L’Osservatorio

Coldiretti: export spumante a 1,3 miliardi, è record storico 

Le vendite dello spumante italiano all'estero fanno segnare un record storico nel 2017 raggiungendo la cifra di 1,3 miliardi di euro, con un aumento del 14% in valore rispetto all'anno precedente. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base di una proiezioni su dati Istat relativi al commercio estero, diffusa in riferimento al consuntivo dell'anno 2017 fornito dell'Osservatorio Economico vini effervescenti spumanti italiani (Ovse). Fuori dai confini nazionali - sottolinea la Coldiretti - i consumatori piu' appassionati sono gli inglesi che non sembrano essere stati scoraggiati dalla Brexit e sono nel 2017 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano con il valore delle bottiglie esportate che fa registrare un aumento del 12% di gran lunga davanti agli Stati Uniti, che crescono comunque del 15% mentre in posizione piu' defilata sul podio si trova la Germania (+8%). Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel mondo ci sono tra gli altri il Prosecco, l'Asti il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Nonostante ciò - sottolinea la Coldiretti - risulta ancora molto elevato il differenziale di prezzo medio per bottiglia rispetto alle bollicine transalpine che spuntano quotazioni medie molto superiori. A pesare è il fatto che, con il successo crescono anche le imitazioni in tutti i continenti a partire dall'Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi. 

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Cresce il turismo musicale, in 2 anni +10%

Il turismo musicale per il momento tra italiani e stranieri, intercetta viaggiatori 8.000 l'anno, ma negli ultimi due ha avuto una crescita del 10%. Al punto che a giugno a Bergamo i piu' importanti Festival Europei si incontreranno per costruire un network e condividere un modello di turismo culturale. Il progetto e' stato presentato alla Bit, Borsa Internazionale del turismo. "E' un settore che richiama turisti di fascia medio alta - ha spiegato Andrea Cortelazzi, responsabile di Sipario Musicale, tour operator da 23 anni specializzato nel turismo musicale - Sono persone che magari hanno anche gia' visitato le piu' importanti citta' del mondo e che se ci ritornano devono avere un motivo diverso da quello delle solite attrattive e la musica e' un elemento fortissimo: ad esempio stiamo organizzando per fine febbraio un viaggio a Parigi, dove il soprano Anna Netrebko vestira' per l'ultima volta i panni di Violetta Valery nella Traviata di Verdi". Alla Bit e' stato presentato, promotori la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, il Comune e lo stesso Sipario Musicale, il progetto 'Le citta' dei compositori'. Sono le citta' che hanno dato natali a grandi compositori (Bergamo per Donizetti, Salisburgo per Mozart, Pesaro per Rossini, Parma per Verdi, Bonn per Beethoven, Vienna per Schubert. Il 15 e 16 giugno 2018 a ridosso della Donizetti Night 2018 verra' realizzato il network Citta' europee di compositori. Nei due giorni si ritroveranno attorno allo stesso tavolo le istituzioni che in Europa agiscono in contesti simili a quelli di Bergamo e le citta' legate dal punto di vista culturale e turistico a un compositore. Il convegno, nell' Anno del Patrimonio Culturale, favorira' la realizzazione di reti utili per progetti di finanziamento, coproduzione e partecipazioni a bandi di interesse europeo. Lo scambio di esperienze fra le diverse realta' istituzionali, esperti di turismo, di pianificazione territoriale e il pubblico potra' migliorare l'attuale modello di turismo culturale basato essenzialmente sul legame tra compositore e realta' territoriale nel solo periodo di realizzazione delle programmazioni artistiche. A questa iniziativa internazionale di incontro parteciperanno anche le principali associazioni europee e internazionali che raggruppano gli enti produttori teatrali, come Opera Europa, Opera America e Fedora, organismi ai quali il festival Donizetti ha aderito da tempo. Per quanto riguarda invece le proposte 2018 per chi cerca un viaggio tra musica e vacanza, Sipario musicale ricorda che ad aprile a New York alla Carnegie Hall c'e' il recital dei maggiori pianisti del panorama internazionale, Daniil Trifonov, Evgeny Kissin e Maurizio Pollini; a Berlino invece alcuni appuntamenti musicali con Martha Argerich e Daniel Barenboim alla Philarmonie; ad Amsterdam nel periodo piu' bello, durante la fioritura dei tulipani a maggio, ancora protagonista il pianoforte con Goode, Sokolov e Trifonov e l'orchestra diretta da daniele Gatti. E da non perdere ovviamente il festival dei festival quello di Salisburgo, dal 20 luglio al 30 agosto. 

