L’Osservatorio

Rapporto Svimez, cresce l’occupazione ma con basso reddito

Nel 2016 è proseguita la crescita dell'occupazione al Sud, con ritmi più accentuati rispetto al resto del Paese. Gli occupati sono aumentati di 101 mila unità, +1,7%, ma persiste il dualismo territoriale, essendo nel Mezzogiorno il tasso d'occupazione ancora lontano oltre 20 punti dalla media europea alla quale, invece, sono vicine le regioni del Centro - Nord (47% nelle regioni meridionali, 69% Centro-Nord). Inoltre, mentre le regioni centro-settentrionali hanno recuperato integralmente la perdita di posti di lavoro avvenuta durante la lunga fase recessiva (+48 mila nel 2016 rispetto al 2008), in quelle meridionali la perdita di occupazione rispetto all'inizio della crisi è ancora pari a 381 mila unità. Nel 2016 la crescita ha interessato marginalmente per 18 mila unità, +1,3%, l'occupazione giovanile, ma la crescita maggiore dei posti di lavoro al Sud continua a riguardare gli ultra cinquantenni, con oltre 109 mila unità, pari al +5,6%. Va tenuto conto che durante la fase di crisi, al Sud si erano perduti 622 mila posti di lavoro giovanili e ne sono stati recuperati nel biennio di ripresa (2015-2016) appena 40 mila. Non a caso il tasso di occupazione giovanile resta ancora bassissimo nel Sud, pari al 28,1%, rispetto al 47,3% delle regioni del Centro Nord. La crescita dell'occupazione riguarda sia gli uomini che le donne, ma è leggermente più accentuata per la componente femminile (+2,1%, mentre per gli uomini è +1,5%).
Nel Mezzogiorno la crescita dell'occupazione dipende quasi interamente dal lavoro dipendente, come anche nel resto del Paese, tra questi ultimi aumentano in modo particolare i rapporti a tempo indeterminato, (+91 mila unità, pari a +2,5%), mentre quelli a termine restano stabili. Ciò a causa degli effetti positivi delle misure di decontribuzione. Su tale crescita incide l'ulteriore aumento del part-time involontario (+1,9%), che si concentra sempre più nelle regioni meridionali, a fronte di una lieve flessione nel Centro-Nord (-0,1%). L'esplosione della quota degli involontari è un fenomeno della crisi: è da segnalare allora negativamente il fatto che, malgrado la ripresa produttiva, la sua incidenza sul totale del lavoro a tempo parziale resti al Sud altissima, di poco inferiore all'80%. Questi risultati del mercato del lavoro meridionale nel suo complesso interessano quasi tutte le regioni: gli occupati calano solo in Sardegna, e, in misura contenuta, in Sicilia, ma restano comunque distanti da prima della crisi: -10,5% di occupati in Calabria, -8,6% in Sicilia, -6,6% in Sardegna e Puglia, -6,3% in Molise, -5% Abruzzo. Solo in due regioni siamo su valori vicini a quelli del 2008: Campania (-2,1%) e Basilicata (-0,8%). Sotto il profilo settoriale, al Sud l'occupazione riprende a crescere nell'industria in senso stretto (+2,4%), mentre torna negativa nelle costruzioni (-3,9%). L'incremento più significativa è in agricoltura (+5,5% come nel 2015), mentre nei servizi l'occupazione aumenta dell'1,8%.
Il tasso di disoccupazione resta molto elevato e cresce leggermente nel 2016 rispetto al 2015 (19,6% rispetto al 19,4%). In particolare il tasso di disoccupazione giovanile è al 35,8%, contro il 16,1% del Centro Nord. Nel 2017 l'occupazione è continuata a crescere nei primi sei mesi dell'anno in corso, ma in misura meno accentuata: gli occupati al Sud, infatti, aumentano rispetto al primo semestre del 2016 di 42 mila unità (+0,7%), il che fa presagire che a fine anno non si riuscirà a raggiungere quel +1,7% dell'anno precedente. Il tasso di disoccupazione continua quest'anno a salire leggermente, superando il 20% rispetto al 19,6% del 2016, ma questa è anche la conseguenza di un calo degli inattivi per la maggior fiducia nella possibilità di trovare un posto di lavoro, complice la ripresina economica in atto. Secondo la SVIMEZ, la crescita dei posti di lavoro nell'ultimo biennio riguarda innanzitutto gli occupati anziani, nella media del 2016 si registrano ancora oltre 1 milione e 900 mila giovani occupati in meno rispetto al 2008. E poi il lavoro a tempo parziale, che però non deriva dalla libera scelta individuale ma è involontario. Si sta consolidando un drammatico dualismo generazionale, al quale si affianca un deciso incremento dei lavoratori a bassa retribuzione, conseguenza dell'occupazione di minore qualità e della riduzione d'orario, che deprime i redditi complessivi

