L’Osservatorio

Centro studi Confindustria, domanda degli over65 vale 200 miliardi

 La dinamica demografica e l'invecchiamento della popolazione e' una delle sfide piu' importanti per l'Italia, che si caratterizza per una popolazione mediamente molto longeva (83 anni, 11 anni in piu' dell'aspettativa di vita media nel mondo) e con una quota di over 65 tra le piu' alte al mondo, il 22,8%. Lo segnala il Centro studi di Confindustria in una nota: l'indice di vecchiaia ha toccato nel 2018 il massimo storico di 173,1: ogni 100 giovani ci sono 173 anziani (erano 130 nel 2000); l'indice di dipendenza degli anziani ha raggiunto il 35,7%, cioe' ogni 3 persone attive una e' over 65; il valore piu' elevato in Europa (31%) e il secondo al mondo dopo il Giappone (46%). La domanda attribuibile agli over 65 e' in aumento: vale circa 200 miliardi, quasi un quinto dei consumi delle famiglie, e raggiungera' il 30% nel 2050

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Rapporto Pendolaria di Legambiente: agli italiani piace la mobilità in treno

 Cresce la mobilita' su ferro: agli italiani il treno piace e dove si investe il successo e' garantito, da Nord a Sud, dall'alta velocita' alle linee metropolitane. Per i pendolari c'e' una buona notizia, sono in arrivo nuovi treni, ma nel Meridione e per chi sta fuori dalla rete veloce i problemi rimangono rilevanti. Ad aumentare sono, infatti, anche le differenze tra le Regioni e le diversi parti del Paese. La differenza di dotazione di trasporto su ferro delle aree urbane italiane rispetto all'Europa rimane rilevantissima ed e' una delle cause dello smog che attanaglia le citta' italiane. Legambiente ha presentato a Palermo Pendolaria 2019, il suo rapporto annuale sul traporto ferroviario in Italia, per fare il punto su che cosa si muove e che cosa no sulla rete, in termini di soldi, convogli e persone, e approfondire i risultati prodotti dagli investimenti. Pendolaria, dal 2008, racconta numeri e storie, buone pratiche e denunce da parte dei comitati pendolari che vengono raccolte durante l'anno e sono consultabili sul sito www.pendolaria.it.

 Il 2019 e' stato per il nostro trasporto ferroviario un anno particolare: ha celebrato i dieci anni dall'entrata in funzione delle linee ad alta velocita' e diversi cambiamenti tanto sulle linee nazionali, con la concorrenza tra treni veloci, quanto nelle Regioni, che hanno ormai tutte un contratto di servizio con gli operatori del servizio ferroviario. I numeri sono in aumento sia per i treni a lunga percorrenza, in particolare con il clamoroso successo dell'alta velocita', sia per i treni regionali e le linee metropolitane laddove presenti. Cinque milioni e 699mila persone prendono ogni giorno in Italia treni regionali e linee metropolitane. Nel 2018, rispetto all'anno precedente, circa 45mila persone in piu' hanno preso i treni regionali (+1,6%) e anche coloro che utilizzano le linee metropolitane sono aumentati, con quasi 65mila viaggiatori giornalieri in piu' (+2,4%). Nel 2014 il numero di viaggiatori era complessivamente di 5,1 milioni, per cui si deve segnalare una crescita dell'11,7% in cinque anni. Nel dettaglio, i passeggeri che usufruiscono del servizio ferroviario regionale sono 2milioni e 919mila, di cui 1,413 milioni utilizzano i convogli di Trenitalia e 1,506 milioni quelli degli altri 20 concessionari. L'aumento di passeggeri sui treni regionali dal 2010 a oggi e' stato dell'8,2%. Due milioni e 78mila persone al giorno prendono, invece, le metropolitane presenti in 7 citta' italiane (Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania), con un aumento complessivo di quasi 65mila passeggeri tra il 2018 e il 2017, dovuto in particolare alle linee di metro di Milano, Catania e Brescia dove si registra una crescita costante e consistente. Il numero di coloro che invece ogni giorno prendono il treno per spostarsi su collegamenti nazionali e' di circa 50mila persone sugli Intercity e 170mila sull'alta velocita' tra le Frecce di Trenitalia ed Italo. I numeri sono complessivamente in aumento, ma con rilevanti differenze: mentre sugli Intercity tra il 2010 ed il 2018 abbiamo una riduzione che sfiora il 46%, sulle Frecce di Trenitalia si verifica un +114%, incluso Italo che e' in forte crescita

