Cronaca

Perseguitava l’ex, 59enne ai domiciliari a Pescara

I carabinieri di Spoltore hanno notificato a un 59enne residente nel centro del Pescarese, un'ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari per stalking a un uomo che era gia' sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento alla parte offesa. La 'vittima', una donna del luogo, dopo aver interrotto la relazione, ha subito dall'uomo reiterati atti persecutori come minacce, pedinamenti, molestie telefoniche o attenzioni indesiderate, che hanno generato stati di paura e di ansia nella donna, arrivando a sconvolgerle la normale vita quotidiana. Il 12 marzo scorso i militari della Sezione Radiomobile, a seguito di una richiesta di intervento hanno sorpreso lo stalker mentre stava installando un apparato GPS da localizzazione al di sotto della vettura della ex compagna. L'apparecchio e' stato poi sottoposto a sequestro

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Fermata in aeroporto con 63mila euro

Una donna in partenza per il Belgio (Charleroi) è stata bloccata dalla Guardia Finanza all'aeroporto di Pescara con 63mila euro in contanti. E' accaduto ieri quando le Fiamme Gialle, congiuntamente a Funzionari dell'Agenzia Dogane e Monopoli, hanno fermato nell'area doganale dell'aeroporto la cittadina belga. La donna ha inizialmente negato di detenere valuta, anche se i militari hanno proceduto ad effettuare un controllo sul bagaglio a mano dove, sono stati trovati i contanti, nella maggior parte in pezzi da 500 euro. Alle domande dei finanzieri la donna ha risposto che la valuta trovata in suo possesso era frutto di risparmi e che sarebbe servita per l'acquisto di immobili. E' stato eseguito, così in base alla legge italiana il sequestro amministrativo della somma di oltre 26 mila euro pari al 50% del denaro contante eccedente la soglia di 10 mila euro (limite di movimentazione ammesso al seguito della persona, somma oltre la quale è obbligatorio presentare la dichiarazione valutaria). 

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Incendio a Città Sant’Angelo, Arta: nessun incremento significativo delle concentrazioni degli inquinanti

Nessun incremento significativo delle concentrazioni degli inquinanti (polveri sottili PM10 e PM2.5, biossido di azoto, monossido di carbonio, benzene) rispetto ai valori mediamente rilevati nella stagione in corso e Indice di Qualità dell'Aria (IQA) "accettabile": sono i dati rilevati ieri dalla centralina Arta di Montesilvano, in corso Umberto, la più vicina al capannone che ieri è stato distrutto da un incendio, a Città Sant'Angelo. Lo rende noto la stessa Arta, in attesa dei risultati sui campioni prelevati sul posto. La visione delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona confermano che è esclusa l'origine dolosa. Tra le prime ipotesi fatte dai Vigili del fuoco vi è quella di un corto circuito. I danni provocati dall'incendio, che ha completamente distrutto il capannone, sono ancora in corso di quantificazione. 

L'Arta, infatti, sollecitata dal sindaco della città angolana, Gabriele Florindi, ha subito raggiunto l'area per gli accertamenti di competenza. Sono in corso al laboratorio del Distretto provinciale di Pescara le analisi sui campioni di aria e acque di spegnimento prelevati dai tecnici. Non appena disponibili, i risultati verranno trasmessi ai Comuni interessati, alla Asl di Pescara e tempestivamente diffusi, fa sapere l'Agenzia. 

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Aperta un’inchiesta sulla demolizione dell’ex fornace Moscufo

La procura di Pescara ha aperto un fascicolo sui lavori di demolizione dell'ex fornace di Moscufo. Il pm Salvatore Campochiaro ipotizza violazioni delle norme in materia ambientale. Ci sarebbe anche un indagato, che risulterebbe coinvolto nei lavori di demolizione. Nei giorni scorsi i carabinieri forestali di Pescara hanno acquisito documentazione nel Comune di Moscufo e all'ufficio Suap di Pescara. L'area oggetto del procedimento rientra nell'elenco dei siti industriali dismessi dalla Regione e dunque potenzialmente contaminati. Nel mirino e' finito l'iter autorizzativo dei lavori, che risulterebbe carente della necessaria documentazione e, in particolare, della Segnalazione certificata di inizio attivita' (Scia). Lo scorso febbraio il Comune di Moscufo aveva emesso un provvedimento cautelare, con cui aveva ordinato la sospensione dei lavori di demolizione del fabbricato, di sistemazione e spostamento della strada esistente e del piazzale di stoccaggio del materiale inerte. 