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Turismo, Enit: l’Italia è la meta piu’ sognata al mondo

E' l'Italia la meta turistica piu' sognata al mondo. A stabilirlo e' una ricerca dell'Ipsos, 'Be-Italy', riportata dall'Enit nel corso del World Travel Market di Londra, dove il nostro paese e' presente per "mettere a sistema le straordinarie eccellenze italiane, per promuovere il "prodotto Italia" attraverso la valorizzazione di paesaggi, borghi, cultura diffusa, tradizioni, stile di vita ed enogastronomia". Secondo la ricerca, i turisti stranieri mettono l'Italia al primo posto per qualita' della vita, creativita' e inventiva, mentre l'offerta enogastronomica rappresenta ormai una primaria motivazione di viaggio (e' citata dal 48% degli intervistati), sullo stesso livello di citta' d'arte e monumenti (scelti rispettivamente dal 49 e dal 48%). La cucina, del resto, e' il primo aspetto che viene associato all'Italia (secondo il 23% degli intervistati), seguita a debita distanza da monumenti e moda (entrambi al 16%): un risultato che conferma i dati di Food Travel Monitor, secondo cui l'Italia e' al primo posto al mondo come destinazione enogastronomica.

Il turismo, sottolinea l'Enit, e' un comparto fondamentale per l'economia italiana: nel 2016 ha infatti avuto un impatto del 12,6% sull'occupazione e dell'11,1% sul PIL nazionale. E grazie all'estate da record appena trascorsa, le stime relative all'incidenza sul PIL 2017 prevedono un'ulteriore crescita del 2,4%. A livello di presenze totali i dati del primo semestre 2017 confermano il trend positivo, non solo in valori assoluti ma anche relativi: l'Italia cresce infatti piu' degli altri Paesi europei, facendo registrare un +11,8% rispetto allo stesso periodo del 2016. Altro dato significativo e' il primato dell'Italia fra le mete europee dell'area Schengen per il turismo a lungo raggio: un viaggiatore su quattro che viene in Europa sceglie l'Italia, e nel 2016 sono state oltre 39,7 milioni le presenze di turisti provenienti dai Paesi extra UE. Per quanto riguarda la web reputation, infine, il sentiment nei confronti dell'Italia si conferma largamente positivo (83,9%, in crescita dell'1,5% rispetto al periodo 2015/16) e il food e' l'area discorsiva che fa segnare il piu' alto indice di positivita' delle conversazioni. Al WTM di Londra l'Italia, in qualita' di Premier Partner, dispone di due tra gli stand principali della fiera (EU2000/EU2070), dove trovano spazio circa 230 partner tra enti turistici regionali, alberghi, agenzie di viaggio, villaggi e operatori. Le migliori eccellenze di tutto il territorio italiano sono rappresentate durante l'evento di Londra con eventi convegnistici, degustazioni di gelato artigianale a cura della Mostra Internazionale del Gelato, spettacoli di musica e danza con la fondazione La Notte della Taranta e cooking show. Sono ben 17 le regioni presenti quest'anno al WTM, oltre a Roma Capitale: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino, Umbria, Veneto. Il meglio dell'offerta turistica italiana, che con il sostegno e la guida di Enit punta a dare ulteriore forza e visibilita' all'Italia come meta piu' ambita al mondo.

