Cronaca

Il modello Sprar Montesilvano al centro di studi universitari internazionali

Sta diventando un modello da studiare a livello internazionale la soluzione trovata dal sindaco Francesco Maragno al problema immigrazione, attraverso l’adesione alla rete Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

Ultimi, solo in ordine di tempo, le ricerche di una studentessa universitaria della Sorbona di Parigi e la visita in città di alcuni ricercatori di una scuola secondaria regionale della Repubblica Ceca. Non a caso, recentemente anche la prestigiosissima agenzia di stampa internazionale France Press ha indicato Montesilvano come una delle città più virtuose su un tema che è diventato centrale, e lo sarà sempre più, nelle politiche sociali ed economiche dell’intero vecchio Continente.

Il modello Montesilvano sarà al centro della tesi di laurea di Nunzia Morellon, cittadina italiana con passaporto anche francese, dedicata a “Inclusione e integrazione degli immigrati sulla collettività dei territori”. La ricercatrice ha visitato una delle sedi Sprar, nella quale sono inserite alcune donne con i loro bambini e intervistato gli operatori e due beneficiari del progetto: il primo impegnato in attività di manutenzione nel cimitero cittadino, la seconda volontaria in una casa di riposo della città.

Una seconda visita ha visto protagonisti, Markéta Metelková e Pavel Toman, due docenti cechi, accompagnati da Sandra De Thomasis direttore del Csv (Centro di servizio per il volontariato) della provincia di Chieti, si sono soffermati sulle modalità di gestione del progetto, nell’ambito di un programma di condivisione delle buone pratiche sui migranti.  

«L’interesse scientifico», spiega il sindaco Maragno, «che si sta sviluppando giorno dopo giorno è veramente il grande segnale dell’efficacia della progettualità che abbiamo sviluppato per gestire i migranti nel nostro territorio, bilanciando la tutela della sicurezza cittadina, lo sviluppo turistico e commerciale, oltre alle necessità e le aspettative dei migranti stessi. In fatto di immigrazione siamo riusciti, in pochissimo tempo, a ottenere importantissimi risultati per migliorare il benessere dei nostri concittadini. Il 31 maggio 2017, siamo riusciti a sgomberare 48 appartamenti in via Ariosto, a ridosso dell’area turistica. Si trattava di due immobili, che per oltre 20 anni nell'indifferenza delle passate amministrazioni, sono state centrali dedite allo spaccio e alla contraffazione, con conseguenze sulla sicurezza della zona e ancor di più sulla qualità della vita dei montesilvanesi. Inoltre, fino a dicembre 2017, avevamo la presenza di due Cas, Centri di accoglienza straordinaria, in altrettante strutture alberghiere fronte mare, con flussi illimitati di migranti controllati direttamente dalle Prefetture, sui quali l’ente comunale non aveva voce in capitolo. Abbiamo preso una decisione, non restare a guardare per tutelare gli interessi dei montesilvanesi. L’unica possibilità data dalla normativa di riferimento per ridurre notevolmente il numero dei migranti sul territorio era quella di aderire alla rete Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, gestito direttamente dal Comune. Questo ci ha consentito di applicare la clausola di salvaguardia, che esclude differenti tipologie di accoglienza sul territorio. Ciò significa che dagli oltre 500 uomini adulti presenti nei Cas, siamo riusciti a ridurre tale numero a 101 persone, impegnate in lavori nell’ambito della cura del verde, delle manutenzioni del cimitero cittadino e, nel corso dell’ultima stagione estiva, di assistenza nelle due spiagge accessibili della città, affiancando a aiutando i diversamente abili a fruire dei servizi messi a loro disposizione. Il progetto Sprar del Comune di Montesilvano», conclude il primo cittadino, «era stato valutato dal ministero dell’Interno, all’atto della sua presentazione, nell’annualità 2017, come il più corposo e articolato a livello nazionale, a dimostrazione che già sulla carta, tale progettualità si mostrava concreta e ricca di punti di forza».

