Le Idee

Dieci consigli non richiesti al futuro segretario regionale del Partito Democratico

Dieci consigli non richiesti al futuro segretario regionale del Partito Democratico

Che cos'è un partito politico? Può essere tante cose a seconda dei contesti geografici e delle fasi storiche: una "comunità di destino", un'organizzazione di rappresentanza di interessi e di valori, un vettore per la conquista del potere, un aggregatore di posizioni emerse nella società. Che cosa viceversa non può essere, nel lungo periodo, un partito politico pena il suo progressivo e inevitabile deterioramento? Una lega corporativa di ceto politico, una struttura di potere che si auto-perpetua sulla base di una logica di cooptazione e di successione indotta delle gerarchie, ad onta di riti apparentemente ultra-democratici quali primarie con regole opache e infatuazioni collettive improvvise verso leader accentratori. Partendo dall'assunto di una necessaria correlazione tra morfologia del partito e sua proiezione progettuale, in altri termini tra forma-partito e proposta di governo, anche nella nostra regione, occorrerebbe:
1) Trasformare la composizione sociale dei propri iscritti volgendo lo sguardo, mediante una revisione realistica e mirata della propria ragione di esistenza, alla vasta platea dei non garantiti: precari, disoccupati, sottoccupati, studenti, piccolissimi imprenditori, cooperatori, giovani donne per andare oltre il blocco storico di impiegati pubblici, pensionati e rappresentanti di un fantomatico "ceto medio riflessivo", urbano-centrico e sazio, sempre più minoritario e comunque insufficiente a raccogliere uno spettro largo di consenso proprio di una sinistra di governo;
2) Ristrutturare la propria articolazione interna: chiudere quella qualche decina residua di inutili, artificiali, nostalgici ed etero-diretti circoli locali per costruire macro-sezioni territoriali con almeno cento iscritti (di vallata, di comprensorio, di più quartieri) per ricostruire comunità di discussione pubblica partecipate, rappresentative, mobilitanti.
3) Costruire, con creatività, riattingendo anche con spirito critica alla ricchissima storia organizzativa della sinistra italiana, la propria presenza negli ambiti critici della società: fondare sezioni universitarie degne di tal nome all'interno degli Atenei regionali per ingaggiare una battaglia su diritto allo studio, politiche attive del lavoro, investimenti nella ricerca scientifica e selezione sociale fondata sul merito, "cellule" contemporanee nei luoghi di lavoro riconnettendo l'attività politica alla vita reale, tentando di "organizzare i disorganizzati".
4) Concepire agili corsi di formazione e acculturazione politica per nuovi dirigenti di partito: niente di accademico e pedante, ma brevi e ripetuti cicli di conferenze di giovani ricercatori volontari, per suscitare nuove energie e stimolare passione per l'impegno politico. Quanti segretari di circolo dell'attuale PD sanno, a titolo di mero esempio, chi fosse Umberto Terracini? O che cos'è un moltiplicatore keynesiano? O che cos'è una forma di governo parlamentare razionalizzata? O un sistema pensionistico a ripartizione? Sarà ormai chiaro come non sia più possibile rincorrere i populisti sulla strada della semplificazione estrema. Solo chi sa cose complesse può farle comprendere in maniera semplice ai cittadini, oltre che governare la cosa pubblica con cognizione di causa.
5) Limitare il peso degli amministratori locali e degli eletti nei ruoli direttivi, restituendo ai militanti e agli iscritti la funzione di sostegno, proposta, ma anche di contraltare dialettico rispetto alle istituzioni governate, o rappresentate, da propri compagni di partito; il che sarà possibile ad una sola ed unica condizione: che, ad esempio, i segretari regionali e provinciali possano vantare un'autorevolezza, un'autonomia di pensiero e un progressivo peso politico specifico non inferiore agli eletti.
6) Mettere in piedi un comitato regionale deputato alla ricerca trasparente di finanziamenti volontari, sul modello delle più riuscite esperienze associative in ambito culturale, rivendicando la necessità del costo della politica affinché essa sia democratica e alla portata dei ceti meno abbienti.
7) Lavorare sulla comunicazione politica attraverso un mix intelligente di nuove tecnologie e vecchi canali tenendo conto della stratificazione sociale della popolazione e del divario digitale
. 8) Fare del partito un presidio radicale e riconosciuto di pedagogia repubblicana, banditore intelligente di un patriottismo costituzionale a difesa dei valori della Repubblica nata dalla Resistenza. Priorità valoriale all'uguaglianza delle opportunità e alla giustizia sociale nelle proposte di politiche pubbliche. Inserimento nella propria cultura politica di un ambientalismo maturo, pragmatico, realizzativo e moderno.
9) Promuovere un progetto di governo della Regione incardinato su pochi assi (semplifico, ma credo di cogliere qualche elemento): Ente Regione che legifera, programma e pianifica, ma non amministra per il tramite di agenzie e stazioni appaltanti opache; rilancio di investimenti pubblici selettivi in innovazione tecnologica, industrie di avanguardia, economia verde e agricoltura di qualità, beni e attività culturali, politiche attive del lavoro, sostegno alla povertà; priorità evidente del pubblico e dei servizi territoriali nelle politiche di welfare; radicale ripensamento delle politiche di trasporto pubblico.
10) Costruire un sistema di selezione delle candidature alle cariche rappresentative istituzionali in grado di far emergere uomini e donne adeguati, mossi da passione politica e competenza amministrativa, cultura di governo e capacità di interrelazione sociale, rappresentatività territoriale e spiccato senso civico.
Programma velleitario? Forse no!

Alessandro D'Ascanio, Sindaco di Roccamorice

 

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Consiglio Superiore della Magistratura, storia di uno scandalo

Consiglio Superiore della Magistratura, storia di uno scandalo.