L'Italia e' la meta piu' sognata dai turisti stranieri ed e' un onore per noi tornare al WTM di Londra in qualita' di Premier Partner", ha sottolineato la Presidente di Enit Evelina Christillin in occasione della conferenza stampa che ha seguito il taglio del nastro dello stand Italia al World Travel Market di Londra, il piu' importante appuntamento internazionale per l'industria del turismo, alla quale sono intervenuti il Ministro dei Beni e delle Attivita' Culturali e del Turismo Dario Franceschini, l'Ambasciatore Italiano in UK S.E. Pasquale Terracciano e i vertici Enit. Dalla ricerca, condotta da Ipsos per Enit con l'obiettivo di indagare il brand Italia in 18 Paesi del mondo, emerge che il 37% degli intervistati ha risposto "Italia" alla domanda "Dove andresti in vacanza se vincessi un viaggio?": una percentuale che mette il Belpaese al primo posto, davanti a Stati Uniti e Australia (scelti rispettivamente dal 32 e 31%), e che dimostra una volta di piu' come l'Italia eserciti un fascino unico sui viaggiatori stranieri. "Quando si parla di turismo - ha dichiarato il consigliere Enit Fabio Maria Lazzerini - mi piace dire che l'Italia e' una superpotenza, grazie soprattutto alla sua capacita' di stupire continuamente. I dati continuano a registrare un trend positivo, questo perche', aldila' dell'immenso patrimonio artistico, naturale e culturale, cio' che il turista trova in Italia non c'e' da nessun'altra parte al mondo: l'Italian Way of Life, il piacere di fermarsi e assaporare uno stile di vita unico. In questo contesto abbiamo un lavoro importante da portare avanti: quello di bilanciare e gestire i flussi, promuovendo nuovi itinerari al di fuori delle destinazioni piu' tradizionali e affollate, sfruttando in sinergia tutti i cluster che abbiamo individuato". 

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Finita la vendemmia più scarsa dal dopoguerra: -26% vino in un anno 

Con l’arrivo della pioggia si è conclusa la vendemmia 2017 che per effetto del clima anomalo si classifica tra le più scarse del dopoguerra con un taglio della produzione del 26% rispetto allo scorso anno, che significa addio ad una bottiglia di vino Made in Italy su quattro, anche se l’Italia mantiene comunque il primato mondiale tra i produttori. E’ quanto emerge dal bilancio della Coldiretti di fine vendemmia iniziata quest’anno il 4 agosto, la piu’ anticipata dell’ultimo decennio, che è stata fortemente condizionata da una siccita’ estrema. Dopo tre mesi di raccolta delle uve lungo la Penisola, dal punto di vista qualitativo si stima che circa 40 milioni di ettolitri di produzione Made in Italy sia stata destinata - sottolinea la Coldiretti - per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.La vendemmia (www.coldiretti.it ) è stata difficile in tutta Europa dove si stima una produzione in 145 milioni di ettolitri, inferiore del 14% rispetto allo scorso anno, a causa principalmente, degli eventi climatici estremi e del cambiamento climatico, secondo il Copa/Cogeca, l’Organizzazione Europea degli agricoltori e delle loro cooperative. Se l’Italia - sottolinea la Coldiretti - si conferma al primo posto, in Francia sarà raggiunto un minimo storico di 37 milioni di ettolitri, vale a dire una riduzione del 18% sui livelli dell’anno scorso mentre in Spagna si prevede una produzione di 36 milioni di ettolitri, vale a dire una riduzione del 20% rispetto ai livelli dell’anno scorso ed il Portogallo, in controtendenza, vi è stato un aumento stimato del 10% sui livelli dell’anno scorso. La qualità dell’uva è definita molto buona in tutta l’Europa con un aumento dei prezzi, che però non sarà sufficiente a compensare alcuni produttori per le perdite di raccolto subite. L’andamento dell’Unione Europea fa crollare dell’8,2% la produzione mondiale di vino che è stimata nel 2017 in 246,7 milioni di ettolitri dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), la piu’ scarsa da diversi decenni, secondo la Coldiretti. Con 23,3 milioni di ettolitri la produzione è in leggero calo (-1%) anche negli Stati Uniti, dove gli incendi hanno colpito i vigneti della Napa Valley, che restano il quarto produttore mondiale davanti all’Australia con 13,9 milioni di ettolitri (+6%). Se la produzione stenta, il consumo mondiale nel 2017 invece aumenta e raggiunge secondo la Coldiretti i 243,2 milioni di ettolitri, punto medio in una forchetta che va da 240,5 a 245,8 milioni di ettolitri prevista dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino. Tra le novità di quest’anno - continua la Coldiretti - si registra uno storico ritorno del vino sulle tavole degli italiani con un aumento record degli acquisti delle famiglie trainato dai vini Doc (+5%), dalle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%), secondo l’ analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea del primo semestre dalla quale si evidenzia che, dopo aver conquistato bar e ristoranti, si registra complessivamente un balzo del 3% anche tra le mura domestiche, con una profonda svolta verso la qualità come dimostra il fatto che a calare sono solo gli acquisti di vini comuni (-4%). Dopo che negli ultimi 30 anni i consumi di vino si sono piu’ che dimezzati toccando il minimo storico dall’unità di Italia con una stima di 33 litri a persona alla anno, il calo - sottolinea la Coldiretti - si è arrestato anche se i livelli nazionali restano di molto inferiori a quelli della Francia dove il consumo di attesta sui 45 litri. Oltre che sulle tavole tricolori, il vino italiano trionfa anche all’estero dove ha messo a segno un nuovo record storico delle esportazioni, con un aumento dell’8% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale i 5,6 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2017. A spingere la domanda oltre confine - conclude la Coldiretti - sono state soprattutto le vendite di spumante che con un balzo del 15% in molti casi sfidano ormai alla pari lo champagne.