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Presunta estorsione a D’Alfonso, conferito incarico per la perizia

Il Gup del tribunale di Pescara, Antonella Di Carlo, ha conferito l'incarico al perito Raffaele De Leonardis, per accertare se G.C., che da grande accusatore di Luciano D'Alfonso nel processo Mare-Monti è finito nel registro degli indagati per tentata estorsione ai danni dell'ex governatore, fosse affetto dai disturbi psichiatrici che gli sono stati certificati da un medico aquilano. E' stato Fabio Cassisa, legale dello stesso dottore, che è indagato per favoreggiamento, a chiedere ed ottenere la perizia. Lo psichiatra nominato dal giudice ha accettato l'incarico e adesso avrà 90 giorni di tempo per effettuare la perizia.

Il perito dovrà recarsi a Trento, dove vive attualmente G.C.. Entro una settimana le parti potranno chiede inoltre la nomina di un consulente di parte. G.C. il 21 novembre 2017 sarebbe dovuto comparire in aula, in qualità di testimone chiave dell'accusa, nel processo sulla mancata realizzazione della strada statale 81. Alla vigilia dell'udienza, però, inviò una e-mail all'ex Governatore, con l'intestazione "Segnali di pace", chiedendo 130 mila euro in cambio della sua rinuncia a deporre. L'ex governatore segnalò tutto alla Procura, che avviò le indagini, accertando che G.C., dopo avere ricevuto l'avviso di garanzia in riferimento alla tentata estorsione, per sottrarsi all'interrogatorio presentò un certificato medico firmato da Marini, "nel quale si dava implicitamente conto del fatto che fosse in cura dal professor Marini - è la ricostruzione del pm Anna Rita Mantini - benché lo stesso non l'avesse più visitato da diversi anni". La moglie e la figlia di G.C., sono inoltre accusate di falso, perché considerate istigatrici e utilizzatrici della certificazione medica. Nel procedimento si è costituito parte civile l'ex governatore Luciano D'Alfonso. 

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Uccise l’ex con 17 coltellate a Pescara, confermata la condanna a 30 anni

La Corte d'Appello dell'Aquila ha confermato per Davide Troilo, l'assassino di Jennifer Sterlecchini, la condanna di primo grado a 30 anni di carcere. I giudici hanno letto in aula la sentenza tra la commozione di mamma Fabiola e Jonathan fratello della ragazza, uccisa a Pescara nel dicembre del 2017 a coltellate. Lungo e commovente l'abbraccio tra madre e figlio prima e, subito dopo, con l'avvocatessa Rossella Gasbarri, legale della famiglia Sterlecchini. Ad assistere al processo, anche l'assassino di Jennifer, l'ex fidanzato Davide Troilo che ha sperato nell'arringa del suo legale difensore di stamattina per ottenere riduzione di pena rispetto alla sentenza della primo grado che è stata, invece confermata dai giudici d'appello

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Incendio in un capannone di Città Sant’Angelo

Sono state domate dai vigili del fuoco le fiamme che nel primo pomeriggio erano divampate a Citta' Sant'Angelo, in localita' San Martino Bassa, nel capannone di un'azienda agricola che ospita un vivaio e che in passato aveva ospitato anche un centro museale. L'incendio ha completamente distrutto la struttura e il denso fumo nero, che si e' sprigionato dalle fiamme, era visibile anche dai Comuni limitrofi. E' ora in corso la bonifica del sito. Stando ai primi accertamenti, all'origine del vasto incendio potrebbe esserci un corto circuito; e' escluso il dolo. In corso accertamenti per verificare se il capannone fosse coperto da assicurazione. Sono arrivati sul posto quattro tecnici dell'Arta (Agenzia regionale per la tutela ambientale) e il direttore generale, Francesco Chiavaroli. Sono stati prelevati tre campioni di aria e acque di spegnimento. Per i risultati delle analisi ci vorranno alcuni giorni.

