L’Osservatorio

Polizia postale, 442 attacchi informatici verso servizi internet di siti istituzionali e infrastrutture 

E' aumentata l'attivita' di contrasto alla minaccia cyber svolta dal Centro Nazionale Anticrimine per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic), attestata dal rilevante aumento del numero di alert diramati alle infrastrutture critiche nazionali che, rispetto al 2017, e' quasi raddoppiato sino a raggiungere 55.843 segnalazioni di sicurezza. La tempestiva condivisione degli "indicatori di compromissione" dei sistemi informatici con le piu' importanti infrastrutture critiche ha consentito di rafforzare gli strumenti volti alla protezione della sicurezza informatica, garantita anche dalla costate attivita' di monitoraggio informativo in ambienti di interesse investigativo. Inoltre in particolare la Sala Operativa del Centro ha gestito: 442 attacchi informatici nei confronti di servizi internet relativi a siti istituzionali e infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale; 97 richieste di cooperazione nell'ambito del circuito "High Tech Crime Emergency". E' quanto e' emerso dal bilancio delle attivita' della Polizia Postale e delle Comunicazioni nel 2018. Tra le attivita' investigative condotte, in tale ambito, si segnalano 68 indagini avviate nel 2018 per un complessivo di 15 persone deferite in stato di arresto. Tra le attivita' piu' significative si segnala un'operazione, frutto di una proficua attivita' di collaborazione internazionale intrapresa con la polizia olandese, che ha ricevuto il supporto di Europol per il tramite dell'European Cyber Crime Centre della Joint Cybercrime Action Taskforce

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Coldiretti, in 250mila a tavola in agriturismo per Capodanno

Sono oltre 250mila gli ospiti per Capodanno a tavola negli agriturismi italiani spinti dalla tendenza a ricercare la buona tavola, ma anche la tranquillita' lontano dalle preoccupazioni e dal caos delle citta'. E' quanto stima la Coldiretti sulla base delle indicazioni degli agriturismi di Campagna Amica. Si registra un aumento dei giovani che trascorrono la notte piu' lunga dell'anno nella tranquillita' delle campagne facendosi tentare dalle golosita' gastronomiche tradizionali presenti sulle tavole imbandite degli agriturismi senza farsi sconvolgere dalle chiassose feste in piazza e dalle lunghe serate delle discoteche. La riscoperta della natura, ma soprattutto della voglia di stare insieme per comunicare, che il silenzio della campagna a tavola certamente favorisce, sembrano essere dunque - sostiene la Coldiretti - apprezzati anche dalle giovani generazioni che spesso in piccoli gruppi di amici scelgono gli agriturismi, che hanno adeguato la propria offerta alle nuove esigenze. La capacita' di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo e' la qualita' piu' apprezzata dagli ospiti degli agriturismi, ma aumenta nel contempo la domanda di servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti. La tendenza e' verso la prenotazione last minute, ma per scegliere il consiglio e' quello di preferire aziende accreditate da associazioni e di rivolgersi su internet a siti quali terranostra.it o campagnamica.it senza dimenticare il passaparola tra parenti e amici che, per le vacanze in campagna, e' sempre molto affidabile. Con gli arrivi di fine anno le presenze dei clienti negli agriturismi si stima ammontano al valore record di circa 13 milioni nel 2018.

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Casa, prezzi in calo nel 2018

Il 2018 per i prezzi immobiliari è stato un anno di alti e bassi confermando la tendenza negativa degli ultimi anni, rallentando lievemente la caduta dei prezzi delle abitazioni, in calo del 3,7% rispetto al 2017, a una media di 1.753 euro al metro quadro.Non tutti i capoluoghi si sono comportati allo stesso modo: nella maggior parte i prezzi sono continuati a scendere, mentre in altri i prezzi hanno segnato una decisa ripresa. È il caso di grandi mercati come Firenze, Milano, Torino, Bologna e Napoli dove le case di seconda mano hanno chiuso l’anno con aumenti dei valori al metro quadro. Milano è stata protagonista assoluta nel 2018. In testa alla classifica della vivibilità stilata da Il Sole 24 Ore, il capoluogo meneghino ha visto un boom della domanda che si è tradotta in un aumento dei prezzi di vendita nell’ordine del 5,6%, a una media di 3.473 euro al metro quadro che la collocano sul podio delle città dove il mattone è più caro, dopo Venezia e Firenze. 