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Chiuse le iscrizioni on line alle scuole superiori, cresce la scelta per i licei

Chiuse le iscrizioni on line al nuovo anno scolastico 2018/2019. La procedura ha riguardato 1.455.850 studenti dalla primaria alla secondaria di secondo grado. Per l'infanzia la domanda, anche quest'anno, era cartacea. Il 71,8% delle famiglie ha fatto domanda senza chiedere l'ausilio delle scuole. Erano il 69% un anno fa. Il quadro e' in miglioramento in tutto il Paese. Con punte piu' alte al Nord. Il servizio e' comunque sempre piu' apprezzato. Passando alle scelte fatte dagli studenti, secondo i primi dati analizzati dal Miur, il 55,3% dei ragazzi che a settembre andra' in prima nella scuola secondaria di secondo grado ha optato per un indirizzo liceale. Anche per l'anno scolastico 2018/2019 i licei si confermano in testa alle preferenze. Lo scorso anno erano stati scelti dal 54,6% dei neoiscritti. In particolare, i licei si confermano l'indirizzo preferito dalle ragazze. Il 30,7% ha scelto un istituto tecnico, con una leggera crescita rispetto al 30,3% di un anno fa. Lieve calo per i professionali scelti dal 14% dei ragazzi, rispetto al 15,1% dello scorso anno.

È dal 2014/2015 che i licei vengono scelti da uno studente su due. Aumenta anche quest'anno la percentuale di iscritti al Classico: sono il 6,7%, rispetto al 6,6% dell'anno scorso. Lo Scientifico (tra indirizzo tradizionale, opzione Scienze Applicate e sezione Sportiva) si conferma in testa alle preferenze: lo sceglie il 25,6% degli studenti. Erano il 25,1% lo scorso anno. Guardando nel dettaglio, resta stabile (15,6% delle scelte) l'indirizzo tradizionale. Cresce la percentuale di chi sceglie l'opzione Scienze applicate: e' l'8,2% quest'anno, era il 7,8% un anno fa. L'opzione sportiva passa dall'1,6% dello scorso anno all'1,8%. In lieve aumento le preferenze per il liceo Linguistico (dal 9,2% al 9,3%). Lieve calo per l'Artistico (dal 4,2% dell'anno scorso al 4,1% di oggi) e per il liceo Europeo/internazionale (dallo 0,7% dell'anno scorso, allo 0,5% di oggi). Il liceo delle Scienze umane cresce: lo sceglie l'8,2% dei ragazzi rispetto al 7,9% dell'anno scorso. Licei musicali e coreutici ancora a quota 0,9%: indirizzo Musicale sempre allo 0,8%, Coreutico sempre allo 0,1%.

Uno studente su 3 (30,7%, erano il 30,3% un anno fa) sceglie un Istituto tecnico. Il settore Economico e' all'11,4% (l'anno scorso era all'11,2%); il settore Tecnologico, con i suoi indirizzi, continua ad attrarre maggiormente, con il 19,3% delle scelte (il 19% lo scorso anno). Gli Istituti professionali, scelti dal 14% delle studentesse e degli studenti registra un lieve calo rispetto al 15,1% del 2017/2018. Il liceo e' piu' gettonato tra le studentesse, che costituiscono il 60,8% delle nuove iscrizioni, con picchi del 91,8% nell'indirizzo Coreutico e dell'89,5% alle Scienze umane. Le ragazze sono il 70,8% dei neo iscritti al Classico, il 79,3% al Linguistico. Mette d'accordo tutti lo Scientifico: qui le studentesse sono quasi il 50%. Le ragazze sono quasi il 44% dei neo iscritti ai Professionali e il 31% nei Tecnici. Anche quest'anno il Lazio si conferma la regione con la maggiore percentuale di iscritti ai licei, con il 68,1%. Seguono Abruzzo(60,8%), Campania (59,8%), Umbria (59,5%), Sicilia (59%). Il Veneto si conferma la regione con meno ragazzi che scelgono gli indirizzi liceali (46%) e la prima nella scelta dei Tecnici (39,2%). Nei Tecnici seguono Friuli Venezia Giulia (37,7%) ed Emilia Romagna (36,2%). La regione con la piu' alta percentuale di iscritti negli Istituti professionali e' la Basilicata (16,8%), seguita da Emilia Romagna (16,6%), Campania e Puglia (15,9%). Le famiglie sono sempre piu' autonome nelle iscrizioni: oltre il 71% le fa in autonomia, a casa. Con punte dell'88,4% in Friuli Venezia Giulia (seguono il Veneto, con l'86,9% e la Lombardia, con l'86,8%). Restano piu' indietro la Puglia (autonomo il 41,8% delle famiglie), seguono la Campania (43,7%) e la Calabria (45,2%). Il servizio e' comunque sempre piu' apprezzato: secondo i dati rilevati dal Ministero, l'89,52% degli utenti ritiene efficiente il funzionamento del servizio, l'87,56% ritiene semplice l'utilizzo delle iscrizioni on line in tutte le sue fasi, il 91,73% le ritiene vantaggiose in termini di risparmio di tempo. E i dati sono in aumento. 