In 10 anni il bilancio dell'alta velocita' e' imponente: i numeri sono cresciuti di anno in anno, grazie al raddoppio della flotta dei treni AV: 74 nel 2008, 144 nel 2019. I passeggeri trasportati sui treni AV di Trenitalia sono passati dai 6,5 milioni del 2008 a 40 milioni nel 2018, con un aumento del 517%. Ma anche i dati del trasporto regionale sono significativi. Per esempio, in Lombardia 802mila persone prendono il treno ogni giorno: +6,9% tra il 2017 e il 2018 e +43,4% rispetto al 2009 quando erano 559mila. In Alto Adige, grazie a investimenti in nuovi treni e corse frequenti, i passeggeri sono triplicati sulle linee riqualificate (da 11.000 nel 2011 a quasi 30.000). Sono 31mila i viaggiatori in piu' in Puglia e 100mila in Emilia-Romagna. O nelle citta', come a Milano dove le linee di metropolitana segnano una continua crescita, con 12,5 milioni di passeggeri in piu' nei primi 9 mesi del 2019 (+4,7% rispetto al 2018); a Firenze dove il tram trasporta oltre 93.000 persone al giorno e a Bergamo dove nel 2018 il Tram delle Valli ha trasportato 3,75 milioni di passeggeri (+5,7% rispetto al 2016). Le situazioni positive sono tante e Legambiente racconta nel rapporto 57 buone pratiche. Tra le notizie liete per i pendolari, c'e' l'arrivo di nuovi treni. Sono 2.894 i treni in servizio nelle regioni ogni giorno, da Ragusa ad Aosta, gestiti dai diversi concessionari (Trenitalia, Trenord, CTI, Atac, etc.). L'eta' media dei convogli sulla rete ferroviaria regionale sta calando (in particolare al nord e nel centro Italia), e' arrivata a 15,4 anni, grazie al trend iniziato negli scorsi anni con l'immissione di nuovi convogli di Trenitalia.

Con gli investimenti realizzati da alcune Regioni sono inoltre entrati in esercizio circa 450 treni nuovi, in particolare in Toscana, Lombardia, Emilia-Romagna (l'unica Regione, insieme alla Valle d'Aosta, dove in questi anni e' stata effettuata una gara per scegliere il gestore del servizio ferroviario regionale), Provincia di Trento, Lazio e Campania. Infine, gli investimenti decisi nella XVII legislatura, stanno permettendo complessivamente nel quadriennio 2017-2020 l'entrata in circolazione di 210 nuovi treni. Per quanto riguarda gli Intercity, si stanno investendo 300 milioni tra revamping e la riconversione dell'intera flotta. Tra le diverse parti d'Italia perdurano, tuttavia, differenze enormi nella qualita' e nell'offerta del servizio ferroviario. In alcune aree il servizio e' tra i piu' competitivi al mondo, come tra Firenze e Bologna dove l'offerta, per quantita' e velocita' dei treni, non ha paragoni in Europa; ma fuori dalle direttrici principali dell'alta velocita' e dalle Regioni che in questi anni hanno investito, la situazione del servizio sta peggiorando, con meno treni in circolazione e, di conseguenza, meno persone che prendono il treno. In particolare il Meridione continua a soffrire di un'assenza di progetto. Nel complesso, dopo anni di tagli, la quantita' di treni regionali in servizio, considerati tutti i gestori, e' risalita al livello del 2010. In Lombardia, in Emilia-Romagna e in Veneto aumentano le persone che prendono il treno, in Piemonte il numero di passeggeri torna a superare il livello del 2011 nonostante la soppressione del servizio su alcune linee. Anche in Sicilia si e' recuperato in parte il crollo dei passeggeri avvenuto negli ultimi anni, e oggi sono 42mila i viaggiatori al giorno (tra Trenitalia e Circumetnea). Negativa la situazione in Campania, dove tornano a calare i passeggeri, passando dai 467.000 del 2011 a 262.000 nonostante negli ultimi anni il trend fosse in miglioramento. In negativo anche i dati in Molise (-11% di passeggeri e la Termoli-Campobasso chiusa), in Umbria e soprattutto in Basilicata dove il calo si attesta sul 34%. Per i convogli a lunga percorrenza finanziati con il contributo pubblico, principalmente gli Intercity, l'offerta treni/chilometri e' scesa del 16,7% dal 2010 al 2018 e i passeggeri sono diminuiti conseguentemente del 42,8%.

