Primo Piano

Cresce il numero di Partite IVA

 In Italia nel secondo trimestre del 2018 sono state aperte 130.400 nuove partite Iva, con un aumento del 2,7%rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. A crescere sono soprattutto le nuove attività nel Mezzogiorno e nel settore dell'agricoltura, mentre calano la ristorazione e le attività finanziarie. A certificarlo sono i dati dell'Osservatorio sulle partite Iva del Mef, resi noti dal Dipartimento delle Finanze. Anche se la maggior parte delle aperture rimane al nord e al centro Italia, i più consistenti incrementi di avviamenti sono avvenuti in Calabria (+12%), Basilicata (+10,6%) e Sardegna (+10,2%), mentre diminuzioni si registrano nelle Marche (-5,3%), nella Provincia autonoma di Bolzano (-3,6%) e in Liguria (-1,7%). Rispetto al secondo trimestre del 2017, l'Osservatorio rileva un moderato aumento di avviamenti per le persone fisiche (+3,6%) e le società di capitali (+1,3%), mentre prosegue il trend decrescente delle società di persone (-8,2%).Tra i settori principali si osservano più nuove aperture soprattutto nell'agricoltura (+14%), nei servizi d'informazione (+9,1%) e nell'istruzione (+8,5%). Le flessioni più evidenti interessano le attività finanziarie (-6,5%), l'alloggio e la ristorazione (-4%) e le attività artistiche (- 2,8%). La ripartizione di genere mostra un leggero calo della quota maschile, ora pari al 61,7% del totale. Il 46,1% delle nuove partite Iva è stato aperto da giovani fino a 35 anni, il 32,7% da imprenditori tra i 36 e i 50 anni. I soggetti che hanno aderito al regime agevolato forfetario risultano 48.696, pari al 37,3% del totale delle nuove aperture, con un aumento del 4,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.Esprime soddisfazione per il boom delle nuove attività in agricoltura la Coldiretti, che evidenzia "il crescente numero di giovani interessati a fare impresa in campagna". Per l'associazione di rappresentanza degli agricoltori, quello pubblicato del Mef è un dato coerente "con la corsa alla terra in atto tra le nuove generazioni con l'Italia". 

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Zona economica speciale, i sindacati: l’Abruzzo non perda l’occasione

"La scelta della Regione Molise di aderire a una Zona economica speciale (Zes) interregionale con la Puglia non deve pregiudicare la possibilità che anche l'Abruzzo realizzi una Zes che può favorire lo sviluppo delle imprese già operanti nel territorio e l'insediamento di nuove attività industriali". Lo affermano i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Sandro Del Fattore, Leo Malandra e Michele Lombardo. La Regione Abruzzo, con decreto di Giunta regionale 593 del 7 agosto scorso - dicono i segretari - ha deliberato per l'istituzione della Zes con la regione Molise, mentre già cinque giorni prima questa aveva a sua volta presentato richiesta formale di adesione alla Zona economica speciale 'Adriatica', in corso di istituzione da parte della Regione Puglia. Tutto da rifare dunque, tanto tempo perso e il rischio concreto di perdere questa importante opportunità". "Bisogna cambiare passo immediatamente" dicono i tre sindacalisti e chiedono alla Giunta regionale "di attivarsi immediatamente per presentare una nuova candidatura all'istituzione della Zes e conseguentemente redigere il piano di sviluppo strategico e la perimetrazione delle aree da includere". Le tre sigle chiedono inoltre di "essere urgentemente convocate per discutere nel merito ponendo subito la necessità che la Zes abruzzese sia un vero strumento di politica economica ed industriale della regione e non una mera agevolazione fiscale a pioggia per alcune imprese. La Zes - dicono - dovrà essere accompagnata da investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e tutti gli attori in campo dovranno agire in una logica di sistema per sviluppare una grande opportunità di internazionalizzazione delle imprese, a partire da quelle dimensionalmente più piccole". "Con la costituzione delle Zes l'Abruzzo deve riuscire in tempi rapidi ad aprire uno sbocco commerciale con il mondo, ad innovarsi e a dotarsi di infrastrutture adeguate, solo così potrà attrarre investimenti, creare lavoro e rifuggire dal rischio di una pericolosa deindustrializzazione", concludono i segretari. 

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Nel primo semestre 2018 in Abruzzo protesti per 8,5 milioni di euro

Nel primo semestre 2018 in Abruzzo sono stati protestati 5.520 effetti per un totale di 8,5 milioni di euro e un importo medio di 1.541 euro. E' quanto emerge dalle elaborazioni che il Cresa ha realizzato sui dati del Registro informatico dei protesti delle Camere di commercio di Infocamere.

