Incredibile ma vero

Bottiglie di Franciacorta all’asta per ricostruire una scuola nel Teramano

Pregiate bottiglie di Franciacorta all'asta a favore delle popolazioni terremotate del centro Italia e, in particolare, per sostenere la ricostruzione di una scuola nel Comune di Civitella del Tronto . Il 10 maggio, presso il Salone d'onore della Triennale di Milano, si terra' un'asta benefica per raccogliere fondi che saranno devoluti alla ricostruzione della scuola dell'infanzia del Centro di Civitella del Tronto e all'acquisto della dotazione strumentale della scuola materna di Borrano che in questo momento ospita i bambini trasferiti dalla struttura dichiarata inagibile nel capoluogo. La frazione di Ponzano di Civitella del Tronto, abitata da piu' di 220 persone, oltre agli eventi sismici dello scorso anno e' stata recentemente colpita da un movimento franoso che ha distrutto buona parte del paese e delle abitazioni, per le quali e' stata emessa un'ordinanza di sgombero. L'asta, realizzata in collaborazione con Sotheby's sara' composta di 31 lotti rappresentativi dell'eccellenza franciacortina tra cui magnum, jeroboam, riserve e collezioni speciali e sara' battuta dall'amministratore delegato di Sotheby's Italia Filippo Lotti. L'asta sara' aperta al pubblico

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Corsa all’acquisto di patatine fritte in Giappone

Corsa all'acquisto di patatine fritte in Giappone dopo che una delle piu' grandi aziende nipponiche di snack, la Calbee, ha annunciato lo stop delle vendite a causa di un cattivo raccolto a Hokkaido, regione chiave per la produzione di patate. Lo riporta Bloomberg. I prezzi sono subiti saliti alle stelle e un pacchetto, di solito venduto a meno di due euro, e' arrivato a costarne 11. Le foto degli scaffali dei supermercati vuoti sono diventati virali sui social media, anche perche' i giapponesi sono golosissimi di patatine: secondo un sondaggio condotto della Asahi tv su 10.000 persone sono il primo e il secondo snack preferiti in Giappone.

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Ladro scappa a piedi, inseguito e arrestato dall’ex olimpionico De Benedictis

Non ha avuto molta fortuna il giovane 23enne originario del Gambia che ieri sera ha tentato una rapina in un bar di Montesilvano cercando poi di scappare a piedi dopo l'arrivo dei carabinieri: sulla pattuglia accorsa 'purtroppo' per lui c'era anche Giovanni De Benedictis, una delle glorie della marcia italiana, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 nella 20 km. Quando il ragazzo, descritto come un uomo di 190 cm con le gambe lunghe, ha iniziato a scappare di corsa, il vice brigadiere De Benedictis, che dal gruppo sportivo dei carabinieri ora presta servizio nelle pattuglie in servizio d'ordine nel litorale pescarese, non si e' scomposto e ha iniziato a inseguirlo di corsa. La 'vicenda atletica' dell'inseguimento e' durata circa 800 metri, anche questa misura olimpica in atletica leggera: nonostante l'impaccio degli stivali militari De Benedictis ha prima lasciato 'sfogare' il fuggitivo per poi raggiungerlo ed arrestarlo con l'aiuto degli altri colleghi sopraggiunti. Il giovane dovra' ora rispondere di tentativo di rapina e resistenza a pubblico ufficiale.

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La puzza di fritto diventa reato, sentenza della Cassazione

La Cassazione, con la sentenza 14467/2017, ha condannato una coppia per "molestie olfattive", nuovo reato inquadrato in quello di "getto pericoloso delle cose" previsto dall'articolo 674 del Codice penale. Una sentenza giunta in seguito a una lite tra condomini: i proprietari di un appartamento al terzo piano di un palazzo sono stati accusati dagli inquilini al piano terra di aver provocato continue immissioni di fumi, odori e rumori molesti.

Una delle persone offese, si legge nella sentenza, "aveva dichiarato che quando gli imputati cucinavano, oltre ai rumori molesti dell'estrattore, 's'impregna l'appartamento dell'odore...del sugo, fritti eccetera, mi pareva di avere la cucina loro in casa mia'". Pertanto la Cassazione ha deciso di condannare gli imputati e rigettare il loro ricorso, in base al quale la norma relativa al "getto pericolo di cose" non sarebbe estensibile agli odori. Al contrario, confermando le decisioni dei primi due gradi di giudizio, la Cassazione ha sostenuto che "la contravvenzione prevista dall'articolo 674 del Codice penale è configurabile anche nel caso di molestie olfattive".