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Un incendio si è sviluppato in una azienda agricola che ospita un centro museale e un vivaio, a Città Sant'Angelo, in località San Martino Bassa. Le fiamme, considerando la presenza di materiali plastici, hanno rapidamente avvolto la struttura e dalla zona si è alzato un denso fumo nero, visibile anche dai comuni limitrofi. Sul posto al lavoro i Vigili del Fuoco di Pescara, intervenuti con numerosi mezzi e con il nucleo Nbcr (nucleare - biologico - chimico - radiologico). Presenti anche i Carabinieri e la Polizia locale. 

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Contaminazione dell’acqua del Gran Sasso, chiesto il processo per dieci

La procura di Teramo ha chiesto il processo per dieci nomi tra i vertici dell'Istituto di fisica nucleare, di Strada dei Parchi e di Ruzzo Reti, con l'ipotesi di reato di "inquinamento ambientale" e "getto pericoloso di cose", per sversamenti di materiale pericoloso negli ultimi anni. Le indagini della procura di Teramo hanno acceso i riflettori sul possibile rischio per la salute di oltre 700 mila persone. La procura contesta ai vertici dell'Infn di aver mantenuto in esercizio i laboratori senza aver verificato se vi fosse "un adeguato isolamento idraulico delle opere di captazione e convogliamento delle acque destinate a uso idropotabile ricadenti nella struttura rispetto alle limitrofe potenziali fonti di contaminazione", omettendo di adottare "le misure necessarie per l'allontanamento della zona di rispetto delle sostanze pericolose detenute ed utilizzate nelle attivita' dei laboratori". Ai vertici della Strada dei Parchi, la societa' che gestisce l'A24 e l'A25, la procura contesta, di "aver mantenuto in esercizio le gallerie autostradali senza verificare l'esistenza di un adeguato isolamento delle superfici dei tunnel autostradali e delle condutture di scarico a servizio delle gallerie rispetto alla circostante falda acquifera e, di conseguenza, senza attuare le misure atte a scongiurare il rischio di contaminazione della falda acquifera". Alla Ruzzo Reti viene contestato di non aver verificato, cosi' come scritto nel capo d'imputazione, "se vi fosse un adeguato isolamento delle opere di captazione e convogliamento delle acque sotterranee destinate ad uso idropotabile".

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Tracce di topi in azienda e nei prodotti scoperte dal Nas

Escrementi e carcasse di roditori negli ambienti di lavorazione degli alimenti e nel locale destinato al confezionamento e 110 tonnellate, tra farina e grano, pronte per essere commercializzate, in cattivo stato di conservazione ed insudiciate. E' quanto hanno trovato i Carabinieri del Nas di Pescara nel corso di un'ispezione in un'azienda di alimenti della provincia. Il legale responsabile dell'azienda, oltre alla denuncia per commercio di alimenti in cattivo stato di conservazione, è stato sanzionato amministrativamente per le violazioni igieniche riscontrate. Il controllo è scattato dopo una denuncia relativa al rinvenimento del corpo di un roditore all'interno di una confezione di alimenti. I prodotti già commercializzati verranno sottoposti a procedura di richiamo.  Il dirigente del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (Sian) della Asl di Pescara , intervenuto sul posto su segnalazione dei militari, ha disposto la distruzione degli alimenti sequestrati e la chiusura immediata dell'intera attività, dal valore di tre milioni di euro. 

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Stefania, la ragazza che l’8 marzo ha commosso Mattarella al Quirinale è stata liberata dalla prostituzione dai carabinieri a Montesilvano

«Mi hanno buttato sulla strada a calci e pugni. Mi hanno tagliato le orecchie, strappato i capelli. Porto i buchi, nella mia pancia: mi ci saltavano sopra, coi tacchi a spillo».

