L’Osservatorio

Sanità, Rapporto Sdo evidenzia 171 mila ricoveri in meno

"Nel quadro di un trend di discesa dei ricoveri ospedalieri, che nel 2017 rispetto al 2016 risultano essere stati oltre 171 mila in meno, gioca evidentemente un ruolo chiave il grandissimo sforzo prodotto dalla Medicina di Famiglia. Alle carenze di risorse e ad un quadro normativo obsoleto fa evidentemente da contraltare un enorme patrimonio di professionalita' e lavoro". Silvestro Scotti, Segretario Generale FIMMG, commenta i dati relativi al nuovo rapporto sulle Schede di dimissioni ospedaliere, che vede ancora una volta un calo dei ricoveri di acuti, riabilitazione e lungodegenza. E soprattutto anche un calo del tasso di ospedalizzazione e ricoveri inappropriati. Se il rapporto sulle Sdo mette in luce un aspetto virtuoso del sistema, ancor piu' importante e' chiedersi chi abbia sostenuto questi risultati sul territorio. L'invito a questa riflessone arriva ancora una volta da Scotti: "Questi pazienti- fa notare- non sono scomparsi, sono quelli presi in carico prima e dopo i ricoveri dalla Medicina territoriale, Medicina di Famiglia in testa, che agisce con un'appropriatezza sempre maggiore. È facile puntare il dito contro i Medici di Medicina Generale quando si parla di troppi accessi in pronto soccorso, ma evidentemente i dati non mentono e forse qualcuno dovrebbe interrogarsi piuttosto su quanto questi dati siano la conseguenza dell'andamento demografico della popolazione che richiede un nuovo Medico di Medicina Generale. Nei limiti della condizione attuale della Medicina di Famiglia, il rapporto dimostra che c'e' una presa in carico territoriale che e' sempre piu' efficace. Tutto questo nonostante i Medici della Medicina di Famiglia siano chiamati a combattere con armi spuntate". "Il primo, e piu' attuale, problema sollevato dal Segretario Generale Fimmg, e' la mancanza di un respiro europeo della Medicina Generale e a questo proposito la Fimmg lancera' in questo periodo l'hashtag #nonsonounmedicoeuropeo. Per Scotti «se l'Italia seguisse l'esempio che arriva dall'Europa allora punterebbe senza indugio ad una Medicina Generale che ha accesso alla prescrizione di farmaci innovativi come i Nao e quelli per il diabete e la BPCO. Proprio per i pazienti cronici, avremmo gli strumenti per curarli meglio a domicilio che e' la vera richiesta che arriva dai nostri assistiti". Ma allo stato, nonostante una Medicina di Famiglia molto attiva e presente, per il segretario generale Fimmg, e' la politica a non rispondere prontamente

"Seguire un modello europeo- aggiunge- significa anche realizzare mezzi di decontribuzione per le assunzioni di soggetti (personale di studio) che vengono impiegati nel perseguimento di un interesse socio sanitario, qual e' l'azione di Medico di Famiglia sul territorio". Scotti fa anche notare come in Italia manchi la possibilita' per i Medici di Famiglia di acquistare strumentazione diagnostica con agevolazioni sull'Iva, che per questi ambiti dovrebbe seguire (come avviene normalmente per l'acquisto di ausili per i soggetti portatori di handicap) un regime al 4% e non al 22%. Anche in considerazione che i medici non sono soggetti Iva e dunque non possono scaricarla. "Con poche ma mirate misure di 'europeizzazione' della Medicina di Famiglia riusciremmo ad avere risultati ancora maggiori di quelli che abbiamo. Ecco perche' dico che la Medicina Generale c'e', ma chi governa non se ne accorge". Intanto, giovedi' 28, Fimmg terra' l'incontro con il presidente del Comitato di Settore Sergio Venturi "al quale- conclude Scotti- rappresenteremo l'esigenza di creare in ACN ma anche nel Patto per la salute e nella Legge di bilancio i presupposti per una Medicina Generale maggiormente al passo con l'Europa, a meno che qualcuno non voglia mantenerci in un sistema di cure primarie non piu' al passo con i tempi e in quel caso lo denunceremmo con forza ai cittadini"

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Bandiera Verde, 10 riconoscimenti per l’Abruzzo

 Sono 142 i comuni italiani e spagnoli insigniti della 'Bandiera verde' dei pediatri 2019. A ottenere per la prima volta il riconoscimento - che indica una località marina con caratteristiche adatte ai bambini, selezionata attraverso un'indagine condotta fra un campione di pediatri - Alba Adriatica (Teramo), Margherita di Savoia (Barletta-Andria-Trani), Lido dei Saraceni a Ortona (Chieti), Terracina (Latina) e la spagnola Marbella.