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Epatite E, colpito un italiano su 10

In Italia quasi una persona su dieci ha gli anticorpi per l'epatite E, segno che e' entrata in contatto con il virus, che nel nostro paese si trasmette soprattutto per via alimentare. Lo ha scoperto il primo studio sulla prevalenza nazionale fatto sui donatori di sangue dal Centro Nazionale Sangue e dall'Istituto Superiore di Sanita', presentato oggi a Roma. Quella da epatite E e' un'infezione 'a due facce', che nei paesi in via di sviluppo, dove sono presenti i genotipi 1 e 2, fa decine di migliaia di morti l'anno. In quelli industrializzati, in cui i genotipi prevalenti sono 3 e 4, la malattia e' nel 90% dei casi asintomatica, mentre puo' dare epatiti acute e croniche in pazienti immunodepressi. Per verificarne la prevalenza sono stati analizzati oltre 10mila campioni da donatori di sangue di tutta Italia. "Nell'8,6% dei campioni sono stati trovati gli anticorpi per il virus - ha spiegato Simonetta Pupella, coordinatrice dell'Area sanitaria del Cns, durante il convegno 'Virus dell'epatite E e sicurezza del materiale biologico umano' -, segno che nel passato c'e' stato un contatto con il virus. Il dato ha una grande variabilita' sia regionale che all'interno delle singole regioni". La prevalenza minore e' stata trovata in Basilicata, con il 2,2%, un decimo di quella dell'Abruzzo, che e' risultata del 22,2%. In generale le regioni dell'Italia centrale, Abruzzo, Marche, Lazio, Toscana e Umbria, e la Sardegna hanno mostrato la prevalenza maggiore, dovuta probabilmente al consumo maggiore di carne cruda di maiale, ad esempio le salsicce di fegato che diversi studi hanno indicato come possibile veicolo. In nessuno dei campioni e' stato invece trovato il virus attivo e capace di replicarsi. "Lo studio e' stato condotto su indicazione del Centro di Controllo delle Malattie del ministero della Salute - spiega Giancarlo Maria Liumbruno - ed e' solo il primo step. Ora proseguira' con uno studio prospettico, in cui il virus verra' cercato in donatori arruolati tenendo conto dei dati di prevalenza emersi da questo studio. L'infezione e' considerata una malattia emergente in Europa, e tutti i paesi stanno iniziando ad analizzarla con attenzione per valutare l'eventuale necessita' dell'adozione di misure di screening". Per quanto riguarda l'epatite acuta da virus E il paese europeo con piu' casi e' la Francia, che nel 2014 ne ha avuti 1825, mentre in Gran Bretagna ne sono stati censiti 800. In Italia la rete del ministero della Salute ha trovato tra il 2007 e il 2016 211 casi, in prevalenza in uomini di eta' media 40 anni. "Il rischio maggiore e' di una trasmissione per via alimentare per quasi tutti i pazienti - ha osservato Dragoslav Domanovic dell'Ecdc - solo per quelli fortemente immunodepressi, che sono trattati con una grande quantita' di prodotti del sangue, e' maggiore il rischio di trasmissione attraverso questi prodotti". 