A Roma il ridimensionamento dei prezzi dell’usato è proseguito in modo meno intenso rispetto allo scorso anno, con un calo dell’1,9%, a una media di 3.120 euro Napoli è tornata in terreno positivo negli ultimi 12 mesi, con una correzione a rialzo dell’1,3% che porta i prezzi a 2.743 euro al metro quadro.Nel resto dei capoluoghi spiccano i cali a due cifre di Terni (-15,3%), Barletta (12,5%) e Teramo (-10,1%), mentre gli incrementi maggiori si registrano a Treviso (8,5%), Cuneo e Firenze (entrambe con un più 8,2%). Venezia (4.430 euro/m²) è la città più cara d’Italia, davanti a Firenze (3.719 euro/m²) e Milano (3.473 euro/m²). Caltanissetta è il capoluogo che vanta le case più a buon mercato considerando che qui il costo medio a metro quadro è di appena 703 euro al metro quadro

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Mise, 138 i tavoli di crisi aperti

Sono 138 i tavoli di crisi aperti al Ministero dello sviluppo economico, con circa 210 mila dipendenti coinvolti (senza contare l'indotto). Parte con questi numeri il 2019 sul fronte delle crisi aziendali. Situazioni di difficoltà che ormai caratterizzano molti settori dalla siderurgia all'agroalimentare, con le crescenti difficoltà della grande distribuzione organizzata, e affliggono il territorio senza grandi distinzioni tra Nord e Sud ma con una particolare concentrazione nel Centro.

Sul tavolo del Mise ci sono vertenze per Alitalia e Ilva, cui si sono aggiunte di recente Piaggio Aero e Bombardier, situazioni di difficoltà che si protraggono da anni come l'Aferpi di Piombino e l'Alcoa di Portovesme, marchi storici come Pernigotti, varie aziende dell'agroalimentare dal caffè Hag alla Novelli, e tanti nomi della grande distribuzione, che sta attraversando una particolare situazione di difficoltà, da IperDì a diverse Coop. Nel settore dei trasporti è soprattutto il ferroviario a soffrire di più, con le situazioni di difficoltà dell'ex Firema e recentemente di Bombardier, che a settembre ha annunciato di non poter garantire il mantenimento del sito di Vado Ligure: il Governo ha chiesto alla società canadese di mettere in campo in tempi brevi "tutte le azioni necessarie a garantire la strategicità del sito produttivo" e il tavolo è stato aggiornato alla fine di gennaio.

In Abruzzo si sta risolvendo positivamente la crisi della Honeywell di Atessa: la vertenza sembra infatti ormai ben avviata, con l'acquisizione dello stabilimento da parte di Baomarc Automotive Solutions, azienda leader nel campo della siderurgia, con un investimento da 1,85 milioni e il reinserimento di 162 lavoratori. A gennaio si riparte con un'agenda fitta per il Mise, con numerosi tavoli, da IperDì a Ferroli, dalle Acciaierie di Terni al Bombardier e Piaggio Aero. Gennaio sarà un mese cruciale anche per Alitalia: il salvataggio dell'ex compagnia di bandiera è nelle mani di Fs che entro il 31 gennaio deve mettere a punto il piano industriale. I sindacati intanto si sono dati appuntamento con il ministro Di Maio per una verifica verso metà gennaio.

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Tributi locali, studio Cgia: rischio aumento per 1 miliardo

"Tra Irap, Imu/Tasi e addizionali Irpef, famiglie e imprese versano a Regioni ed enti locali oltre 60 miliardi di euro all'anno. L'incidenza di questo importo, sul totale delle entrate tributarie, è pari al 12 per cento e, purtroppo, è destinato ad aumentare. Dal 2019, infatti, rischiamo di pagare almeno 1 miliardo in più, a seguito della rimozione del blocco delle aliquote dei tributi locali introdotta nella manovra di Bilancio attualmente i discussione in Parlamento". A lanciare l'allarme è il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo.

Dopo aver rimosso il blocco delle aliquote dei tributi locali introdotto con la legge di Stabilità del 2016 dall'allora Governo Renzi, è molto probabile che alcuni Governatori e molti Sindaci torneranno ad innalzarle. Secondo alcune stime, degli 8.000 Comuni presenti in Italia oltre l'80 per cento ha i margini per aumentare sia l'Imu sulle seconde/terze case sia l'addizionale Irpef.