Tra le province emerge Pescara per numero di effetti protestati (1.614 che costituiscono il 29,2% del totale regionale) e Chieti per valore degli effetti protestati (2,633 milioni di euro pari al 31,1% del totale abruzzese). La provincia di Teramo spicca sia per il minor numero di effetti protestati sia per il loro minore importo totale (rispettivamente 1.072 pari al 19,4% e 1,710 milioni di euro pari al 20,1%). La provincia dell'Aquila rappresenta circa un quarto sia del numero dei protesti regionali (25,6%) che del loro importo totale (23,4%).

Tra il 2016 e il 2017 in Abruzzo è diminuito sia il numero dei protesti levati (-13,0%) che il loro importo totale (-17,2%) con conseguente diminuzione dell'importo medio (passato da 1.630 euro a 1.551 euro). Tali andamenti sono dovuti a flessioni di entrambi gli indicatori che hanno coinvolto tutte le province (in particolare Teramo con rispettivamente -28,7% e -26,4%). Teramo è l'unica provincia dove, al contrario delle altre, l'importo medio è aumentato (da 1.577 a 1.628 euro).

Riguardo ai comuni capoluogo si nota che durante il I semestre 2018 il numero di effetti protestati è stato particolarmente alto a Pescara (1.063) dove hanno raggiunto un importo totale di 1,5 milioni di euro. Gli altri capoluoghi mostrano situazioni differenti con L'Aquila e Chieti che si attestano su valori molto più bassi (rispettivamente 355 e 316 protesti per un ammontare di 625.859 e 532.557 euro) e Teramo dove è stato levato 1 solo protesto per un ammontare di 2.614 euro.

I capoluoghi provinciali abruzzesi rappresentano un peso diversificato rispetto al totale degli effetti protestati nella rispettiva provincia: mentre Pescara costituisce circa i 2/3 del totale, L'Aquila supera un quarto, Chieti si aggira intorno al 20% e Teramo non raggiunge neanche lo 0,5%.

Nel periodo 2016-2017 mentre il numero di protesti è diminuito in tutti i capoluoghi provinciali (in particolare a Teramo -33,3%) l'importo totale dei protesti è calato ovunque con la sola eccezione rappresentata da Teramo dove è aumentato del 69,0%. Di conseguenza, mentre in tutti i capoluoghi l'importo medio è sceso, a Teramo è aumentato da 133 a 338 euro.

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Fisco, secondo la Cgia l’evasione delle tasse in Abruzzo tocca il 20 per cento

Dall’Ufficio studi della CGIA segnalano che negli ultimi 20 anni (1997- 2017) il peso delle tasse in capo ai 41 milioni di contribuenti italiani è aumentato di quasi 200 miliardi di euro (per la precisione 198). Una cifra da far tremare i polsi e che rende immediatamente l’idea di quanto le richieste dell’erario siano diventate spaventosamente onerose. E se l’inflazione in questi 2 decenni è aumentata di quasi 43 punti percentuali, le entrate tributarie sono cresciute di oltre 65 punti, vale a dire il 22,5 per cento in più del costo della vita. “Come emerge in molti manuali di scienza delle finanze – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo - con un carico impositivo smisurato anche l’evasione fiscale assume dimensioni economiche preoccupanti. Secondo una nostra elaborazione, infatti, la media nazionale dell’evasione fiscale è al 16,3 per cento, con punte del 24,7 in Calabria, del 23,4 in Campania e del 22,3 per cento in Sicilia. A livello nazionale stimiamo che le imposte sottratte al fisco siano poco più di 114 miliardi di euro”.

Dalla CGIA fanno sapere che l’insieme delle imposte evase a livello regionale è stato stimato applicando al valore aggiunto sommerso un coefficiente determinato dal rapporto tra il gettito fiscale e il valore aggiunto desumibile dai conti nazionali, al netto dell’economia non osservata

