L’Osservatorio

Cgia: Oltre 35mila delocalizzazioni, in 6 anni +12,7%

 Il numero delle partecipazioni all'estero delle aziende italiane e' aumentato del 12,7% secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2009-2015, analizzati dalla Cgia di Mestre. La ricerca evidenzia che alla fine del decennio scorso i casi ammontavano a 31.672 mentre nel 2015 sono saliti fino a raggiungere quota 35.684. Seppur parziali - secondo la Cgia -, questi dati consentono di misurare la dimensione economica di un evento che rappresenta una forma di delocalizzazione. "Purtroppo - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - non ci sono statistiche complete in grado di fotografare con precisione il fenomeno della delocalizzazione produttiva. Infatti, non conosciamo, ad esempio, il numero di imprese che ha chiuso l'attivita' in Italia per trasferirsi all'estero. Tuttavia, siamo in grado di misurare con gradualita' diverse gli investimenti delle aziende italiane nel capitale di imprese straniere ubicate all'estero"

Dall'elaborazione effettuata dall'Ufficio studi della Cgia su Banca dati Reprint del Politecnico di Milano e dell'Ice, unico report presente in Italia in grado di monitorare questo fenomeno, si evince, inoltre, che nel periodo preso in esame il numero di occupati all'estero alle dipendenze di imprese a partecipazione italiana e' diminuito del 2,9% (una contrazione di poco piu' di 50.000 unita'). Il fatturato, invece, e' aumentato dell'8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti del giro di affari di oltre 40 miliardi di euro. Sempre nel 2015, i ricavi delle imprese straniere controllate dalle italiane hanno toccato i 520,8 miliardi di euro. Dei 35.684 casi registrati nel 2015, oltre 14.400 (pari al 40,5% del totale) - secondo la Cgia - sono riconducibili ad aziende del settore del commercio, per lo piu' costituite da filiali e joint venture commerciali di imprese manifatturiere. L'altro settore piu' interessato alle partecipazioni all'estero e' quello manifatturiero che ha coinvolto oltre 8.200 attivita' (pari al 23,1% del totale). In particolar modo quelle produttrici di macchinari, apparecchiature meccaniche, metallurgiche e prodotti in metallo. Il principale paese di destinazione di questi investimenti sono gli Stati Uniti, nel 2015 le partecipazioni italiane nelle aziende statunitensi sono state superiori a 3.300. Di seguito la Francia (2.551 casi), la Romania (2.353), la Spagna (2.251) la Germania (2.228), il Regno Unito (1.991) e la Cina (1.698). "Chi pensava che la meta preferita dei nostri investimenti all'estero fosse l'Europa dell'Est - rileva il Segretario della Cgia Renato Mason - rimarra' sorpreso. A eccezione della Romania, nelle primissime posizioni scorgiamo i paesi con i quali i rapporti commerciali sono da sempre fortissimi e con economie tra le piu' avanzate al mondo". Le regioni italiane piu' interessate agli investimenti all'estero sono la Lombardia (11.637 partecipazioni), il Veneto (5.070), l'Emilia Romagna (4.989) e il Piemonte (3.244). Quasi il 78% del totale delle partecipazioni sono riconducibili a imprese italiane ubicate nelle regioni del Nord Italia

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I fondi pubblici per la ricerca italiana si sono ridotti di 1,2 miliardi in 10 anni

Negli ultimi 10 anni i fondi pubblici per la ricerca italiana si sono ridotti di 1,2 miliardi, pari al 20%. E' quanto emerge dal documento promosso dalla Commissione Europea, la cui pubblicazione e' prevista in marzo.