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Come cambia il carrello della spesa in base alle regioni italiane

I dati dell'Osservatorio Immagino Nielsen Gs1 Italy mostrano grandi differenze nella spesa, in base alla regione di residenza. Un approccio salutista alla tavola, si legge nello studio, caratterizza i consumatori di Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria e Lombardia che danno preferenza ai prodotti a piu' basso apporto calorico, con meno carboidrati e meno zuccheri (-0,5% contro -0,1% di media nazionale), e con il maggior apporto di fibre rispetto al resto d'Italia (2,1% contro 1,9% di media nazionale). Mentre i consumatori di Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna scelgono cibo con maggiore apporto calorico, un piu' alto contenuto di grassi, e un minor tenore di carboidrati e fibre. Nettamente diversa la dieta media al Centro Italia e in Sardegna, con un consumo superiore alla media nazionale di proteine, e sotto media invece di carboidrati, zuccheri e fibre. In questa area, secondo la ricerca, la spesa destinata ai prodotti alimentari resta alta (23,8% del valore del paniere); seconda solo all'Italia Nord Occidentale. Il Sud e la Sicilia generano il 15,2% del giro d'affari: qui prevalgono carboidrati, col pane e pasta che forniscono il 22,3% delle calorie, seguiti dagli zuccheri, dimostrando quanto il Mezzogiorno resti legato a consumi tradizionali e piu' coerenti col modello mediterraneo. Gli zuccheri rappresentano il 9% delle calorie ingerite in Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, e Sicilia, pur registrando un calo annuo dello 0,4%, maggiore rispetto al -0,1 nazionale. Al Sud prevalgono inoltre i prodotti con minor contenuto di grassi e grassi saturi.

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Produzione industriale +1,6% a dicembre, su anno +4,9%

La produzione industriale a dicembre è aumentata dell'1,6% rispetto a novembre. Lo rileva Istat, segnalando che nella media del terzo trimestre del 2017 il valore è salito dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice, corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2017 è aumentato del 4,9% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. In particolare l'istituto di statistica rileva un aumento "significativo", del 9,1% per i beni strumentali e "rilevante" dei beni intermedi, che crescono del 5,7% e dei beni di consumo, che salgono del 5,5%. Segna, invece, una variazione negativa il comparto dell'energia, in flessione del 3,1%

L'indice destagionalizzato mensile registra un aumento del 4,7% dei beni strumentali, del 2,6% dei beni intermedi e dell'1,9% dei beni di consumo. In calo, invece, il comparto dell'energia, che perde l'1,5%. I comparti che registrano la crescita maggiore a dicembre su anno sono quelli della fabbricazione di macchinari e attrezzature (+15,6%), delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+12,1%) e della metallurgia e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+10,1%). Cala, invece, la produzione nei settori della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-6,1%), dell’attività estrattiva (-3,5%) e della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-2,2%).