Il 28 giugno, a Praia a Mare (Cs), si terrà la cerimonia di consegna ai sindaci dei 142 Comuni della 'Bandiera verde' 2019. Il riconoscimento viene assegnato dal 2008: in dodici anni, con il contributo di 2.550 pediatri italiani ed europei, sono state selezionate le 142 spiagge in Italia e in Spagna più adatte ai bambini. "Se la Calabria con 18 bandiere resta prima, quest'anno è seguita da Sicilia e Sardegna con 16. La Puglia consolida il piazzamento al terzo posto con una località in più (Margherita di Savoia) e arrivando a quota 13 - sintetizza Farnetani - Nessun cambiamento per il quarto posto occupato da Marche e Toscana, entrambe con 11 bandiere". 

Qualche sorpresa al quinto posto, le regioni con 10 bandiere sono "Abruzzo, Campania, Emilia Romagna e Lazio: l'ingresso delle abruzzesi Alba Adriatica e Ortona e della laziale Terracina hanno fatto fare un salto in avanti alle rispettive regioni, che raggiungono Campania ed Emilia Romagna". Ormai gli 'under 18' vanno al mare non per curarsi, come si faceva nell'Ottocento, ma per stare all'aria aperta e giocare, insieme ai genitori: insomma, soprattutto "per divertirsi", dice Farnetani. Il mare offre una possibilità ai bambini di muoversi, fare attività fisica, stare all'aperto e passare del tempo con i genitori. Ecco dunque l'elenco delle Bandiere verdi 2019. In Abruzzo: Alba Adriatica (Teramo), Giulianova (Teramo), Montesilvano (Pescara), Spiaggia dei Saraceni-Ortona (Chieti), Pescara, Pineto-Torre Cerrano (Teramo), Roseto degli Abruzzi (Teramo), Silvi Marina (Teramo), Tortoreto (Teramo), Vasto Marina (Chieti); Basilicata: Maratea (Potenza) e Marina di Pisticci (Matera); Calabria: Bianco (RC), Bova Marina (Reggio Calabria), Bovalino (Reggio Calabria), Capo Vaticano (Vibo Valentia), Cariati (Cosenza), Cirò Marina-Punta Alice (Crotone), Isola di Capo Rizzuto (Crotone), Locri (Reggio Calabria), Melissa-Torre Melissa (Crotone), Mirto Crosia-Pietrapaola (Cosenza), Nicotera (Vibo), Palmi (Reggio Calabria), Praia a Mare (Cosenza), Roccella Jonica (Reggio), Santa Caterina dello Jonio Marina (Catanzaro), Siderno (Reggio Calabria), Soverato (Catanzaro), Squillace (Catanzaro). Campania: Agropoli-Lungomare San Marco, Trentova (Salerno), Ascea (Salerno), Centola-Palinuro (Salerno), Ischia: Cartaroma Lido San Pietro (Napoli), Marina di Camerota (Salerno), Pisciotta (Salerno), Pollica-Acciaroli, Pioppi (Salerno), Positano-Spiagge: Arienzo, Fornillo, Spiaggia Grande (Salerno), Santa Maria di Castellabate (Salerno), Sapri (Salerno); Emilia Romagna: Bellaria-Igea Marina (Rimini), Cattolica (Rimini), Cervia-Milano Marittima-Pinarella (Ravenna), Cesenatico (Forlì Cesena), Gatteo-Gatteo Mare (Forlì-Cesena), Misano Adriatico (Rimini), Rimini, Riccione (Rimini), Ravenna-Lidi Ravennati (Ravenna), San Mauro Pascoli-San Mauro Mare (Forlì-Cesena); Friuli Venezia Giulia: Grado (Gorizia), Lignano Sabbiadoro (Udine). 