I dati sono ripresi anche dalla rivista Nature sul suo sito, che rileva come la ricerca scientifica sia completamente esclusa dal dibattito elettorale e che i ricercatori temono ulteriori tagli di budget, qualunque possa essere l'esito delle consultazioni. Sempre negli ultimi 10 anni, si legge nel documento, il budget delle universita' italiane e' calato di circa un quinto, con una perdita pari a un milione di euro. Si sono ridotti inoltre sia il numero dei docenti nelle universita' (-20%) sia il finanziamento degli enti pubblici di ricerca (-9% in termini reali). La spesa pubblica per il settore dell'istruzione universitaria e' ferma allo 0,4% del Pil, al di sotto della media europea, che e' dello 0,7%. L'Italia in questi ultimi 10 anni di crisi ha perso gravemente attivita' economiche, industriali e di ricerca, ed e' andata indietro nell'innovazione e nella ricerca pubblica, in particolare con i tagli ai finanziamenti e al personale universitari. Un piccolo rimbalzo si è verificato con gli incentivi all'industria 4.0, ai macchinari e ai soggetti di ricerca. Il rapporto in effetti valuta, sebbene manchino stime ufficiali, che siano circa 50 mila i ricercatori italiani gia' occupati all'estero. Per invertire la tendenza e attirare studiosi dall'estero, il Programma nazionale per la ricerca del quinquennio 2015-2020 prevede tre finanziamenti di circa 520 milioni di euro nel periodo 2017-2020. Sempre Nature nei giorni scorsi ha pubblicato la petizione di un gruppo di 69 scienziati italiani che invita i candidati alle elezioni a portare i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. La petizione ha raggiunto le 200.000 firme.

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Bankitalia: mutui piu’ semplici

Ottenere mutui per comprare casa sembra diventato piu' semplice. Secondo i risultati dell'indagine congiunturale sul mercato delle abitazioni condotta a gennaio da Bankitalia tra oltre 1.500 agenzie immobiliari, le indicazioni degli agenti sulle difficolta' per i compratori di ottenere un mutuo sono scese al minimo dall'avvio del Sondaggio nel 2009. La percentuale degli agenti che ascrive alla difficolta' di ottenere un mutuo la causa della decadenza degli incarichi e' scesa infatti nel quarto trimestre 2017 al 15,4 per cento, dal 22,3 del trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, inoltre, la quota di operatori che segnalano pressioni al ribasso sulle quotazioni degli immobili e' tornata ad aumentare. Nel confronto con la precedente rilevazione, tuttavia, segnala Via Nazionale, si sono rafforzati i segnali di miglioramento della domanda: il numero di agenzie che hanno intermediato almeno un immobile e' aumentato e le giacenze degli incarichi a vendere sono diminuite

I giudizi degli agenti immobiliari sulle condizioni del proprio mercato di riferimento nel trimestre in corso, misurati dal saldo fra la quota di quelli favorevoli e quelli sfavorevoli, sono rimasti nettamente positivi, in misura ampiamente superiore alla rilevazione di un anno fa (19,5 punti percentuali contro 7,5), ma inferiore nel confronto con quella precedente (24,5). Anche il saldo relativo al numero atteso di nuovi incarichi a vendere nel primo trimestre del 2018 si conferma largamente positivo e superiore a quello rilevato all'inizio del 2017 (17,2 punti percentuali contro 4,0), sebbene inferiore al valore rilevato in ottobre (28,4 punti). La quota di operatori che indica una flessione dei prezzi nel trimestre in corso e' nuovamente calata (19,6 per cento, da 20,9) mentre e' aumentata la quota che ne prefigura un aumento (7,0 per cento, da 6,4). Le aspettative circa l'evoluzione a breve del mercato immobiliare nazionale restano positive, su livelli analoghi rispetto al sondaggio di ottobre, con un saldo tra giudizi favorevoli e sfavorevoli pari a 22,2 punti percentuali (era 22,5 nella rilevazione precedente). In un orizzonte di medio termine, ovvero di due anni, le attese restano nettamente improntate all'ottimismo: il saldo fra attese di miglioramento e peggioramento si e' attestato a 44,5 punti percentuali (48,9 nel sondaggio di ottobre).

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Verona, i vincitori della 16ª edizione di Sol d’Oro