Non è da escludere inoltre che, a seguito dell'aumento della deducibilità dell'Imu sui capannoni in via di definizione con la manovra di Bilancio 2019, alcuni primi cittadini siano tentati di ritoccare all'insù l'aliquota di propria competenza, almeno fino alla soglia che non consente agli imprenditori di versare più di quanto hanno realmente pagato nel 2018. Per queste ragioni l'Ufficio studi della Cgia ipotizza, con una stima molto prudenziale, che lo sblocco degli aumenti delle aliquote delle tasse locali (Irap, Imu/Tasi, addizionali Irpef, etc.) rischia di comportare un aggravio fiscale in capo a famiglie e imprese di almeno 1 miliardo di euro. 

Le difficoltà economiche in cui versano i Comuni, ad esempio, sono note da tempo e hanno subito un deciso peggioramento a seguito dei tagli imposti negli ultimi anni dal governo centrale. Tra il 2010 e il 2017, infatti, le manovre di finanza pubblica a carico delle Autonomie locali hanno comportato una contrazione delle risorse disponibili pari a 22 miliardi di euro. I più colpiti sono stati i Comuni. Se nelle casse dei Sindaci la contrazione ha raggiunto l'anno scorso gli 8,3 miliardi di euro, alle Regioni a Statuto ordinario le minori entrate si sono stabilizzate sui 7,2 miliardi. Le Province, invece, hanno subito una diminuzione delle risorse pari a 3,5 miliardi, mentre le Regioni a Statuto speciale formalmente non hanno sopportato alcuna contrazione, anche se lo Stato centrale ha imposto loro di accantonare ben 2,9 miliardi di euro . Nonostante il blocco degli aumenti dei tributi locali e il taglio ai trasferimenti, i Sindaci hanno comunque trovato il modo di compensare, almeno in parte, queste mancate entrate agendo sulle tariffe locali.

Tra il 2015 e i primi 4 mesi di quest'anno, infatti, le principali tariffe amministrative applicate dai comuni (certificati di nascita, matrimonio/morte) sono aumentate dell'88,3 per cento. Quelle applicate dalle società controllate da questi enti territoriali per la fornitura dell'acqua, invece, hanno subito un incremento del 13,9 per cento, quelle della scuola dell'infanzia del 5,1 per cento, le mense scolastiche del 4,5 per cento, il trasporto urbano del 2 per cento e i rifiuti dell'1,7 per cento. L'inflazione, invece, sempre in questo periodo è salita solo dell'1,7 per cento. In buona sostanza, concludono dalla Cgia, dopo aver subito in questi ultimi 3 anni una raffica di aumenti tariffari da far rabbrividire, dall'anno prossimo famiglie e imprese corrono il rischio di subire l'ennesimo inasprimento dei tributi locali. Una stretta fiscale che, ovviamente, non farà che peggiorare i bilanci dei contribuenti italiani. 

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Natale, a tavola vince la tradizione in cucina

Oltre 8 italiani su 10 hanno scelto di passare le feste di Natale tra le mura domestiche con parenti e amici, preferendo portate locali nel 70% dei casi. Lo afferma Cia-Agricoltori Italiani. Anche se le tredicesime restano impegnate soprattutto su scadenze fiscali e risparmio, non si rinuncia alle classiche tavolate natalizie, per le quali si spenderanno in totale 2,8 miliardi di euro, in media 140 euro a famiglia. E anche se gli italiani sono molto più attenti agli sprechi alimentari, Cia stima un 5% in più di cibo acquistato che potrebbe finire nella pattumiera durante le feste, per un valore complessivo di 140 milioni.

Quanto ai menù, vincono i piatti tradizionali e regionali: ragù, bollito, tortellini in brodo, torte rustiche e dolci artigianali. E per il cenone della Vigilia, che vedrà al centro il pesce (che registra proprio in questi giorni il consumo più elevato dell’anno), le famiglie compreranno alici, baccalà, orate, spigole, trote e capitone invece del costoso caviale d’importazione. E poi anche stavolta spumante e prosecco trionferanno sullo champagne, con il 92% dei brindisi tricolori e una netta prevalenza nei gusti di quello dolce. Accanto ai menù classici, è importante anche quest’anno acquistare cibi e vini del Centro Italia, sottolinea Cia, ricordando le otto strenne di Natale pronte online su Ufoody de 'I Prodotti dell’Appennino'. Ovvero tutte le esclusive eccellenze delle aziende agricole di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria a cui è dedicato il progetto di Cia-Agricoltori Italiani con la collaborazione di JPMorgan Chase Foundation, per supportarne la ripresa economica dopo il sisma, attraverso la vendita dei prodotti sul web. 

