico al centro sportivo Trisi

E’ in funzione da ieri l’impianto fotovoltaico al centro sportivo Trisi. I lavori di efficientamento energetico realizzati dal Comune di Montesilvano hanno previsto la realizzazione di un impianto fotovoltaico costituito da due generatori che producono circa 18 mila kilowatt (10.920 il primo e 6.240 il secondo).

La spesa energetica per le esigenze dell’impianto sportivo per il Comune, finora, era di circa 3 mila euro a bimestre, quindi 18 mila euro l’anno. Con l’entrata in funzione dell’impianto fotovoltaico, invece, il centro diventa completamente autosufficiente e, anzi, potrebbe avere anche qualche introito dalla eventuale vendita dell’energia prodotta. L’intervento è stato finanziato con un importo di 150 mila euro dal Credito sportivo. Oltre all’impianto fotovoltaico è stato realizzato un sistema di illuminazione con nuovi fari a led su quattro campi (due coperti e due scoperti). I lavori sono stati eseguiti dalla Cicchini Impianti di Cupello. Il progetto è stato elaborato dalla società Geina di Mosciano Sant’Angelo.

«L’impianto fotovoltaico e i nuovi fari a led del centro Trisi rappresentano un altro obiettivo realizzato dalla nostra amministrazione diretta da Francesco Maragno», spiega l’assessore alle Politiche energetiche, Ernesto De Vincentiis, «stiamo andando avanti con interventi importanti di efficientamento energetico negli immobili comunali che hanno già interessato le scuole di Montesilvano. Lo scorso anno, durante la pausa estiva, sono state installate lampade a led nella scuola dell’infanzia di via Vestina (ex Fea) e in quella di via De Gasperi (Collemare). A Natale scorso gli interventi hanno riguardato la scuola primaria Fanny Di Blasio dell’Istituto Comprensivo Troiano Delfico, con significatici risparmi per le casse comunali del 30%. Intervenire con impianti all’avanguardia permette di certo un risparmio in termini economici nella spesa pubblica ma anche di raggiungere standard di eccellenza per la tutela dell’ambiente».

A breve verrà realizzato anche l’efficientamento energetico per un altro campo del centro Trisi nel quale saranno sostituiti i fari con quelli a led, sempre collegati con l’impianto fotovoltaico.

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Una scogliera per mettere in sicurezza la foce del fiume Saline

Sono iniziati i lavori per la realizzazione di una scogliera per salvaguardare il sito inquinato alla foce del fiume Saline, l’importo è di 60 mila euro.

Si tratta di un intervento di Mise (Messa in sicurezza di emergenza) in seguito alla segnalazione del Nucleo operativo ecologico (Noe) dei Carabinieri. Il sito inquinato da idrocarburi è stato rinvenuto negli anni scorsi ed era stato oggetto già in precedenza di messa in sicurezza. I nuovi lavori si sono resi necessari in seguito all’erosione del fiume che, quindi, avrebbe potuto portare l’acqua a contatto con gli idrocarburi.

La scogliera eviterà che l’acqua del Saline, in caso di esondazione o di eccessivo innalzamento del letto del fiume, possa arrivare all’interno del sito inquinato. Dopo il decespugliamento delle scarpate stradali e fluviali, invase da rovi e arbusti, vengono  posizionati scogli del peso singolo tra una e tre tonnellate, provenienti da cave idonee.

«Siamo intervenuti con la massima sollecitudine dopo la segnalazione del Noe dei Carabinieri», dice il sindaco Francesco Maragno, «I lavori sono stati avviati in base alle procedure Mise. Come sempre ci muoviamo rapidamente per evitare possibili problemi alla natura. L’amministrazione che mi onoro di guidare ha sempre riservato una particolare attenzione al rispetto dell’ambiente, nelle aree circostanti il letto del fiume Saline, purtroppo, si sono verificati spesso episodi di inquinamento da parte di persone senza scrupoli. Ultimo, in ordine di tempo, è stato il ritrovamento di quintali di rifiuti pericolosi, presumibilmente originati da un attività di demolizione edile, a ridosso dell'ex discarica di Villa Carmine, abbandonati sul ciglio stradale. Il Saline deve tornare a essere una risorsa per la nostra città e dobbiamo fare tutti gli sforzi per rendere il fiume il più pulito possibile in modo da poterlo spendere anche in termini turistici».

 

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Ortona, due arresti per droga

Due persone sono state arrestate dai carabinieri di Ortona che hanno sequestrato quasi 2,7 chilogrammi di marijuana, 300 grammi di hascisc e 90 grammi di cocaina. Gli arrestati sono un operaio di 29 anni di Ortona F.C. le sue iniziali e la sua compagna S.A. di 25. Per entrambi l'accusa é di detenzione a fine di spaccio di stupefacenti. I due hanno piccoli precedenti per reati contro il patrimonio. Il blitz dei carabinieri è avvenuto nell'appartamento della coppia trasformato in una sorta di supermercato della droga e dove è stata trovata anche una bilancia di precisione.