“In linea generale – segnala il segretario della CGIA Renato Mason - in nessun altro Paese d’Europa viene richiesto uno sforzo fiscale come in Italia. La nostra giustizia civile è lentissima, la burocrazia ha raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione rimane la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logisticoinfrastrutturale registra dei ritardi spaventosi: nonostante queste inefficienze, la richiesta del nostro fisco si colloca su livelli elevatissimi e, per tali ragioni, appare del tutto ingiustificata”. L’armamentario fiscale italiano è composto da oltre 100 voci: una sequela di addizionali e bolli, dai canoni ai contributi, dai diritti alle imposte per passare alle ritenute. Non mancano, ovviamente, le tasse i tributi e le sovraimposte; senza contare che paghiamo, purtroppo, anche le tasse sulle tasse. L’esempio più clamoroso lo subiamo quando ci rechiamo a fare il pieno alla nostra autovettura. La base imponibile su cui si applica l’Iva è composta anche dalle accise sui carburanti

Con un giorno di lavoro in più rispetto al 2018, nel 2016 (ultimo anno in cui è possibile effettuare una comparazione con i paesi Ue) i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino al 2 giugno (154 giorni lavorativi), vale a dire 4 giorni in più rispetto alla media registrata nei Paesi dell’area euro e 9 se, invece, la comparazione è realizzata con la media dei 28 Paesi dell’Unione europea.

Se confrontiamo il “tax freedom day” italiano con quello dei nostri principali competitori economici, solo la Francia presenta un numero di giorni di lavoro necessari per pagare le tasse nettamente superiore a quello italiano (+21); tutti gli altri, invece, hanno potuto festeggiare la liberazione fiscale con un netto anticipo. In Germania, ad esempio, 7 giorni prima di noi, in Olanda 12, nel Regno Unito 27 e in Spagna 28. Il paese più virtuoso è l’Irlanda: con una pressione fiscale del 23,6 per cento permette ai propri contribuenti di assolvere gli obblighi fiscali in soli 86 giorni lavorativi. Oltre all’eccessivo carico fiscale che grava sui contribuenti, concludono dalla CGIA, il problema nel nostro Paese è anche il peso dell’oppressione fiscale che ostacola l’attività quotidiana, soprattutto delle imprese di piccola dimensione. Al netto delle tariffe applicate dai commercialisti per la tenuta della contabilità aziendale, secondo una indagine realizzata periodicamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il costo della burocrazia fiscale in capo agli imprenditori (obblighi, dichiarativi, certificazione dei corrispettivi, tenuta dei registri, etc.) ammonta a circa 3 miliardi di euro all’anno.

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Elezioni regionali, il Movimento 5 Stelle sceglie tra Marcozzi e Cipolletti

Si sono svolte le elezioni "regionarie" del Movimento 5 Stelle in Abruzzo per la scelta dei candidati alle Regionali. I quattro candidati più votati per ogni Provincia potevano avanzare la candidatura per la carica di Presidente di Regione ma hanno deciso di candidarsi a presidente: Marco Cipolletti e Sara Marcozzi.

Non ce l’ha fatta invece la pescarese Enrica Sabatini ad essere eletta tra i Probiviri nazionali dove invece ha vinto il candidato Jacopo Berti.

"Ci sarà un secondo turno e i cittadini abruzzesi potranno così scegliere il candidato presidente del M5S fra me e Marco Cipolletti. Fatemi dire che sono molto contenta di questo risultato, sia per la partecipazione degli iscritti abruzzesi, sia per il fatto che c'è stata una riconferma di una squadra che funziona. Non è soltanto chi ha primeggiato, ma è di fato la riconferma di un team composta da me, Domenico Pettinari, Pietro Smargiassi e tutti i nuovi candidati consiglieri che ne entreranno a far parte". Sul secondo turno, la consigliera Marcozzi ha aggiunto: "Siamo molto fiduciosi e già al lavoro. Abbiamo dedicato gli ultimi cinque anni delle nostre vite a portare il M5S al governo di questa regione, e speriamo di tornare al voto nel più breve tempo possibile. Lo abbiamo detto tante volte: secondo la legge e lo statuto di Regione Abruzzo, si può tornare al voto già nella seconda metà di novembre per cui - ha concluso il consigliere regionale - niente scuse e torniamo al voto subito e diamo ai cittadini un governo regionale che si occupi sostanzialmente dei bisogni dei cittadini stessi: Sanità, viabilità, sicurezza e lavoro. Ma chiunque sarà il candidato presidente avrà comunque al suo fianco una squadra affiata al suo fianco che cercherà solo di fare gli ingressi dei cittadini abruzzesi". 

