L'emorragia delle imprese artigiane continua. Se nell'ultimo anno, da Nord a Sud,hanno chiuso 16.300 attività (-1,2%), negli ultimi 10 anni, invece, la contrazione è stata pesantissima: -165.500 attività (-11,3% del totale). Una caduta che non ha registrato soluzioni di continuità tra il 2009 e il 2018. A lanciare l'allarme è la Cgia. Al 31 dicembre scorso, secondo i dati raccolti dall'associazione degli artigiani, il numero totale delle imprese artigiane attive in Italia si è attestato poco sopra 1.300 mila unità. Di queste, il 37,7% nell'edilizia, il 33,2% nei servizi, il 22,9% opera nel settore produttivo e il 6,2% nei trasporti. L'analisi è stata realizzata dalla Cgia."La caduta dei consumi delle famiglie e la loro lenta ripresa, l'aumento della pressione fiscale e l'esplosione del costo degli affitti hanno spinto fuori mercato molte attività – dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo – senza contare che l'avvento delle nuove tecnologie e delle produzioni in serie hanno relegato in posizioni di marginalità molte professioni caratterizzate da un'elevata capacità manuale. Ma oltre al danno economico causato da queste chiusure, c'è anche un aspetto sociale molto preoccupante da segnalare. Quando chiude definitivamente la saracinesca una bottega artigiana, si perdono conoscenze e cultura del lavoro difficilmente recuperabili e la qualità della vita di quel quartiere peggiora notevolmente. Altresì, c'è meno sicurezza, più degrado e il rischio di un concreto impoverimento del tessuto sociale". A livello territoriale è il Mezzogiorno la macro area dove la caduta è stata maggiore. Tra il 2009 e il 2018 in Sardegna la diminuzione del numero di imprese artigiane attive è stata del 18% (-7.664). Seguono l'Abruzzo con una contrazione del 17,2% (-6.220), l'Umbria, che comunque è riconducibile alla ripartizione geografica del Centro, con - 15,3 per cento (-3.733), la Basilicata con il 15,1 per cento (-1.808) e la Sicilia, sempre con il -15,1 per cento, che ha perso 12.747 attività. Nell'ultimo anno, invece, la regione meno virtuosa d'Italia è stata la Basilicata con una diminuzione dello stock dell'1,9%. "Il 57% della contrazione delle imprese artigiane registrata in questi ultimi 10 anni – fa notare il segretario della Cgia Renato Mason – riguarda attività legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, dipintori, elettricisti, idraulici, etc. stanno vivendo anni difficili e molti sono stati costretti a gettare la spugna. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Certo, molte altre professioni artigiane, soprattutto legate al mondo del design, del web, della comunicazione, si stanno imponendo. Purtroppo, le profonde trasformazioni in atto stanno cancellando molti mestieri che hanno caratterizzato la storia dell'artigianato e la vita di molti quartieri e città". Il settore artigiano più colpito dalla crisi è stato l'autotrasporto che negli ultimi 10 anni ha perso 22.847 imprese (-22,2%). Seguono le attività manifatturiere con una riduzione pari a 58.027 unità (- 16,3%) e l'edilizia che ha visto crollare il numero delle imprese di 94.330 unità (-16,2%). Sono in forte aumento, invece, imprese di pulizia, giardinaggio e servizi alle imprese (+43,2%), attività cinematografiche e produzione software (+24,6%) e magazzinaggio e corrieri (+12,3%). Tra le aziende del settore produttivo quelle più in difficoltà sono state quelle che producono macchinari (-36,1%), computer7elettronica (-33,8%) e i produttori di mezzi di trasporto (-31,8%). Vecchi mestieri in via di estinzione. La Cgia, infine, ha elencato 25 vecchi mestieri artigiani che negli ultimi decenni sono pressoché scomparsi dalle nostre città e nei paesi di campagna, o professioni che sono in via di estinzione a causa delle profonde trasformazioni tecnologiche che li hanno investiti.