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Turismo, Istat: viaggi per vacanza conquistano gli italiani

Nel 2017 si stima che il numero complessivo di viaggi con pernottamento effettuati dai residenti in Italia sia pari a 66 milioni e 347 mila, valore in leggera crescita rispetto al 2016 come risultato di un aumento dei viaggi per vacanza (+1,3 milioni) e una netta diminuzione dei viaggi di lavoro (-1 milione). Lo rileva l'Istat. Rispetto al 2016 la durata media dei viaggi aumenta lievemente e si attesta a 5,8 notti (6 per quelli di vacanza e 3,5 per quelli di lavoro), per un totale di circa 383 milioni di pernottamenti (+7,7%). Le vacanze lunghe (oltre quattro notti), stimate in 32,7 milioni, sono in sensibile aumento (+9,1%) per il secondo anno consecutivo; stabili invece le vacanze brevi (28 milioni). I viaggi di lavoro diminuiscono ancora (-15,6%), raggiungendo il livello più basso dal 2007 (5,7 milioni). Nell'81% dei casi i viaggi hanno come destinazione principale località nazionali. Le destinazioni dei viaggi all'estero (il 19% dei viaggi complessivi) sono principalmente i Paesi dell'Unione europea (13,4%). Le vacanze lunghe estive in Italia si svolgono più frequentemente in Emilia-Romagna (13,6%) e Puglia (12,4%), mentre il Trentino-Alto Adige è la meta preferita in inverno (14,0%) e in autunno (12,4%). Per le vacanze lunghe primaverili emerge la Campania, che risulta prima nella graduatoria del secondo trimestre (18,6%). La Spagna è la meta preferita per le vacanze lunghe all'estero (13,6%), la Francia per quelle brevi (15,8%) e per i viaggi di affari (17,7%). Tra i viaggi con mete extra-europee, gli Stati Uniti sono la destinazione preferita per le vacanze lunghe (4,1%) ma soprattutto per i viaggi d'affari (7,1%).

Nel 2017 cresce il numero di turisti: in media, in un trimestre, ha viaggiato il 21,8% dei residenti, contro il 19,2% del 2016. Nella stagione estiva si concentra il 41,3% dei viaggi e oltre un terzo della popolazione parte per le vacanze (+7,6% rispetto all'estate 2016). In estate, la durata media delle vacanze (8,4 notti) è quasi il doppio di quella degli altri trimestri. Le sole vacanze lunghe durano in media, in questo periodo, 10,8 notti. Gli alloggi privati si confermano la sistemazione preferita (54,3% dei viaggi e 62,3% dei pernottamenti), soprattutto per le vacanze lunghe (59,1% dei viaggi, 65,5% delle notti). Le strutture collettive sono gli alloggi più frequentati per i viaggi di lavoro (80,6% dei viaggi e 70,7% delle notti). Il 55,7% dei viaggi è prenotato direttamente, il 36,6% avviene senza prenotazione e solo il 7,4% tramite agenzia. La quota di viaggi prenotati via Internet aumenta, rispetto al 2016, di oltre cinque punti percentuali, interessando il 44% delle vacanze lunghe e il 55% dei viaggi di lavoro. Le vacanze si effettuano prevalentemente per trascorrere un periodo di riposo o svago, soprattutto in Italia (54,7%). I residenti visitano, in proporzione, il patrimonio artistico, monumentale o archeologico più all'estero che in Italia (26,0% contro 11,7%). L'auto rimane il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare (61,4% dei viaggi), soprattutto per le vacanze brevi (66,3%). Seguono aereo (18,6%) e treno (9,8%). La stima del numero di escursioni è di 70 milioni e 669 mila (-4,7% rispetto al 2016). La quasi totalità avviene in Italia (97,5%), nel 65,0% dei casi per svagarsi, nel 15,1% per far visita a parenti o amici

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Fisco, oltre 4 milioni e mezzo di nuclei familiari con dichiarazione a fini Isee

Nel 2016 sono stati oltre 4 milioni e mezzo i nuclei familiari che hanno presentato una dichiarazione a fini Isee, per un totale di oltre 14 milioni di individui pari al 23,4% della popolazione residente. La crescita è di circa il 6% rispetto all'anno precedente, in recupero rispetto al calo registrato nel 2015 in occasione della riforma. E' quanto emerge dal rapporto di monitoraggio sull'Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) pubblicato oggi dal ministero del Lavoro relativo al 2016, seconda annualità di implementazione della riforma avviata il primo gennaio 2015. Dal punto di vista territoriale, è il Mezzogiorno l'area in cui si presentano relativamente più dichiarazioni, con quasi una persona su tre coperta da Isee (30,4%), mentre nel Nord ci si colloca su valori prossimi a una su cinque (18,1%) e nel Centro sulla media nazionale (23,3%). Rispetto al passato, però, la distribuzione territoriale è molto più omogenea. L'Isee medio nella popolazione è di circa 11 mila euro, quello mediano (il valore cioè che separa la metà più povera delle famiglie da quella più ricca) molto più basso, circa 7 mila 700 euro. Circa un Isee su dieci è pari a 0. Oltre due su tre degli Isee rilasciati nel Mezzogiorno è inferiore a 10 mila euro, quota che nel Centro-Nord scende a poco più che la metà.

