L’Osservatorio

Nuovi nati, al Nord 1 su 5 ha entrambi i genitori stranieri

Tra i nati stranieri in Italia iscritti in anagrafe nel 2017 si confermano al primo posto i bambini romeni (14.693), seguiti da marocchini (9.261), albanesi (7.273) e cinesi (3.869), per un totale di nati rappresentato da queste comunita' del 51,8% del totale. A rivelarlo e' il report Istat 'Natalita' e fecondita' della popolazione residente' anno 2017, presentato stamattina nella sede dell'istituto di statistica a Roma. "L'incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri- si legge nel report- e' notoriamente molto piu' elevata nelle regioni del Nord (circa 20,9%) dove la presenza straniera e' piu' stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (17%). Nel Mezzogiorno- continua il rapporto- l'incidenza e' molto inferiore rispetto al resto d'Italia (6,1% al Sud e 5,5% nelle Isole). Nel 2017 e' di cittadinanza straniera circa un nato su quattro in Emilia Romagna (24,3%), quasi il 22% in Lombardia, circa un nato su cinque in Veneto, Liguria, Toscana e Piemonte. La percentuale di nati stranieri e' decisamente piu' contenuta in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, con l'eccezione dell'Abruzzo dove supera l'11%"

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Nuovo record per il turismo in Italia

Nuovo record per il turismo in Italia. La buona notizia giunge attraverso il report dell'Istat movimento turistico secondo cui nel 2017 gli esercizi ricettivi hanno registrato un nuovo massimo storico, dopo quello del 2016, con oltre 420 milioni di presenze (+4,4% rispetto al 2016) e 123 milioni di arrivi (+5,3%). La crescita è stata superiore a quella media europea. Continua il boom negli esercizi extra-alberghieri: si contano 145,5 milioni di presenze (+7,5% sul 2016) e 29,4 milioni di arrivi (+10,2%), con una permanenza media di 4,9 notti. Negli alberghi le presenze toccano 275,1 milioni e gli arrivi 93,8 milioni (rispettivamente +2,8% e +3,9% sull'anno precedente) e in media la permanenza si conferma a 2,9 notti. Le presenze dei clienti residenti in Italia sfiorano i 210 milioni, quelle degli stranieri salgono a 210,7 milioni e per la prima volta superano le presenze degli italiani (rispettivamente +3,2% e +5,6% sul 2016). Interessante la distribuzione geografica, che in generale è stata più forte nel Mezzogiorno: gli aumenti più consistenti in termini di presenze si sono registrati in Sicilia (+7,3% rispetto al 2016), Basilicata (+6,5%), Piemonte (+6,3%) ed Emilia-Romagna (+6,0%). Molto concentrate le presenze: negli esercizi ricettivi dei primi 50 comuni italiani se ne registrano quasi 171 milioni, pari al 40,6% del totale. Queste destinazioni, nel loro complesso, assorbono un terzo delle presenze "italiane" (32,7%) e quasi la metà (48,5%) di quella dei non residenti e sono principalmente localizzate nell'Italia settentrionale. Roma si conferma la principale destinazione con quasi 27 milioni di presenze (il 6,4% del totale nazionale), seguono Milano e Venezia (entrambe al 2,8%). Se si guarda alla sola clientela estera, la quota di stranieri ospitati nella Capitale raggiunge circa il 9% del totale. Venezia si posiziona al secondo posto (4,8%). Nel 2017 le regioni al top delle presenze si confermano Veneto (16,5% del complessivo negli esercizi ricettivi italiani), il Trentino Alto Adige (11,9%), la Toscana (10,9%), l'Emilia-Romagna (9,5%) e la Lombardia (9,4%). In queste cinque regioni si concentra il 58,2% delle presenze turistiche in Italia, pari a oltre la metà (51,6%) dei clienti residenti e a quasi due terzi (64,7%) degli stranieri. Alcuni territori italiani sono meta di una clientela prevalentemente straniera, tra questi la Provincia autonoma di Bolzano (68,3%), il Veneto (68,1%), il Lazio (62,2%) e la Lombardia (60,9%). Alcune regioni del Centro e del Sud, invece, hanno un bacino di attrazione quasi esclusivamente nazionale: è il caso di Molise (90,3% di presenze di clienti residenti sul totale regionale), Basilicata (89,5%), Abruzzo (86,0%), Marche (82,0%), Puglia (78,5%) e Calabria (77,5%). La Germania si conferma primo Paese di provenienza dei turisti stranieri in Italia con il 14,1% delle presenze registrate. Seguono Francia, Regno Unito e Stati Uniti con quote di circa il 3%. 