Il grande pubblico sarà rimasto scioccato nell’apprendere quanto la magistratura di Perugia sta portando alla luce sul comportamento di alcuni componenti togati del CSM. Se i magistrati non fossero assunti per concorso ma fossero elettivi sarebbero, presso l’opinione pubblica, travolti come accadde ad alcuni partiti durante la stagione di mani pulite. Questo strapotere delle correnti nella Associazione Nazionale Magistrati è invece una prassi datata ed usuale. Alcuni magistrati, di cui non faccio il nome per ovvie ragioni di riservatezza, mi hanno assicurato che se un magistrato non è iscritto ad una delle correnti dell’ANM e non si impegna a fondo in essa, sarà messo da parte per ogni importante avanzamento di carriera. Al CSM i togati arrivano eletti dalle loro correnti e il loro compito principale è quello di tutelare i loro elettori al momento delle assegnazioni di posti di responsabilità. La cosa funziona come in una grande “massoneria” dove ad andare avanti sono gli amici e gli amici degli amici, mentre i nemici ,il caso Ielo insegna, dovrebbero essere aggrediti da amici compiacenti.

Il peso dei pm

Per lo più un accordo tra le correnti si trova e le nomine vengono disposte manuale Cencelli alla mano. Ma quando i posti da assegnare vengono ritenuti di particolare importanza ,si può arrivare allo scontro come in questo caso, per la nomina a capo delle Procure. Chi conosce un poco l’organigramma della Magistratura si potrebbe chiedere: come mai per le cariche nei tribunali civili non si arriva a questi scontri? E come mai la posizione di Procuratore capo presso il tribunale è più ambita che non quella presso la Corte di Appello e la Cassazione e come mai altri ruoli importanti come la presidenza del Tribunale, della Corte d’Appello e delle sezioni della Cassazione che sono oggettivamente più prestigiose, non scatenano lotte senza quartiere? La risposta è semplice; è la Procura presso il tribunale che inizia l’azione penale. Qui risiede il massimo potere come dimostra il caso Siri. Basta un avviso di garanzia per scatenare un pandemonio; se poi l’imputato sarà assolto dopo anni la cosa non interessa più a nessuno.

Clamore e carriere

In Procura si può raggiungere la notorietà attraverso indagini che hanno risonanza sui mezzi di informazione ,notorietà che poi può essere spesa per ottenere una buona candidatura politica. Nelle Procure più importanti può capitare che si svolgano inchieste che coinvolgono noti personaggi anche politici. Può essere interessante avere, per le correnti della magistratura che hanno qualche rapporto con la politica ,un controllo da poter usare a favore degli amici e contro i nemici.
Naturalmente la stragrande maggioranza dei magistrati sono persone di specchiato comportamento, che si tengono fuori da queste beghe e per questo sono spesso penalizzati nelle loro carriere. I magistrati non solo devono essere assolutamente imparziali ma devono anche sembrarlo e questo episodio conferma presso i cittadini la paura che non sempre il magistrato sia nella sua azione indipendente dalle sue convinzioni politiche che ha il diritto di nutrire come qualunque cittadino; è questa la indipendenza che sta a cuore alla gente.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Quale rotta terrà il governo verde-giallo?

Quale rotta terrà il governo verde-giallo?

Vorrei per prima cosa valutare le previsioni fatte nel mio articolo di sabato 25 maggio. Avevo preso in considerazione solo la Lega, il Movimento 5 stelle, Forza Italia, Fratelli d’Italia e il PD perché ritenevo che solo questi partiti sarebbero riusciti a superare la soglia del 4% e così è stato. Avevo anche previsto senza sbagliare il successi di Salvini e della Meloni, la sconfitta di Berlusconi e di Di Maio e una modesta ripresa del PD. Questa ripresa è solo percentuale e data dalla contrazione dei votanti rispetto alle politiche perché in termini assoluti il PD ha ottenuto lo stesso numero di voti del 4 marzo; i Grillini sono andati peggio di quanto mi aspettavo. La reazione di Salvini al successo elettorale, evidenziata nella dichiarazione rilasciata nella notte di domenica dal segretario della Lega è stata esattamente prevista nel mio articolo

Che futuro si prospetta?

Salvini come è logico, dal momento che in questa alleanza ci guadagna molto e l’alleato ci perde assai, non ha alcuna intenzione di far cadere il governo. E’ però determinato a modificare i rapporti di forza nel Consiglio dei Ministri e sul tavolo metterà il decreto Sicurezza bis, la flat tax, la realizzazione della Tav , la riforma della Giustizia secondo il suo modello e l’autonomia regionale. Non sarà disposto a tollerare ostacoli o rinvii. Se questi si dovessero presentare potrà interrompere il contratto accusando i 5 stelle di inadempienza. In questo caso, o a ottobre o in primavera ci sarà solo la possibilità di elezioni perché il PD in faticosa risalita non è disposto a fare la rete di salvataggio per il Movimento, e anche se una maggioranza parlamentare con Fratelli d’Italia, Forza Italia e un’ala scissionista dei 5 stelle fosse possibile, non commetterà lo stesso errore di Renzi che andò alla Presidenza del Governo senza passare prima per il vaglio elettorale. Avevo in precedenza accennato a due variabili; una di esse riguarda la possibilità che inchieste giudiziarie colpiscano esponenti di primo piano del Partito e perfino lo stesso Segretario. In questo caso l’unica difesa sarebbe l’attacco, ciò è una campagna elettorale sulla base della indipendenza della politica e della necessità di una immediata riforma della Magistratura dopo aver conseguito una schiacciante vittoria. Che questa ipotesi non sia campata in aria mi è confermato da una intervista rilasciata da un giornalista del Fatto Quotidiano che diceva all’incirca così: la sconfitta dei 5 stelle è dipesa dal fatto che non hanno saputo comunicare tutti i provvedimenti presi in questo anno di governo. La legge sulla corruzione, ad esempio, produrrà moltissime inchieste giudiziarie. Se questa non è una minaccia o almeno un avviso poco ci manca. L’elettorato non è però più quello del 1993 e a torto o a ragione non si fa impressionare dalle inchieste e la nuova tangentopoli con collusioni mafiose sbandierata in campagna elettorale non ha frenato il successo della Lega.