Con gli investimenti realizzati da alcune Regioni sono inoltre entrati in esercizio circa 450 treni nuovi, in particolare in Toscana, Lombardia, Emilia-Romagna (l'unica Regione, insieme alla Valle d'Aosta, dove in questi anni e' stata effettuata una gara per scegliere il gestore del servizio ferroviario regionale), Provincia di Trento, Lazio e Campania. Infine, gli investimenti decisi nella XVII legislatura, stanno permettendo complessivamente nel quadriennio 2017-2020 l'entrata in circolazione di 210 nuovi treni. Per quanto riguarda gli Intercity, si stanno investendo 300 milioni tra revamping e la riconversione dell'intera flotta. Tra le diverse parti d'Italia perdurano, tuttavia, differenze enormi nella qualita' e nell'offerta del servizio ferroviario. In alcune aree il servizio e' tra i piu' competitivi al mondo, come tra Firenze e Bologna dove l'offerta, per quantita' e velocita' dei treni, non ha paragoni in Europa; ma fuori dalle direttrici principali dell'alta velocita' e dalle Regioni che in questi anni hanno investito, la situazione del servizio sta peggiorando, con meno treni in circolazione e, di conseguenza, meno persone che prendono il treno. In particolare il Meridione continua a soffrire di un'assenza di progetto. Nel complesso, dopo anni di tagli, la quantita' di treni regionali in servizio, considerati tutti i gestori, e' risalita al livello del 2010. In Lombardia, in Emilia-Romagna e in Veneto aumentano le persone che prendono il treno, in Piemonte il numero di passeggeri torna a superare il livello del 2011 nonostante la soppressione del servizio su alcune linee. Anche in Sicilia si e' recuperato in parte il crollo dei passeggeri avvenuto negli ultimi anni, e oggi sono 42mila i viaggiatori al giorno (tra Trenitalia e Circumetnea). Negativa la situazione in Campania, dove tornano a calare i passeggeri, passando dai 467.000 del 2011 a 262.000 nonostante negli ultimi anni il trend fosse in miglioramento. In negativo anche i dati in Molise (-11% di passeggeri e la Termoli-Campobasso chiusa), in Umbria e soprattutto in Basilicata dove il calo si attesta sul 34%. Per i convogli a lunga percorrenza finanziati con il contributo pubblico, principalmente gli Intercity, l'offerta treni/chilometri e' scesa del 16,7% dal 2010 al 2018 e i passeggeri sono diminuiti conseguentemente del 42,8%.