Ha fatto scalpore la testimonianza di Stefania,  lo scorso 8 marzo al Quirinale. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto dare spazio a questo orribile episodio che spiega bene cosa vuol dire la parola prostituzione. Altro che sex workers o autodeterminazione della donna. Stefania venne strappata alla famiglia, in Bulgaria, a soli 17 anni, e portata in Italia con il miraggio di un lavoro. Un miraggio, appunto. In realtà è stata messa a prostituirsi e picchiata ferocemente perché non guadagnava abbastanza. Quello che non è stato evidenziato, finora, è che Stefania era a Montesilvano quando venne salvata dai carabinieri guidati dall’allora capitano Enzo Marinelli, oggi maggiore, all’epoca comandante della Compagnia di Montesilvano. Si prostituiva sotto la pineta, nei pressi di via Adda. I suoi aguzzini sono stati individuati e mandati a processo per riduzione in schiavitù.

Gli uomini dell’Arma contattarono i volontari della comunità Papa Giovanni XXIII (che da 4 anni collabora attivamente anche con il Comune di Montesilvano e che ha permesso, finora, a 11 ragazze di abbandonare il marciapiede): «Quando l’abbiamo vista la prima volta», ha ricordato nella manifestazione al Quirinale don Aldo Bonaiuto, della comunità Papa Giovanni XXIII, «sembrava uscita da un campo di sterminio». Poi, dopo l’inferno patito a Montesilvano la vita è ricominciata con l’accoglienza in una casa rifugio, l’aiuto, l’ascolto. I capelli, bellissimi, che sono ricresciuti: «Oggi, a 24 anni, finalmente anche il lavoro. Che era il mio sogno fin dall’inizio». Ma non ha certo dimenticato le ragazze che erano con lei in strada. «La forza per andare dal presidente Mattarella, e di parlare davanti all’Italia, l’ho trovata soltanto per loro. Perché sappiano quello che mi è successo, che non sono sole, che possono ricominciare. Anche per gli uomini, ho voluto parlare. Perché sappiano che sbagliano e smettano di farlo. Questi uomini che voi chiamate “clienti” sono uomini che vanno a fare la spesa, a comprare qualcosa di cui hanno bisogno. Così anche io sono diventata una cosa da comprare, come quando si va dal macellaio. Non riuscirò mai a capire come una persona che si definisce “uomo” possa non avere pietà di una ragazza che piange, sanguina e che soffre. Come possa comprarla, per fare sesso, mentre piange e sta male».

«E’ per tutte le Stefania che sono ogni notte in strada, o in qualche squallido appartamento che abbiamo voluto incrementare il nostro impegno contro la tratta delle donne», spiega il sindaco di Montesilvano, Francesco Maragno, «Quello che è accaduto nella nostra città è tremendo. A Stefania, perché guadagnava troppo poco, sono stati strappati i cappelli, lembi di pelle dalle ginocchia, bruciato la schiena e, con un paio di tronchesi, le è stato tagliato un pezzo di orecchio. Per non far sentire le urla ai vicini di casa, le avevano tappato la bocca con il nastro adesivo. A lei non restava nemmeno un euro di quello che guadagnava. Il maggiore Marinelli mi ha raccontato che poi, finalmente, sono riusciti a trovare i suoi sfruttatori, nei dintorni di Venezia.  Ecco, è per evitare queste cose che voglio inasprire al massimo la lotta contro la tratta delle donne. Abbiamo attivato un numero telefonico, a cui rispondono i nostri agenti della Polizia municipale del Nap, Nucleo anti prostituzione, che, in pochi giorni, ha già iniziato a ricevere segnalazioni. Potenzieremo il controllo con le telecamere, a giorni arriveranno i pannelli luminosi che metteremo  in strada per avvisare dell’ordinanza che punisce i “clienti” con multe fino a 450 euro. Infine, ma non certo per ultimo, abbiamo lanciato una campagna mediatica molto forte, un pugno nello stomaco che solo chi non capisce, o è in malafede, vuole attaccare perché si usa il termine “mandare a puttane”, un modo di dire che indica – lo dicono i migliori vocabolari – andare a rotoli, andare a finire male. Volevo uno slogan forte, fortissimo, perché di questa tragedia se ne deve discutere per salvare delle vite umane. E se per salvare delle ragazze dalla schiavitù c’è bisogno di polemiche e “criminalizzazione” che ben vengano queste critiche».

 

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