 Ancora maggiori le differenze tra grandi città: a Firenze la mediana è di 11.700 euro, a Catania e Palermo intorno ai 4 mila euro. Molto diverso anche il quadro se osservato per 'sottopopolazioni': la media dell'Isee nelle famiglie con minorenni è di poco più di 9,5 mila euro, valore che sale ad oltre 20,6 mila euro nel caso di nuclei con universitari, mentre scende a meno di 8,7 mila euro nel caso nel nucleo vi siano persone con disabilità (in metà dei casi si tratta di anziani). La 'popolazione Isee' rappresenta il complesso di nuclei familiari che accede alle diverse prestazioni di welfare per le quali è necessaria la prova dei mezzi. Si tratta cioè di una popolazione che dipende dall'offerta di servizi esistente a livello nazionale e, soprattutto, locale. Si va da servizi rivolti alla generalità della popolazione (nidi d'infanzia, mense scolastiche, diritto allo studio universitario) o a segmenti molto ampi della stessa (bonus bebè) a prestazioni rivolte solo a chi è in condizioni economiche disagiate (sostegno al reddito ai nuclei in povertà) o a chi è in una particolare condizione di bisogno non necessariamente legata alle condizioni economiche (prestazioni socio-sanitarie per persone con disabilità o non autosufficienti). In altri termini, è una popolazione variegata che non può essere confusa né, da un lato, con la popolazione povera o bisognosa, né, dall'altro, con l'intera popolazione residente. E' piuttosto la complessa rappresentazione del variegato mondo di chi richiede prestazioni sociali, ciascuna col suo 'grado' di universalità, che proprio per queste caratteristiche è utile mettere a confronto con il complesso della popolazione residente

In media si tratta di nuclei familiari di 3,1 membri, un po' più numerosi che nel totale delle famiglie residenti (2,4 membri); in essi sono presenti molto più frequentemente che nel resto della popolazione componenti minorenni (circa metà dei nuclei Isee vs. circa un quarto del totale dei nuclei residenti); nel 90% dei casi vi è almeno un componente di cittadinanza italiana (gli stranieri sono l'8,3% della popolazione residente); i nuclei jobless (cioè in cui nessuno lavora) sono quasi uno su tre, il doppio che nella popolazione complessiva; altrettante sono le famiglie in piena occupazione (cioè in cui tutti coloro in età da lavoro sono occupati), che nel totale della popolazione sono il 40%; tra le famiglie con occupati, in tre casi su quattro si tratta di solo lavoratori alle dipendenze, in uno su dieci di solo lavoratori autonomi; i nuclei Isee vivono in abitazione di proprietà in meno della metà dei casi a fronte dell'80% di proprietari nella popolazione complessiva. Nel report 2016 viene per la prima volta presentato un esercizio di natura 'longitudinale', che consiste nel seguire nel tempo le famiglie che avevano presentato l'Isee sia prima che dopo la riforma. In questo modo è possibile stimare in maniera più rigorosa l'effetto 'emersione' ottenuto con il nuovo sistema dei controlli implementato in occasione della riforma e che precedentemente era stato commentato con riferimento in particolare al patrimonio mobiliare (conti correnti, titoli, ecc.), osservando il calo delle dichiarazioni a patrimonio nullo (da circa il 70% prima della riforma a meno del 7% nel 2016). Ebbene, selezionando le famiglie con Isee sia prima che dopo la riforma, emerge che nell'Isee di tali nuclei il valore del patrimonio mobiliare dichiarato è cresciuto in media di 7.400 euro e in un caso su 10 di oltre 20 mila euro. 