Leggi Tutto »Allarme olio: nel 2019 addio a 6 bottiglie di olio italiano su 10
Nel 2019 addio a 6 bottiglie di extravergine Made in Italy su 10 sugli scaffali dei supermercati per effetto del crollo del 57% della produzione che scende ad appena 185 milioni di chili, su valori minimi degli ultimi 25 anni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in cui evince la drammatica situazione degli ulivi italiani colpiti dai cambiamenti climatici, del propagarsi inarrestabile della Xylella e della concorrenza sleale provocata dalle importazioni low cost spacciate per italiane. In particolare sono state le Regioni del Mezzogiorno ad accusare le perdite maggiori, a partire dalla Puglia ma senza escludere l’Abruzzo, in cui il comparto olivicolo conta in regione circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e una produzione media di circa 14mila tonnellate di olio che quest’anno ha tuttavia subito una forte diminuzione soprattutto in alcune zone (anche 40-50% di produzione in meno).
“Per la prima volta nella storia – sottolinea Coldiretti Abruzzo – la produzione nazionale potrebbe essere sorpassata da quella della Grecia e del Marocco. Senza interventi strutturali l’Italia rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare extravergine nazionale con effetti disastrosi sull’economia, il lavoro, la salute e sul paesaggio. Con il crollo della produzione nazionale a crescere – continua la Coldiretti - sono le importazioni dall’estero con aumenti record degli arrivi dalla Tunisia. Aumenta inoltre il rischio di frodi e sofisticazioni che colpiscono anche i produttori abruzzesi. Una situazione da non sottovalutare”.
Per non cadere nelle trappole del mercato il consiglio della Coldiretti per scegliere Made in Italy è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive. Oggi nella stragrande maggioranza delle confezioni – denuncia la Coldiretti – serve la lente d’ingrandimento per leggere le minuscole scritte, poste spesso sul retro, “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva dal primo luglio 2009.
“Per affrontare l’emergenza serve un intervento mirato per consentire ai produttori duramente colpiti dalle gelate di ripartire con un adeguato coordinamento istituzionale tra il livello regionale e quello nazionale” afferma il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini nel denunciare “i ritardi accumulati con il rinvio della presentazione alla conferenza Stato Regioni del decreto per far partire il piano di interventi per fermare la Xylella fastidiosa in Puglia”. In questo scenario sul piano strutturale - sostiene Prandini - per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il Made in Italy deve partire al più presto il Piano Salva Olio presentato dalla Coldiretti per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, anche per realizzare nuovi impianti, così come è stato fatto da altri Paesi concorrenti.
Leggi Tutto »Salvini: Grazie Ortona, la Lega vincerà. Conquisteremo l’Abruzzo
Ortona. In Piazza della Repubblica, alle 2130, arriva assordante lo scroscio di applausi. Sul palco del camion attrezzato per i comizi, sale tra luci abbaglianti e la selva di telecamere - i giornalisti sono trattenuti fuori - Matteo Salvini, vice premier e ministro degli interni. La folla si esalta al grido ritmato: “Matteo. Matteo. Matteo”., la musica, “Voglio una vita spericolata”, di Vasco, è a palla. Salvini sorridente - nel retro del Tir si è cambiato Il suo giubbino imbottito verde per indossare al volo una felpa azzurra - ringrazia la piazza che definisce “meravigliosa” e inizia il comizio con alle spalle i candidati consiglieri e candidato presidente alla Regione, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia. L’intervento di Salvini è tutto giocato sui temi cari alla Lega: immigrazione, porti chiusi, l’aver spazzato la legge Fornero, di puntare sulle grandi opere che sottolinea polemico “vanno fatte”; e ora, soprattutto grazie alle scelte del Governo sono pronti migliaia di posti di lavoro. “Non abbiamo la bacchetta magica”, spiega, “ma stiamo lavorando, e vedrete i cambiamenti”, ribadisce rilanciando la polemica contro il nemico politico di sempre “Matteo Renzi, quello che non sbagliava mai”. “Se la sinistra continua ad attaccarmi”, dice ironico Salvini, “perché mangio pane e Nutella, e indosso le felpe della polizia, allora non governeremo per 5 anni ma per i prossimi 50 anni”. Dalla piazza applausi e cori di approvazione. Dalla prima fila una donna si accascia a terra, Salvini con un filo di preoccupazione ferma il comizio e chiede “signora, sta bene? Ha bisogno di un bicchiere d’acqua?”, la donna, una signora anziana minuta viene presa in braccio dai vigilantes della società Aquila viene sollevata sopra le transenne, da così in alto, si affretta a lanciare baci a Salvini che contraccambia divertito e compiaciuto. Sui temi regionali il capo della Lega promette nuove infrastrutture, la riapertura di tutti gli ospedali con una stilettata al Pd “quei geni della sinistra hanno chiuso i piccoli ospedali. Ma noi li riapriremo”. Gli applausi soddisfano Salvini, il fervore che sale dalla folla lo appagano al punto che cambia tono e annuncia un suo cruccio,