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Ortona, donna violentata in spiaggia da un somalo

Un somalo di 20 anni senza fissa dimora, che gode dello status di protezione sussidiaria, è stato arrestato dai carabinieri di Ortona con l'accusa di violenza sessuale. L'uomo prima si è denudato e poi si è avvicinato ad un'anziana donna che stava stava prendendo il sole in località Ripari di Ortona e dopo averle fatto battere la testa contro alcuni grossi ciottoli l'ha costretta a subire violenza sessuale. La donna è riuscita a divincolarsi e a fuggire ed è stata poi accompagnata all'ospedale di Lanciano dove è stata ricoverata per le numerose ecchimosi ed escoriazioni e per trauma cranico. Il somalo è stato anche denunciato a piede libero per atti osceni in luogo pubblico compiuti per le strade di San Vito Chietino, dove era stato segnalato al 112, e per aver fornito false generalità. La comparazione delle sue impronte ha permesso di accertare la sua vera identità. Circa un anno fa era entrato clandestinamente in Italia durante uno sbarco in Sicilia

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Rimborsopoli, il Gup nella sentenza: documentazione redatta in piena conformità alla normativa

"La prospettazione dell'accusa è carente quanto alla prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, di un utilizzo per fini personali, e quindi illecito, dei fondi regionali nella disponibilità dei singoli componenti". E' quanto si legge nelle motivazioni che accompagnano la sentenza di assoluzione "perché il fatto non sussiste", emessa dal gup del tribunale di Roma il 12 giugno scorso, nei confronti dell'ex presidente della giunta regionale abruzzese Gianni Chiodi, dell'ex vicepresidente Alfredo Castiglione e dell'ex assessore all'Istruzione Paolo Gatti, in riferimento alla cosiddetta Rimborsopoli abruzzese. I fatti, riguardanti l'utilizzo delle carte di credito della Regione, risalgono ad un periodo compreso tra il 2009 e il 2011. Le accuse, nei confronti dei tre imputati assolti, difesi dagli avvocati Pietro Referza, Enrico Mazzarelli, Dante Angiolelli e Gennaro Lettieri, erano di peculato e, soltanto per Chiodi e Gatti, anche di truffa aggravata.

"Per la maggior parte delle contestazioni le difese hanno offerto elementi idonei a una diversa ricostruzione dei fatti aventi una attitudine dimostrativa dell'irrilevanza penale delle condotte - si legge nelle motivazioni -. In particolare, le difese hanno dedotto come le spese per alloggio, pranzi, cene, coperte con i fondi erogati dall'ente e poi rimborsati, rientravano tutte nel budget annuo di spesa, ed erano tutte autorizzate previamente, salvo che per quelle del presidente non necessitanti alcun previa autorizzazione, ed erano correlate all'esercizio del loro mandato istituzionale". Il gup mette in luce che "gli imputati hanno sostenuto delle spese, pagando direttamente con carta in dotazione o anticipandole e chiedendo poi il rimborso, fra l'altro per un ammontare non rilevante, giustificando adeguatamente l'utilizzo o comunque producendo a supporto documenti attestanti spese inerenti le loro finalità istituzionali. La documentazione predisposta a giustificazione delle spese sostenute dagli imputati nel corso delle missioni in oggetto delle rispettive contestazioni - prosegue il giudice - risulta redatta in piena conformità alla normativa e alle delibere che disciplinano la materia". 

Il giudice inoltre considera "un dato oggettivo ed inconfutabile, emerso dalle indagini svolte, che tali spese, di entità non ingente e sempre nei limiti del budget previsto per ciascun componente della Giunta regionale, non risulta essere stato oggetto di alcun rilievo in sede amministrativa. La stessa indagine avviata dalla procura della Corte dei Conti della regione Abruzzo - rimarca il gup - risulta archiviata non essendo emerse irregolarità contabili". Più nello specifico, in riferimento alla posizione di Chiodi, il gup scrive che "nessuna delle singole spese rientra nella categoria delle spese abnormi e come tali illecite, rispondendo invero a criteri di congruità e alla modalità di spesa previste dalla normativa regionale". Le motivazioni della sentenza mettono poi in luce che "dagli atti di indagine è provato inequivocabilmente che non si tratta di spese finalizzate ad interessi personali dell'imputato ed estranee alla sua attività politico istituzionale". Infine si fa riferimento anche al rimborso per il pernotto effettuato da Chiodi, in compagnia di un'altra persona, all'Hotel del Sole a Roma, in occasione di una missione istituzionale. "Le indagini - conclude il gup - hanno accertato che da parte dell'imputato non vi è stata alcuna condotta truffaldina diretta a lucrare un guadagno indebito" . 

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