Le difficoltà di Di Maio

Luigino ha subito una sconfitta devastante in campo nazionale dopo sette dure sconfitte a livello regionale. Si trova quindi in grande difficoltà. La sua posizione di Capo Politico, in qualche modo di Duce (ricordiamo che durante l’impresa di Fiume d’Annunzio era nominato “il Comandante” e anche “il Duce”) deriva la sua posizione non dalla vittoria in un Congresso del Partito ma per designazione del Garante. Il primo problema da risolvere è quanto potere decisionale conserverà all’interno del Movimento se si formerà una segreteria o un direttorio, e in che modo saranno prese le decisioni future. Andare ad elezioni subito è una opzione da evitare perché trasferirebbe nel Parlamento la perdita di consensi avuta alle europee e i parlamentari più a rischio perché al secondo mandato o perché eletti in Collegi dove la conferma è difficile faranno una consistente opposizione. Di Maio nelle dichiarazioni di lunedì pomeriggio ha affermato che il governo andrà avanti e che non farà passare provvedimenti della Lega contrari ai principi del Movimento. Temo però che dovrà cedere su molte cose pur di non far saltare il Governo perché si trova nelle condizioni di un condannato a morte che non potendo ottenere la grazia cerca in ogni modo di allontanare il giorno dell’esecuzione. Una buona carta da giocare però gli è rimasta e riguarda la autonomia delle regioni del nord. Il Movimento conserva ancora la leadership del sud e deve quindi quasi trasformarsi in una lega sud se non vuole perdere i residui consensi. Questa posizione è forte perché in Parlamento troverebbe a sostegno anche i voti di PD, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

La variabile europea

I sovranisti sono andati bene ma non tanto da modificare in modo rivoluzionario i rapporti di forza in Europa. Le tre importanti posizione in Europa dell’Italia, Draghi alla BCE, Tajani alla presidenza del Parlamento Europeo e Mogherini agli Esteri sono al capolinea e nessuno di queste posizioni è contendibile dall’Italia. Avremo un Commissario, ma di che peso? Quello che più importa è quale flessibilità sui conti riuscirà ad ottenere l’attuale governo? Gli avversari dei sovranisti vorranno picchiare duro o saranno più diplomatici per paura che un crollo economico dell’Italia coinvolga anche gli altri paesi? E Salvini andrà dritto seguendo le idee dei suoi consiglieri economici o si dimostrerà più malleabile come il famoso bullo romano che dice “me ne hanno date ma gliene ho dette!”? In definitiva molto dipenderà dal livello dello spread perché se il Matteo verde dice che lui lo spread se lo mangia a colazione, un crollo economico toglierebbe agli italiani non solo la colazione ma anche la cena.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Ieri, oggi e domani

Ieri, oggi e domani

Ieri oggi e domani è il titolo di una famosa commedia di Eduardo De Filippo trasposta al cinema con la indimenticabile interpretazione di Sofia Loren e Marcello Mastroianni, ma è anche la condizione in cui oggi, domenica sera, si valuteranno i risultati delle elezioni in confronto di quelli ottenuti nelle passate elezioni, e quanto accadrà da lunedì nel panorama politico italiano ed europeo.

Le previsioni

Anche i sondaggi più recenti e segreti mostrano una incertezza superiore al consueto perché il numero degli elettori che decideranno come votare all’ultimo momento sembra essere consistente. E’ però possibile indicare un orientamento. Il vincitore sarà Salvini che avrà più voti del 2014 e del 2018.e sarà il primo partito. Quanto avrà guadagnato o perso rispetto ai migliori sondaggi di qualche tempo fa avrà un significato relativo perché quelli erano solo dei sondaggi. Un'altra probabile vincitrice potrà essere la Meloni capace di superare lo sbarramento del 4% e raccogliere più voti del 4 marzo. Uno sconfitto sicuro sarà l’ex cavaliere che prenderà meno voti del 2014 e del 2018. Quanto al Pd la sconfitta rispetto al risultato del 2014 sarà pesante ma Zingaretti potrà comunque cantare se non vittoria almeno un inno alla ripresa perché otterrà più voti rispetto alle politiche dell’anno passato. Se riuscisse a posizionarsi al secondo posto sarebbe un relativo successo, ma la cosa ci sembra molto difficile. Abbiamo lasciato per ultimo il Movimento 5 stelle che subirà sicuramente un ridimensionamento rispetto al 4 marzo; se dovesse scendere sotto quanto ottenuto nelle precedenti elezioni europee la situazione per di Maio si farebbe molto difficile, ma non credo che questo accada; sia pur di poco i Grillini si posizioneranno al secondo posto.
Se questi fossero i risultati
Come li commenteranno i protagonisti? Salvini esulterà come il capitano di una squadra che ha vinto la Coppa dei Campioni. Di Maio sosterrà che è soddisfatto perché ha relegato Zingaretti al terzo posto e ha ridotto il divario da Salvini rispetto a quanto mostravano i sondaggi solo un mese fa, e questo per merito della sua campagna elettorale aggressiva. Zingaretti sosterrà che attraverso l’unità conseguita sta rilanciando il partito che rappresenta l’unica alternativa a questo governo. Berlusconi non ammetterà assolutamente di essere il principale sconfitto e se evitasse di scendere sotto il 10% si aggrapperà a questo risultato come ad una scialuppa di salvataggio. Del resto un ricco sfondato come lui che ha già annunciato di aver comprato una sontuosa villa a Bruxelles dove ospitare i principali leaders europei che, secondo lui, faranno la fila per essere invitati, non si sentirà mai uno sconfitto. La Meloni potrà sbandierare la sua piccola vittoria come se fosse un trionfo.
Le conseguenze politiche della Domenica elettorale.