quello dello stato delle strade abruzzesi: “ho fatto ritardo nel venire da voi , ho impiegato la bellezza di tre orette venendo da Roma a Ortona per la condizione delle delle strade e autostrade. Non è ammissibile”, grida promettendo nuove infrastrutture.la piazza risponde con un “bravo Matteo, bravo Capitano”. Tanto che Salvini annuncia il suo solenne impegno ad occuparsi di tutto in Abruzzo: di strade, di pesca, di giovani, di donne; di piccole imprese e scandisce: “meno tasse. Meno burocrazia. Meno norme inutili”. Poi un elogio dei giovani che in prima fila lo applaudono galvanizzati dall’eloquio brillante nel suo schema populista, sovranità fino ad essere autarchico: “fate la spesa è un atto politico. Comprate solo italiano”. Poi rivolto ai ragazzi che premono sulle transenne osserva: “dicono che i giovani non vogliono lavorare. Non è vero, adesso i giovani avranno migliaia di occasioni di lavoro. Assumeremo anche 40 mila nuove maestre di sostegno. Amplieremo gli organici di tutte le forze dell’ordine e dei vigili del fuoco”. Salvini scuote la piazza che appare convertita alle sue parole al punto di applaudire ogni idea, ogni frase, ogni promessa “che noi della Lega manterremo. Su questo potete stare certi”. Altro capitolo che piace al popolo di Salvini sono le critiche condite di sarcasmo - che occupano la metà del suo intervento - osservazioni tutte rivolte alla sinistra, a quei “scienziati che leggono tanti libri ma non lo capiscono”. Piatto forte le accuse all’ex governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, “oggi è mercoledì e a quest’ora in tv c’è chi l’ha visto, che stiamo cercando d’Alfonso che ora non si trova in Abruzzo ma in qualche trattoria romana”. Nel mirino anche il conduttore Tv Fabio Fazio: “fa la morale agli altri e poi prende milioni dalla Rai. Vadano via”, una donna grida da un angolo della piazza “via anche la Litizzetto”.
Il comizio arriva alle conclusioni con tre appelli: quello di far vincere la Lega, di votare il Centrodestra in Abruzzo e far “vincere anche là battaglie di Matteo Salvini”. Uragano di applausi di consenso e poi la sorpresa finale; “chi vuole fare un selfie con me?”. La piazza è in visibilio e Salvini annuncia soddisfattissimo :”dovete passare a destra, mi raccomando a destra del palco e salire senza spingere”. La polizia fa quadrato per dare un po’ ordine alla fila. L’impianto sonoro rimette a palla una plsylist di pop italiano da Ligabue a Vasco Rossi, fino a Bocelli. Un tributo canoro che forse sarebbe piaciuto pure al Centrosinistra. Fuori dalle transenne, la folla defluisce, tra i lampeggianti di polizia, della scorta, e dei vigili urbani. Un po’ più in là è già buio pesto e tanto freddo.
Lavoro, dati positivi per le coop in Abruzzo
L'incerta situazione economica frena anche le cooperative che in controtendenza rispetto alla media degli ultimi anni nel 2018 perdono quasi tremila posti di lavoro con un calo dello 0,2% pur continuando a occupare oltre un milione e 278mila persone a livello nazionale di cui il 95% assunte in modo stabile. E' quanto emerge da un'analisi di Uecoop, l'Unione europea delle cooperative, su dati Camera di commercio di Milano Lodi e Monza in relazione agli ultimi dati Istat che nell'ultimo trimestre del 2018 registrano una contrazione del Pil dello 0,2% con l'Italia che entra così ufficialmente in recessione tecnica. Lo stallo dell'economia nella seconda metà dell'anno -sottolinea Uecoop- si è fatto sentire anche sul numero delle imprese cooperative diminuite dell'1,1% fino a 80.187 realtà contro le oltre 81mila del periodo precedente. Una situazione che -spiega Uecoop- ha pesato sulla tradizionale capacità delle coop di creare posti di lavoro in quasi ogni settore produttivo, dalla logistica alla gestione dei rifiuti, dall'agricoltura all'abbigliamento, dall'informatica all'edilizia, dai trasporti alla vigilanza.
