L’Osservatorio

Coldiretti, nei campi sono nati 25mila nuovi posti di lavoro nell’ultimo anno

Nei campi sono nati 25mila nuovi posti di lavoro nell'ultimo anno, facendo salire il numero dei lavoratori dipendenti in agricoltura a quota 1,06 milioni di addetti. E' quanto emerge da un'analisi Coldiretti su dati dell'Osservatorio Inps sul mondo agricolo nel 2017, dai quali emerge anche che l'incremento è stato del 2,4%. Quasi un terzo dei lavoratori dipendenti è rappresentata - sottolinea Coldiretti - da giovani sotto i 35 anni per un totale di 343mila. Un dato che conferma - nota Coldiretti - la rinnovata attrattività della campagna per i giovani con l'agricoltura diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, sia per chi vuole investire alla guida delle imprese sia per chi vuole trovare una opportunità di lavoro. Non a caso ben otto italiani su dieci (82,1%) sarebbero contenti se il proprio figlio lavorasse in agricoltura con la percentuale che sale addirittura all'86,2% se si considerano i soli genitori laureati, secondo un'analisi Coldiretti/Censis. Un profondo mutamento culturale che si è tradotto - sottolinea Coldiretti - anche nelle scelte relative al percorso scolastico. Negli ultimi sette anni, gli studenti italiani hanno preso d'assalto la facoltà di Agraria che fa registrare un aumento del 14,5% delle iscrizioni, in netta controtendenza nello stesso periodo al calo generale del 6,8% degli universitari che sono scesi costantemente negli anni fino ad arrivare ad appena 1,67 milioni nel 2017/18, secondo un'analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell'Anvur, l'Istituto nazionale deputato alla valutazione della ricerca scientifica e dell'università italiana. Il risultato è una accresciuta professionalità nelle campagne con le 55mila imprese agricole italiane condotte da under 35 che - sostiene la Coldiretti - hanno di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70 per cento delle imprese giovani opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l'agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Senza dimenticare l'impegno a difesa della biodiversità con il 25% degli agricoltori custodi che hanno salvato 311 prodotti e razze animali dal rischio di estinzione grazie ai sigilli di Campagna Amica che è under 35. 

 

immagine di repertorio

Leggi Tutto »

Coldiretti, fondi a rischio per i Psr

 Rischiano di tornare nelle casse di Bruxelles finanziamenti europei per lo sviluppo rurale in grado di attivare finanziamenti pubblici per 120 milioni di euro, se non saranno spesi dalle Regioni entro il 31 dicembre 2018. E' la Coldiretti a lanciare l'allarme, sulla base del monitoraggio realizzato sui dati del Ministero delle politiche agricole, dal quale si evidenzia la necessità di un deciso colpo di acceleratore nell'attuazione dei programmi. Dallo stato dei Piani di sviluppo rurale aggiornato al 31 ottobre emerge che la spesa della programmazione 2014-2020 è stata del 23% del totale. Le Regioni Puglia, Abruzzo, Liguria, Marche e Friuli Venezia Giulia, sottolinea la Coldiretti, rischiano di perdere parte delle risorse impegnate per il 2015 secondo la regola dell'N+3, l'obbligo di spendere entro 3 anni dall'anno previsto d'impegno. Si tratta di finanziamenti per misure finalizzate all'ammodernamento delle imprese, ai progetti di filiera, al biologico, alla difesa della biodiversità, alla forestazione e all'insediamento dei giovani contenuti nei piani di sviluppo rurale (Psr). La classifica delle Regioni per quanto riguarda le spesa è guidata dalla Provincia di Bolzano (51%), seguita da Veneto a pari merito con la Provincia di Trento (39%), Calabria (30%), Sardegna (29%), Piemonte e Umbria (26%), Toscana ed Emilia (25%), Molise (24%), Valle d'Aosta e Sicilia (23%), Lombardia (20%), Lazio (19%), Campania (18%) e Basilicata (17%). Complessivamente sono stati spesi 4,7 miliardi di euro (2,3 miliardi di fondi comunitari Feasr). "Così come è non va, bisogna evitare di ridare i soldi a Bruxelles" afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel criticare l'attuale architettura dello Sviluppo rurale. "Il nostro Paese non è credibile se chiede altri soldi e poi non li spende".