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Quasi un italiano su 2 paga luce e gas col bollettino postale

Molti italiani, quando si parla di pagare le bollette luce e gas, sono ancora affezionati al 'vecchio' bollettino. E' questo il dato che emerge dall'analisi realizzata da Facile.it che, esaminando oltre 30.000 contratti luce e gas processati attraverso il sito nel 2017, ha scoperto che quasi un cliente su due (42,50%) preferisce pagare tramite bollettino anziché affidarsi al Rid e il dato non varia di molto se si divide l'analisi fra energia elettrica (42,98% chi utilizza ancora il bollettino) e fornitura di gas (41,73%). Che gli italiani fossero ancora affezionati agli strumenti tradizionali è cosa nota tanto che, secondo un'indagine commissionata da Facile.it a mUp Research in occasione dei 5 anni di attività del comparatore, l'agenda cartacea, usata ancora da quasi 8 milioni di cittadini, risultava essere il supporto preferito per annotare le spese familiari (37% di chi tiene traccia), superando sia il pc (31%) sia le app (7%). Se si analizza il campione dei 30.000 contratti in base all'età anagrafica degli intestatari emerge che, curiosamente, la percentuale di chi preferisce pagare tramite bollettino diminuisce all'aumentare dell'età. Se si guarda agli under 25, a scegliere il bollettino è ancora il 46,89% del campione, nella fascia 25-44 è il 44,30%, mentre se si punta l'attenzione su coloro che hanno tra i 45 e i 64 anni la percentuale scende al 41,83%. Il valore raggiunge il suo minimo tra gli over 65, dove solo poco più di 1 persona su 3 (36,90%) sceglie il bollettino. 

Dati interessanti emergono analizzando i contratti su base territoriale. I residenti dell'Abruzzo risultano essere quelli che utilizzano in percentuale maggiore il bollettino; in regione il 49,93% dei clienti opta per questo metodo di pagamento. Seguono in classifica il Lazio, dove la percentuale di chi usa il bollettino è pari al 49,33% e la Puglia, con il 47,44%. Di contro, le aree del Paese dove si va verso un graduale abbandono dello strumento tradizionale a favore dell'addebito diretto su conto corrente sono il Trentino Alto Adige, dove quasi 8 intestatari su 10 (78,74%) usa il Rid, il Friuli Venezia Giulia (63,75%), il Veneto (61,81%) e la Liguria (61,40%). "A spingere molti verso l'accredito diretto -conclude Giacobbe- è anche una questione di risparmio; sono diversi gli operatori del libero mercato che offrono tariffe scontate a chi sceglie la domiciliazione della bolletta. Oltre a questo va considerato anche che, per legge, i fornitori esonerano chi opta per il Rid dal deposito cauzionale previsto in caso di pagamento con bollettino". Guardando alle grandi province italiane la situazione resta sostanzialmente stabile. Le aree dove il bollettino riscuote le percentuali maggiori di estimatori sono Roma (qui il 47,73% sceglie questa modalità di pagamento), Firenze (45,97%), Bari (45,25%) e Milano (43,40%). Percentuali di poco inferiori alla media nazionale per Torino (41,16%), Bologna (40,67%) e Napoli (40,40%). Le province nelle quali invece lo strumento tradizionale viene usato sempre meno, a favore del Rid, sono Genova, dove solo 1 persona su 3 (36,67%) paga ancora tramite bollettino, Palermo (37,33%) e Venezia (37,69%)

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Cgia, ‘sgravi’ nel mirino dei partiti, tesoretto da 142 miliardi 

Gli sgravi fiscali rappresentano "un tesoretto da 142 miliardi" e sono entrati nel mirino dei partiti impegnati nella campagna elettorale. Le detrazioni, le deduzioni fiscali, le cedolari secche e i crediti di imposta che riducono il prelievo sui contribuenti italiani, le cosiddette 'tax expenditures', sono 466 e costano allo Stato 54 miliardi di euro all'anno. Lo segnala l'Ufficio studi della Cgia sottolineando che a queste voci vanno accostate le detrazioni ai fini Irpef che interessano i lavoratori dipendenti e gli autonomi (37,8 miliardi di euro), le detrazioni per i familiari a carico (11,3 miliardi) e una serie di altre agevolazioni (aliquote Iva ridotte, Ace per le societa' di capitali, tassazione separata per alcune tipologie di reddito, imposte sostitutive sui redditi da capitale etc.). Alle quali si aggiungono anche le spese fiscali relative ai tributi locali. Si tratta di misure che assicurano una riduzione del prelievo su Irap, Tari, Imu, Tasi e Tosap (tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche). Complessivamente lo sgravio riferito alle tasse locali ammonta a 38,7 miliardi di euro all'anno. "Questo tesoretto, costituito in linea generale da oltre 142 miliardi - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - e' finito nel mirino delle promesse elettorali presentate in questi giorni dai big della politica nazionale. La riduzione delle tasse, l'aumento delle pensioni minime o l'introduzione del reddito di cittadinanza potrebbero essere in gran parte realizzate attraverso una sforbiciata a queste agevolazioni che, quasi sicuramente, andranno pero' a penalizzare chi oggi beneficia di queste misure". 