In questo contesto, le regioni che nell'ultimo anno hanno resistito meglio alla pressione sull'occupazione -evidenzia Uecoop- sono il Veneto che ha aumentato gli addetti del +3,8%, il Friuli Venezia Giulia con +3,3%, la Puglia con +2,7%, la Sicilia con +1,9%, Campania e Abruzzo con +1,4%, Sardegna e Molise con +1,2%. Le aree che invece hanno perso di più sono il Lazio con -5% degli addetti nelle cooperative, il Piemonte con -2,4%, le Marche con -2,3%, Trentino e Umbria con -1,4%. Sostanzialmente stabili le altre regioni d'Italia: Lombardia ed Emilia sono invariate, mentre la Calabria segna -0,2%, la Toscana -0,4%, la Liguria -0,6% e la Valle d'Aosta +0,4%. I lavoratori delle cooperative -spiega Uecoop- sono concentrati soprattutto fra i 30 e i 49 anni (58,5%), il 13,1% ha un'età compresa tra 15 e 29 anni e più di un quarto ha oltre 50 anni. Un addetto su 2 è donna -evidenzia Uecoop- mentre circa il 66% ha un diploma di scuola secondaria e più del 15% è laureato. Gli operai sono il 64,8% del totale, gli impiegati rappresentano il 30,8% impiegato, mentre il resto sono quadri, apprendisti e dirigenti, secondo l'Istat. L'edilizia è fra i settori più colpiti dal punto di vista occupazionale con oltre 400mila posti persi negli ultimi dieci anni dalla grande crisi del 2008 a oggi mentre il settore della sanità e dell'assistenza sociale è invece quello che -conclude Uecoop- con oltre 355mila addetti per 7 milioni di pazienti, resiste meglio alla crisi generando il 21,6% del valore aggiunto del mondo cooperativo secondo l'Istat.
Leggi Tutto »Berlusconi: L’Abruzzo ha bisogno di gente positiva. Marsilio e’ la persona giusta
"Mi dicono che ci vogliono quattro ore e mezza per andare da Pescara a Roma in treno. Non ci posso credere. So anche che il progetto per allungare la pista dell'aeroporto di Pescara portato da me qui 10 anni fa e' rimasto solo un progetto. Le infrastrutture sono nel programma di Marsilio che ho trovato estremamente informato sulla sua regione e con lui ho parlato a lungo di questo tema". Cosi' Silvio Berlusconi dall'Hotel Sporting Villa Maria dove oggi ha iniziato la due giorni in Abruzzo a sostegno di Marco Marsilio. "Ho guardato diversi sondaggi e tutti parlano di un Abruzzo in cui le persone temono soprattutto per il lavoro. Il 60% quella delle imprese che necessita' di avere posti di lavoro. Un abruzzese su tre e' costretto ad andare via. E' necessario attirare investimenti con una fiscalita' di vantaggio che abbia tasse piu' basse per chi intende farne. Specialmente incentivando le imprese che si sono delocalizzate per i costi eccessivi nel caso volessero tornare sul territorio- ha aggiunto Berlusconi-. Bisogna poi potenziare i porti, mettere in sicurezza le strade e le autostrade, potenziare la protezione civile, arginare la fuga dei giovani talenti dalla valorizzazione della filiera agro-alimentare e mettere in piedi un sistema idrico integrato per superare divisioni tra interno e costa. Avete una regione meravigliosa- ha aggiunto-. Avete il 36% delle aree protette. L'Europa vi ha riconosciuto come polmone verde. Siete tra le 12 regioni con la migliore qualita' della vita e la minor incidenza dei casi di cancro da quanto ho letto. Avete bisogno di un governo ottimista, non questi signori della sinistra sempre negativi. L'Abruzzo ha bisogno di gente positiva. Marsilio e' la persona giusta sia per la regione che per andare a Roma a portare in parlamento le esigenze del territorio"
"Non sono venuto per 10 anni in Abruzzo perche' non volevo fare giri di popolarita' sul terremoto. So che erano state organizzate cose di accoglienza molto affettuosa. Ma anche che mi aspettavano con le carrette piene di macerie per dirmi che non avevamo lavorato bene. Voglio ricordare a tutti gli abruzzesi che noi avevamo iniziato col genio militare a raccogliere tutte le macerie. Invece una decisione del Consiglio comunale dell'Aquila ci ha imposto di fermarci adducendo come ragione il fatto che questi lavori dovevano essere assegnati ad aziende abruzzesi per aiutarle a riprendersi. Quindi non e' stata assolutamente colpa nostra quella di non aver raccolto le macerie. Ci e' stato impedito".