In provincia dell'Aquila i più votati sono risultati: 

Fedele Giorgio L'Aquila Di passio Antonella L'Aquila 82 Baliva Michele L'Aquila 61 Delle coste Giuseppe walter L'Aquila 54 Cofini Antonina L'Aquila 49 Bisegna Angelo L'Aquila 44 La cioppa Raffaello L'Aquila 43 Tucci Alessandro L'Aquila 41 Paponetti Adele L'Aquila 41 Leone Franca L'Aquila 39 Di persio Samanta gabriella L'Aquila 38 Corti Fausto L'Aquila 33 Di cioccio Maurizio antonio L'Aquila 31 Di marco Davide L'Aquila 31 Di cioccio Claudia L'Aquila 28 Fiaschetti Fabrizio L'Aquila 28 Cifani Giandomenico L'Aquila 24 Di salvatore Adelmo L'Aquila 21 Calvani Rita L'Aquila 21 Di simone Francesca L'Aquila 20 Benedettini Enrico L'Aquila 15

In provincia di Teramo i più votati sono risultati: 

Cipolletti Marco Teramo Maloni Virginia Teramo 65 Greccioli Claudia Teramo 52 Trifoni Margherita Teramo 49 Falchi Attilio Teramo 43 Ferretti Santino Teramo 41 Di criscenzo Mauro Teramo 39 Lobello Tiziana Teramo 34 Della figliola Alfonso claudio Teramo 33 Filipponi Pierluigi Teramo 33 Palmarini Giacinto Teramo 32 Di camillo Giampiero Teramo 31 Salvini Melania Teramo 26 Italiani Gabriella Teramo 23 Di luzio Cinzia Teramo 22 De angelis Franco Teramo 19 Costantini Dina Teramo 17 Clementoni Carlo Teramo 16 Di gaetano Massimo Teramo 16 Argento Francescopio Teramo 13 Petrella Attilio Teramo 13 Coccia Remo Teramo 12 Di felice Mauro Teramo 10 Cicconi Felice Teramo 10

In provincia di Pescara i più votati sono risultati:

Pettinari Domenico Pescara Nuvolari Francesco maria Pescara 105 Smarrelli Gianni Pescara 96 Di giovanni Raffaella Pescara 76 Fedele Federica Pescara 67 Di renzo Massimo Pescara 67 Stella Barbara Pescara 64 Di nino Valeria Pescara 61 Dipillo Massimiliano Pescara 57 Marrone Ivo Pescara 23 Pellegrini Rita pisana Pescara 20 Sacchini Nicola Pescara 20 Capitanio Manuela Pescara 20 Stella Lucio Pescara 19 Di francescantonio Biagio Pescara 17

In provincia di Chieti i più votati sono risultati: 

Marcozzi Sara Chieti Smargiassi Pietro Chieti 118 Argenio Ottavio Chieti 96 Di ciano Andrea Chieti 82 Stenta Sara Chieti 72 Mantini Alfredo Chieti 67 Taglieri sclocchi Francesco Chieti 66 D'eramo Cinzia Chieti 60 Sarchese Livio Chieti 59 Marzocchetti Silverio Chieti 49 Natale Giovanni Chieti 40 Monachetti Nicola Chieti 27 Amicone Luca Chieti 27 Perilli Caterina Chieti 27 Angelini Remo Chieti 23 Carugno Anna, rita Chieti 22 Gaeta Sonia Chieti 17 Giurastante Danilo Chieti 17 Caraceni Alessandro Chieti 16 De rosa Alessia Chieti 16 Sozio Riccardo Chieti 15 Zappacosta Massimiliano Chieti 14

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In Italia unioni civili per lo 0,02% della popolazione residente

Al 1° gennaio 2018 i cittadini residenti che hanno costituito un'unione civile in Italia o che hanno trascritto un legame precedentemente contratto all'estero ammontano a circa 13,3 mila unita', lo 0,02% di tutta la popolazione residente. Inoltre, le persone risultanti non piu' in unione civile a seguito dello scioglimento dell'unione o del decesso del partner hanno registrato ancora un numero molto contenuto, rispettivamente meno di 50 e meno di 150 unita'. Lo ha rilevalo l'Istat nel report su "Popolazione residente per stato civile", in cui e' emerso che a scegliere l'unione civile e' una popolazione matura con un'eta' media di 49,5 anni per i maschi e di 45,9 anni per le femmine. A livello territoriale per gli uomini si va da un'eta' media di 48,2 anni per il Mezzogiorno a una di 49,9 anni per il Centro. Analogamente per le donne il valore piu' basso dell'eta' media (pari a 43,3 anni) si e' registrato nelle regioni meridionali, mentre il piu' elevato (47,5 anni) nelle regioni centrali. Il 68,3% dei residenti uniti civilmente e' di sesso maschile; il 56,8% risiede nelle regioni settentrionali, il 31,5% al Centro e l'11,7% nel Mezzogiorno. Hanno presentato un maggior numero di uniti civilmente le regioni Lombardia (25,4%), Lazio (20,0%) e Piemonte (10,0%) che da sole hanno raccolto oltre la meta' del totale dei 13,3 mila complessivi. In queste regioni si trovano infatti le citta' metropolitane di Milano, Roma e Torino, nelle quali risiede circa un quarto di tutti gli uniti civilmente. (