Lazio: Anzio (Roma), Formia (Latina), Gaeta (Latina), Lido di Latina (Latina), Montalto di Castro (Viterbo), Sabaudia (Latina), San Felice Circeo (Latina), Sperlonga (Latina), Terracina (Latina), Ventotene-Cala Nave (Latina); Liguria: Finale Ligure (Savona), Lavagna (Genova), Lerici (La Spezia), Noli (Savona). E ancora, Marche: Civitanova Marche (Macerata), Fano-Nord-Sassonia-Torrette/Marotta (Pesaro-Urbino), Gabicce Mare (Pesaro-Urbino), Grottammare (Ascoli Piceno), Pesaro (Pesaro-Urbino), Porto Recanati (Macerata), Porto San Giorgio (Fermo), Numana Alta-Bassa Marcelli Nord (Ancona), San Benedetto del Tronto (Ascoli), Senigallia (Ancona) Sirolo (Ancona). Molise: Termoli (Campobasso); Puglia: Fasano (Brindisi), Gallipoli (Lecce), Ginosa-Marina di Ginosa (Taranto), Margherita di Savoia (Barletta-Andria-Trabi), Marina di Pescoluse (Lecce), Marina di Lizzano (Taranto), Melendugno (Lecce), Ostuni (Brindisi), Otranto (Lecce), Polignano a Mare - Cala Fetente - Cala Ripagnola - Cala San Giovanni (Bari), Porto Cesareo (Lecce), Rodi Garganico (Foggia), Vieste (Foggia). Sardegna: Alghero (Sassari), Bari Sardo (Ogliastra), Cala Domestica (Carbonia-Iglesias), Capo Coda Cavallo (Olbia), Carloforte-Isola di San Pietro: La Caletta - Punta Nera - Girin - Guidi (Carbonia-Iglesias), Castelsardo-Ampurias (Sassari), Is Aruttas-Mari Ermi (Oristano), La Maddalena-Punta Tegge-Spalmatore (Olbia Tempio), Marina di Orosei-Berchida-Bidderosa (Nuoro), Oristano - Torre Grande (Oristano), Poetto (Cagliari), Quartu Sant'Elena (Cagliari), San Teodoro (Nuoro), Santa Giusta (Oristano), Santa Teresa di Gallura (Olbia Tempio), Tortolì - Lido di Orrì, Lido di Cea (Ogliastra).

Sicilia: Balestrate (Palermo), Campobello di Mazara - Tre Fontane - Torretta Granitola (Trapani), Casuzze-Punta secca-Caucana (Ragusa), Cefalù (Palermo), Giardini Naxos (Messina), Ispica-Santa Maria del Focallo (Ragusa), Marina di Lipari-Acquacalda-Canneto (Messina), Marina di Ragusa, Marsala - Signorino (Trapani), Mondello (Palermo), Plaja (Catania), Porto Palo di Menfi (Agrigento), Pozzallo - Pietre Nere, Raganzino (Ragusa), San Vito Lo Capo (Trapani), Scoglitti (Ragusa), Vendicari (Siracusa). Toscana: Bibbona (Livorno), Camaiore - Lido Arlecchino - Matteotti (Lucca), Castiglione della Pescaia (Grosseto), Follonica (Grosseto), Forte dei Marmi (Lucca), Marina di Grosseto, Principina a mare (Grosseto), Pietrasanta - Tonfano, Foccette (Lucca), Monte Argentario - Cala Piccola - Porto Ercole (Le Viste), Porto Santo Stefano (Cantoniera - Moletto - Caletta) - Santa Liberata (Bagni Domiziano - Soda - Pozzarello) (Grosseto), San Vincenzo (Livorno), Viareggio (Lucca), Pisa - Marina di Pisa, Calambrone, Tirrenia (Pisa); Veneto: Caorle (Venezia), Lido di Venezia (Venezia), Cavallino Treporti (Venezia), Jesolo- Jesolo Pineta (Venezia), Chioggia-Sottomarina (Venezia), San Michele al Tagliamento-Bibbione (Venezia). Chiudono l'elenco le spagnole Malaga e Marbella (new entry 2019).

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Coldiretti, un incendio al giorno nel 2019 a causa della siccità

Per effetto del caldo e della siccita' quasi un incendio al giorno e' divampato in Italia dall'inizio nel 2019 in cui si contano ben 73 incendi dall'inizio dell'anno con 2343 ettari bruciati contro gli appena 4 roghi dello stesso periodo del 2018 e 26 ettari devastati. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Effis in riferimento alle fiamme che hanno colpito i boschi a Fucecchio in Toscana, nel pistoiese e in provincia di Pordenone. Gli incendi - sottolinea la Coldiretti - sono favoriti dal vento e dall'ambiente secco in un mese di marzo con temperature massime e minime che sono risultate di tre gradi superiori alla media nella prima decade secondo l'Ucea. Ma a pesare - precisa la Coldiretti - e' anche la mancanza di precipitazioni con la caduta al nord del 50% di pioggia in meno durante l'inverno. Per ricostituire i boschi andati in fiamme - precisa la Coldiretti - ci vorranno almeno 15 anni con danni all'ambiente, all'economia, al lavoro e al turismo. Nelle foreste andate a fuoco - conclude Coldiretti - saranno impedite anche tutte le attivita' umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati.