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Nel 2019 crescono le denunce di infortunio all’Inail

Nel 2019 le denunce di infortunio presentate all'Inail sono state 641.638, 915 in piu' rispetto alle 640.723 del 2018 (+0,1%). I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un incremento solo dei casi avvenuti "in itinere", nel tragitto di andata e ritorno tra l'abitazione e il luogo di lavoro, che sono passati da 98.446 a 100.905 (+2,5%), mentre quelli "in occasione di lavoro" sono scesi da 542.277 a 540.733 (-0,3%). Tra gennaio e dicembre del 2019 il numero degli infortuni denunciati e' diminuito dello 0,05% nella gestione Industria e servizi (dai 501.740 casi del 2018 ai 501.496 del 2019) e dell'1,5% in Agricoltura (da 33.180 a 32.692), mentre e' aumentato dell'1,6% nel Conto Stato (da 105.803 a 107.450). L'analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce d'infortunio sul lavoro nel Nord-Ovest (+0,1%), nel Centro (+1,2%) e nelle Isole (+0,5%), e una diminuzione nel Nord-Est (-0,1%) e al Sud (-0,8%). Tra le regioni con i maggiori incrementi percentuali si segnalano Sardegna (+4,2%), Basilicata (+2,7%), Umbria (+2,2%) e Marche (+2,1%), mentre i decrementi maggiori sono quelli rilevati in Molise (-6,9%), Valle d'Aosta (-4,0%) e Abruzzo (-3,7%). 

Il lieve aumento delle denunce che emerge dal confronto tra il 2018 e il 2019 e' legato esclusivamente alla componente femminile, che registra un +0,5% (da 228.762 a 229.865 denunce), a differenza di quella maschile, in diminuzione dello 0,05% (da 411.961 a 411.773). L'incremento ha interessato esclusivamente i lavoratori extracomunitari, con un aumento delle denunce pari al 5,0% (da 79.312 a 83.250), mentre quelle dei lavoratori italiani, che rappresentano circa l'83% del totale, sono in calo dello 0,5% (da 536.153 a 533.462) e le denunce dei lavoratori comunitari sono diminuite dell'1,3% (da 25.254 a 24.923). Dall'analisi per classi di eta' emergono aumenti tra gli under 30 (+2,4%) e tra i 50 e 69 anni (+1,7%). In diminuzione del 2,5%, invece, le denunce dei lavoratori della fascia 30-49 anni, nella quale rientra il 40% dei casi registrati. Nel 2019 le denunce di incidente mortale sul lavoro presentate all'Istituto entro il mese di dicembre sono state 1.089, 44 in meno rispetto alle 1.133 del 2018 (-3,9%). La flessione e' da ritenere pero' poco rassicurante e il raffronto tra i due anni poco significativo, in quanto il 2018 si e' contraddistinto, rispetto al 2019, soprattutto per il maggior numero di "incidenti plurimi", ossia quegli eventi che causano la morte di almeno due lavoratori, che per loro natura ed entita' possono influenzare l'andamento del fenomeno

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Istat, pensioni anticipate in aumento del 29 per cento

L'ultimo bollettino Istat sui flussi di pensionamento analizza l'arco temporale che va dal 2018 al 2019, registra una diminuzione del 15 per cento del numero di pensioni di vecchiaia e un aumento del 29 per cento di quelle anticipate. Il periodo analizzato e' quello nel quale e' stata implementata la Quota 100 e la possibilita', in vigore dal 2018, di pensionamento anticipato con 41 anni di contributi per i lavoratori precoci. Quanto ai requisiti delle pensioni di vecchiaia, l'istituto di statistica sottolinea come nel 2018 sia stata raggiunta la completa armonizzazione di tutti i lavoratori dipendenti privati con i lavoratori autonomi, sia uomini sia donne. In particolare l'eta' minima di accesso alla pensione di vecchiaia e' stata di 66 anni e 7 mesi nel 2018 e di 67 anni nel 2019, per entrambi i sessi e i settori lavorativi dipendenti privati e autonomi, per effetto del ricalcolo della speranza di vita. 