Cadrà il governo a giugno?

Io sono portato ad escluderlo. Poiché in caso di interruzione dell’esperienza giallo-verde non c’è altra soluzione che le elezioni e questa soluzione non conviene a Di Maio perché conseguirebbe un risultato inferiore al precedente che gli potrebbe costare il suo ruolo di capo politico del movimento. Salvini passerà all’incasso? Lo escludo recisamente perché un eventuale coalizione di destra (chiamiamo le cose come sono) avrebbe margini incerti di vittoria anche perché chi interrompe una legislatura paga di solito un prezzo pesante. Si consideri anche che dopo aver rotto con i 5 stelle non si potrà pensare di riesumare il contratto e Salvini potrebbe trovarsi alla opposizione di un governo PD-5 stelle, cosa preferibile solo in caso di disastro economico, per rigenerarsi alla opposizione. Sarà molto interessante vedere se la sommatoria delle percentuali ottenute dalla Lega e dal Movimento otterranno la maggioranza assoluta, perché in questo caso il percorso della opposizione sarebbe ancora una marcia nel deserto.
Quali discussioni tra i due vice premier?
Di Maio ha già detto che quale sia il risultato delle europee i rapporti di forza in parlamento non mutano e perciò di rimpasto non se ne parla; neanche Salvini punta a un rimodellamento delle componenti di governo. Punterà invece con determinazione al decreto sicurezza bis, alla flat tax, alla realizzazione della TAV e a mettere pesantemente bocca nella riforma della giustizia. Variabili imprevedibili sono l’evolversi della situazione economica in autunno e l’arrivo di un avviso di garanzia per Giorgetti e forse anche per Salvini. Se qualcuno di questi eventi accadesse la prosecuzione della legislatura diverrebbe molto incerta.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Originali ed alla moda

Originali ed alla moda

Ciao a tutti e ben tornati sul mio blog Carly life&style.  Come da titolo,  questa volta vorrei parlarvi di un argomento che riguarda principalmente il pubblico femminile , ragazze e donne che come me sono appassionate di moda andando alla ricerca di nuove tendenze da seguire per rimanere sempre originali ! Per esperienza , la cosa che viene più apprezzata ... ed a volte invidiata dalle altre persone …  è quando si è  originali "avendo il coraggio" di indossare outfit particolari . Non bisogna però ne essere  eccessivi  ne vantarsi  bensì  mostrarsi cosi come si è.  Per andare alla ricerca di nuove tendenze vi consiglio di acquistare i capi più particolari , e non i soliti che indossano tutti. A volte il capo d’abbigliamento  che  sembra meno bello e particolare , in realtà è quello che può fare la differenza,  però  ricordatevi , tutto sempre dentro la vostra personalità ed il vostro modo di essere.  Spero che anche questa volta il post vi sia piaciuto .
Un saluto Carly.

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E’ arrivata la bufera, è arrivato il temporale

E’ arrivata la bufera, è arrivato il temporale

di Lucio Achille Gaspari

E’ arrivata la bufera, è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male…cantava l’indimenticabile Renato Rascel e ieri sulla Lega è arrivata la bufera dal consiglio dei ministri e il temporale da Milano. Chi sta bene è ovviamente Di Maio e chi sta male è Salvini. Infatti si è dovuto prendere uno schiaffone da Conte che sapeva che Salvini non avrebbe potuto causare una crisi di governo per Siri, e un bel calcione negli stinchi dalla procura di Milano che ha mandato un avviso di garanzia per abuso d’ufficio a Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia. Siamo alla vigilia di una nuova Tangentopoli? Stiamo per rivivere un Mani Pulite 2.0? Se arrivasse un avviso di garanzia a Giorgetti e poi uno a Salvini in base a qualche rogatoria proveniente dal Lussemburgo potremmo dire di sì.

La carta giudiziaria

Il Movimento 5 Stelle non poteva vivere di reddito di cittadinanza e di No Tav.; la questione giudiziaria e morale è una carta formidabile nelle mani dei Grillini. E’ una operazione preordinata oppure è solo la conseguenza di comportamenti illeciti? Questa domanda venne già posta per la Tangentopoli che mise fine alla prima repubblica facendo scomparire i partiti di governo. Per alcuni la Magistratura spianò la strada alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto, strada su cui si slanciò invece Forza Italia. Per altri la corruzione per ottenere finanziamenti illeciti per i partiti era un fatto evidente e sicuramente in molti casi fu così. In altri casi potrebbero esserci stati delle forzature. Remo Gaspari ad esempio ricevette in poco più di un anno 18 avvisi di garanzia nessuno dei quali sopravvisse alla udienza preliminare, tanto era evidente l’infondatezza dell’accusa. Però diciotto errori, uno dietro l’altro sembrano un po’ troppi. A pensar male diceva un noto personaggio si fa peccato ma ci si azzecca quasi sempre.

Lega, la svolta sul fisco

Considerazioni simili potrebbero essere fatte anche ora se la pioggia di avvisi di garanzia sulla Lega tendesse ad intensificarsi. Cosa può fare nel frattempo Salvini? Di porti chiusi e di legittima difesa non potrà continuare a vivere ancora a lungo. Ci vuole un obiettivo nuovo e coinvolgente. E questo obiettivo non può essere che uno: una consistente riduzione delle tasse per imprese, partite IVA, dipendenti e pensionati. Se poi questo possa ottenersi con la flat tax al 15% o con 2 o 3 aliquote ragionevolmente ridotte è una questione secondaria. E’ certo che la Lega non potrà ottenere nulla prima del 26 maggio. De Maio ergerà ad ostacolo un muro di gomma. Quello che deve risultare chiaro agli elettori è chi vuole ridurre le tasse e chi si oppone con tecniche dilatorie. Questa operazione, se ben condotta, dovrebbe riuscire ad interporre tra i due contendenti una differenza percentuale almeno del 10%. Se questo si verificherà, Salvini avrà ,dopo le elezioni europee, molte frecce al suo arco.