Leggi Tutto »

Inps, coi voucher cancellati crescono dell’80 per cento i lavori intermittenti

Nel 2017 il numero di lavoratori dipendenti intermittenti con almeno una giornata retribuita nell'anno è risultato pari a 534.698, l'80,9% in più rispetto al 2016 interrompendo un trend negativo iniziato nel 2013: è questo l'effetto più vistoso dell'annullamento dei voucher deciso dal Governo nel 2017 e della necessità delle imprese di ricorrere a strumenti contrattuali alternativi sostituiti, dal luglio scorso, ma solo per le imprese con meno di 6 dipendenti dai nuovi contratti di prestazione occasionale e registrato oggi dall'Inps nell'Osservatorio sui lavoratori dipendenti nel settore privato. A livello territoriale circa i due terzi dei lavoratori intermittenti lavorano nelle regioni del Nord. Nell'ultimo anno il Sud è la zona che presenta il maggior incremento rispetto al 2016 (+120,1%).Per quanto concerne la struttura per età emerge che, nel 2017, la classe di età modale è quella tra i 20 e i 24 anni con 138.251 (25,9% sul totale), mentre, rispetto al genere, i lavoratori maschi rappresentano il 47,8% della distribuzione. La retribuzione media annua è ammontata, sempre nel 2017, a 2.079 euro nel complesso. I lavoratori con la retribuzione media più elevata è quella tra 60 e 64 anni con 3.312 euro. Il numero medio di giornate retribuite è stata pari a 44 e anche in questo caso il numero cresce al crescere dell'età con un valore massimo di 58 giornate per i lavoratori tra i 60 e i 64 anni. 

In forte crescita sempre per effetto della cancellazione dei voucher, registra ancora l'Inps, il numero di lavoratori dipendenti in somministrazione con almeno una giornata retribuita nell'anno risultato pari a 778.007, pari al +25,2% sul 2016. In leggera flessione dello 0,5% però il salario medio annuo pari a 8.313 euro. Con riferimento alla qualifica il 74,3% è operaio (578.396 lavoratori ) contro il 24% degli impiegati e l'1,7% per le altre qualifiche. Per quel che riguarda il settore agricolo, invece, il numero di aziende che occupano operai agricoli dipendenti è passato da 186.424 dell'anno 2016 a 188.016 del 2017, registrando un lieve incremento pari a +0,9%, in controtendenza con il 2016, mentre dal 2012 al 2014 il numero di aziende è diminuito complessivamente di -3,9%. Il maggior incremento in percentuale si registra in Abruzzo con un +14,8%, mentre tra le regioni in controtendenza, si evidenziano il Trentino Alto Adige (-8,0%) e la Valle d'Aosta (-5,2%). Le regioni in cui si concentra il maggior numero di lavoratori sono la Puglia (17,4%), la Sicilia (14,4%) e la Calabria (10,8%). La classe d'età con maggior frequenza nel 2017 risulta essere quella '45-49 anni', in cui si trova il 12,6% dei lavoratori. Nelle classi d'età da 50 anni in poi si concentra il 32,0% dei lavoratori, il 22,1% hanno invece meno di 30 anni. Dal 2012 al 2017 la composizione per genere fa registrare un decremento della percentuale di donne sul totale dei lavoratori, dal 37,2% al 33,5%. Leggera crescita, infine, per i lavoratori agricoli autonomi che passa da 453.949 del 2016 a 454.285 del 2017, con un aumento di circa 340 lavoratori, pari a +0,1%. Tra le categorie l'unica in aumento risulta essere quella degli imprenditori agricoli professionali (IAP), che passa da 35.423 a 38.331, con un incremento pari a +8,2%.