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Lettere per il referendum, udienza rinviata

Rinviata al prossimo 7 febbraio, per mancanza della prova della ricezione della notifica al senatore Luciano D'Alfonso, l'udienza sull'inchiesta relativa alla propaganda referendaria del 2016, che vede coinvolti l'ex presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso e l'ex segretario regionale del Pd, Marco Rapino. La vicenda nasce nel periodo precedente il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e ha origine da un esposto presentato dall'attivista del Forum H2o, Augusto De Sanctis, sull'uso dei suoi dati personali e sul coinvolgimento della Regione Abruzzo, in relazione ad una telefonata, a degli sms inviati sul suo cellulare e ad una lettera spedita ai cittadini, a fini elettorali. In seguito alle indagini su D'Alfonso e Rapino, il pm Salvatore Campochiaro presentò una prima richiesta di archiviazione, che venne respinta dal gip Antonella Di Carlo. Allo scadere dei sei mesi di supplemento delle indagini, disposti dal giudice, il pm ha presentato una nuova richiesta di archiviazione, alla quale De Sanctis - assistito dall'avvocato Michele Pezone, si è nuovamente opposto e che a questo punto verrà valutata il 7 febbraio prossimo.

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Rapina in villa a Lanciano, arrestato il sesto componente della banda

Arrestato un sesto componente della banda che lo scorso 23 settembre aveva assaltato la villa dei coniugi Martelli di Lanciano e mutilato la moglie del professionista: si tratta Marius Adrian Martin, 34enne romeno, con precedenti per associazione a delinquere, reati contro la persona e patrimonio) che nel frattempo si era rifugiato in Romania. Martin è stato preso a Craiova, la Polizia romena: la polizia romena e gli agenti italiani lo hanno rintracciato presso alcuni familiari, così come è emerso da mirate attività di intercettazione telefonica. Il GIP di Lanciano ha firmato un mandato di arresto europeo nei confronti del soggetto, consentendone celermente l'individuazione e la cattura. I carabinieri e il Capo della Mobile di Chieti si porteranno nella località rumena, dove si trova un investigatore del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, per l'attivazione delle procedure di estradizione. 

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Inchiesta sull’acqua del Gran Sasso, il procuratore: L’acqua non è inquinata, sia chiaro

L'inchiesta sull'acqua del Gran Sasso avrebbe evidenziato tutta una serie di "forti criticità di tipo strutturale che vanno necessariamente risolte attraverso complessi ed articolati lavori e con un notevole stanziamento di fondi da parte degli enti preposti, aspetti questi non di competenza della Procura". A distanza di poco più di una settimana dagli avvisi di garanzia e dal sequestro delle opere di captazione delle acque situate all'interno dei laboratori, nell'ambito dell'inchiesta sul sistema Gran Sasso,  il procuratore capo teramano Antonio Guerriero è intervenuto sulla questione per chiarire il senso della lettera inviata dalla Procura alle varie istituzionali nazionali, regionali, provinciali e comunali competenti per segnalare la necessitò di interventi definitivi di messa in sicurezza di laboratori e gallerie. "L'acqua non è inquinata, sia chiaro. I cittadini possono stare tranquilli. L'acqua si può bere, io la bevo tutti i giorni - ha detto il procuratore - ma ci sono delle criticità su cui bisogna intervenire. Vent'anni fa il laboratorio fu sequestrato e furono stanziati 80 milioni di euro per effettuare tutta una serie di lavori che in realtà non sono stati fatti". Ad oggi, per Guerriero, né laboratori né gallerie autostradali sarebbero adeguatamente impermeabilizzati, con il rischio di contaminazioni in caso di incidenti. "Sia i laboratori che la galleria sono beni di grande valore che vogliamo tutelare, ma devono poter convivere in sicurezza con quella spugna che è il Gran Sasso - ha continuato Guerriero - ad oggi i laboratori non sono adeguatamente impermeabilizzati e su 12 chilometri di galleria ne è impermeabilizzato uno solo. Non siamo intervenuti sulla loro attività, perché ci rendiamo conto della loro importanza e perché con il sequestro del rivolo che scorre sotto la galleria abbiamo eliminato il rischio maggiore". Sul tavolo anche la necessità di un intervento normativo da parte della Regione, in quando la legge stabilisce che le sostanze pericolose debbano essere stoccate ad una certa distanza dai punti di captazione. Requisito che ad oggi non sarebbe rispettato. 