La nota dell'Istat ricorda che la cosiddetta Quota 100 e' stata istituita nel mese di aprile 2019 e consente l'uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti coloro che abbiano maturato almeno 38 anni di contributi con un'eta' minima di 62 anni. Riguardo agli assegni sociali, dal momento che nell'anno 2019 il requisito di eta' e' aumentato da 66 anni e 7 mesi a 67 anni per effetto dell'incremento della speranza di vita, la loro misura risulta nel primo semestre 2019 di entita' esigua e riferibile esclusivamente ai cittadini gia' ultra 67enni che abbiano soddisfatto nel 2019 i requisiti reddituali di legge: la prestazione prevede infatti, oltre al requisito anagrafico, anche il requisito reddituale personale per i cittadini non coniugati e coniugale per quelli coniugati. Nel secondo semestre 2019 l'Istat registra un incremento del numero di assegni sociali liquidati, riconducibile a coloro che, bloccati a gennaio 2019 dall'incremento del requisito di eta' sono riusciti ad agganciare il nuovo requisito anagrafico richiesto. Gli analisti dell'Istat notano che il rapporto tra le pensioni di invalidita' e quelle di vecchiaia rimane pressoche' costante nei due anni di analisi, dal momento che entrambe le categorie di pensione registrano una diminuzione nel 2019. La percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta nel 2019 un valore superiore a quello dell'anno precedente di 9 punti e cio' significa un maggiore aumento delle pensioni femminili liquidate rispetto a quelle maschili. A livello territoriale il peso percentuale delle pensioni liquidate a residenti nel Nord Italia resta invece sostanzialmente uguale nel biennio considerato

Il totale dei lavoratori dipendenti andati in pensione nel 2018 risulta di 298.137 e nel 2019 la cifra passa a 298.773. Ai quali si aggiungono 35.976 coltivatori diretti e mezzadri nel 2018 e 31.689 l'anno seguente (in entrambi gli anni oltre il 50 per cento dei trattamenti e' per superstiti e l'importo medio sotto i 700 euro mensili). Altri 79.738 sono gli artigiani andati in pensione nel 2018 e 75.891 l'anno scorso, con importi superiori, intorno ai mille euro. I commercianti sono stati 65.054 due anni fa e 64.991 l'anno scorso con assegni medi leggermente superiori ai mille euro mensili. I parasubordinati, pensionati quasi tutti per raggiunta eta' di vecchiaia e con pensioni medie sotto i 499 euro, sono stati rispettivamente 37.623 e 26.926. A queste categorie si aggiungono oltre 20 mila assegni sociali nel 2018 e 37.3003 nel 2019.

La stragrande maggioranza dei trattamenti pensionistici erogati nel 2018 e nel 2019 sono su base retributiva o mista (il 95 per cento nel 2019 e il 92 per cento nel 2018). Per quanto riguarda la gestione dei lavoratori autonomi, anche tramite casse ed enti privati, siano essi commercianti, artigiani o parasubordinati, le pensioni erogate sono cosi' ripartite: 35 per cento per superstiti, 6 per cento per invalidita', 26 per cento di vecchiaia, 35 per cento per anzianita' o anticipate. Nel caso dei lavoratori dipendenti i dati di flusso relativi ai due anni considerati rilevano nel 2018 un 40 per cento di pensioni per superstiti, un 18 per cento di vecchiaia, un 12 per cento di invalidita' e un 32 per cento di anzianita', incluso anticipate. Nel 2019 i trattamenti di anzianita' o anticipati risultano la fetta piu' ampia della torta pensionistica con il 42 per cento del totale, il 10 per cento sono per invalidita', il 37 per cento per superstiti e l'11 per cento di vecchiaia. Infatti importi ricevuti, in gran numero per effetto della reversibilita', sono per la stragrande maggioranza nella fascia tra 550 e mille euro mensili.