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Il caso Siri e le previsioni indovinate

Il caso Siri e le previsioni indovinate

Alla stipula del contratto di governo i 5 stelle avevano ottenuto il 32% alla elezioni del 4 marzo e la Lega il 17. Era pertanto logico che il Movimento si aggiudicasse più ministeri scegliendo quelli più importanti ed indicando la persona che avrebbe ricevuto l’incarico di formare il governo. Dopo un anno, stando ai sondaggi, i cinque stelle avrebbero perso il 10% dei consensi e la Lega ne avrebbe guadagnato almeno il 15%. Sondaggi confermati dall’esito delle elezioni regionali in Abruzzo, Basilicata e Sardegna dove il movimento aveva fatto il pieno alle elezioni politiche. Di Maio non poteva stare a guardare. Cosa avrebbe fatto? Prevedemmo che non avrebbe fatto cadere il governo perché non aveva un piano B soddisfacente. L’alleanza con il PD avrebbe richiesto una partecipazione totalitaria degli eletti democratici cosa non affatto scontata; in alternativa un governo tecnico non sarebbe stato possibile perché non ci sarebbe stata una maggioranza a sostenerlo. Le elezioni anticipate sarebbero stato ancora peggio. Di Maio oltre ad assumersi la responsabilità di interrompere la legislatura avrebbe certificato con l’esito elettorale le fosche previsioni e avrebbe probabilmente perso il ruolo di capo politico. Non gli restava dunque che attaccare in continuazione Salvini cercando di limitarne il ruolo nel governo con l’obbiettivo di far risalire i propri sondaggi e di deprimere quelli dell’avversario. Ed è stato proprio quello che ha fatto e anche molto bene, anche sull’aspetto della immigrazione clandestina e della sicurezza interna. Salvini ha potuto solo reiterare gli attacchi alla Raggi, operazione che non gli apporta vantaggio perché i Grillini blindano la sindaca e di questo se ne riparlerà solo tra due anni. Il caso Siri è piovuto sui Grillini come il cacio sui maccheroni e non se lo sono lasciato sfuggire. Qui non si tratta di garantismo o giustizialismo ma solo di sfruttare il caso giudiziario e talvolta la compiacenza dei magistrati per conquistare o conservare il potere come fece il Partito Comunista Italiano ai tempi di mani pulite. La conferenza stampa convocata da Conte in cui si annuncia la cacciata di Siri al prossimo consiglio dei ministri, se il sottosegretario non si dimetterà prima, è stato un sonoro ceffone in faccia a Salvini il quale minimizzando l’episodio ha dimostrato di avere sangue freddo e di non cedere alla irritazione facendo mosse avventate. Ma ha dimostrato anche di trovarsi in una condizione di grande debolezza. Se avesse fatto saltare il governo si sarebbe trovato a fronteggiare accuse di sostegno ad un corrotto probabilmente colluso con la mafia che sarebbero state ancora più violente se, in caso di elezioni anticipate, si fosse alleato con Berlusconi. Gli attacchi di Di Maio non finiranno però qui; aperta una breccia il cannoneggiamento continuerà. Con quali argomenti? Il primo è che una situazione così imbarazzante per il governo è stata risolta dai 5 stelle mentre la Lega proteggeva un suo uomo già condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta. Poi arriverà la richiesta di spiegazioni tra la strana coincidenza della assunzione da parte di Giorgetti del figlio di Arata accusato di essere il corruttore di Siri anche per conto di Nicotera a sua volta accusato di essere un finanziatore della latitanza di Messina Denaro. In definitiva potrebbe essere insinuato il sospetto che le azioni di Siri non erano autonome e svolte all’insaputa di Salvini ma che esisteva un rapporto organico con la famiglia Arata. Difficile credere che verrà dato via libera alla flat tax ma l’altro argomento molto efficace efficace è il blocco o comunque la vanificazione delle autonomie egoistiche di alcune regioni del Nord. Questa azione dovrebbe far perdere alla Lega dei voti al nord e frenare l’ascesa di Salvini al sud condizione essenziale per vincere le elezioni, e questo lo sapeva bene Berlusconi che al sud racimolava molti voti e lasciava alla alleata lega di arare, in ricerca di consensi, le valli alpine. Cosa porterà in termine di voti questa situazione alle prossime consultazioni europee è tutto da vedere; il risultato intanto è quello di paralizzare l’azione di governo ,cosa che per ora i giallo-verdi si possono permettere perché non esiste ancora una opposizione credibile.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Il 25 aprile la festa della Liberazione

Il 25 aprile la festa della Liberazione

La festa della Liberazione è una festa divisiva? Sicuramente non lo è ma da un certo numero di anni si verificano episodi in qualche modo in controtendenza. Alcuni esponenti politici prendono le distanze dalle manifestazioni che si tengono in questa giornata, altri vengono contestati mentre partecipano ai cortei celebrativi. Questi episodi non si verificavano durante la Prima Repubblica. La Costituzione, legge fondamentale del nostro stato, nasce dalla collaborazione tra cattolici, marxisti, repubblicani e liberali, forze che hanno ispirato i gruppi partigiani. Il così detto arco costituzionale escludeva i partiti di destra in cui albergava anche qualche sentimento nostalgico. La Seconda Repubblica con l’avvento di Forza Italia, partito che insieme alla Lega Nord non contribuì alla lotta di Liberazione, e lo sdoganamento del Movimento Sociale trasformatosi in Alleanza Nazionale ha cancellato l’idea di arco costituzionale e sono nate quindi posizioni se non addirittura critiche quanto meno non uniformi al precedente comune sentire.