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Gli italiani preferiscono l’acqua minerale

Gli italiani non si fidano nel bere acqua di rubinetto e preferiscono spendere 12 euro al mese per la minerale. Secondo l'Istat, la percentuale delle famiglie che preferisce le bottiglie di acqua minerale (causando indirettamente maggiore inquinamento di plastica) e' si' diminuita passando dal 40,1% del 2002 al 29,0% del 2018, per un numero complessivo di famiglie pari a 7 milioni 500 mila, ma resta comunque elevata. E notevoli sono le differenze territoriali: si passa dal 17,8% del Nord-est al 52,0% delle Isole, con la percentuale piu' elevata in Sicilia (53,3%), seguita da Sardegna (48,5%) e Calabria (45,2%). E' l'Umbria in testa per il consumo di acqua minerale. Se, secondo l'Istat, sono il 63% le famiglie in cui almeno un componente beve quotidianamente oltre un litro di acqua minerale la percentuale piu' elevata si registra nelle Isole (69,0%), quella piu' bassa al Sud (55,8%). Tra le regioni e' l'Umbria a guidare la graduatoria (71,0%), per il Trentino-Alto Adige si registra il valore piu' basso (43,7%). Nel 2017, considerando tutte le famiglie italiane, la spesa media mensile calcolata per il consumo di acqua minerale e' pari a 11,94 euro, in aumento dell'11,1% rispetto al 2016.

Le famiglie che nel 2017 hanno dichiarato di acquistare acqua minerale nei 14 giorni di compilazione del Diario spese sono il 69,8% del complesso delle famiglie italiane, con una spesa pari a 7,88 euro. Frequenze di acquisto superiori alla media si riscontrano in alcune regioni del Mezzogiorno. La quota di famiglie che effettuano la spesa supera il 75% nelle regioni: Sicilia (78,8%), Campania (78,0%), Abruzzo (76,9%) e Sardegna (76,3%). I valori piu' bassi si riscontrano in Trentino-Alto Adige (35,5%) e in Valle d'Aosta (50,2%). Le famiglie che hanno dichiarato di effettuare questa spesa rappresentano il 78,3% del totale. In particolare, tali valori sono superiori al 90% in cinque regioni, localizzate nel Sud e nel Centro: Abruzzo (94,8%), Basilicata (94,1%), Puglia (91,3%), Molise (90,6%) e Umbria (90,1%). Le percentuali piu' basse si registrano nel Lazio (60,1%) e in Lombardia (62,0%). Rispetto al 2014, si osserva nel complesso una crescita delle spese familiari per acqua minerale (+20,6%) maggiore rispetto a quelle per la fornitura di acqua alle abitazioni (+11,8%).

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Bioeconomia, in Italia vale 330 miliardi di euro

"La bioeconomia in Italia nel 2017, secondo le nostre stime aggiornate, arriva a coprire circa 330 miliardi di euro di produzione. Piu' o meno il 10 per cento della produzione nazionale, per oltre due milioni di occupati. E' un dato interessante. Un sistema di settori che ha assunto nel tempo un ruolo crescente nell'economia italiana: nel 2008 questo insieme di settori pesava 8,8 per cento". Cosi', Stefania Trenti, della direzione Studi e ricerche intesa San Paolo descrive uno dei settori in crescita dell'economia italiana. E lo fa da Bari in occasione della presentazione del quinto rapporto intitolato 'La bioeconomia in Europa' realizzato dalla direzione studi e ricerche di Intesa San Paolo. La bioeconomia e' "l'insieme delle attivita' umane che utilizzano materie prime naturali di origine biologica rinnovabile - spiega Trenti - partiamo dal mondo dell'agricoltura, della silvicultura, della pesca. E poi le risorse marine e a scendere la produzione del cibo, il mondo dell'alimentazione e tutta una serie di altri settori che utilizzano queste risorse"