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Abruzzo seconda regione per iscritti al liceo

Il Lazio si conferma ancora la regione con il maggior numero di iscritti agli indirizzi liceali (68,9%). Seguono Abruzzo (62%), Campania (61%), Umbria (60,4%), Molise e Sardegna (entrambe al 60%). La minore percentuale di iscritti ai Licei e' in Veneto ed Emilia-Romagna (entrambe al 47,4%). Il Veneto e' la regione con il piu' alto interesse per gli Istituti tecnici (38,7%). Seguono Emilia-Romagna (37,2%) e Friuli Venezia-Giulia (37%). La piu' alta percentuale di iscritti ai Professionali e' in Emilia-Romagna (15,5%), seguita da Basilicata (15%) e, a pari merito, Toscana e Campania (14,5%).

Il 45,8% delle famiglie che hanno effettuato l'iscrizione per la Scuola primaria ha optato per il tempo pieno. Un dato in crescita rispetto al 44,4% di un anno fa. La regione con la piu' alta percentuale di scelta del tempo pieno e' il Lazio (64,3%). Seguono Piemonte (62,3%), Toscana (60,3%) e Liguria (60,1%). La percentuale piu' bassa si registra in Molise (13,6%), Sicilia (15,6%), Puglia (21,1%) e Campania (27,7%). 

Il 69,4% delle famiglie ha effettuato autonomamente l'iscrizione online, senza bisogno dell'intermediazione della scuola. Un dato in lieve crescita rispetto al 69,11% del 2019/2020, con al vertice Friuli Venezia-Giulia (88,3%), Veneto (86,3%) e Lombardia (85,3%). Le regioni che hanno fatto meno ricorso alla procedura informatica sono Campania (38,1%), Puglia (39%) e Sicilia (40,1%). Il 10% delle famiglie (99.703, l'82% in piu' rispetto a un anno fa) che ha effettuato le iscrizioni online lo ha fatto utilizzando l'identita' digitale unica, lo Spid, che consentiva un accesso diretto al sistema senza registrazione. Si conferma un apprezzamento crescente verso il servizio: il ministero ha rilevato che il 93,5% ritiene efficiente il funzionamento del servizio online, l'89,7% ne trova semplice l'utilizzo in tutte le fasi e il 93,4% lo considera vantaggioso in termini di risparmio di tempo

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Rapporto Eurispes, artigianato in crisi

Secondo il 32° Rapporto Italia dell'Eurispes il comparto artigianale è in crisi: in un decennio, tra il 2009 e il 2018, le aziende artigianali chiuse su tutto il territorio nazionale sono state 165.598, l'11,3% del totale. Dai dati Unioncamere, Infocamere e ufficio studi Cgia su dati camere di commercio, emerge inoltre che il territorio più sofferente è il sud, dove in dieci anni hanno chiuso 52.306 aziende, con una percentuale di quasi 3 punti superiore alla media nazionale (14%). Osservando il dato per regione, il primato negativo per imprese artigianali che hanno "deposto le armi" spetta alla Sardegna (-18%), seguita da Abruzzo (-17,2%), Umbria (-15,3%), Basilicata e Sicilia (-15,1%). Oltre alle ricadute sul piano economico ed occupazionale, la progressiva scomparsa dei piccoli negozi di quartiere sta avendo una ricaduta in termini sociali sulle zone periferiche dei centri abitati, in cui aumenta il livello di incuria e di degrado, così come avviene nei centri storici di alcune città. Se l'altro tasso di mortalità delle imprese artigiane è un fatto innegabile, è altrettanto vero che si tratta di un mondo in profondo cambiamento, che vede eclissarsi l'egemonia di settori tradizionalmente più forti quali costruzioni, riparazioni, falegnameria, ecc. e contemporaneamente assiste all'ascesa delle imprese di pulizia, di quelle che si occupano di piercing e tatuaggi, le agenzie preposte al disbrigo pratiche, le sartorie, le attività di giardinaggio.