"Il sistema sanitario in Abruzzo e' tutto da rivedere. Mancano tra medici e paramedici ben 2mila persone. Questo significa che in molti rinunciano a curarsi e molti altri vanno a farlo fuori regione. E' una cosa inaccettabile per una delle regioni piu' belle d'Italia e la piu' ricca del centrosud", ha detto ancora Berlusconi.
Salvini "deve collaborare per ora e vuole collaborare per ora con il Movimento cinquestelle, si deve comportare così", ha aggiunto poi.
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Istat, a gennaio parziale recupero della fiducia dei consumatori
A gennaio 2019 l'Istat stima un "parziale recupero" dell'indice del clima di fiducia dei consumatori, che sale da 113,2 punti a 114, dopo "l'ampia flessione di dicembre". L'indice composito del clima di fiducia delle imprese registra invece una flessione, passando da 99,7 a 99,2, il minimo a partire da agosto 2016. L'Istat commenta che "prosegue il progressivo indebolimento del clima di fiducia delle imprese in atto già dallo scorso luglio". La flessione è più marcata nella manifattura e nel commercio al dettaglio.
Leggi Tutto »Utilitalia-Svimez, investire al Sud crea più valore che in altre aree
Il persistente divario tra Nord e Sud nei servizi di pubblica utilità influisce sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini e condiziona lo sviluppo delle imprese meridionali. Eppure nel Mezzogiorno gli investimenti presentano una capacità di creare valore superiore ad altre aree del territorio nazionale. Queste le conclusioni di una ricerca commissionate da Utilitalia (la federazione delle imprese idriche, energetiche e ambientali) a Svimez e alla Fondazione Utilitatis Nel 2016, si legge nella ricerca, il comparto dei servizi di pubblica utilità ha generato un valore della produzione di oltre 4 miliardi di euro (l'1,1% del Pil del Mezzogiorno), realizzato investimenti pari a mezzo miliardo di euro e impiegato oltre 25 mila addetti. Eppure, se si realizzasse un miliardo di euro di investimenti aggiuntivi nel settore delle utilities (il doppio di quanto realizzato nel 2016), verrebbero generati nelle 8 Regioni del Sud e Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) un incremento di produzione permanente di 900 milioni di euro, con un Pil aggiuntivo di mezzo miliardo e 11.000 nuovi posti di lavoro. In un'ottica temporale pluriennale, aggiunge la ricerca, un investimento aggiuntivo di 5 miliardi determinerebbe effetti più che proporzionali rispetto a quelli prodotti con l'investimento di un solo miliardo, riducendo significativamente il gap con il Nord.
Leggi Tutto »Inail, nel 2018 denunce in aumento dello +0,9%, casi mortali +10,1%
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail tra gennaio e dicembre 2018 sono state 641.261 (+0,9% rispetto allo stesso periodo del 2017), 1.133 delle quali con esito mortale (+10,1%). In aumento anche le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 59.585 (+2,5%). Sono i dati diffusi dall'Istituto. Nel dettaglio i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un incremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 539.584 a 542.743 (+0,6%), sia di quelli in itinere, occorsi cioe' nel tragitto di andata e ritorno tra l'abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un incremento pari al 2,8%, da 95.849 a 98.518. Tra gennaio e dicembre del 2018 il numero degli infortuni sul lavoro denunciati e' aumentato dell'1,0% nella gestione Industria e servizi (dai 497.220 casi del 2017 ai 502.156 del 2018) e dell'1,4% nel Conto Stato (da 104.393 a 105.898, tre quarti dei quali riguardano studenti delle scuole pubbliche statali). In Agricoltura si registra invece un calo dell'1,8% (da 33.820 a 33.207). L'analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce di infortunio nel Nord-Ovest (+1,1%), nel Nord-Est (+2,2%) e al Sud (+0,8%), e un calo al Centro (-0,8%) e nelle Isole (-1,0%). Tra le regioni con i maggiori incrementi percentuali si segnalano la Provincia autonoma di Bolzano (+5,4%), il Friuli Venezia Giulia e il Molise (+3,9% per entrambe), mentre i decrementi maggiori sono quelli che sono stati rilevati nella Provincia autonoma di Trento (-6,5%), in Valle d'Aosta (-4,5%) e in Abruzzo (-3,2%). L'aumento che emerge dal confronto tra il 2017 e il 2018 e' legato prevalentemente alla componente maschile, che registra un +1,4% (da 406.689 a 412.300 denunce) rispetto al +0,1% di quella femminile (da 228.744 a 228.961). L'incremento ha interessato soprattutto i lavoratori extracomunitari (+9,3%) e in misura minore quelli comunitari (+1,2%), mentre le denunce di infortunio dei lavoratori italiani, che rappresentano circa l'84% del totale, sono in calo dello 0,2%. Dall'analisi per classi di eta' emergono incrementi per la fascia fino a 34 anni (+4,0%) e tra i 55 e i 74 anni (+3,2%). In flessione, invece, le denunce per le fasce 35-44 anni (-3,7%) e 45-54 anni (-0,9%).