Alla Fiera di Verona record di campioni in gara da 9 nazioni per la 16ª edizione di Sol d’Oro, nella sua edizione dedicata agli oli dell’emisfero boreale. L’annuncio dei vincitori ieri sera a conclusione della prima giornata degli EVOO Days. Oggi degustazione en primeur degli oli vincitori a chiusura del forum di formazione e networking di Sol&Agrifood A Sol d’Oro Emisfero Nord è un trionfo azzurro tra i 360 oli in gara da Italia, Spagna, Grecia, Slovenia, Libano, Marocco, Portogallo, Giappone e Cile, che hanno infranto il record di 300 campioni dello scorso anno. Dalla Fiera di Verona, l’Italia conferma la sua leadership indiscussa nella produzione di oli extravergine di qualità, vincendo 12 medaglie su 15 nelle cinque categorie previste, mentre la Spagna si aggiudica le tre restanti. Il concorso internazionale Sol d’Oro Emisfero Nord 2018, ha visto l’Italia aggiudicarsi quattro ori su cinque, nelle categorie fruttato leggero, medio, intenso e monovarietale, tre medaglie d’argento e cinque di bronzo. Tre medaglie, una d’oro nella categoria biologico e due d’argento, invece, per la Spagna. I 13 giudici internazionali provenienti da Italia, Grecia, Turchia, Giappone e Slovenia, sono stati impegnati sei giorni per valutare gli oli con la modalità della “degustazione alla cieca”.  Alta la qualità, che ha portato la giuria ad assaggiare più volte numerosi campioni selezionati, prima di stilare la classifica definitiva. Ieri pomeriggio la proclamazione in diretta Facebook dei vincitori nel corso della prima giornata degli EVOO Days, l’iniziativa organizzata da Veronafiere-Sol&Agrifood per la formazione e il networking della filiera oleicola, con il patrocinio del Coi – Consiglio Oleicolo Internazionale, dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio.

Come attestato di qualità riconosciuto a livello internazionale, le bottiglie delle partite degli oli vincitori possono ora fregiarsi del premio ricevuto (Sol d’Oro, Sol d’Argento, Sol di Bronzo) e per la prima volta da quest’anno anche gli insigniti di Gran Menzione avranno un loro bollino di riconoscimento. Si tratta di uno strumento di marketing riconosciuto e molto apprezzato sui mercati internazionali. Agli oli premiati, Sol&Agrifood, la Rassegna dell’agroalimentare di qualità in programma dal 15 al 18 aprile 2018, dedica ormai da anni una serie di iniziative: dalla Guida “Le stelle del Sol d’Oro”, distribuita ai buyer internazionali e ai delegati di Veronafiere nel mondo, alle degustazioni guidate degli oli vincitori dedicate agli operatori in arrivo da tutto il mondo, oltre ai cooking show con protagonisti gli oli con Gran Menzione, per insegnare come valorizzare i diversi oli extravergine in cucina. Elenco dei vincitori Sol d’Oro Emisfero Nord – edizione 2018  (L'elenco completo delle Gran Menzioni del Concorso Sol d’Oro 2018 sul sito www.solagrifood.com) Categoria oli fruttato leggero: Sol d’Oro  - Intini Srl, Alberobello (Bari)- Puglia Sol d’Argento -  Aceites Hacienda el Palo SL, Jaen - Spagna Sol di Bronzo - Azienda agricola biologica Alessandro Scanavini, Sabaudia (Latina) - Lazio Categoria oli fruttato medio: Sol d’Oro - Marsicani Nicolangelo, Morigerati (Salerno) - Campania Sol d’Argento - Malvetani Società Agricola S.S., Stroncone (Terni) - Umbria Sol di Bronzo - Azienda agricola Tommaso Masciantonio, Casoli (Chieti) - Abruzzo Categoria oli fruttato intenso: Sol d’Oro - Franci Giorgio, Montenero (Grosseto) - Toscana Sol d’Argento - Torres Morente s.a.u. – Maeva, Granada - Spagna Sol di Bronzo - Agricola Il Colle, Bagno a Ripoli (Firenze) - Toscana Categoria oli biologici: Sol d’Oro - Almazaras de la Subbetica, Carcabuey - Spagna Sol d’Argento - Franci Giorgio, Montenero (Grosseto) - Toscana Sol di Bronzo - Intini Srl, Alberobello (Bari)- Puglia Categoria oli monovarietali: Sol d’Oro - Azienda Agricola Cassini Paolo, Isolabona (Imperia) - Liguria Sol d’Argento -  Agricola Biologica Quattrociocchi Americo, Alatri (Frosinone) - Lazio Sol di Bronzo -  Azienda Agricola Donato Conserva, Modugno (Bari) - Puglia

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Speranza di vita più alta al nordest