Leggi Tutto »

Black friday, gli italiani spenderanno 124 euro a testa

Gli italiani si preparano a spendere in media 124 euro a testa in occasione del Black Friday, la giornata degli sconti che quest'anno si terra' il 23 novembre. Lo afferma un sondaggio di eBay, che sottolinea come - anche grazie alle piattaforme online - il "venerdi' nero" possa essere un'opportunita' per le Pmi: il 60% degli italiani ritiene importante fare acquisti da piccole e medie imprese durante il Black Friday, per poterle sostenere. Piu' di 8 venditori eBay su 10 effettueranno promozioni il 23 novembre. Ad aspettarle ci sara' un pubblico eterogeneo di compratori, in cui spiccano i giovani: nella fascia tra i 16 e i 34 anni, il 61% ha dichiarato di aver gia' partecipato al Black Friday. Cosa si attendono le piccole e medie imprese? Aumentare il fatturato e' in cima alla lista degli obiettivi (74,6%). Non a caso, la grande maggioranza dei venditori (oltre il 63%) ritiene che il Black Friday avra' un impatto considerevole sul proprio fatturato, aspettandosi una crescita superiore al 10% rispetto a un giorno medio. L'altro obiettivo, indicato da 6 venditori su 10, e' attrarre nuovi clienti.

Leggi Tutto »

In Italia 1,2 milioni di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta

In Italia 1,2 milioni di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta. Ma non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul loro futuro. L'ambiente in cui vivono ha un enorme impatto nel condizionare le loro opportunità di crescita e di futuro. E' l'aspetto principale messo in luce dal IX Atlante dell'infanzia a rischio 'Le periferie dei bambini' di Save the Children, l'Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita ai bambini e garantire loro un futuro, dedicato alle periferie educative in Italia, pubblicato per il terzo anno consecutivo Treccani e presentato oggi in anteprima. Pochi chilometri di distanza, tra una zona e l'altra, possono significare riscatto sociale o impossibilità di uscire dal circolo vizioso della povertà: la segregazione educativa allarga sempre di più la forbice delle disuguaglianze, in particolare nelle grandi città, dove vivono tantissimi bambini, ed è lì che bisogna intervenire con politiche coraggiose e risorse adeguate. All'interno di una stessa città, l'acquisizione delle competenze scolastiche da parte dei minori segna un divario sconcertante. A Napoli, i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia, a Palermo il 2,3% a Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà, mentre nei quartieri benestanti a nord di Roma i laureati (più del 42%) sono 4 volte quelli delle periferie esterne o prossime al GRA nelle aree orientali della città (meno del 10%).

Ancora più forte la forbice a Milano, dove a Pagano e Magenta-San Vittore (51,2%) i laureati sono 7 volte quelli di Quarto Oggiaro (7,6%). Differenze sostanziali tra una zona e l'altra riguardano anche i NEET, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione: nel capoluogo lombardo, in zona Tortona, sono il 3,6%, meno di un terzo di quelli di Triulzo Superiore (14,1%), mentre a Genova sono 3,4% a Carignano e 15,9% a Ca Nuova, e a Roma 7,5% Palocco e 13,8% a Ostia Nord . Anche i dati tratti dai test INVALSI testimoniano il divario nell'apprendimento scolastico. A Napoli, ad esempio, una distanza siderale di 25 punti INVALSI divide i bambini dei quartieri più svantaggiati da quelli che abitano a Posillipo, a Palermo sono 21 quelli tra Pallavicino e Libertà, a Roma 17 tra Casal de' Pazzi e Medaglie d'Oro, e a Milano 15 punti dividono Quarto Oggiaro da Magenta-San Vittore . Allargando lo sguardo alle altre risorse educative essenziali per lo sviluppo dei bambini, scopriamo, ad esempio, che i minori che non hanno l'opportunità di navigare su Internet nel Mezzogiorno si concentrano nei capoluoghi delle grandi aree metropolitane (36,6%), e vivono spesso nelle famiglie con maggiori difficoltà economiche (38,8%), così come, nelle stesse zone, i bambini e adolescenti che non svolgono attività ricreative e culturali raggiungono il 77,1%

Leggi Tutto »

Istat, la platea potenziale del bonus assunzioni al Sud è di 3,5 milioni

"Nel complesso si stima che, nel secondo trimestre 2018, fossero 3 milioni 515 mila i potenziali beneficiari" del bonus assunzioni per il Sud, per giovani fino ai 34 anni di età e di ultra-trentacinquenni privi di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi. E' il dato fornito dall'Istat sulla platea potenziale del bonus, confermato con la manovra per il 2019. "Il 53,3% è costituito da giovani di 15-34 anni e il 46,7% da ultra-trentacinquenni; le donne sono in lieve maggioranza (51,9%); quasi la metà possiede un titolo di studio basso (48,2% con al massimo la licenza media a fronte del 10,9% di laureati); il 37,2% non ha mai lavorato; il 44,8% vive con la famiglia di origine e il 38,6% sono genitori". Gli over 35 "si stima che siano circa 1 milione 640 mila, di cui 621 mila disoccupati e 1 milione 20 mila forze di lavoro potenziali. Il 57,3% dei disoccupati sono uomini e l'80,2% di essi ha avuto almeno una precedente esperienza di lavoro. Tra le forze di lavoro potenziali prevalgono le donne (64%)"