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Stop alle cartelle a Natale, congelati 255mila atti 

Niente cartelle durante le festività natalizie. L'attività di notifica di quasi tutti gli atti di Agenzia delle entrate-Riscossione sarà sospesa dal 23 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019, con l'obiettivo di evitare disagi ai contribuenti in questo periodo particolare dell'anno. Nelle due settimane di sospensione era previsto l'invio di quasi 268 mila atti che resteranno invece congelati, ad eccezione di quelli inderogabili (meno di 13 mila) che dovranno essere comunque notificati, in buona parte tramite posta elettronica certificata. Nel dettaglio, l'iniziativa decisa dai vertici di Agenzia delle entrate-Riscossione, d'intesa con gli operatori postali, prevede la sospensione della notifica di 207.968 atti che sarebbero altrimenti arrivati per posta, a cui aggiungere 46.851 documenti da notificare attraverso la posta elettronica certificata (pec), per un totale di 254.819 cartelle e avvisi che saranno "congelati". La notifica riprenderà, ovviamente, dopo il periodo di sospensione. In dettaglio la classifica delle regioni per numero di atti sospesi nelle due settimane tra Natale e l'Epifania. In testa c'è il Lazio in cui saranno congelati 35.739 atti, seguito dalla Campania (34.971) e dalla Lombardia (29.902). A seguire ci sono Veneto con 28.481 atti in stand-by, Toscana (18.516), Puglia (17.561), Emilia Romagna (17.486), Calabria (13.787), Piemonte (12.449), Umbria (9.058), Sardegna (8.988), Liguria (7.554),Abruzzo (5.836), Marche (4.933), Basilicata (3.739), Friuli Venezia Giulia (3.478), Trentino Alto Adige (1.186), Molise (689) e infine la Valle d'Aosta con 464 atti congelati durante le festività natalizie. Tra le grandi città, al primo posto Roma con 27.012 atti in stand by, seguita da Napoli (22.384) e Milano dove è sospesa la notifica di 9.802 cartelle e avvisi. Lo stop delle cartelle durante le festività si inserisce nel percorso di miglioramento del rapporto tra Agenzia delle entrate-Riscossione, cittadini, professionisti e imprese. L'iniziativa si aggiunge infatti a quelle già realizzate dall'ente di riscossione per facilitare gli adempimenti fiscali e garantire una maggiore fruibilità dei servizi ai contribuenti. 

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Natale, si muoveranno complessivamente circa 16 milioni e 654 mila italiani

Nel periodo delle festività comprese tra Natale e Capodanno si muoveranno complessivamente circa 16 milioni e 654 mila italiani (+8,9% rispetto al 2017), trascorrendo fuori casa in media 3,8 notti. E' quanto emerge da una indagine, realizzata dalla Federalberghi con il supporto di Acs Marketing Solutions. Di questi, il 36,4% coglierà l'occasione per fare una vacanza "lunga", che cioè comprenda sia il Natale che il Capodanno. Nel periodo natalizio, resterà in Italia l'88% dei viaggiatori mentre il 12% prediligerà mete estere. A Capodanno il 72% degli italiani resterà nel Belpaese contro un 28% che sceglierà invece di andare all'estero. Il giro di affari complessivo del movimento turistico analizzato raggiungerà gli 11,6 miliardi di euro (+17,6% rispetto al 2017). Il 65,2% degli intervistati utilizza i social media e la rete per decidere o informarsi sull'offerta nelle diverse località, sui prezzi e sulle strutture di interesse. Oltre il 41% intende vedere la struttura ricettiva prescelta e conoscere i servizi offerti e le caratteristiche

 Saranno 9 milioni gli italiani che si muoveranno per le vacanze di Natale (+12,3% rispetto al 2017). L'88% resterà in Italia contro un 12% che sceglierà l'estero. A prevalere nella scelta per il 33% dei casi saranno città diverse dalla propria di residenza; il 24% sceglierà località di montagna ed il 22% città d'arte. Il 12% sceglierà di recarsi in località di mare. Quanto al luogo deputato al pernottamento, si darà priorità alla casa di parenti o amici (nel 43% dei casi), mentre ben il 25,2% sceglierà di alloggiare presso una struttura alberghiera. A Natale gli italiani in vacanza dormiranno in media 6,2 notti fuori casa per una spesa media pro-capite (comprensiva di trasporto, alloggio, cibo e divertimenti) di 781 euro. Ciò produrrà un giro di affari di circa 7 miliardi e 31 milioni di euro, contro i 5 miliardi e 482 milioni di euro dello scorso anno. Il 49% degli italiani ha prenotato la propria vacanza contattando direttamente la struttura tramite il sito internet, il telefono o l'e-mail. A Capodanno saranno 7 milioni 651 mila gli italiani che faranno una vacanza esclusiva in occasione dell'ultimo dell'anno (+5,1% rispetto al 2017), dormendo fuori casa per una media di 3,8 notti come rilevato per lo scorso anno. Anche per le vacanze di fine d'anno l'Italia sarà la meta preferita con un 71,9%, mentre il 28,1% opterà per l'estero. Tra coloro che resteranno nel Belpaese, manterrà la posizione come destinazione favorita la montagna con il 31,9% di preferenze; a ruota seguiranno le località d'arte con un 29,1%, la città diversa dalla propria (26,9%) ed infine le località di mare (5,9%). 