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Ricostruzione, Lolli sollecita la nomina del commissario

Si è svolta a Roma la riunione della Cabina di Coordinamento sul sisma del 2016 con i presidenti delle quattro Regioni del centro Italia. Oltre alla verifica della situazione attuale, nel corso dell'incontro si è posto il tema urgente della governance della struttura operativa, dal momento che il mandato della Commissaria straordinaria per la ricostruzione, Paola Micheli, è scaduto. "La certezza degli interlocutori istituzionali - ha sottolineato il presidente vicario della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli - è fondamentale per dare continuità e certezza alle procedure. Ci auguriamo che il Governo provveda immediatamente alla nomina del Commissario (possibilmente unico per entrambi i crateri sismici, in modo da favorire una coerenza normativa e gestionale) e del sottosegretario incaricato di seguire le tante problematiche urgenti e aperte. Parliamo di legislazione, della Struttura Tecnica di Missione per le risorse del 4 per cento destinate al rilancio economico dei territori e del personale a servizio degli Uffici Speciali, per il quale si è ipotizzata una procedura che nei prossimi giorni verrà condivisa con tutti i Sindaci dei Comuni interessati". "Tutti i presidenti - si legge in una nota - hanno condiviso questa impostazione e l'auspicio di un intervento rapido e risolutivo".

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Coldiretti, vendemmia con storico record dell’export +4%

Con l'inizio della vendemmia l'Italia festeggia il record storico delle esportazioni di vino Made in Italy che fanno registrare un aumento del 4% rispetto allo scorso anno, quando avevano raggiunto su base annuale circa 6 miliardi di euro prima voce dell'export agroalimentare. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti su dati Istat relativi ai primi cinque mesi del 2018, in occasione della presentazione delle previsioni vendemmiali di Ismea e Unione italiana vini con il ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio. La vendemmia in Italia, sottolinea la Coldiretti, impegna 310 mila aziende agricole e quasi 46 mila aziende vinificatrici su una superficie a vite di 652 mila ettari; si tratta di un motore economico che genera oltre 10,6 miliardi di fatturato dalla vendita del vino, realizzato più all'estero che in Italia, che offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone tra quelle impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale e quelle presenti in attività connesse e di servizio. Quanto alle vendite, precisa la Coldiretti, hanno avuto un incremento in valore del 3,7% negli Usa, ma anche del 3,6% in Germania e del 12,2% in Francia storico concorrente del Made in Italy; in controtendenza rispetto all'aumento generale sono le esportazioni in Canada che risultano in calo dell'1% dopo l'entrata in vigore dell'accordo di libero scambio (Ceta).

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Cresa, nel 2017 sequestrati in Abruzzo beni contraffatti per 2,5 milioni di euro

E' di 2 milioni e mezzo di euro il valore stimato dei beni contraffatti sequestrati in Abruzzo durante il 2017 secondo la Banca Dati Iperico, il database integrato sull'attività di contrasto alla contraffazione istituito presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico. Lo riferisce l'ultimo rapporto del Cresa Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali rappresenta il sistema camerale abruzzese nel campo degli studi socio-economici. Il valore dei sequestri effettuati in Abruzzo costituisce lo 0,9% di quelli effettuati sul territorio nazionale (294,5 milioni di euro) e lo pongono all'11° posto nella classifica delle regioni italiane che è guidata dalla Campania, dove sono stati sfiorati 109 milioni di euro (37,0% del totale nazionale), seguita da Lazio (72 milioni corrispondenti al 25%) e Lombardia (36 milioni cioè il 12,4%).Rispetto al 2008, primo anno per il quale sono disponibili tali dati, il valore dei sequestri effettuati in Abruzzo è diminuito del 18,5%, meno di quanto accaduto in Italia (-46,1%) nella quale hanno contribuito gli andamenti in calo di tutte le regioni ad eccezione dei soli Piemonte (+245,1%) e Umbria (+36,1%). 