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Rocambolesco inseguimento a Pescara, arrestato un giovane

Al termine di una folle corsa a Pescara, la Polizia ha arrestato un 34enne, già sottoposto a regime carcerario ma con permesso di uscire per andare a lavoro a Roseto degli Abruzzi. Al termine degli accertamenti, i poliziotti hanno accertato che il giovane non aveva la patente, perché mai conseguita. Il 34enne è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale ed è tornato in carcere. Le pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine Abruzzo, nel corso di un servizio di prevenzione e controllo del territorio, in via Rio Sparto, hanno notato una Mercedes con una persona sospetta alla guida.

Il conducente del veicolo, alla vista degli agenti, per eludere il controllo, ha cambiato improvvisamente il senso di marcia, dandosi alla fuga. Ne è scaturito un pericoloso inseguimento, andato avanti per oltre un quarto d'ora e terminato quando l'auto del fuggitivo ha urtato un veicolo in sosta. Il giovane a quel punto ha tentato la fuga a piedi, ma è stato bloccato.

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Trattore si ribalta nel pescarese, grave 57enne

Un uomo di 57 anni, G.S., è ricoverato in prognosi riservata all'ospedale di Chieti a causa delle lesioni riportate in un incidente agricolo verificatosi nelle campagne di Rosciano. L'uomo era alla guida di un trattore su un terreno di famiglia quando il mezzo agricolo per cause in corso di accertamento si è ribaltato schiacciandolo. Soccorso e condotto al Policlinico di Chieti, l'uomo è ricoverato nel reparto di patologia chirurgica. 

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Presunta truffa per 3 milioni nella ricostruzione, il processo termina con la prescrizione

Avrebbero percepito, secondo l'accusa attraverso preventivi falsi, oltre 3 milioni e 200 mila euro ci contributi nell'ambito dei fondi comunitari post sisma che la Regione Abruzzo ha rimodulato per attrarre nuove imprese nel cratere del terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009, ma il processo che all'Aquila vedeva alla sbarra professionisti ed imprenditori, e' finito in prescrizione. Il Tribunale dell'Aquila ha emesso una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti degli 8 imputati, ai quali venivano contestati i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico.

La vicenda risale al 2012 e secondo le ipotesi dell'accusa, uno degli indagati, in qualita' di commercialista e consulente incaricato per la presentazione delle domande a favore delle societa' legate agli imputati per ottenere i contributi del bando Por-Fesr 2007-2013, avrebbe attestato falsamente alla Regione, redigendoli e sottoscrivendoli con il nome del rappresentante di una società e con il suo consenso, la veridicita' di sette preventivi di spesa falsi per un totale che supera i 3 milioni e 200 mila euro; gli stessi venivano allegati alle domande di contributo a favore delle imprese cui veniva indicato quale fornitore di beni e servizi la società amministrata dallo stesso sottscrittore dei preventivi, societa' che, sempre stando all'accusa, ha sede nel capoluogo di regione, ma in realta' inattiva e non operativa. Un meccanismo che avrebbe consentito di ottenere un punteggio maggiore nella graduatoria. Gli altri indagati, sempre in concorso tra loro, erano accusati di aver prodotto falsi preventivi di spesa a favore della società, che a sua volta provvedeva a redigerne altri in favore delle altre "ditte amiche" per far ottenere finanziamenti per centinaia di migliaia di euro.

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Pescara, consegnati Ciatte’ e Delfini d’ Oro del 2018