Concentrando l'attenzione solo sulle misure strettamente riconducibili alla voce 'tax expenditures, di queste 466 agevolazioni, le prime 20 incidono sul totale della spesa (pari a 54 miliardi all'anno) per il 75,6%. Cio' vuol dire che la spesa per questo pacchetto di interventi agevolativi e' fortemente concentrato su poche voci che potrebbero essere le prime a subire una contrazione. Nel dettaglio, la prima voce e' il 'bonus Renzi' che interessa oltre 11 milioni di lavoratori dipendenti con un livello retributivo medio-basso e costa allo Stato quasi 9 miliardi all'anno. La seconda misura e' la detrazione al 50 per cento delle spese per il recupero edilizio che grava sulle casse pubbliche per 6 miliardi di euro. In terza posizione, invece, i proprietari di prima casa la cui rendita catastale non rientra nell'imponibile Irpef. Questi contribuenti godono di uno 'sconto' fiscale di 3,6 miliardi di euro. "Che sia necessario disboscare questa giungla di misure agevolative e' fuori discussione - conclude Zabeo - e' altresi' importante non buttare via il bambino con l'acqua sporca. Non vorremmo, infatti, che a pagare il conto fosse ancora una volta il ceto medio che, rispetto alle altre, e' stata la fascia sociale piu' colpita dalla crisi di questi ultimi 10 anni". Sul fronte delle tasse, infine, la Cgia torna a ribadire un concetto molto chiaro che, pero', fatica a farsi strada in alcuni partiti anche in questo scorcio di campagna elettorale. 

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Istat, cambia il paniere dei prodotti

Cambiano gli italiani, sempre più esotici nel mangiare e tecnologici nella vita quotidiana. Nel paniere 2018 dell'Istat per il calcolo dei prezzi al consumo, che viene aggiornato ogni anno per tener conto degli acquisti delle famiglie, entrano frutti tropicali, l'avocado e il mango, e il robot aspirapolvere, oltre che i vini liquorosi e la lavasciuga. Escono, invece, il canone Rai - ormai inglobato nella bolletta della luce - oltre che la telefonia fissa e il lettore mp4, superati entrambi dalla convergenza di comunicazione e intrattenimento degli smartphone. Sono "assolutamente corrette" per il Codacons le modifiche ai beni del paniere, perché "rispecchiano i cambiamenti registrati nelle abitudini degli italiani sia sul fronte alimentare, con l'ingresso della frutta esotica sempre più apprezzata dalle famiglie, sia su quello della casa, con l'entrata della lavasciuga e del robot aspirapolvere, la cui presenza è in crescita nelle abitazioni". Ma la principale novità di quest'anno, sottolinea lo stesso Istat, è l'utilizzo diretto nel calcolo dei prezzi delle casse di ipermercati e supermercati, con la scannerizzazione dei codici a barre dei beni per la cura della casa e della persona, quelli che compongono il cosiddetto 'carrello della spesa'.Il paniere aggiornato non cambia però l'inerzia. L'inflazione resta debole, anche se alcune componenti della domanda registrano una ripresa. A gennaio i prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, aumentano dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annua, in rallentamento dall'incremento dello 0,9% di dicembre. Cresono meno i beni alimentari 'non lavorati', i beni energetici non regolamentati, come i carburanti, e i servizi di trasporto. Il solo carrello della spesa aumenta a gennaio dell'1% su base mensile e dell'1,2% su base annua, dal +1,3% di dicembre. La famiglia tipo italiana, calcola l'Unione Nazionale Consumatori, dovrebbe subire un aggravio di 242 euro annui dall'incremento al ritmo di gennaio. Secondo Confcommercio, il quadro resta "incerto", perché è difficile se questa crescita "contenuta" dei prezzi sostenga le vendite al dettaglio o sia, al contrario, la conseguenza dei bassi consumi. 

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