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'Istituto nel 2018 sono state 1.133, 104 in piu' rispetto alle 1.029 denunciate tra gennaio e dicembre del 2017 (+10,1%) e 39 in meno rispetto ai 1.172 decessi del 2015, che insieme al 2018 si caratterizza per un'inversione di tendenza del trend, comunque decrescente, registrato negli ultimi anni nel nostro Paese, prendendo come riferimento i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno. In quasi tutti i mesi del 2018 il numero delle denunce di casi mortali e' stato superiore rispetto agli stessi mesi dell'anno precedente: tra questi spicca, in particolare, agosto, con 132 decessi contro i 78 dell'agosto 2017 (quasi il 70% in piu'), alcuni dei quali causati dai cosiddetti incidenti "plurimi", espressione che indica gli eventi che causano la morte di almeno due lavoratori. L'anno scorso, infatti, nel solo mese di agosto si e' contato quasi lo stesso numero di vittime (37) in incidenti plurimi dell'intero 2017 (42). Tra gli eventi dello scorso agosto con il bilancio piu' tragico si ricordano, in particolare, il crollo del ponte Morandi a Genova, con 15 denunce di casi mortali sul lavoro, e i due incidenti stradali avvenuti in Puglia, a Lesina e Foggia, in cui hanno perso la vita 16 braccianti. Nel 2017, invece, il bilancio piu' pesante era stato quello delle due tragedie avvenute in Abruzzo, a Rigopiano (11 casi mortali denunciati) e Campo Felice (5). Allargando l'analisi dei dati a tutti i 12 mesi, nel 2018 tra gennaio e dicembre si sono verificati 24 incidenti plurimi, che sono costati la vita a 82 lavoratori, rispetto ai 15 incidenti plurimi del 2017, che hanno causato 42 morti.
Leggi Tutto »Imprese: Unioncamere, nel 2018 +32mila, 1 su 4 e’ nel turismo
Il sistema delle imprese mette a segno un saldo positivo tra aperture e chiusure. E' quanto emerge dai dati diffusi da Unioncamere-InfoCamere per il 2018. Nell'anno da poco concluso i terminali delle Camere di commercio hanno registrato l'iscrizione di 348.492 nuove imprese (8.500 in meno rispetto al 2017) e 316.877 chiusure di imprese esistenti (quasi 6mila in piu' rispetto all'anno precedente). Il risultato di queste due dinamiche ha consegnato a fine dicembre un saldo positivo per 31.615 imprese, ovvero una crescita dello 0,5 per cento. Anche se positivo, il dato 2018 segna un rallentamento rispetto al 2017. E' stato il Mezzogiorno a trainare la crescita; quasi il 60% del saldo e' dovuto alla performance di Sud e Isole, dove il bilancio e' stato positivo per 18.705 unita'. Il settore che ha guadagnato di piu' e' quello delle attivita' di alloggio e ristorazione (8.318 imprese in piu' nell'anno, ovvero circa 1 su 4 del totale), seguito dalle attivita' dei servizi professionali, tecnici e scientifici (+6.093) e quelle di noleggio e servizi alle imprese (+5.915). Continua la difficolta' del settore artigiano
Il tasso di crescita in tutte e quattro le aree geografiche italiane presenta risultati peggiori rispetto al 2017. Le due circoscrizioni del Nord, come gia' nell'anno precedente, restano al di sotto del valore medio nazionale; a fronte di un tasso di crescita nazionale pari allo 0,52% il Nord-Ovest arriva allo 0,19% mentre il Nord-Est, unica tra le circoscrizioni, scivola in campo negativo con una riduzione di 729 imprese. Nelle altre due macro-ripartizioni, il Centro segna un +0,8% mentre il Mezzogiorno