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Viaggiatori da incubo

Viaggiatori che vogliono fare i furbetti a tutti i costi, poco educati, tirchi o sempre alla ricerca di un'avventura. Il motore di ricerca di hotel e voli Jetcost ha selezionato con un sondaggio i comportamenti più curiosi dei clienti degli alberghi che infastidiscono di più addetti alla reception e personale, e li ha classificati nelle dieci tipologie più odiate. Ai primi posti gli ospiti "furbetti", quelli che assicurano di aver prenotato con molto anticipo, e a un ottimo prezzo, ma non hanno la ricevuta e sono molto esigenti nelle richieste. Ospiti difficili da gestire, soprattutto se non parlano una delle lingue in cui si esprime il personale. C'è poi il tipo "tontolone", il cliente educato e obbediente, ma che a volte fa fatica a comprendere, e riempie gli addetti alla reception di domande incomprensibili. Nella black list, ci sono anche gli "ingordi", quelli che passano ore davanti ai buffet e si riempiono il piatto fino a scoppiare, salvo poi lasciare tutto. Si preparano anche panini e spuntini da portar via. I "maniaci del pulito", incuranti dell'ambiente, quelli che usano tre o quattro asciugamani ogni volta che si fanno una doccia e ne prentendono subito la sostituzione. E i "burloni", a caccia dello scherzo a tutti i costi, quelli che infastidiscono amici e altri ospiti, bussando alle porte e facendo arrivare servizio in camera non richiesto a orari impossibili. Inoltre, gli "astemi", o quelli che si professano tali, ma che con qualche trucchetto consumano le bottigliette del minibar e le richiudono. I clienti "sordi", che alzano volume di stereo e tv al massimo e parlano a voce altissima nei corridoi; il cliente "risparmiatore", che ordina o si porta da mangiare in camera, ma dall'esterno, non dal ristorante dell'hotel da cui però pretende posate e tovaglia. E il cliente "sporco", quello che usa oggetti della camera per fare altre cose, ad esempio la coperta per pulirsi le scarpe... . Infine, ma non più gradito, l'ospite "seduttore" sempre a caccia di un flirt, che tenta di conquistare il personale dell'albergo in tutti i modi, con comportamenti spesso fastidiosi e poco consoni.

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Violenza sulle donne, dati choc dell’Istat

Atti sessuali degradanti e umilianti, rapporti non desiderati e subiti come violenza, abusi o molestie fisiche sessuali gravi come stupri o tentati stupri: il 21% delle donne, oltre 4,5 milioni, li ha subiti nel corso della propria vita, un milione e 157 mila nelle sue forme piu' gravi, lo stupro (653mila) e tentato stupro (746mila). E ancora: il 20,2% delle donne tra i 16 e i 70 anni, 4,3 milioni, e' stata vittima di violenza fisica, minacce, schiaffi, pugni, calci. Un crescendo che in una minoranza dei casi, l'1,5%, ha portato a danni seri e permanenti, per strangolamento, ustione, soffocamento. E il 40,4% delle donne, oltre 8,3 milioni di donne, e' stata vittima di violenza psicologica. I numeri dell'Istat, al centro di una giornata di approfondimento, al convegno scientifico 'La violenza sulle donne: i dati e gli strumenti per la valutazione della violenza di genere', parlano di un fenomeno "ampio, diffuso, e polimorfo che incide gravemente sulla loro quotidianita'".

Non solo affermazione della forza fisica, ma anche svalutazione e sottomissione. Se il 31,5% delle donne ha subito nella propria vita una forma di violenza fisica o sessuale, il 13,6% da parte del partner o dell'ex, l'"asimmetria di potere" puo' sfociare anche in gravi forme di svalorizzazione, limitazione, controllo fisico, psicologico ed economico. Il 40,4% delle donne, oltre 8,3 milioni di donne, e' stata vittima di violenza psicologica. La 'violenza economica' all'interno della coppia tocca il 4,6% delle donne.

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Ospedale di Chieti, l’acqua santa la dà il dispenser

È stata considerata poco igienica l'acquasantiera che da anni era collocata nella cappella dell'ospedale di Chieti. Al posto dell'acquasantiera, un dosatore in metallo che contiene acqua benedetta. L'iniziativa è di Padre Renato Salvatore, camilliano approdato da sei mesi al SS. Annunziata. "Nella pulizia della vasca in tante occasioni ho riscontrato una patina sul fondo - spiega il sacerdote - dove facilmente possono svilupparsi microrganismi dannosi per la salute. Un rischio a cui non possono essere esposti quanti frequentano un ospedale, che siano degenti, visitatori o pazienti esterni, potenziali moltiplicatori di infezioni che, invece, possono essere evitate facendo ricorso a un più igienico dispenser. Certo è privo di qualunque valore artistico o di pregio, ma garantisce ugualmente la funzione fondamentale di mettere a disposizione dei fedeli l'acqua benedetta, un sacramentale importante nel gesto del segno di croce per implorare la grazia divina". A breve un'acquasantiera in marmo sarà ripristinata sotto il dispenser, ma unicamente per evitare che gocce in eccesso finiscano a terra, e poi perché simbolicamente resterà a segnalare in quel punto la presenza dell'acqua benedetta. 