Per chiarire il rilievo che la lotta partigiana ha avuto nelle fondazione della Repubblica è necessario fare alcune considerazioni

Il Fascismo e l’antifascismo negli anni trenta

Negli anni trenta ed in particolare dopo la conclusione vittoriosa della guerra d’Abissinia e la fondazione dell’Impero il regima fascista conseguì il massimo del consenso popolare. Questo consenso si basava sulla concorrenza di diversi fattori che di seguito elenchiamo: una serrata ed efficace propaganda che iniziava sino dai banchi delle elementari, una condizione economica e lavorativa accettabile anche se non brillante, una sicurezza ed un ordine probabilmente più frutto della comunicazione del governo che della realtà, ma comunque percepita dai cittadini. Una serie di realizzazioni di tipo sociale come l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, l’Istituto Nazionale per gli Infortuni dei Lavoratori, le colonie montane e marine, il Consiglio Nazionale della Ricerca, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, la Riforma della scuola e dell’dell’Università. Lavori pubblici ben propagandati come il prosciugamento delle paludi pontine e altre attività anche di interesse architettonico come la trasformazione urbanistica di Roma determinata dalla costruzione della via dei Fori Imperiali, via della Conciliazione, la nuova sede dell’Università di Roma, il Foro Mussolini ed il nuovo quartiere dell’Esposizione Universale Roma. Il Regime totalitario e poliziesco era opprimente, ma se si confrontano le condanne e i confinamenti erogati dal Tribunale Speciale con quanto accadeva in Germania e in Unione Sovietica, la condizione italiana può essere considerata molto meno grave. La massa della popolazione non si occupava di politica e si limitava ad una critica bonaria condita da pettegolezzi, barzellette e satire che avevano per oggetto più gli alti gerarchi che lo stesso Mussolini. L’antifascismo militante era una attività di nicchia, coltivato da una minoranza di coraggiosi intellettuali. Solo il Partito Comunista riusciva a coinvolgere il proletariato operario ma non in modo tale da preoccupare il regime; e quando fu noto l’accordo stipulato tra Germania e Unione Sovietica dai ministri Ribentrop e Molotov le attività dei gruppi comunisti furono messe in sonno e si risvegliarono soltanto quando i Nazisti attaccarono l’Unione Sovietica. Le leggi razziali e l’alleanza con la Germania,” il nemico storico” affievolirono il consenso che però fu affossato solo dalla partecipazione dell’Italia alla Guerra Mondiale.

La guerra e la nascita del movimento partigiano

Senza la guerra il regime fascista sarebbe durato a lungo, forse anche dopo la scomparsa di Mussolini, subendo una lenta evoluzione verso la democrazia come accadde al regime Franchista. Fu l’esito di una guerra che doveva concludersi vittoriosamente in qualche settimana e che invece durò anni apportando lutti, distruzioni, povertà e fame a volatilizzare il consenso popolare al regime fascista. Quando il 26 luglio 1943 si seppe della caduta del governo e dell’arresto di Mussolini ci fu un tripudio di folle che associavano alla fine del fascismo anche quella della guerra con i suoi devastanti bombardamenti. Non c’era più un fascista disposto a lottare per ripristinare la situazione e nessuno dei 10.000 ben armati Militi di stanza a Roma al comando del Generale Galbiati mosse un dito. Le cose stavano diversamente e i tedeschi se lo aspettavano; all’annuncio dell’armistizio fatto da Badoglio l’otto settembre si affrettarono ad occupare l’Italia per utilizzarla come un campo di battaglia per tenere gli alleati lontani dal loro confine sud. Pochi giovani illusi e qualche ufficiale come Grossi, comandante di sommergibili e il principe Junio Valerio Borghese comandante della X flottiglia MAS aderirono a quel simulacro di stato che era la Repubblica di Salò. Pensavano di riscattare l’onore militare dell’Italia compromesso dal tradimento dell’alleato, ma i veri traditori erano i Tedeschi che combattevano una guerra autonoma senza avvertire il governo italiano dell’attacco alla Polonia e alla Unione Sovietica. La situazione fu invece ben compresa da eroi come Durand de la Penne, l’affondatore della Valiant, che aderì allo Stato Italiano riprendendo servizio nella Regia Marina e ai giovani che si arruolarono nell’Esercito di Liberazione che combatteva i tedeschi come forza co belligerante degli alleati. Nelle vaste zone occupate dall’esercito tedesco fu attiva una forza di guerriglieri che auto costituitasi in bande partigiane, come espressione militare dei partiti antifascisti, dette del filo da torcere alle armate germaniche presenti in Italia sotto il comando del Feld Maresciallo Kesserling. Sul piano militare questo contributo non va enfatizzato. I partigiani in numero di circa 150.000 (furono il doppio dopo la fine della guerra ma si capisce che saltare senza rischio sul carro dei vincitori era facile ) senza aviazione, forze corazzate e artiglieria pesante non potevano fare più di quello che eroicamente fecero e senza le armate anglo americane e i loro sbarchi in Sicilia , a Salerno e ad Anzio ci sarebbe stato poco da fare per liberare l’Italia Altissimo è invece il valore morale dell’impegno partigiano perché non fu lasciato esclusivamente a mani straniere il compito di riscattare l’Italia. Le brigate partigiane facevano riferimento alle forze politiche antifasciste, Democristiani, Socialisti, repubblicani, Liberali, Partito d’Azione; i più numerosi erano i comunisti. Tutti avevano lo stesso nemico che era il tedesco occupante ed il repubblichino. Diverse le finalità una volta preso il controllo della situazione. Per i comunisti l’obiettivo era istaurare una dittatura del proletariato e allearsi alla unione Sovietica; per gli altri era la istaurazione di una democrazia liberale e una alleanza con gli alleati anglo americani. Tra i comunisti c’era chi pensava di organizzare una rivoluzione armata come accadde in Grecia in modo fallimentare, ma prevalse il realismo politico di Togliatti che si rendeva conto dell’impossibilità di sconvolgere i patti di Yalta. Però, ove fosse possibile, questa soluzione sarebbe stata favorita. E la strage di Porzus in cui 17 partigiani cattolici furono trucidati nel febbraio 1945 da partigiani comunisti era funzionale a favorire che la Venezia Giulia compresa Trieste fosse ceduta al governo del Maresciallo Tito all’epoca ancora in buone relazioni con Stalin. I numerosi assassinii perpetrati dopo la fine delle ostilità per quasi un anno in Alta Italia come ben documenta Giampaolo Pansa, non furono affatto episodi di guerra civile ma stragi e vendette che nulla hanno a che vedere con le lotte partigiane e coloro che hanno cercato di nascondere o di giustificare questi fatti hanno reso un pessimo servizio al prestigio della lotta partigiana