L'Italia risulta divisa geograficamente divisa in due quando si parla di aspettative di vita. E a far vivere più o meno a lungo non è solo il luogo di residenza ma anche il livello di istruzione. E' ciò che emerge dal rapporto dell’Osservatorio nazionale della salute nelle regioni italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma, ideato dal professor Walter Ricciardi, e che ha redatto un focus dedicato alle disuguaglianze sanitarie in Italia. Una fotografia da cui risulta penalizzato il Sud, in particolare in Campania. Se infatti a Napoli la speranza di vita è 80,6 anni a Rimini e a Firenze si arriva a 84,1. Fra gli italiani più longevi ci sono inoltre quelli più istruiti, mentre godono di peggiori condizioni di salute coloro che non conseguono la laurea.A livello regionale in Campania nel 2017 gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; mentre nella Provincia Autonoma di Trento 81,6 gli uomini e 86,3 anni le donne. In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne. Differenze che, sottolinea il focus, oltre che in Campania sono persistenti in Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, Basilicata, Lazio, Valle d’Aosta e Piemonte che restano costantemente al di sotto della media nazionale. Campania, Calabria e Sicilia addirittura peggiorano la loro posizione nel corso degli anni. Di contro, quasi tutte le regioni del Nord, insieme ad Abruzzo e Puglia, sperimentano stabilmente una aspettativa di vita al di sopra della media nazionale. Il dato sulla sopravvivenza evidenzia il rilevante svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 2 anni inferiore a quella media nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa che palesano uno svantaggio di sopravvivenza di 1,6 e 1,4 anni rispettivamente.

Le Province più longeve sono Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita, 1,3 anni in più della media nazionale, seguite da Monza e Treviso con poco più di un anno di vantaggio su un italiano medio. I divari di salute sono particolarmente critici quando sono legati allo status sociale, perché i fattori economici e culturali influenzano direttamente gli stili di vita e condizionano la salute delle future generazioni.E' il caso dell'obesità, uno dei più importanti fattori di rischio per la salute futura, che interessa il 14,5% delle persone con titolo di studio basso e solo il 6% dei più istruiti. Anche considerando il livello di reddito gli squilibri emergono con chiarezza: l'obesità è una condizione che affligge il 12,5% del quinto più povero della popolazione e il 9% di quello più ricco.

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In 10 anni +535% microbirrifici in Italia 

Crescono i boccali di birra Made in Italy grazie anche a una rete di micro birrifici artigianali passati dai 113 del 2008 ai 718 del 2017 con un progresso di oltre il 535% nel decennio e una produzione stimata attualmente in 50 milioni di litri mentre e' crollato del 79% il consumo di birre inglesi in Italia nel 2017 e sono scese del 31% le importazioni anche dalla Germania (insieme rappresentano 1/3 della birra straniera consumata in Italia). A dirlo e' un'analisi della Coldiretti elaborata sui dati Istat sul commercio estero in occasione di "Beer Attraction" di Rimini, appuntamento dedicato a tutte le specialita' del settore. "Fra birre artigianali e industriali la filiera vale complessivamente circa 6 miliardi di euro" aggiunge la Confederazione nel ricordare che secondo l'Istat, la birra piace a quasi 1 italiano su 2 con un consumo pro capite medio di 31,5 litri all'anno. "Negli ultimi anni - spiega la Coldiretti - la produzione artigianale Made in Italy si e' molto diversificata con numerosi esempi di innovazione, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino. Ma c'e' anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso. Oltre a contribuire all'economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all'occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i piu' attivi nel settore con profonde innovazioni che - afferma la Coldiretti - vanno dalla certificazione dell'origine a chilometro zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialita' altamente distintive o forme distributive innovative come i 'brewpub' o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica".

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Auto, Cgia: il prelievo fiscale è di 73 miliardi di euro

Ammonta a 73 miliardi di euro il carico fiscale che 'incombe' sui 42,8 milioni di autoveicoli (compresi autobus e camion) presenti nel nostro Paese. Una cifra che, per la Cgia, relega gli automobilisti tra le categorie di contribuenti piu' tartassate d'Italia. Solo per dare un'idea della dimensione del prelievo, si ricorda che il gettito derivante dalle imposte che gravano su tutti gli immobili presenti nel Paese ammonta a poco piu' di 40 miliardi di euro. La E nonostante la pesantissima crisi che ha colpito fino a 3 anni fa tutto il settore dell'auto, tra il 2009 e il 2016 (ultimo dato disponibile pubblicato dall'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) il gettito fiscale sugli autoveicoli e' aumentato del 10,1%o (in termini assoluti pari a 6,7 mld), mentre la crescita dell'inflazione e' stata del 9%