arriva a sfiorare una crescita dell'1%; il 59,2% dell'intero saldo (18.705 imprese su 31.615) e' localizzato al Sud. In termini assoluti, continua a primeggiare il Lazio (10.221 imprese in piu'), seguito da Campania (+7.866) e Lombardia (+4.551). Il Lazio (+1,57%) registra la crescita piu' sostenuta anche in termini relativi; seguono la Campania (+1,34%) e la Puglia (+0,91%). Rispetto all'anno scorso migliorano Trentino, Liguria, Abruzzo e Molise. Per tutte le altre, il 2018 e' un anno da lasciarsi alle spalle. A livello aggregato i quattro settori piu' significativi per numerosita' di imprese mostrano tutti segnali di arretramento. Se, rispetto al 2017, un segno in campo negativo non rappresenta una novita' per manifattura, agricoltura e costruzioni, il passa al segno meno il commercio che chiude il 2018 con oltre 6mila unita' in meno, risultato che lo colloca all'ultimo posto della graduatoria. Tutti gli altri settori economici, negli ultimi dodici mesi, hanno chiuso il bilancio anagrafico in campo positivo.
Leggi Tutto »Patto per le donne, incontro coi candidati presidente
E’ stato presentato questa mattina a Pescara, nella sede del Consiglio regionale, il “Patto per le donne”, un documento che, su iniziativa della Commissione regionale per le Pari Opportunità, si pone l’obiettivo di contribuire a superare le criticità, producendo nuove soluzioni e valorizzando le buone pratiche esistenti, attraverso la creazione di una nuova rete comunitaria mutualistica e solidale in grado di accogliere le istanze concrete delle donne. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di associazioni e organismi che hanno dato il loro contributo alla stesura del documento oltre ai 4 candidati alla Presidenza della Regione, Giovanni Legnini, Marco Marsilio, Stefano Flajani e Sara Marcozzi che hanno voluto sottoscrivere il Patto per le Donne. “Questo progetto di rete – ha spiegato la Presidente della CPO Gemma Andreini – che si ispira al documento #unpattoperledonne realizzato dagli Stati generale delle Donne, è una sorta di “sperimentazione” dalla quale prendere spunto per proporre alla nuova Amministrazione regionale di realizzare un progetto innovativo, il primo tra le regioni d’Italia, che preveda la creazione di una piattaforma digitale, (per la quale ho pensato anche un nome emblematico “L’Orecchio di Dionisio”) in grado raccogliere le istanze di tutti dal singolo cittadino, alle associazioni , alle associazioni di categorie e organismi operanti sul territorio e divenire uno strumento strutturato ed utilizzabile come apporto di idee a supporto dell’amministrazione regionale”.
Il Patto per le Donne è stato stilato con l’ausilio di tante professioniste, associazioni e organismi operanti sul territorio, che si occupano a vario titolo di politiche di genere, il cui contributo è stato dettato dall’esperienza maturata nel confronto quotidiano con le peculiari esigenze del mondo femminile. Pertanto, maturando la consapevolezza che occorrono politiche ad hoc, la Commissione pari opportunità si fa portavoce di tutte le esigenze emerse. La CPO, dal canto suo, chiede una congrua dotazione di risorse umane e finanziarie per lo svolgimento dei numerosi compiti stabiliti dalla Legge regionale n.26 del 2012, oltre a una modifica normativa al fine di rendere questo importante organismo più operativo e propositivo per le politiche di genere”.