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Istat: nel 2015 aumentate le entrate dei comuni italiani del 4%

Secondo i dati forniti oggi dall'Istat nel 2015 le entrate complessive accertate delle amministrazioni comunali sono state pari a 86.650 milioni di euro (+4,0% rispetto al 2014), con una capacita' di riscossione del 71,7% (+2,5 punti percentuali). In totale le riscossioni sono state pari a 78.405 milioni di euro, con le entrate tributarie che rappresentano il 46,2% dell'ammontare complessivo. Per quanto riguarda le spese, i comuni hanno impegnato 83.490 milioni di euro (+3,9% sul 2014), in prevalenza destinate all'acquisto di beni e servizi (36,6%) e alle spese per il personale (17,0%), queste ultime con un'incidenza rispetto alle entrate correnti del 22,8%. Rispetto al 2014 sono diminuite le spese per il personale (-2,9%) e quelle per trasferimenti (-0,6%), mentre sono risultate in aumento le spese per investimenti in opere (+10,2%). La spesa procapite piu' elevata e' stata registrata nei comuni della Valle d'Aosta (1.848 euro), mentre in Veneto quella piu' bassa (657 euro). La spesa corrente piu' bassa e' stata invece registrata in Sicilia (90 euro)

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Istat, 4,2 milioni di imprese nel 2015, valore aggiunto sale a 716 miliardi

 Nel 2015 le imprese attive nell'industria e nei servizi di mercato sono 4,2 milioni e occupano 15,7 milioni di addetti, di cui 10,9 milioni dipendenti. Il valore aggiunto raggiunge i 716 miliardi di euro. Le imprese organizzate in gruppi sono 214.711, occupano 5,3 milioni di addetti, di cui 5,2 milioni dipendenti, con una dimensione media di 24,8 addetti. Per il secondo anno consecutivo cresce il valore aggiunto nell'industria e nei servizi di mercato (+4%), in accelerazione rispetto al +1,5% del 2014 grazie alla maggiore crescita del fatturato (+1,2%) rispetto ai costi intermedi (+0,6%). Anche gli investimenti sono in espansione ma l'incremento e' piu' contenuto (+2,7% dopo il +7,3% nel 2014 sul 2013). Il margine operativo lordo e' in decisa crescita (+5,8%), con un contestuale incremento dal 26,8% al 28,3% dell'incidenza dei profitti lordi sul valore aggiunto. Le imprese organizzate in gruppi generano il 55,3% del valore aggiunto dell'industria e dei servizi e conseguono risulti economici piu' elevati della media: rispetto al 2014 l'aumento del valore aggiunto e' del 5,1% e quello del margine operativo lordo del 7,6%. Questi risultati sono determinati da una maggiore capacita' di espansione delle vendite cui si associa una crescita piu' sostenuta dei costi intermedi e del lavoro rispetto alle imprese non appartenenti a gruppi.