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Miglioramento dell’indice del clima di fiducia dei consumatori

A gennaio 2020 l'Istat stima un miglioramento dell'indice del clima di fiducia dei consumatori (da 110,8 del mese precedente a 111,8) mentre l'indice composito del clima di fiducia delle imprese registra un calo (da 100,7 a 99,2). Per i consumatori, spiega l'Istituto di statistica, il clima di fiducia recupera completamente la flessione registrata a novembre 2019 riportandosi sul livello dello scorso ottobre. L'aumento e' dovuto ad "un diffuso miglioramento" di tutte le componenti

Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori, infatti, mostrano una tendenza al rialzo: il clima economico registra un incremento da 120,9 a 123,8, il clima personale cresce da 106,8 a 108,4, il clima corrente aumenta da 108,8 a 110,7 e quello futuro passa da 112,3 a 114,7. Per quanto riguarda le imprese, invece, l'indice composito del clima di fiducia diminuisce, riportandosi sul livello dello scorso novembre, sintesi di un miglioramento nell'industria e di un peggioramento nei servizi e nel commercio al dettaglio. In particolare, nel settore manifatturiero a gennaio l'indice aumenta da 99,3 a 99,9 e cresce in modo deciso nelle costruzioni (da 140,1 a 142,7); nei servizi la fiducia diminuisce (l'indice passa da 102,2 a 99,5), cosi' come nel commercio al dettaglio, dove cala da 110,6 a 106,6

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Domenica ingresso gratuito in tutti i musei e i parchi archeologici statali

Torna il 2 febbraio la #domenicalmuseo, reintrodotta e resa permanente dal ministro di beni culturali e turismo Dario Franceschini, con l'ingresso gratuito in tutti i musei e i parchi archeologici statali e in quelli comunali che aderiscono all'iniziativa. Aperti e free tutti i musei e le aree archeologiche piu' prestigiose, dal Colosseo a Pompei, dalla Pinacoteca di Brera agli Uffizi, Capodimonte, La Reggia di Caserta Ma anche molto di piu' e l'iniziativa e' ghiotta proprio per scoprire i tantissimi gioielli della cultura offerti dal territorio: dalla casa museo di Gabriele D'Annunzio a Pescara al tempio delle tavole palatine a Bernalda in Basilicata; dal museo e parco archeologico nazionale di Scolacium in Calabria all'area archeologica di Conza, in Campania

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Alzheimer, in Italia colpisce 1,2 milioni di persone

In Italia ci sono 1,2 milioni di malati conclamati di Alzheimer e oltre 700 mila persone che ancora non sanno di essere malate. E nel mondo i malati sono addirittura 49 milioni, il che equivarrà a dire tra 10 anni un nuovo malato ogni tre secondi. I malati sono 120 mila in Lombardia, 109 mila nel Lazio e 106 mila in Emilia Romagna, che si posizionano così sul podio. Seguono Puglia (104 mila), Veneto (100 mila), Campania (98 mila), Piemonte (95 mila), Sicilia (90 mila), Toscana (85 mila) e Calabria (68 mila). Seguono poi Marche (42 mila), Sardegna (40 mila), Friuli Venezia Giulia (36 mila), Liguria (33 mila), Abruzzo (25 mila), Trentino Alto Adige (15 mila), Umbria (13 mila), Basilicata (9 mila), Molise (8 mila), Valle d'Aosta (4 mila). A fare il punto il convegno intitolato «Invecchiare in salute: quali percorsi?», realizzato grazie alla fattiva collaborazione della senatrice Paola Binetti, organizzato dal Rotary Club Roma Capitale (distretto 2080) con la partecipazione di 20 differenti club appartenenti a 5 diversi distretti italiani del Rotary International. L'incidenza dei malati di Alzheimer tende ad aumentare con l'avanzare dell'età: la patologia interessa lo 0,4% degli individui che hanno tra i 65 e i 69 anni, l'1,9% degli individui tra i 70 e i 74 anni, il 3,4% di chi ha tra i 75 e i 79 anni per arrivare a toccare l'11,5% degli anziani che hanno 80 anni e più.