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I cittadini della Ue sono preoccupati di interferenze nelle elezioni di maggio

 I cittadini della Ue sono preoccupati di interferenze nelle elezioni di maggio: il 61% teme che le elezioni possano essere manipolate tramite attacchi informatici; il 59% teme che le elezioni possano essere influenzate da soggetti stranieri e gruppi criminali; il 67% teme che i dati personali lasciati on-line possano essere usati per orientare i messaggi politici che si ricevono. E' quanto risulta dall'ultimo sondaggio Eurobarometro. 

Dal sondaggioEurobarometro emerge anche che la grande maggioranza (74- 81%) degli europei concorda sul modo in cui affrontare queste minacce. Le indicazioni sono diverse: introdurre maggiore trasparenza nelle piattaforme dei media sociali on-line, anche con una chiara indicazione del soggetto a monte della propaganda on-line; dare a tutti i partiti politici pari possibilita' di accesso ai servizi on-line per aggiudicarsi l'attenzione degli elettori; assicurare diritto di replica ai candidati o ai partiti politici sui media sociali; introducendo il silenzio elettorale on-line cosi' come gia' avviene per i media tradizionali. Alle elezioni del 2014 si e' recato alle urne il 42% degli europei. Eurobarometro indica che attualmente il 43% degli intervistati vorrebbe ricevere maggiori informazioni sull'Unione europea e sul suo impatto sulla vita quotidiana; il 31% vorrebbe la presenza di un maggior numero di candidati giovani

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Quattro italiani su dieci acquistano in rete regali di Natale

Quattro italiani su dieci (40%) acquistano in rete regali di Natale con un aumento del 4% rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi della Coldirettisui dati Deloitte pubblicata in occasione del Cyber Monday del 26 novembre che segue il black friday. "La spesa in regali degli italiani per feste di fine 2018 - sottolinea la Coldiretti - è stimata complessivamente (on e off line) pari a 216 euro a famiglia su valori superiori dell’10% ai 197 euro che si spendono in media in Europa, dove gli inglesi sono al vertice della classifica con una spesa di 341 euro a famiglia e in fondo ci sono i polacchi con appena 124 euro". "L’incidenza dell’on line per Natale in Italia - precisa la Coldiretti - è inferiore a quella di Paesi come la Germania e la Gran Bretagna ma superiore a quella di Spagna, Grecia e Portogallo. Le motivazioni per la spesa in rete - spiega la Coldiretti -sono la possibilità di avere la consegna a domicilio, una più ampia possibilità di scelta, l’opportunità di fare confronti e i prezzi convenienti mentre le perplessità riguardano soprattutto la sicurezza dell’acquisto, la consegna di un prodotto integro e i rischi per la mancata corrispondenza del prodotto sul video rispetto a quello consegnato"

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Cgia, le patrimoniali gia’ prelevano 45,7 miliardi

La possibilità di imporre una nuova patrimoniale trova contrario il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, che segnala la preenza "gia' una quindicina le imposte patrimoniali che gli italiani sono costretti a pagare ogni anno. Nel 2017, ad esempio, tra l'Imu, la Tasi, l'imposta di bollo, il bollo auto, etc., abbiamo versato al fisco 45,7 miliardi di euro. Rispetto al 1990, il gettito riconducibile alle imposte di possesso sui nostri beni mobili, immobili e sugli investimenti finanziari in termini nominali e' aumentato del 400%, mentre l'inflazione e' cresciuta del 90%. In buona sostanza, in oltre 25 anni abbiamo subito una vera e propria stangata". Va segnalato che quasi la meta' del gettito complessivo (21,8 miliardi di euro) e' ascrivibile all'applicazione dell'Imu/Tasi sulle seconde/terze case, sui capannoni, sui negozi e sulle botteghe artigiane. Rispetto a qualche anno fa, tuttavia, il gettito delle imposte patrimoniali e' leggermente in calo.