Queste, in sintesi, le proposte che compongono il Patto per le Donne e che sono indirizzare al nuovo Governo regione. La Presidente della Cpo della Provincia di Teramo Tania Bonnici Castelli chiede una orari flessibili e compatibili con gli impegni familiari per le donne impegnate in politica. Francesca Cermignani, componente della Cpo regionale, auspica la realizzazione del Bilancio di Genere, un documento che descrive, in un’ottica di genere, istituzioni di qualsiasi tipo. Consente di analizzare l’impatto che su donne e uomini ha ogni azione pianificata, scelta politica ed impegno economico, in ogni area e ad ogni livello, valutandone l’effetto e le diverse ricadute. Rosaria Nelli, Presidente Hub SgD, propone l’adozione di un Codice di comportamento rispettoso del ruolo dei membri della pubblica amministrazione. Per cogliere al meglio le opportunità offerte dai finanziamenti comunitari, Nelli propone la creazione una piattaforma tecnico-amministrativa, formata da esperti che lavorano per gli stessi obiettivi imparando a dialogare tra loro, ciascuno con competenze specifiche, complementari ma non più sovrapponibili. Roberta Copersino interviene sul linguaggio di genere nella PA che devono adottare tutte le misure necessarie che consentano la predisposizione di atti amministrativi che rispettino il genere. In tema di lavoro e sviluppo del territorio sono arrivate le proposte della Presidente di CNA Impresa Donna Abruzzo Luciana Ferrone che, tra i vari punti chiede finanziamenti per le start-up, nuove formule di credito agevolato, lo snellimento della burocrazia per agevolare le attività nascenti. Marina Dolci e Sonia Di Naccio, di Impresa Donna Confesercenti Abruzzo, chiedono che la Regione impegni i fondi a sua disposizione per agevolare la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia. Carla Martorella, consulente turistica di Abruzzo Tour, sostiene che la Regione debba dotarsi di un Piano di Sviluppo pluriennale, imporre una sua immagine complessiva sul mercato e svolgere un’azione seria di monitoraggio dei flussi con un Osservatorio Turistico. L’avvocato Maria Grazia Piccinini chiede interventi a sostegno all’economia dalla parte delle donne sia per quanto riguarda il microcredito sia sgravi, incentivi e finanziamenti a tassi agevolati, per tutte le ragazze che iniziano ad esercitare una professione. Un altro tema emerso nel corso della stesura del Patto riguarda il reato di mobbing territoriale (l’aggressione alla sfera psichica e sociale del lavoratore o dell’imprenditore) per il quale Rosaria Nelli chiede l’istituzione di presidi nelle città e nei centri minori, un supporto giuridico ed economico a sostegno di chi subisce questo tipo di violenza. Per Pina Rosato (vice Presidente Hub SgD) per affrontare le nuove problematiche causate dalla crisi economica sono necessari: una nuova governance delle Parità a livello regionale; l’attivazione di Presidi provinciali e l’individuazione luoghi di aggregazione e ricostruzione di relazioni interpersonali. La proposta della direttrice d’orchestra Antonella De Angelis è di creare un organismo di controllo per la valutazione dei meriti in campo culturale. In tema di Salute, la CPO chiede di aprire un nuovo capitolo riservato alle principali Malattie di Genere, con interventi volti alla specificità della donna per la prevenzione e le cure mirate e calibrate. Giovina Zulli (Associazione “I colori della Vita”), invita a creare un fondo regionale che permetta alle pazienti oncologiche di ricevere un sussidio fisso per l’acquisto della parrucca o — alle donne operate di tumore al seno — del reggiseno post operatorio e, inoltre, a riconoscere a livello regionale, della figura professionale dell’estetista oncologica. Isabella Marianacci (Presidente regionale di Komen Italia) chiede l’adozione di una strategia responsabile e lungimirante, a supporto delle esigenze delle donne colpite dal tumore del seno anche riguardo al reinserimento lavorativo. Tra le proposte di Fiorella Cesaroni, vice presidente del Tribunale del malato di Pescara, ci sono: l’implementazione dei servizi di riabilitazione oncologica all’interno dei distretti sanitari, l’organizzazione dell’assistenza sanitaria sul territorio: dall’Adi di primo livello (per i pazienti più semplici), alla rete territoriale per le cure palliative specialistiche domiciliari, un’equa distribuzione delle risorse umane, strumentali e finanziarie nelle ASL del territorio. Alessandra Portinari ( presidente di Angsa Abruzzo onlus) chiede che la Regione indirizzi al meglio i fondi sull’autismo a sostegno delle famiglie attraverso, ad esempio, attività di orientamento, interventi psicoeducativi e di supporto alle autonomie e alle attività della vita quotidiana, Inserimento degli adulti autistici nel mondo lavorativo attraverso il progetto della Regione e Abruzzo Start Autismo (Sistema Territoriale per l’Autonomia e la Realizzazione dei Talenti di persone con autismo). La FIDAPA BPW ( Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) chiede che la Regione Abruzzo adotti ufficialmente la “Carta dei diritti della bambina” e si attivi per la promozione dei valori contenuti nella stessa presso gli enti locali e il Miur.
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