Leggi Tutto »

Fisco, con la media Ue ogni italiano avrebbe risparmiato 598 euro

Se nel 2017 avessimo avuto la stessa pressione fiscale della media Ue, ogni italiano (neonati e ultracentenari compresi) avrebbe risparmiato 598 euro. Lo rileva la Cgia che ha messo a confronto la pressione fiscale registrata nel 2017 nei principali Paesi europei e, poi, ha calcolato il differenziale di tassazione pro capite esistente tra noi e i cittadini dei principali paesi dell'Unione. Tra le nazioni più importanti solo in Francia (1.765), in Belgio (1.196) e in Svezia (712) hanno pagato più di noi. Tranne l'Austria che nel 2017 ha registrato il nostro stesso carico fiscale, tutti gli altri, invece, hanno avuto una pressione fiscale inferiore alla nostra; si tratta di un carico che ha assicurato un risparmio di tassazione pro capite rispetto ai cittadini italiani pari a 541 euro in Germania, a 996 euro in Olanda, a 1.964 euro nel Regno Unito e a 2.164 euro in Spagna. Rispetto alla media dell'Ue, pertanto, nel 2017 ogni italiano ha ipoteticamente versato al fisco 598 euro in più.

Oltre all'eccessivo peso delle tasse - secondo la Cgia - appare evidente che l'efficienza e la qualità della nostra Pa possano rappresentare un grosso problema. Rispetto ai 192 territori interessati dall'analisi realizzata a livello territoriale nel 2017 dalla Commissione Ue, le principali regioni del Centro-Sud d'Italia compaiono per 8 volte nel rank dei peggiori 20, con la Calabria piazzata al 190/o posto. Il risultato finale è un indicatore che varia tra 100, ottenuto dalla regione finlandese Åland (1/o posto), e zero che ha "consegnato" la maglia nera alla regione bulgara dello Severozapaden. Sebbene sia relegato al 118/o posto in Ue, il Trentino A.A, (indice pari a 41,4) è la realtà territoriale più virtuosa d'Italia; seguono, a pari merito l'Emilia Romagna e il Veneto (indice pari a 39,4) che si collocano rispettivamente al 127/o e al 128/o posto della graduatoria generale. Seguono la Lombardia (38,9) che è al 131/o posto e il Friuli V.G. (38,7) al 133/o. Male le regioni del Mezzogiorno: se la Campania (indice pari a 8,4) è al 186/o posto, l'Abruzzo (6,2) è al 189/o e la Calabria, il territorio in cui la Pa funziona peggio tra tutte le nostre 20 realtà regionali con un indice di soli 1,8 punti.

Leggi Tutto »

Secondo rapporto sulle professioni regolamentate in Italia, 12,6 % occupati

Un totale di 2,9 milioni di addetti, corrispondente al 12,6% del totale degli occupati in Italia nel 2016. E' il 'mondo' delle professioni ordinistiche che emerge dal 'Secondo rapporto sulle professioni regolamentate in Italia', commissionato dal Comitato unitario delle professioni al Cresme, e presentato oggi in occasione del convegno 'Le professioni tra autonomia e regolazione pubblica' alla Luiss di Roma. Secondo il rapporto, in particolare, "sono circa 300mila gli studi professionali italiani nel 2016, e che essi hanno occupato circa 1,3 milioni di addetti, tra soci, collaboratori esterni e dipendenti".

"Considerando anche gli iscritti agli albi che svolgono la professione come dipendenti al di fuori degli studi professionali, nel Ssn, ad esempio, o nel settore privato, si arriva a una stima occupazionale per le sole professioni aderenti al Cup - osserva - pari a quasi due milioni di addetti (1,91 milioni), corrispondente all'8,4% dell'occupazione complessiva valutata nella media del 2016". A questi - spiega ancora il Rapporto - va "però aggiunto almeno un altro milione di addetti relativo alle altre professioni regolamentate (professioni tecniche non aderenti al Cup), per un totale stimato che si aggirerebbe intorno ai 2,9 milioni di addetti, corrispondente al 12,6% del totale degli occupati". 