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Il 61% degli italiani non è soddisfatto dell’operato di Governo

 Il 61% degli italiani non è soddisfatto dell'operato di Governo, contro il 39% che lo è. Inoltre il 58,3% considera il compromesso con l'Europa su manovra e deficit una sconfitta per l'Esecutivo (contro il 41,7% che lo considera una vittoria). Sono i principali risultati emersi dal sondaggio sul gradimento degli italiani per l'attività di Governo, realizzato dall'istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24 e diffuso oggi dalla testata, all'interno dell'approfondimento "Il Confine". Il dato cambia sensibilmente se si analizza l'elettorato di riferimento della maggioranza: sono soddisfatti dell'operato dell'esecutivo l'89,9% degli elettori del M5S e l'86,6% degli elettori leghisti, mentre il compromesso con l'Europa è un successo per il 75,1% dei sostenitori del Carroccio e per l'81,6% dei pentastellati. L'indagine, precisa il comunicato del network televisivo, consta di 1001 interviste raccolte tra il 12 e il 14 dicembre con metodologia CATI/CAMI su un campione casuale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne.

Il sondaggio misura anche la fiducia sulla durata dell'Esecutivo: per il 58,2% durerà meno di un anno, mentre supererà dicembre 2019 per il 41,8%. Anche in questo caso il risultato varia se si analizzano solo gli elettori dei due partiti di maggioranza: per il 78,1% dei leghisti e l'80,3% dei pentastellati infatti il Governo destinato a durare più di un anno. Dalla ricerca si evince anche come, secondo gli intervistati, la Lega sia il partito, tra i due della maggioranza, che sta operando meglio, con il favore del 29,8% del campione, mentre il 21,9% sceglie il Movimento 5 Stelle. Ampia però la fetta di chi non risponde, pari al 48,3%. Diviso il giudizio anche su quanto gli italiani considerino competenti i membri del Governo: per il 45,3% sono competenti, contro il 54,7% per cui lo sono. In merito al rapporto con l'Europa, per l'81,9% l'Italia starebbe peggio fuori dalla moneta unica, un dato che, seppur in percentuale più bassa, si riscontra anche nell'elettorato gialloverde (l'Italia starebbe peggio fuori dall'Euro per il 65,6% degli elettori della Lega e per il 64,9% degli elettori del Movimento). Agli intervistati è stato chiesto anche se, al di là delle dichiarazioni ufficiali, secondo loro la Lega vorrebbe uscire dalla moneta unica: per il 56,3% degli intervistati la risposta è no. Un dato che è ancora più netto tra gli elettori leghisti, dove il 63,8% ritiene che la Lega non intenda lasciare l'Euro. 

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Unicef, Coldiretti: In Italia mezzo milione di bambini affamati

Sono quasi mezzo milione i bambini di età inferiore ai 15 anni che in Italia hanno avuto bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare durante l’anno. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al nuovo rapporto dell'Unicef 'Diamogli peso: l'impegno dell'Unicef per combattere la malnutrizione'. Anche in Italia bambini e bambine che vivono nei nuclei familiari più poveri - sottolinea la Coldiretti - non hanno accesso a fonti di cibo sicure e sufficienti sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). Ma accanto al problema della sicurezza dell’approvvigionamento c’è - continua la Coldiretti - quello dei disordini alimentari che riguarda molti adolescenti, dall’obesità all’anoressia. Per assicurare una migliore alimentazione ma anche per educare le nuove generazioni è importante - sostiene la Coldiretti - privilegiare nelle mense scolastiche i cibi locali a km 0 che valorizzano le realtà produttive locali e garantiscono genuinità e freschezza.

 

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