Approfondendo l'analisi per genere è evidente il gap a sfavore delle donne, le quali presentano una incidenza del 6%, doppia rispetto al 3% degli uomini. E per quanto riguarda il livello di istruzione si osserva che l'insorgenza della malattia è diffusa prevalentemente tra gli individui meno istruiti (6%, 1 punto percentuale sopra la media) con una quota doppia rispetto a chi ha un'istruzione media (3%) e meno diffusa presso gli individui altamente istruiti (1%). La malattia di Alzheimer influenza la qualità della vita: il 63% dei malati riferisce di avere gravi difficoltà nella attività di cura della persona, il 90% ha gravi difficoltà nelle attività domestiche, il 68% lamenta calo di concentrazione e di conseguenza il 12% dei malati è incorso in incidenti domestici.

A livello territoriale i più alti tassi di mortalità si presentano in Valle d'Aosta (48%), in Piemonte (36%), in Sardegna (36%), in Veneto (36%) e nella Provincia Autonoma di Bolzano (36%). E, per quanto riguarda le province, i tassi più elevati si registrano a Carbonia-Iglesias (46%), Treviso (39%), Cuneo (38%), Trapani (38%), Sassari (38%), Bergamo (36%), Cremona (36%), Ancona (36%) e Modena (36%). «Bisogna trovare molti più fondi per finanziare la ricerca e di questo possiamo farci carico noi rotariani» ha sottolineato Renato Boccia, portavoce e responsabile - insieme al consocio Claudio Pernazza- del Progetto Alzheimer del Rotary Club Roma Capitale. 

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Istat, fatturato industria fermo a novembre e ordinativi -3%

A novembre l'Istat stima che il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, rimanga invariato rispetto al mese precedente. Nella media degli ultimi tre mesi l'indice complessivo e' cresciuto dello 0,2% rispetto alla media dei tre mesi precedenti. Gli ordinativi registrano invece una flessione congiunturale dello 0,3%, mentre nella media degli ultimi tre mesi sui precedenti tre sono aumentati dello 0,9%

In termini tendenziali l'indice grezzo degli ordinativi diminuisce del 4,3%, con riduzioni su entrambi i mercati (-2,2% quello interno e -7,3% quello estero). La maggiore crescita tendenziale si registra nel settore dei macchinari e delle attrezzature (+9,1%), mentre il calo piu' marcato si rileva nell'industria delle apparecchiature elettriche e non (-25,7%). L'indebolimento della domanda estera determina, a novembre, un arresto della crescita congiunturale del fatturato dell'industria che tuttavia, su base trimestrale, segna un risultato positivo, spiega l'Istat nel commentare i dati. La crescita trimestrale e' determinata dalla piu' vivace dinamica del mercato interno e, con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, dalla crescita dei beni di consumo (sia durevoli che non durevoli). Al netto della componente di prezzo, il settore manifatturiero evidenzia una variazione congiunturale nulla su base mensile e una modesta crescita su base trimestrale. Nel dettaglio, la dinamica congiunturale del fatturato e' sintesi di una crescita del mercato interno (+0,3%) e di una riduzione di quello estero (-0,4%). Per gli ordinativi, la flessione congiunturale riflette un modesto risultato positivo delle commesse provenienti dal mercato interno (+0,1%) e un calo di quelle provenienti dall'estero (-0,7%). Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, gli indici del fatturato a novembre segnano un aumento congiunturale solo per i beni strumentali (+1,6%). Risultati negativi si registrano per tutti gli altri raggruppamenti: -0,2% per i beni di consumo, -0,7% per i beni intermedi e -2,9% per l'energia. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di novembre 2018), il fatturato totale cresce in termini tendenziali dello 0,1%, con un incremento dello 0,6% sul mercato interno e un calo dell'1,2% su quello estero. Con riferimento al comparto manufatturiero, l'industria farmaceutica registra la crescita tendenziale piu' rilevante (+6,5%), mentre il settore della raffinazione del petrolio mostra il risultato peggiore (-11,5%).

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