"La voce che incide maggiormente sulle tasche degli automobilisti italiani - spiega Paolo Zabeo, coordinatore Cgia - e' quella delle imposte e delle accise sui carburanti. Ben 34,8 mld di euro, infatti, pari a poco meno della meta' dei 73 mld complessivi, ci vengono prelevati nel momento in cui ci si reca a fare il pieno al nostro mezzo". Per ogni litro di gasolio per autotrazione che acquistiamo alla pompa, precisa la Cgia, il 63% del prezzo e' riconducibile al peso del fisco. Per ogni litro di benzina l'incidenza sale al 66%. Oltre alla tassazione sui carburanti, tra le voci fiscali che gravano maggiormente sui possessori di un autoveicolo c'e' l' Iva sulla manutenzione e riparazione/acquisto di ricambi, accessori e pneumatici. Nel 2016 questo prelievo ha pesato agli italiani 10,2 mld di euro (14% della spesa totale). L'Iva sull' acquisto degli autoveicoli, invece, e' costata poco piu' di 7 mld di euro (9,8%), mentre il bollo auto ha assicurato alle casse delle Amministrazioni regionali 6,6 mld (9,1%). Le imposte sui parcheggi e sulle contravvenzioni hanno garantito un gettito di 5,6 mld (7,7%), quelle sui premi di assicurazione Rc auto quasi 3,9 mld (5,3%). Sui pedaggi autostradali il fisco ha riscosso 2 mld, un altro miliardo dai lubrificanti, imposte e accise. mentre l'imposta di trascrizione ha permesso alle Amministrazioni provinciali di incassare 1,7 mld. "Va comunque sottolineato che - rileva Renato Mason segretario Cgia - l'aumento di gettito ascrivibile ad alcune voci come l' Iva sull'acquisito dei mezzi, i pedaggi autostradali e l'Imposta provinciale di trascrizione, si e' verificato negli ultimi anni a seguito della ripresa economica del mercato automobilistico che ha segnato, in merito alle nuove immatricolazioni, dei risultati molto importanti". Per la Cgia l'elevato tasso di motorizzazione presente in Italia e' in parte imputabile anche alla bassa qualita' ed efficienza del trasporto pubblico urbano. Da una ricerca fatta nei mesi scorsi dal The European House-Ambrosetti emerge che il sistema Paese potrebbe risparmiare fino a 12 mld di euro all'anno, attraverso una migliore organizzazione della mobilita' nelle 14 citta' metropolitane del Paese. In buona sostanza questa situazione costringe tutti noi a sostenere un insieme di costi aggiuntivi pesantissimi. In primo luogo come cittadini, perche' il trasporto pubblico funziona poco e male ed e' foriero di inefficienze; in secondo luogo come automobilisti, perche' non avendo un sistema di pubblica mobilita' dignitoso, siamo costretti a utilizzare il nostro automezzo, subendo, tra le altre cose, un carico fiscale spaventoso. In merito alla distribuzione territoriale degli autoveicoli presenti nel Paese, invece, le Regioni dove la concentrazione e' piu' elevata sono anche quelle con il maggior numero di abitanti. La Lombardia, presenta il piu' elevato numero di autoveicoli: nel 2016 (ultimo dato disponibile) ne circolavano oltre 6,7 mln. Seguono il Lazio con poco piu' 4,1 mln, la Campania con quasi 3,8 mln, la Sicilia con 3,6 mln e il Veneto con poco meno di 3,5 mln. 

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Boccia: al centro dell’assise lavoro, crescita e debito

"Le tre parole di domani saranno lavoro, crescita e debito". Cosi' il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha fissato i temi cardine delle assise generali di Confindustria che si svolgera' domani a Verona, intervenendo al convegno del Centro studi Confindustria dal titolo "Le sostenibili carte d'Italia". Nel corso dell'appuntamento di domani verra' realizzato il "salto da una politica dei fattori a una politica delle mission", con l'obiettivo di "evitare le Brexit del futuro e contrastare le disuguaglianze". In questo quadro, ha sottolineato Boccia, come Confindustria "noi dobbiamo contribuire alle spiegazioni economiche, passando a un nuovo paradigma di pensiero: prima si decide quali effetti vogliamo avere sull'economia reale, poi si individuano gli strumenti e poi si pensa ai saldi di bilancio".