Nella bioeconomia rientrano anche "il mondo del legno e della carta, a cui e' dedicato il focus di - abbiamo tutta la filiera del tessile - prosegue Trenti - l'abbigliamento, la concia, le calzature, abbiamo poi il mondo molto innovativo e interessante della biochimica e della bio farmaceutica". Dal report emerge che a livello europeo a farla da padrone e' la bioeconomia della Germania, seguita da Francia e Italia. "Una cosa originale della nostra definizione, ci discostiamo un po' dalla definizione standard del livello europeo perche' noi abbiamo incluso nella bioeconomia tutta la fase di raccolta e trattamento dei rifiuti a valle e il ciclo idrico perche' siamo convinti che senza queste componenti, nel nostro Paese oggettivamente sarebbe difficile sviluppare tutto il potenziale perche' stiamo parlando di sfruttare al meglio delle risorse di scarto e sovrapporre la produzione di bioplastiche, di bio componenti in biochimica a quella per l'alimentazione", evidenzia Trenti convinta che il "futuro bisogna crearlo, soprattutto nella biochimica: il futuro la chimica e' verde, ma bisogna creare le condizioni affinche' si sviluppi pienamente". "Uno dei settori che nell'ultimo decennio e' cresciuto maggiormente e' la fase di raccolta e trattamento dei rifiuti e anche li', nonostante l'italia sia una eccellenza a livello europeo, un potenziale di miglioramento c'e'", conclude Trenti.

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Oltre 6 milioni di italiani in aree ad elevato e medio rischio di alluvioni

In Italia, oltre 6 milioni di abitanti risiedono in aree ad elevato e medio rischio di alluvioni mentre la popolazione a rischio frane, se si considerano le due classi a maggiore pericolosita' (elevata e molto elevata), e' pari a oltre 1,2 milioni di abitanti. Lo indica l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell'edizione 2018 dell'Annuario dei dati ambientali presentato oggi a Roma. Dalla banca dati relativa al dissesto idrogeologico emerge che nel 2017 ci sono state 172 frane importanti che hanno causato in totale 5 vittime, 31 feriti e danni prevalentemente alla rete stradale, eventi distribuiti in particolare nelle regioni Abruzzo, Campania, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Marche. Quanto ai terremoti, nel 2017 quattro eventi hanno raggiunto e superato magnitudo 5, tutti avvenuti il 18 gennaio, con epicentri in provincia de L'Aquila. Quelli di magnitudo pari o superiore a 4 sono stati 16, di cui 13 nel Centro Italia.

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Lavoro, solo 1 disoccupato su 5 va al centro per l’impiego

I disoccupati italiani che nel quarto trimestre del 2018 si sono rivolti a un centro pubblico nella speranza di trovare impiego sono stati appena il 20,8% del totale (585.000 persone) con un calo di 4,5 punti rispetto allo stesso periodo del 2017. E' il dato piu' basso dall'inizio delle nuove serie storiche (2004) dell'Istat sul tema. E' cresciuta ancora invece la percentuale di coloro che si rivolgono per cercare lavoro a parenti e amici (85%). I centri per l'impiego saranno lo snodo per il reinserimento dei beneficiari del reddito di cittadinanza nel mercato del lavoro. 

In pratica su 2,8 milioni di disoccupati registrati nel quarto trimestre del 2018 sono 585.000 hanno varcato la porta di un ufficio per l'impiego pubblico (il 20,8%) mentre 2,38 milioni hanno tentato la carta degli amici e conoscenti (l'85% del totale, in crescita sull'83,3% di un anno prima e sul 75,8 del quarto trimestre 2004). Quindi guardando alla totalita' dei canali per la ricerca di lavoro quasi tutti spargono la voce tra i propri conoscenti mentre solo uno su cinque spera nell'aiuto pubblico. E' crollata la percentuale di coloro che guardano le offerte di lavoro sui giornali (dal 31,5% del quarto trimestre del 2017 al 26,1% del quarto trimestre del 2018 ma era il 56% nel 2004) mentre sale al 59% quella di coloro che cercano lavoro anche attraverso gli annunci su internet (era al 56,9% nel quarto trimestre 2017 ma appena il 20,4% nel quarto trimestre 2004). Circa due su tre disoccupati inviano curriculum (il 66,7%, era il 49,1% nel 2004). Le agenzie private per il lavoro perdono smalto (solo l'11,2% vi si e' rivolto nell'ultimo trimestre del 2018 rispetto al 14,8% di un anno prima) mentre solo il 2,3% ha affrontato prove per un concorso (era il 2,4% l'anno prima). Lo scarso utilizzo del canale pubblico per la ricerca dell'impiego probabilmente e' collegato anche al risultato che i diversi canali hanno avuto nel tempo per la ricerca di lavoro. Secondo la rilevazione sulle forze di lavoro dell'Istat riferita al 2017 il canale di ricerca piu' proficuo per trovare l'occupazione attuale delle persone intervistate e' stato il contatto con amici e parenti (40,7%, ma e' il 50,3% per le persone che hanno al massimo la licenza media). Il ricorso ai centri per l'impiego e' stato ritenuto utile invece solo dal 2,4% degli intervistati (1,8% nelle regioni del Nord, 2,8% nel Mezzogiorno).