Nel corso del periodo analizzato emergono per l'Abruzzo gli anni 2011-12-13 che hanno visto un notevole aumento dei valori sequestrati relativi soprattutto a giochi e giocattoli e altre merci, categoria nella quale confluiscono oggetti e accessori di arredamento, prodotti in ceramica, ricambi auto, prodotti di cartotecnica, fuochi artificiali, macchinari diversi, articoli di ferramenta e utensileria. Distinguendo le diverse categorie merceologiche si osserva che, ad esclusione di alimentari e bevande, tabacchi e medicinali non considerati dalla banca dati Iperico, la quota maggiore dei valori sequestrati in Abruzzo nel 2017 è costituita da apparecchiature elettriche (38,9%) seguita da giocattoli e giochi (22,8%) con percentuali superiori a quelle italiane (rispettivamente 8,5% e 16,0%), abbigliamento (20,6%) e accessori di abbigliamento (10,1%) con percentuali inferiori a quelle nazionali (rispettivamente 37,8% e 27,8%)

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Casa, Idealista: prezzi in calo dello 0,7% ad agosto

I prezzi medi delle case di seconda mano in Italia sono calati dello 0,7% su base mensile ad agosto, a una media di 1.780 euro, secondo l’indice di Idealista dei prezzi delle case. Tale calo è leggermente inferiore alla caduta dell'1,1% registrata nell'agosto 2017, mentre il calo interannuale è di 2,2 punti percentuali, nettamente inferiore rispetto all’anno scorso.I principali rallentamenti dell'indice si sono registrati nel Lazio (-1,7%), Friuli Venezia Giulia (-1,6%) e Abruzzo (-1,4). Il trend ribassista si estende ad altri 13 mercati regionali compresi tra il -1,3% di Campania, Trentino Alto Adige e Veneto e il -0,1% della Toscana. Valle d’Aosta (2%), Molise (1,8%), Marche (0,8%) e Basilicata (0,5%) sono le uniche macrozone non interessate dai ribassi delle "vendite di fine estate". A livello di valori nominali la Liguria si conferma regione più cara con i suoi 2.531 euro al metro quadro di media, a seguire la Valle d’Aosta (2.451 euro/m2) e il Trentino Alto Adige (2.366 euro/m2) scalzano il Lazio dal secondo gradino della graduatoria, sul fondo della quale troviamo Calabria (898 euro/m2), Molise (1.044 euro/m²) e Sicilia (1.114 euro/m2).

La situazione in provincia vede una netta prevalenza di segno meno rilevati in 70 aree sulle 108 monitorate. I cali maggiori si registrano nella provincia più a Sud della Sardegna, Carbonia Iglesias (-5,6%), seguita da Nuoro (-4,5%) e Agrigento (3,6%). All’opposto, i rimbalzi maggiori spettano ad Ascoli Piceno (2,8%), Macerata (2,4%) e Arezzo (2,2%). Il ranking delle province più care vede in testa Savona (3.377 euro/m2), che precede Bolzano (3.156 euro/m2) e Firenze (2.646 euro/m2), che supera per la prima volta Imperia al top della graduatoria dei valori immobiliari. Nella parte bassa della troviamo 17 macroaree con valori che non superano i mille euro al metro quadro, da Taranto (988 euro/m2) al fanalino di coda Biella, con i suoi 643 euro al metro quadro.Passando in rassegna i dati relativi alle città si rileva una lieve prevalenza di capoluoghi in segno negativo (53) rispetto a quelli dove invece i prezzi hanno segnato un andamento positivo (51). Con un calo del 4,5%, Campobasso è la città che ha registrato il dato peggiore ad agosto. Le altre due maglie nere spettano a Belluno (-3,8%) e Vercelli (-3,2%). Le città che hanno segnato il recupero nel periodo di analisi sono Arezzo (3,6%), Pordenone (3,4%) e Oristano (3,1%). Variazioni in altalena nei grandi centri dove al calo di Roma (-0,9%) fa da contraltare il recupero di Napoli (0,8%). Milano consolida l’andamento positivo con un recupero dello 0,3%; pressoché stabili Bologna, Bari, Firenze, Torino e Palermo.Nella graduatoria dei prezzi, Venezia (4.408 euro/m²) è la città più cara davanti a Firenze (3.579 euro/m²) e Bolzano (3.418 euro/m²). Ultima, nella graduatoria stilata dal portale idealista è Biella con 716 euro al metro quadro davanti a Caltanissetta (720 euro/m²) e Agrigento (851 euro/m²).

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