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La ripartizione del fondo sanitario per le regioni d’Italia

"Per il terzo anno consecutivo la Conferenza delle Regioni ha trovato un accordo per il riparto del Fondo Sanitario in tempi brevi. Si tratta per il 2018 di 110,1 miliardi, quasi un miliardo in piu' rispetto al 2017". Lo ha detto il presidente Stefano Bonaccini, commentando l'esito della Conferenza delle Regioni e province autonome che si e' riunita oggi. Una cifra che sommando ulteriori riparti successivi - relativi a obiettivi di piano e piccoli fondi vincolati - raggiunge, per il 2018, poco meno di 113,4 miliardi. "Questo risultato ha sempre qualcosa di straordinario perche' e' comunque difficile contemperare le diverse e legittime esigenze territoriali in un settore cosi' delicato e nevralgico come la sanita'. Grazie alla tempestivita' con cui abbiamo raggiunto in modo unanime l'accordo - ha concluso Bonaccini - e' adesso possibile per tutte le Regioni una programmazione puntuale sul territorio ed e' questo un vantaggio di non poco conto per i bilanci regionali". Soddisfazione e' stata espressa anche dai coordinatori delle Commissioni Sanita' e Bilancio, i cui assessori sono stati i protagonisti dell'accordo raggiunto oggi dalla Conferenza delle Regioni. "Si e' lavorato intensamente in questi giorni - hanno affermato l'assessore al Bilancio della Regione Lombardia, Massimo Garavaglia (Coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni) e l'assessore della Regione Piemonte, Antonio Saitta (Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni) - nell'ambito di un confronto interregionale ricco di spunti e, come sempre in queste occasioni, di dialettica interna. Si e' dovuto fare i conti con specifiche situazioni territoriali, agendo con buon senso e con interventi di riequilibrio. Alla fine ragionando anche su ambiti relativi alla incidenza della popolazione anziana o dei giovani, e guardando ad altri indici, facendo un lavoro di razionalizzazione anche sul fronte della mobilita' sanitaria si e' raggiunta una sintesi che da' certezze contabili ad un settore fondamentale per i cittadini come la sanità"

Ecco la ripartizione alle Regioni e alle Province Autonome: Piemonte 8.136.165.800 euro; Valle d'Aosta 231.894.380 euro; Lombardia 18.154.132.188 euro; Bolzano 927.574.966 euro; Trento 969.106.695 euro; Veneto 8.917.104.995 euro; Friuli Venezia Giulia 2.266.252.682 euro; Liguria 3.059.081.683 euro; Emilia Romagna 8.163.443.643 euro; Toscana 6.933.747.012 euro; Umbria 1.647.610.739 euro; Marche 2.833.768.881 euro; Lazio 10.621.542.541 euro; Abruzzo 2.418.562.354 euro; Molise 576.226.865 euro; Campania 10.350.188.068 euro; Puglia 7.303.674.113 euro; Basilicata 1.054.153.732 euro; Calabria 3.525.523.850 euro; Sicilia 9.026.339.471 euro; Sardegna 3.015.395.340 euro. Il totale ammonta a 110.131.490.000 euro.  

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Pil, Promotor: +1,5% nel 2017 conferma l’accelerazione della ripresa

La crescita dell'1,5% del Pil nel 2017, che emerge dalla prima stima diffusa oggi dall'Istat, conferma l'accelerazione in atto dell'economia italiana, come emerge con grande chiarezza dalla serie storica degli incrementi degli ultimi anni. E' quanto rileva il Centro Studi Promotor, sottolienando che dopo un'inversione di tendenza a cavallo tra il 2013 e il 2014 il Pil e' infatti cresciuto del 0,2% nel 2014, dello 0,9% nel 2015 e dell'1,1% nel 2016 ed ora dell'1,5% nel 2017. Secondo il Centro Studi Promotor, l'accelerazione in atto e in particolare il buon risultato del 2017 dipendono in buona misura dall'andamento dell'economia mondiale che e' in forte sviluppo, con una crescita del commercio del 4,4% a fine novembre e con una previsione di incremento del 3,9% per l'intera economia del mondo nel 2018. Decisiva, per Promotor, e' stata l'azione degli ultimi Governi che ha portato il tasso di disoccupazione, che aveva toccato un picco del 13% nel novembre 2014, al 10,8% del dicembre scorso, livello che non si vedeva dal 2012. 

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