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E’ un 33enne abruzzese il campione italiano di memoria 2017

E' abruzzese, ha 33 anni e frequenta l'ultimo anno del Dottorato di Ricerca in economia all'Universita' Politecnica delle Marche: e' Silvio Di Fabio, il vincitore della quinta edizione del Campionato Italiano di Memoria Open organizzato da Matteo Salvo, primo International Master of Memory Italiano organizzato a Milano. Di Fabio, originario di San Salvo, in provincia di Chieti, ha recentemente partecipato anche al Campionato di Memoria francese, conquistando la quinta posizione su un totale di 20 concorrenti in gara. "Sapevo di avere una buona memoria e mi sono avvicinato alle tecniche proprio per potenziarla. In particolare, volevo migliorare l'apprendimento delle lingue straniere, fondamentali per poter svolgere al meglio il mio lavoro nel settore della ricerca", spiega con soddisfazione il neo campione.

Di Fabio ha battuto tre record nazionali, rispettivamente nelle discipline di memorizzazione di codici binari (Binary numbers) ricordando senza errori un numero binario composto da 1.681 cifre ed in quella di memorizzazione di numeri (Spoken numbers), ricostruendo esattamente un numero lungo 206 cifre. Infine, ha battuto il record nazionale nella disciplina dei mazzi di carte, memorizzandone 315 (poco piu' di sei mazzi) in 30 minuti.  Le prove prevedevano 6.600 codici binari da memorizzare in 30 minuti e da riscrivere in 60 minuti; 360 nomi e visi da memorizzare in 15 minuti e da riscrivere in 30 minuti. Inoltre i candidati sono stati sottoposti a 750 immagini astratte da memorizzare in 15 min e riscrivere in 30 minuti e poi ancora numeri casuali e la memorizzazione del maggior numero possibile di parole casuali su un totale di 360, date storiche e altro ancora.

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Scoperta una proteina che potrebbe far da scudo al tumore al seno

Il tumore al seno colpisce una donna su sette e solo in Italia riguarda circa mezzo milione di pazienti. Nuove speranze giungono dalla proteina 'p140Cap', che sarebbe in grado di limitarne la crescita e diminuirne la capacita' di dare origine a metastasi. A scoprirlo e' stato uno studio del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute dell'Universita' di Torino. Coordinato dalla dottoressa Paola Defilippi, e appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature, identifica il meccanismo con cui la proteina si oppone alla progressione della neoplasia al seno.

Secondo il rapporto 2016 dell'Associazione italiana dei registri tumori (Airtum), il cancro della mammella e' quello diagnosticato con maggiore frequenza tra la popolazione femminile di tutte le eta'. E rappresenta ancora la prima causa di morte per tumore nelle donne. Lo studio, realizzato in collaborazione con la Citta' della Salute di Torino e finanziato dall'Air, si e' avvalso anche della collaborazione con Universita' di Chieti-Pescara, Universita' di Camerino, Arcispedale di Reggio Emilia, Universita' di Lund, in Svezia, e Ieo/Ifom di Milano. Uno dei sottotipi di tumore mammario, circa il 20% dei casi, e' caratterizzato da una eccessiva quantita' della proteina ERBB2, anche nota come HER2, causata dall'aumento del numero di copie del gene che la codifica sul cromosoma 17. ERBB2 causa il tumore perche' aumenta la proliferazione cellulare in modo non controllato, sostiene la sopravvivenza delle cellule tumorali e favorisce la loro capacita' di uscire dal tumore primario, dando origine alle metastasi in altri organi. Per questi motivi e' definita "oncogene".

Lo studio ha individuato e caratterizzato un meccanismo di protezione dagli effetti dannosi dell'oncogene ERBB2. Questo effetto protettivo conferisce alle pazienti una maggiore sopravvivenza ed un minor rischio di metastasi ed e' dovuto appunto alla presenza della proteina p140Cap. I risultati indicano che questa proteina e' espressa in circa il 50% delle pazienti di tumore ERBB2, individuando un nuovo marcatore predittivo in questa patologia. Inoltre, sperimentalmente con modelli cellulari, sarebbero stati dimostrati alcuni dei meccanismi attraverso cui p140Cap sarebbe in grado di limitare la crescita del tumore ERBB2 e di diminuirne le capacita' di dare origine a metastasi. Questi dati potrebbero servire come base di partenza per la messa a punto di nuove terapie per le pazienti che non esprimono la proteina p140Cap e sono soggette a tumori piu' aggressivi.

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