Le imposte patrimoniali analizzate nel periodo 1990-2017 sono state: Imposta di registro e sostitutiva; Imposte di bollo; Imposta ipotecaria; Diritti catastali; Ici/Imu/Tasi; Bollo auto; Canone Radio Tv; Imposta su imbarcazioni e aeromobili; Imposta sulle transazioni finanziarie; Imposta sul patrimonio netto delle imprese; Imposte sulle successioni e donazioni; Imposta straordinaria sugli immobili; Imposta straordinaria sui depositi; Imposta sui beni di lusso. La Cgia precisa che le imposte patrimoniali sono quelle che di fatto gravano sulla ricchezza posseduta dalle persone in un determinato momento. La ricchezza e' intesa in senso ampio e comprende i beni immobili (case, terreni), i beni mobili (auto, moto, aeromobili, imbarcazioni), gli investimenti finanziari, etc. Di solito, nei manuali di diritto tributario le imposte patrimoniali sono classificate come imposte dirette. Queste ultime sono quelle che colpiscono direttamente la capacita' contributiva del contribuente senza attendere che si verifichino fatti o atti particolari. Mentre le imposte indirette richiedono, per poter essere applicate, il verificarsi di un determinato evento. L'Iva, ad esempio, si applica quando avviene la cessione di un bene o la prestazione di un servizio. Le imposte sulle successioni e sulle donazioni, sebbene classificate come imposte indirette, vengono considerate come una forma di imposizione patrimoniale, in quanto colpiscono la ricchezza. Si tratta delle uniche imposte indirette che i testi di diritto tributario includono tra le imposte di carattere patrimoniale. Nel 2012, a seguito delle misure introdotte dal Governo Monti, l'imposizione patrimoniale e' cresciuta, rispetto al 2011, di 12,8 miliardi di euro, un balzo di oltre il 40%. Mentre nel 2013 si e' avuta una temporanea flessione dovuta all'abolizione dell'Imu sulle abitazioni principali.

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Prosegue la ripresa delle compravendite di immobili

 Prosegue la ripresa delle compravendite di immobili. Nel secondo trimestre, secondo quanto riporta l'Istat, le convenzioni notarili di compravendite e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari (pari a 209.243) crescono dell'1,6% rispetto al trimestre precedente (+1,7% il settore abitativo e +0,7% l'economico). Per il complesso delle transazioni, scecondo quanto riporta un comunicato, l'incremento congiunturale interessa soprattutto il Nord-ovest (+3,0%), il Nord-est (+2,7%) e, in misura minore, il Centro (+0,4%). Al Sud le transazioni sono stabili rispetto al trimestre precedente (0,0%) mentre risultano in flessione nelle Isole (-1,3%). Il settore abitativo segue l'andamento generale, il comparto economico segna invece variazioni positive nel Nord-ovest (+6,9%) e nel Nord-est (+0,6%), negative nel Centro (-6,5%), nelle Isole (-3,0%) e al Sud (-1,5%). Su base annua le transazioni immobiliari aumentano complessivamente del 4,7%: il settore abitativo riflette l'andamento generale (+5,1%), al contrario il comparto economico registra un lieve calo (-0,6%). Rispetto al secondo trimestre del 2017, l'incremento registrato per l'abitativo nel periodo aprile-giugno riguarda tutte le aree geografiche del Paese - Nord-est +7,2%, Isole +6,7%, Nord-ovest +5,4%, Sud +3,4% e Centro +3,0% - e tutte le tipologie di comuni (città metropolitane +5,1% e piccoli centri +5,0%)

 Per il settore economico, dice ancora l'istituto di statistica, le transazioni risultano in crescita su base annua nel Nord-ovest (+2,9%), sono sostanzialmente stabili nel Nord-est (+0,4%) e diminuiscono al Centro (-4,5%), nel Sud (-3,4%) e nelle Isole (-1,4%). Variazioni tendenziali di segno negativo si registrano anche nelle città metropolitane (-0,7%) e nei piccoli centri (-0,4%). Il 94,3% delle convenzioni stipulate riguarda trasferimenti di proprietà di immobili ad uso abitativo ed accessori (197.362), il 5,2% ad uso economico (10.933) e lo 0,5% ad uso speciale e multiproprietà (948). Le convenzioni notarili per mutui, si legge, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (113.755) crescono del 2,7% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% su base annua. Sul territorio tali convenzioni registrano aumenti congiunturali nel Nord-est (+4,2%), nel Nord-ovest (+3,2%), al Centro (+2,4%) e nel Sud (+1,7%); sono in diminuzione nelle Isole (-2,3%). Su base annua crescono nel Nord-est (+5,9%), nelle Isole (+4,6), nel Nord-ovest (+2,1%) e al Sud (+0,6%) mentre diminuiscono al Centro (-0,9%). Rispetto alla tipologia dei comuni risultano in crescita sia nelle città metropolitane (+1,9%) sia nei piccoli centri (+2,5%). "Anche nel secondo trimestre dell'anno in corso, l'andamento dell'indice destagionalizzato delle compravendite conferma una tendenza al recupero del mercato immobiliare - è il commento della stessa Istat- che ha iniziato la sua ripresa in modo più regolare dal secondo trimestre del 2015, con un incremento di circa il 39% rispetto ai valori minimi di fine 2013. Tuttavia, rimane ancora un gap, quasi il 4%, nei confronti dei livelli medi del 2010. Unica eccezione è il Nord dove si è tornati ai livelli precedenti il 2010"