L'importanza del fattore dimensionale e dell'organizzazione in gruppo per la performance di crescita tra il 2015 e il 2014 e' confermato anche dai risultati delle grandi imprese che registrano una crescita del valore aggiunto del 6,3% e del margine operativo lordo del 9,1%. L'81,5% delle grandi imprese e' infatti organizzato in gruppo, impiega il 90% di addetti e realizza il 95,3% del valore aggiunto delle imprese con 250 e piu' addetti. Le imprese di medie e grandi dimensioni hanno trainato la performance del sistema produttivo tra il 2014 e il 2015: rappresentano quasi il 50% del valore aggiunto complessivo ma spiegano il 68,3% della sua crescita. Il settore dei servizi, con il 78,2% di imprese e due terzi degli addetti totali, registra una crescita del valore aggiunto lievemente superiore alla media (+4,6%). Nell'industria in senso stretto, il valore aggiunto aumenta a un tasso inferiore rispetto alla media nazionale (+3,5%) mentre la crescita e' sostenuta per il margine operativo lordo (+6,4%). Gli investimenti crescono del 12% nelle imprese con 20 e piu' addetti e solo dell'1,2% in quelle con 10-19 addetti; sono invece in marcata flessione nelle imprese con meno di 10 addetti (-18,7%). La produttivita' nominale del lavoro, in crescita del 3,3%, e' pari in media a oltre 45mila euro. Le imprese appartenenti a gruppi risultano piu' produttive di quelle indipendenti (quasi 75mila euro). Anche nell'ambito dei gruppi si rilevano significative differenze: la produttivita' media e' piu' alta nei gruppi multinazionali (quasi 88mila euro in quelli con vertice residente all'estero e quasi 87mila euro per quelli con vertice residente in Italia) rispetto ai gruppi domestici (oltre 55mila euro). La produttivita' mediana delle grandi imprese e' pari a 76mila 400 euro, quasi quattro volte quella della classe di imprese con meno di 10 addetti (19mila 400 euro). L'eterogeneita' nei livelli di produttivita' e' piu' elevata fra le imprese appartenenti a gruppi rispetto alle imprese indipendenti. I differenziali di produttivita' fra le imprese del Nord e del Centro e quelle del Mezzogiorno sono ancora consistenti in tutti i settori di attivita' economica. Il divario e' massimo nell'industria in senso stretto: il valore aggiunto per addetto si attesta a 72mila 300 euro al Nord-ovest e a 50mila 200 euro nel Mezzogiorno. 

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Roma resta anche nel 2016 la citta’ italiana piu’ visitata dagli stranieri

E' Roma la meta turistica italiana più gettonata nel 2016 con oltre 25 milioni di presenze (6,3% del totale nazionale). Seguono, molto più distanziate, Milano (2,7%) e Venezia (2,6%). E' quanto emerge dal report Istat "Movimento turistico in Italia" nel 2016. Gli aumenti più consistenti in termini di presenze si registrano in Abruzzo (+8,8% rispetto al 2015), Calabria (+7,1%), Lazio (+6,7%) e Lombardia (+6,4%). Con il 14% di presenze registrate, la Germania si conferma il principale Paese di provenienza dei turisti stranieri in Italia; seguono Francia e Regno Unito con quote di poco superiori al 3%. Anche nel 2016 l'Italia rimane il terzo Paese in Europa per presenze negli esercizi ricettivi dopo Spagna e Francia, con una quota del 14,0% sul totale dei Paesi della Ue28 (stabile rispetto al 2015). Italia, Spagna, Francia e Germania insieme coprono oltre la metà (57,4%) delle presenze turistiche complessive dell'Ue28. Si stima che i residenti prenotino direttamente circa il 76% dei viaggi negli esercizi ricettivi italiani, in forte aumento rispetto al 2015 (+33% per i viaggi di vacanza e +12,8% per quelli di lavoro) a discapito dei viaggi senza prenotazione che calano del 26,0% nel confronto con l'anno precedente e rappresentano circa il 15% delle partenze. Oltre la metà dei viaggi viene prenotato tramite Internet (54,5%), con un'incidenza maggiore nel caso dei viaggi di vacanza (57,0%). Nel 2016 i residenti che pernottano negli esercizi ricettivi in Italia hanno speso in media 369 euro per viaggio e 82 euro per notte, valori sostanzialmente stabili nel triennio 2014-2016. 