A livello di distribuzione territoriale degli iscritti agli albi professionali, considerando solo le professioni aderenti al Cup, le regioni con la maggiore incidenza di professionisti sono Lazio, con la concentrazione di professionisti dell'area economico sociale e giuridica per via del ruolo di Capitale di Roma, e Molise, con 26 professionisti ogni mille abitanti, seguite dalla Calabria (22,7) e dall'Abruzzo (22,3). Elevata è anche la presenza misurata in Campania, Basilicata e Puglia. Le regioni con la minore diffusione in rapporto alla popolazione sono invece Trentino Alto Adige (17,8), Veneto (17) e Piemonte (16,9).

Nel dettaglio, sorprende come il Molise sia la regione con il maggior numero di professionisti in rapporto alla popolazione per quasi tutte le professioni sanitarie aderenti al Cup (infermieri, ostetriche, tecnici sanitari di radiologia Medica), a cui aggiungere una folta presenza di assistenti sociali e agrotecnici; gli attuari, invece, si concentrano principalmente nel Lazio e in Lombardia in relazione alle specificità delle attività svolte. Nel Lazio si concentrano notai, giornalisti, psicologi, commercialisti e avvocati, anche se è la Calabria che misura il numero maggiore di avvocati in rapporto alla popolazione (ben 6,7 ogni mille abitanti) e la Puglia per i commercialisti. Sardegna e Valle d'Aosta, assieme all'Umbria, si caratterizzano per l'alto numero di medici veterinari. 

Leggi Tutto »

Svimez, nel biennio 2016-2017 si registrano 146 mila abitanti in meno al Sud

 "Nel biennio 2016-2017 si registrano 146 mila abitanti in meno al Sud. E' come se sparisse da un anno all'altro una città meridionale di medie dimensioni. E' un fenomeno che riguarda tutte le regioni del Mezzogiorno, con la sola eccezione della Sardegna". Lo sottolinea la Svimez nel rapporto 2018 presentato alla Camera, spiegando che secondo le sue previsioni e quelle dell'Istat, "si delinea per i prossimi 50 anni un percorso di forte riduzione della popolazione, in particolare nel Mezzogiorno, che perderà 5 milioni di abitanti, molto più che nel resto del Paese, dove la perdita sarà contenuta a un milione e mezzo". Questo "perché al Sud non solo ci sono sempre meno nati ma c'è anche un debole contributo delle immigrazioni", spiega ancora la Svimez. "Tutto ciò farà dell'area meridionale quella più invecchiata dell'Italia e tra le più invecchiate dell'Ue", avverte la Svimez.

Leggi Tutto »

Maltempo, danni all’agricoltura per un miliardo

Si concentra nelle campagne un terzo dei danni provocati dal maltempo in Italia, con raffiche di vento, nubifragi, esondazioni, trombe d’aria e grandinate che hanno colpito pesantemente l’agricoltura e le foreste con un conto di circa un miliardo di euro tra ulivi secolari sradicati, boschi decimati, coltivazioni distrutte, campi allagati, stalle ed edifici rurali scoperchiati e animali morti o dispersi. E’ la stima di Coldiretti, che ha convocato una task force sull’emergenza maltempo. Tra i settori più colpiti, oltre a quello forestale in Trentino, Veneto e Friuli, ci sono l’olivicoltura dalla Liguria alla Campania, frutti come caki e kiwi e la produzione in serra, con migliaia di strutture distrutte per il vento lungo tutta la penisola. Poi i cereali in Sicilia, con circa centomila ettari in cui non si riesce ancora a seminare, in diverse regioni la perdita di foraggio, la produzione di carciofi in Sardegna. Situazione sotto controllo in Abruzzo, dove l’ondata di maltempo si è concretizzata in piogge intense che frenano le operazioni di semina dei cereali a causa del terreno bagnato. Nel Fucino a subire qualche rallentamento è la raccolta di carote. Ritardi si registrano anche nelle ultime fasi di raccolta delle olive.

Leggi Tutto »