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Le rapine in banca si riducono di quasi un terzo nel 2018

Le rapine in banca si riducono di quasi un terzo nei primi nove mesi del 2018. Lo rileva un'indagine realizzata dall'Ossif, il centro di ricerca dell'Abi sulla sicurezza. A gennaio-settembre i "colpi" compiuti allo sportello sono stati 134, con un calo del 28,7% rispetto ai 188 dello stesso periodo dell'anno scorso. In netta diminuzione anche l'indice di rischio, ovvero il numero di rapine ogni 100 sportelli, che è passato da 0,9 a 0,7. Nei primi nove mesi dell'anno, spiega l'associazione bancaria, le rapine sono diminuite in Abruzzo (-66,7%, da 6 a 2), Calabria (-50%, da 2 a 1), Emilia Romagna (-50%, da 20 a 10), Lazio (-27,3%, da 22 a 16), Liguria (-50%, da 6 a 3), Lombardia (-52%, da 25 a 12), Marche (-20%, da 5 a 4), Piemonte (-38,9%, da 18 a 11), Puglia (-45,2%, da 31 a 17), Toscana (-12,5%, da 16 a 14) e Veneto (-28,6%, da 7 a 5). Nessun colpo in banca in Sardegna e Valle d'Aosta, mentre il numero di rapine è invariato in Basilicata (solo una) e in Molise (solo una). Ci sono stati aumenti invece in Campania (18 rapine da 15), Friuli Venezia Giulia (una rapina da 0) Sicilia (13 rapine da 9), Trentino-Alto Adige (una rapina da 0) e Umbria (4 rapine da 3). 

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Un turista su quattro in Italia è in cerca di buon cibo

Un turista su quattro in Italia è in cerca di buon cibo: il 29.9% degli stranieri e il 22.3% degli italiani. Le vacanze enogastronomiche sono in crescita, con un giro d'affari nel 2017 pari a 223 milioni sborsati dagli stranieri, il 70% in più di quanto si spendeva nel 2013 (131 milioni), percentuale decisamente superiore rispetto all'aumento della spesa totale per vacanza (+18.4%). Il viaggiatore straniero che ha scelto le nostre destinazioni per gustare le eccellenze enogastronomiche, ha speso, in media 149,9 euro al giorno, rispetto ai 128,7 euro investiti nella vacanza culturale, 122,9 euro spesi quella sportiva, 109,3 euro per la montagna, 103,9 euro per la vacanza verde/agriturismo, 90,2 euro per il mare, 85,2 euro per la vacanza al lago. A segnalarlo è l'Osservatorio Nazionale del Turismo a cura dell'Ufficio Studi Enit - Agenzia Nazionale del Turismo, che ha elaborato un report sul turismo enogastronomico in concomitanza con la terza edizione della settimana della cucina nel mondo (19-25 novembre), incrociando dati Bankitalia e Unioncamere-Isnart. Per Enit, sono due i fattori dell'offerta enogastronomica italiana che danno valore aggiunto al settore: da una parte il legame radicato con i territori e la valorizzazione delle produzioni locali nei piatti, dall'altra la capacità di estendere la stagionalità dei flussi turistici durante tutto l'arco dell'anno. Al top degli introiti per vacanza enogastronomica in Italia ci sono gli Stati Uniti (45,5 milioni di euro), poi Uk (25,4 milioni), Austria (18,7), Svizzera (17), Francia (16,5), Canada (11,6), Brasile (11,5), Germania (10), Danimarca (8,1), Belgio (7,2). Questo il 'peso' dei primi dieci Paesi in percentuale, Usa 20,4% (un quinto), Regno Unito 11,4%, Austria 8,4%, Svizzera 7,6%, Francia 7,4%, Canada 5,2%, Brasile 5,1%, Germania 4,5%, Danimarca 3,6%, Belgio 3,2%. I pernottamenti generati nel 2017 dalle vacanze enogastronomiche sono stati 1,5 milioni e sono cresciuti del 50% nell'ultimo quinquennio. L'Italia - ricorda l'Enit - è il Paese dell'Unione europea con più riconoscimenti di prodotti alimentari DOP (Denominazione d'Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta) nel food. Con 293 riconoscimenti (+35% 2017 vs 2010) si posiziona prima della Francia (245) e della Spagna (190). Insieme, i tre Paesi concentrano il 54% di prodotti DOP e IGP registrati dall'UE. In sensibile sviluppo, infine, anche il settore dell'agriturismo. Le aziende del comparto sono oltre 23 mila (2017), il 3,3% in più rispetto al periodo 2017/2016. Le attività agrituristiche, in prevalenza, sono nei comuni delle aree interne (61,6% del totale). 