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Fondo Centrale di Garanzia per il credito a Pmi e professionisti

E' in vigore da oggi la riforma del Fondo Centrale di Garanzia, lo strumento del ministero dello Sviluppo economico che garantisce il credito a pmi e professionisti. Nella nuova versione, avviata da un decreto del 2017, attivato con un provvedimento del 2018, si prevede tra l'altro un ampliamento delle platea dei beneficiari ed una percentuale garantita maggiore per le aziende a rischio. L'intervento e' concesso, fino ad un massimo dell'80% del finanziamento, su tutti i tipi di operazioni sia a breve sia a medio-lungo termine, tanto per liquidita' che per investimenti. Il Fondo garantisce a ciascuna impresa o professionista un importo massimo di 2,5 milioni di euro, un plafond che puo' essere utilizzato attraverso una o piu' operazioni, fino a concorrenza del tetto stabilito, senza un limite al numero di operazioni effettuabili. LO scorso anno il Fondo ha erogato 19,3 miliardi di finanziamenti a piu' di 129 mila imprese.

La riforma del Fondo Centrale di Garanzia, operativa da oggi, potrebbe 'liberare' circa 7 miliardi di euro prestiti in piu' ogni anno per le imprese. A stimare gli effetti della riforma e' l'Ufficio Credito Confesercenti.

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Coldiretti: Rischio dazi Regno Unito su Grana e Parmigiano

Dazi di 24,9 euro al quintale sono pronti a scattare il 29 marzo per le importazioni di tutti i tipi di formaggi grattugiati che colpiscono in particolare le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in busta e barattolo. Lo rende noto la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione da parte del governo britannico del nuovo regime tariffario all'importazione in caso di mancato accordo entro il 29 marzo. Se non si raggiunge prima l'intesa con l'Unione europea, scatta dunque una misura che - sottolinea la Coldiretti - rischia di frenare un segmento particolarmente dinamico delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Gran Bretagna dove le spedizioni hanno raggiunto il valore di 85 milioni di euro nel 2018. Tra i settori ai quali Londra intende garantire tutele particolari in caso di Brexit figurano infatti, oltre alle auto, i prodotti agricoli come - precisa la Coldiretti - carne di manzo, agnello, maiale, pollame e lattiero caseari per sostenere allevatori e agricoltori locali. 

A beneficiare delle nuove misure che resterebbero in vigore per 12 mesi sarebbero - continua la Coldiretti - solo i Paesi non membri dell'Ue la cui quota di esportazioni verso il Regno Unito non soggetta a tariffe aumenterebbe infatti dall'attuale 56 al 92%, mentre per i beni in arrivo dall'Unione europea, che attualmente sono tutti esenti da dazi, con il nuovo regime entrerebbero liberamente in Gran Bretagna solo nell'82% dei prodotti. Senza accordo - continua la Coldiretti - un problema riguarda anche la tutela giuridica dei marchi con le esportazioni italiane di prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) come il Grana e il Parmigiano Reggiano, che incidono per circa il 30% sul totale dell'export agroalimentare made in Italy, e che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari. 

Il regime tariffario più vantaggioso previsto per alcuni prodotti di questi Paesi, sottolinea ancora la Coldiretti, rischia peraltro di avere effetti negativi sull'export di prodotti made in Italy, che nell'agroalimentare hanno raggiunto il record storico di 3,4 miliardi di euro nel 2018, con un incremento del 2% rispetto all'anno precedente. Dopo il vino, che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c'è - conclude la Coldiretti - l'ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell'olio d'oliva

 

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