La ricorrenza del 25 aprile oggi

La storia ha ormai dimostrato che la lotta partigiana, pur senza trascurarne l’apporto militare, ha avuto una rilevanza morale perché ha dimostrato che gli italiani nelle brigate partigiane e nell’esercito di liberazione hanno fermamente voluto che il riscatto nazionale non fosse dovuto soltanto alle preponderanti forze militari degli alleati. Diversamente dalle nazioni occupate dall’Armata Rossa si è trattata di una vera liberazione che ha garantito democrazia e sviluppo economico. Sono questi i valori che sono prevalsi, e non quelli legati alla dittatura del proletariato, che informano e sostanziano il significato democratico della nostra Repubblica. Coloro che manifestano sentimenti nostalgici, e sono fortunatamente un numero minuscolo; sono degli sciocchi che parlano di cose che non conoscono perché se avessero sentito il peso della dittatura e l’orrore della guerra sulle loro persone non si lascerebbero andare a queste manifestazioni neanche per scherzo. C’è ancora qualcuno però che forse avrebbe preferito un esito diverso della guerra partigiana e finge di vedere risorgere il fascismo solo con lo scopo di chiudere la bocca a voci non consonanti con il proprio pensiero.

Pericoli per la nostra democrazia oggi non si vedono, nondimeno bisogna essere vigilanti perché ciò che è accaduto una volta potrebbe tornare di

nuovo. Cerchiamo pertanto di celebrare questa ricorrenza senza retorica e senza contrasti nella consapevolezza che i valori di democrazia e di libertà presenti nei nostri cuori vanno coltivati con sobrietà, con attenzione e con perseveranza.

Achille Lucio Gaspari

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Le frasi celebri dei grandi uomini

 

Le frasi celebri dei grandi uomini

Difficile dire se è stata la grandezza di certi uomini a rendere famose la frasi da loro pronunciate oppure l’arguzia o la profondità o il valore storico di certe frasi ha contribuito a fare grandi coloro che le hanno pronunciate.

Alessandro Magno disse: sono grato a mio padre per vivere e al mio maestro per vivere bene. Al padre, Filippo II° re di Macedonia, doveva non solo la vita ma anche il regno; le nozioni apprese dal suo precettore erano però di fondamentale importanza. E che precettore! Aristotele uno dei più grandi filosofi dell’antichità.

Giulio Cesare era un decisionista; questo si evince anche dalle sue frasi che la storia ci ha tramandato. Il Rubicone era il fiume romagnolo a sud del quale nessun capo militare poteva transitare accompagnato dalle sue truppe pena una gravissima violazione della Costituzione della Repubblica Romana. Quando il condottiero si decise al grande passo disse “alea jacta est” ciò è il dado è tratto, nel senso di decisione presa. Il 2 agosto del 47 A.C. Cesare ottenne una straordinaria vittoria su Farnace a Zela del Ponto, stupefacente per velocità; comunicò la notizia al Senato con “veni, vidi, vici” sono arrivato, ho visto, ho vinto. Quando all’inizio della guerra civile doveva raggiungere il suo esercito già schierato nella penisola balcanica, ritenendo la traversata del mare da Brindisi a Durazzo pericolosa perché la flotta di Sesto Pompeo dominava il mare, decise di imbarcarsi sotto mentite spoglie per una traversata notturna. Essendo il mare in burrasca il capitano non voleva partire ed egli abbassando il mantello che gli copriva il capo disse “parti, tu porti Cesare e la sua Fortuna”

Marco Antonio tenne l’orazione funebre davanti al corpo martoriato di Cesare. Con un gesto teatrale tolse il lenzuolo che copriva il cadavere mostrando le ventitré ferite inferte dalle pugnalate dei congiurati, lesse il testamento di Cesare che lasciava i cittadini romani eredi delle sue fortune e poi rivolgendosi al principale artefice dell’assassinio disse “eppure Bruto è un uomo di onore”

Riccardo III° di York disarcionato dal suo cavallo mentre combatteva la battaglia di Bosworth durante la guerra delle due rose, per cercare di aver salva la vita ,ormai appiedato gridò “il mio regno per un cavallo”

Giuseppe Garibaldi, al comando dei Cacciatori delle Alpi avanzava invitto durante la terza guerra di indipendenza del 1866. Solo per lui le cose andavano bene; la flotta italiana dell’ammiraglio Persano era sta sconfitta nella battaglia di Lissa e in modo non differente le cose erano andate per l’esercito a Custoza. Fortunatamente gli alleati prussiani avevano vinto a Sadowa ponendo fine alla guerra contro l’Austria. A questo punto il generale Alfonso La Marmora ordinò all’eroe dei due mondi di fermarsi e Garibaldi rispose con un telegramma, telegraficamente succinto “obbedisco”

Gabriele D’Annunzio il poeta soldato prima di imbarcarsi su un MAS (motoscafo armato silurante) per partecipare alla beffa di Buccari interpretò la sigla di questi natanti in modo da creare un motto “Memento Audere Semper” ricordatevi di osare sempre.

E veniamo ai grandi personaggi di oggi e alle loro frasi celebri; saranno tramandate sui libri di storia? Crederlo non costa nulla!