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Dal Mef 18,9 milioni al Fondo di prevenzione dell’usura

Il ministero dell'Economia e delle Finanze mette a disposizione 18,9 milioni di euro per il 2019 in favore di imprese e famiglie a "rischio usura". L'importo verrà erogato attraverso il Fondo di prevenzione del fenomeno dell'usura (istituito dalla legge 108 del 1996 presso il Mef) a 109 Confidi (consorzi di imprese) e 37 tra Associazioni e Fondazioni impegnate nella lotta all'usura, che potranno così fornire garanzie per prestiti a imprese e famiglie in difficolta economica e a rischio di cadere nello strozzinaggio. Come previsto dalla legge antiusura, il 70% delle risorse è destinato ai Confidi (13.2 milioni di euro) e il 30% alle Associazioni e Fondazioni (5,7 milioni di euro). Come negli anni scorsi, l'ammontare del Fondo - si legge in una nota - è stato ripartito con delibera di un'apposita Commissione interministeriale (presieduta dal MEF) tra gli Enti che ne hanno fanno richiesta, sulla base della combinazione di una serie di indicatori che tengono conto dell'indice del rischio usura presente nell'ambito territoriale dove opera l'ente assegnatario, dell'efficienza nell'utilizzo delle risorse e della effettiva capacità di garantire l'accesso al credito. Inoltre, si è stabilito di confermare, anche per quest'anno, un contributo speciale agli enti delle aree dell'Abruzzo, dell'Umbria, del Lazio e delle Marche colpite dai terremoti del 2016 e del 2017 (34 Confidi e 3 Associazioni/Fondazioni operanti attivi nelle province di L'Aquila, Teramo, Pescara, Rieti, Fermo, Ascoli Piceno, Macerata, Ancona, Terni e Perugia) e e di concedere un contributo speciale anche agli enti (due Confidi e una Fondazione) operanti nella Provincia di Genova, colpita dal tragico evento del crollo del ponte autostradale. L'ammontare del Fondo di prevenzione dell'usura varia di anno in anno, in quanto è alimentato dalle sanzioni amministrative antiriciclaggio e valutarie e dalle restituzioni degli enti non efficienti (che non hanno erogato fondi per oltre due anni consecutivi), o non più attivi. Dal suo primo anno di attività (1998) a oggi, il Fondo ha erogato oltre 620 milioni di euro, (di cui oltre 430 milioni di euro sono stati assegnati ai Confidi e oltre 190 milioni alle Associazioni e Fondazioni) che hanno consentito di garantire più di 84 mila prestiti per un importo complessivo di oltre 1,98 miliardi di euro.

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Cala la superficie dedicata ai vigneti del 7 per cento

Il vigneto italiano negli ultimi 5 anni ha conosciuto un calo delle superfici del 7%; le riduzioni maggiori hanno interessato le regioni dove mancano cooperative strutturate e dimensionate. Regioni come Campania, Sardegna, Lazio (in cui si concentra solo il 12% delle cooperative), hanno conosciuto la contrazione più significativa, da un -15% della Campania a un -21% della Calabria. Al contrario, in territori dove la viticoltura è estremamente frammentata come Trento e Bolzano, Emilia Romagna, Abruzzo e Veneto, è proprio la significativa presenza di cooperative molto grandi per fatturato (oltre 30 milioni di media per cooperativa a Trento, Verona, Treviso e Reggio Emilia) che hanno garantito una tenuta della coltivazione della vite, registrando anche una crescita delle superfici del vigneto. E' quanto emerge dai dati di uno studio realizzato da Winemonitor-Nomisma che è stato presentato oggi a Vivite, il festival del vino cooperativo, dimostrando come Vino e cooperazione siano ormai un binomio fondamentale per la tenuta dei viticoltura italiana. "Lo studio presentato da Nomisma dimostra con l'evidenza dei numeri - ha spiegato Ruenza Santandrea, coordinatrice Vino di Alleanza cooperative Agroalimentari - il ruolo svolto dalle cantine cooperative nell'opera di salvaguardia e di sviluppo dei produttori di uva anche nelle zone più svantaggiate del paese. Nelle province dove la cooperazione non c'è, il potenziale produttivo va via via riducendosi".

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