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Cna Turismo, per i ponti di Ognissanti e Immacolata 2,3 milioni di presenze

A trainare il turismo autunnale spicca l'intreccio sempre più stretto tra italian way of life e bellezze culturali e paesaggistiche. Motore di una innovativa, e talvolta spontanea, strategia di marketing territoriale che esalta le più attraenti espressioni dell'italianità. E si traduce nella realtà dei numeri. Le previsioni di CNA Turismo per i ponti di Ognissanti e dell'Immacolata registrano l'ennesimo segno positivo per l'industria turistica italiana: + 1,7% rispetto al 2016. Quasi 2,3 milioni di presenze contro 2,1 del 2016. Un dato sensibilmente amplificato quando si passa dalle presenze al movimento economico, che balza da 589 a 650 milioni, marcando un'impennata del 10,3%. Il turismo del vino è destinato a incoronare il Piemonte, che si aggiudica il primato con il 15,6% del totale, segnando una crescita del 2,2% rispetto al 2016. Ad accompagnare sul podio la terra del Barolo e del Barbaresco, del Moscato e della Barbera, la Toscana e il Veneto, rispettivamente con il 14,7% e il 14,1% della vacanza enoica nei ponti autunnali. Al quarto posto la Lombardia (9,5%), seguita da Emilia Romagna (9,1%), Puglia (8,4%), Sicilia (6,6%) e Abruzzo (4,7%). Un boom registra il turismo dell'olio (e in genere dei sapori e del gusto) probabilmente anche grazie alla trainante "Camminata tra gli olivi" fissata per domenica 29 ottobre in 110 città di 18 regioni italiane. A guidare la classifica è la Liguria con il 15,3% del totale (+2,8% sul 2016). Sul podio anche Toscana (14,8%, in dodici mesi +2,7%) e Puglia (14,2%, in un anno +1,5%). Seguono Sicilia (13,2%), Lazio (13%), Campania (12,2%) e Basilicata (10,7%). La vita stressante e il maggior interesse per la salute moltiplicano il numero dei turisti più attenti alle località che garantiscono servizi al benessere e al relax a partire dall'offerta termalistica. Su questo fronte primeggia in classifica la Campania (14,4), seguita da Toscana (13,9%), Lazio e Veneto (13,8%), Lombardia (11,8%), Emilia Romagna (10,5%) e Sicilia (7,9%). L'avvicinarsi delle festività natalizie (unito alla riscoperta delle specialità culinarie di nicchia e dell'artigianato tradizionale, in gran spolvero) favorisce l'afflusso di vacanzieri verso le regioni dove i mercatini sono più originali. Il primato del Trentino Alto Adige (18,5%) è scontato, per l'esperienza e per la vicinanza alle regioni del centro-nord Europa che da sempre calamitano gli amanti del genere. La Campania con il suo artigianato presepiale è meta di successo quasi altrettanto prevedibile, e non a caso è seconda (16,4%). Al terzo posto la Val d'Aosta (per la quale valgono le considerazioni del Trentino Alto Adige) con l'8%, seguita da Piemonte (7,3%) e Lombardia (7%). Agroalimentare, benessere e regali natalizi attirano anche molti turisti che non possono (o non vogliono) pernottare fuori casa e, di conseguenza, optano per una gita quotidiana. Il numero di escursionisti dovrebbe salire in dodici mesi a 1,288 milioni, quasi 23mila in più del 2016. Più sensibilmente cresce il giro economico delle escursioni di un giorno all'interno dei due ponti autunnali, pari a 148 milioni, 13 milioni di euro e poco meno del 10% in più in dodici mesi. Una nuova tipologia di turista emerge anche nella scelta dell'alloggio. Gli alberghi continuano a perdere terreno e ormai rappresentano il 44,9% delle opzioni nelle regioni settentrionali, il 41,8% nel centro e il 38,1% nel sud. In parallelo procede l'andamento positivo degli alloggi extra-ricettivi: il 55,1% delle scelte effettuate nelle regioni settentrionali, il 58,2% del centro e il 61,9% del sud. 