Il Vice Presidente del Consiglio e super ministro Luigi Di Maio, dopo un consiglio dei ministri si affacciò festante al balcone di Palazzo Chigi (l’ultimo politico prima di lui ad affacciarsi da un balcone per un annuncio al popolo era stato Benito Mussolini) dichiarando “abbiamo abolito la povertà” Una cosa straordinaria abolire la povertà per delibera del consiglio dei ministri! A chi si riferiva? Alcuni pensano a lui stesso e ai numerosi senatori e deputati 5 stelle che con la loro elezione hanno conseguito uno straordinario incremento del reddito personale.

Terminiamo questo elenco con i due personaggi più importanti, due presidenti del consiglio che hanno governato senza essere passati attraverso il vaglio dell’elettorato in una elezione politica. L’uno si era cimentato in due elezioni amministrative e nelle primarie del suo partito che sono solo una consultazione privata di simpatizzanti del PD, l’altro forse non è stato eletto presidente neanche nella assemblea del suo condominio.

Renzi quando propose il suo referendum costituzionale disse “se non vinco mi ritiro dalla politica” Forse quella era una minaccia come sono soliti fare i ragazzini capricciosi che vogliono comandare nel gioco minacciando di portarsi via il pallone se non sono ubbiditi. Ma per la maggioranza dei cittadini quella era una promessa e come dicevano i latini “promissio boni viri est obligatio” la promessa di un galantuomo è un obbligo, concetto valido tuttora in ogni parte del mondo ma forse non a Firenze.

Giuseppe Conte all’inizio dell’anno ci promise “il 2019 sarà un anno bellissimo” dichiarando che ci si aspettava una crescita dell’1,5%. Quando la Banca d’Italia, la Confindustria e organizzazioni internazionali come la UE, l’OCSE, FMI tagliarono le stime a meno dello 0,5% dal governo si levarono le solite voci: siete dei gufi, con le previsioni non ci azzeccate mai. Siamo invece in recessione ,difficile raggiungere una crescita dello 0,2%. Però non siamo stati invasi dai marziani, ne è caduto sull’Italia in modo imprevedibile un gigantesco asteroide. Una spiegazione l’hanno però trovata, è la recessione internazionale. I cittadini si chiedono come mai la Gran Bretagna, la Francia e anche la Spagna hanno un incremento del PIL migliore del nostro che siamo gli ultimi in Europa; la congiuntura internazionale non vale anche per loro? A chi gli chiedeva conto della sua ottimistica dichiarazione Conte ha risposto che aveva scherzato. E’ una risposta che ci può stare dal momento che lui è stato designato da un partito fondato da un comico le cui battute fatte in teatro fanno ridere; speriamo che le sue non ci facciano piangere.

di Achille Lucio Gaspari

 

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A sud niente di nuovo

A sud niente di nuovo

Di Maio gonfio di orgoglio ha proclamato la vittoria dei 5 stelle in Basilicata. Che altro poteva dire? Due sono infatti gli obiettivi che si è prefisso con questa dichiarazione. Tenere uniti e fiduciosi gli elettori del Movimento, poiché sa bene che molti accorrono per aiutare il vincitore, ma quando le cose vanno male si allontanano rapidamente e dicono addirittura di non conoscerti. L’altra ragione è che quando una squadra va male c’è sempre qualcuno che chiede il cambio di allenatore. Così per restare in sella non si deve mai ammettere la sconfitta.

Ma lui stesso e gli altri sanno bene che la situazione è diversa da come viene presentata; e temono un aggravamento quando il 26 maggio si voterà per le elezioni Europee e per quelle della Regione Piemonte.

Il contratto del governo giallo verde giova alla Lega e danneggia i 5 stelle. Salvini pertanto, fino a che le cose andranno a questo modo, non ha alcun interesse a rompere; anche perché non ha completato l’assorbimento dell’elettorato del Cavaliere e quindi non è ancora autonomo. Di Maio deve invece resistere al timone fino a che è possibile e cercare di fare la massima ostruzione ai programmi di Salvini in maniera di trasmettergli almeno in parte il virus della sconfitta. Più difficile è invece recuperare i voti perduti, cosa verificatasi in modo particolare nelle regioni del Sud dove il Movimento era più forte. La prima cosa da fare è una analisi attenta delle ragioni del successo. Certamente lo hanno votato i NO TAP, No TEP, NO ILVA, No Olimpiadi, decrescita felice, onestà assoluta e genetica e cet. Questi ritengo che siano meno della metà degli elettori dei 5 stelle. Sono i fanatici, che vivono sempre uno stato di sovra eccitazione. Diversi voti si sono persi, non tanto perché alcune cose non sono state fatte, ma perché è difficile mantenere un elettorato in eccitazione costante; bisogna infatti trovare sempre nuovi obiettivi e nuovi nemici. I voti raccolti in sud Italia hanno però differenti motivazioni. Lo stato di abbandono di queste regioni dove impera la delinquenza organizzata, dove povertà e disoccupazione la fanno da padrone ha determinato una forte protesta e una apertura di credito al cambiamento. Verso chi si potevano indirizzare questi sentimenti? Il PD e Forza Italia che hanno a lungo governato, sono ritenuti i principali responsabili. Prima del 4 marzo neanche la Lega non era ben vista al Sud, con la sua retorica di Padania Indipendente e responsabilità di governo insieme al Cavaliere. Ora le cose sembrano essere cambiate; gli elettori dei 5 stelle volevano un cambiamento fulmineo, difficile a farsi e ricordano con preoccupazione le promesse inesaudite di Renzi.

Staccare la spina del governo è un salto nel buio. Un governo Giallo Rosso (la Roma non c’entra) è tecnicamente possibile ma difficile da realizzare. I renziani si metterebbero di traverso ma anche convincendosi per evitare elezioni anticipate, essendo il PD di Zingaretti in lieve ripresa, le condizioni che il Partito Democratico avanzerebbe sarebbero troppo gravose per essere accettate.

Quindi si navigherà a vista in attesa del 26 maggio e con un occhio all’evolversi della situazione economica.

Achille Lucio Gaspari

 

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