Attribuite, nel corso di una seduta solenne del Consiglio comunale di Pescara, le benemerenze civiche dei Ciattè e dei Delfini d'Oro. La cerimonia si è svolta stamani, nel giorno delle celebrazioni per il Santo Patrono, a Palazzo di Città. Dodici, in tutto, i nominativi indicati dalla Commissione dei Saggi e dal sindaco Marco Alessandrini a cui sono stati conferiti i Ciatté d'Oro, riconoscimento riservato ai pescaresi, e i Delfini, per personalità che vivono e operano fuori città. I Ciattè d'Oro alla memoria sono andati a Suor Maria Olga Pignatelli, suora comboniana, missionaria e storica volontaria a servizio degli ospiti della mensa Caritas, e a Edoardo Tiboni, patron del Premio internazionale di cinema e letteratura Ennio Flaiano, creatore del Mediamuseum e infaticabile operatore della cultura abruzzese. I Ciattè d'Oro sono stati conferiti a Antonella De Angelis, musicista, direttrice dell'Orchestra Femminile del Mediterraneo; Augusto D'Agostino, professore di educazione fisica e animatore della vita sportiva cittadina; Antonio Del Giudice, giornalista, direttore de il Centro per oltre 10 anni, oggi scrittore pluripremiato; Padre Fiore Paglione, musicista e Maestro della corale Polifonica di Sant'Andrea; Michele Ramenghi, pediatra; Franco Summa, artista poliedrico, pittore, scultore, creativo e autore di performance e monumenti cittadini. I Delfini d'Oro sono andati a Pierluigi Ciocca, banchiere ed economista, per undici anni direttore generale della Banca d'Italia; Luigi Falconi (detto Gigino), pittore di lungo corso; Andrea Prencipe, Magnifico Rettore dell'Università Luiss Guido Carli, saggista, studioso; Giovanni Pettorino, ammiraglio e Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, Guardia Costiera. "Nella cerimonia di oggi Pescara mostra il meglio di sé: i nomi di tante e tanti che hanno fatto e fanno grande la città, nelle sue virtù più preziose come la generosità, la cultura, la musica, la creatività, lo slancio verso gli altri e la passione per lo sport, le arti, gli studi economici, la medicina - ha detto il sindaco nel suo intervento - E' questa è la roccia su cui edifichiamo la nostra casa comune e a cui dobbiamo guardare per cambiare in meglio il mondo. Questo è anche ciò che ci unisce, che ci rende fieri di Pescara e di essere ciò che siamo, di ciò che sappiamo fare, di ciò che sapremo fare per noi e per tutti, ci rende fieri di essere pescaresi".

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Condannato per peculato l’ex comandante dei vigili di Ortona

L'ex comandante della Polizia Municipale di Ortona, è stato condannato per peculato a due anni di reclusione, pena sospesa e non menzione. Il processo si è svolto con il rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Chieti Isabella Maria Allieri. L'ex comandante è stato inoltre condannato al risarcimento dei danni nei confronti del Comune di Ortona, che si è costituito parte civile: il risarcimento è provvisoriamente esecutivo per 70 mila euro e, al pagamento da parte di 47.024 euro, il giudice ha subordinato la sospensione della pena. Secondo l'accusa l'ex comandante, che per questa vicenda è stato licenziato nel settembre di due anni fa, dopo che erano scaduti i rapporti contrattuali con due società di riscossione, aveva avuto in affidamento dalla giunta comunale di Ortona la gestione dei parcheggi a pagamento cittadini. E avendo la disponibilità mensile del denaro liquido ritirato dai parcometri, a più riprese, fra la fine gennaio e la fine di giugno del 2016, si impossessò di 55.931 euro provento degli incassi. L'ammanco fu scoperto dal Revisori dei Conti del Comune.

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Crac Curti-Di Pietro, la Cassazione rende definitive le condanne 

A cinque anni dalla sentenza di primo grado la Corte di Cassazione chiude la vicenda giudiziaria relativa al crac Curti-Di Pietro, rigettando i ricorsi presentati dalle difese dei due imprenditori. Per Guido Curti e Maurizio Di Pietro diventa così definitiva la condanna a sei anni inflitta in primo grado e confermata in appello. Annullamento senza rinvio, invece, per la sentenza di condanna a un anno per Nicolino Di Pietro, fratello di Maurizio, per intervenuta prescrizione. I tre imprenditori erano finiti a processo al termine di una lunga e certosina attività di indagine portata avanti dalla Procura di Teramo, con l'accusa di bancarotta fraudolenta perché accusati di aver portato al fallimento tutta una serie di società. Un crac milionario, di circa 20 milioni di euro, e per il quale in primo grado il Tribunale di Teramo aveva condannato a sei anni Curti e Maurizio Di Pietro e a tre anni Nicolino Di Pietro. Condanne confermate in appello, con la parziale riforma per il solo Nicolino al quale la pena era stata ridotta a un anno, e sulle quali adesso è arrivata la sentenza della Cassazione. 

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