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Sono oltre 9,3 milioni gli italiani a rischio povertà

"Piu' disoccupazione e piu' lavoratori precari. Ora sono oltre 9,3 milioni gli italiani non ce la fanno e sono a rischio poverta': e' sempre piu' estesa l'area di disagio sociale che non accenna a restringersi. Dal 2015 al 2016 altre 105mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 347mila soggetti in difficolta'". Il totale dell'area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, alla fine del 2016 comprendeva dunque 9,34 milioni di persone, in aumento rispetto al 2015 di 105mila unita' (+1,14%). Secondo l'analisi di Unimpresa, crescono in particolare gli occupati-precari: in un anno, dunque, e' aumentato il lavoro non stabile per 28mila soggetti che vanno ad allargare la fascia di italiani a rischio. Ai 'semplici' disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un'enorme "area di disagio": agli oltre 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (803mila persone) sia quelli a orario pieno (1,71 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (803mila), i collaboratori (3284mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,67 milioni). Questo gruppo di persone occupate - ma con prospettive incerte circa la stabilita' dell'impiego o con retribuzioni contenute - ammonta complessivamente a 6,27 milioni di unita'. 

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Istat, un giovane su 4 a termine o part-time

Un giovane su quattro ha un lavoro a termine. E sempre uno su quattro lavora a orario ridotto, "nella maggioranza dei casi per l'impossibilita' di trovare un'occupazione a tempo pieno". E' quanto emerge dal focus dell'Istat sui giovani nel mercato del lavoro, che sottolinea come tra coloro che sono usciti dal sistema di istruzione nell'ultimo biennio la quota di occupati in lavori atipici e' del 51,7% per i laureati e del 64,4% per i diplomati.

Nel secondo trimestre 2016, spiega l'Istat, i giovani tra i 15 e i 34 anni sono 12 milioni 681 mila e rappresentano il 21% della popolazione residente in Italia. Il 40% dei diplomati e il 60% dei laureati hanno avuto almeno un'esperienza di lavoro durante l'ultimo corso di studio. "Sono - si legge - 8 milioni e 10 mila, il 63,2% dei 15-34enni, i giovani fuori dal sistema di istruzione formale. Tra questi il livello di istruzione e' piu' alto tra le donne, tra i residenti nel Centro-Nord e tra coloro che provengono da famiglie con piu' elevati titoli di studio. Successivamente al conseguimento del titolo di studio il 14,2% dei giovani usciti dal sistema di istruzione ha iniziato un altro corso di studi, poi interrotto", prosegue il rapporto.

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Industria, Istat: ad agosto boom degli ordinativi, +8,7% su mese

Boom degli ordinativi dell'industria italiana. Ad agosto, secondo i dati diffusi dall'Istat, hanno segnato un aumento "rilevante" pari +8,7% . In crescita anche il fatturato che è salito del 2% dopo le flessioni dei due mesi precedenti. Nel confronto con il mese di agosto 2016, l'indice grezzo degli ordinativi segna un aumento del 12,2%. Incrementi si registrano nell'elettronica (+195,1%, principalmente a causa dell'andamento degli strumenti di misurazione e navigazione), nei macchinari (+25,3%) e nel legno, carta e stampa (+20,8%). La maggiore flessione, invece, si osserva nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-19,6%). L'andamento congiunturale del fatturato ad agosto è dovuto a incrementi sia sul mercato interno (+2,3%), sia su quello estero (+1,6%). Anche per gli ordinativi entrambi i mercati risultano in crescita, con una prevalenza di quello interno (+12,7%) rispetto a quello estero (+3,3%). Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano incrementi congiunturali per tutti i raggruppamenti principali di industrie a eccezione dell'energia (-2,9%), particolarmente rilevante per i beni intermedi (+4,2%). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come ad agosto 2016), il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 3,4%, con incrementi del 2,3% sul mercato interno e del 5,7% su quello estero. L'indice grezzo del fatturato aumenta, in termini tendenziali, del 3,5%: il contributo più ampio a tale incremento viene dalla componente interna dei beni intermedi. Per il fatturato l'incremento tendenziale più rilevante si registra nella fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica (+14,2%), mentre la maggiore diminuzione riguarda la fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,5%). 

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