E' il Nord la locomotiva d'Italia secondo la mappa del Pil tracciata dall'Istat che mostra come nel 2017 siano state le regioni settentrionali a trainare l'economia, mettendo a segno una crescita dell'1,8%. Al centro l'incremento è stato della metà (+0,9%) e ha risentito più a fondo del crollo dell'agricoltura. Il Mezzogiorno mette a segno un rialzo del Prodotto interno lordo (+1,4%) appena sotto la media nazionale. Ma se si guarda al numero di occupati è il Sud a rimanere più indietro, scontando un ritardo sul mercato del lavoro che fatica a superare, nonostante la ripresa. Intanto il Nord ovest si rimette in pari con il Nord Est, protagonista l'anno precedente di uno scatto solitario. Insomma l'Italia dell'industria pesante si riporta ai ritmi dei territori che hanno fatto la loro fortuna sui distretti del Made in Italy, dal mobile agli occhiali. Anche se, più che le fabbriche, a dare una spinta al valore aggiunto sono stati i servizi: il commercio e i trasporti (+4,7%) sul versante occidentale; la finanza e l'immobiliare (+2,6%) su quello orientale. L'industria invece batte un colpo nelle regioni centrali (+1,7%) ma ben superiore è l'incremento registrato per il Mezzogiorno (+4,4%) che ancora una volta, ormai da quando è iniziata la ripresa, si piazza subito dopo il Settentrione. Di certo la caduta del valore aggiunto nel settore agricolo non ha aiutato. Cosa che è vera ovunque ma a pagare il prezzo più salato sono stati i territori situati nel mezzo della Penisola (-8,4%). La Coldiretti chiama in causa il "clima impazzito", che stima abbia generato danni "superiori ai 2 miliardi di euro". Passando al fronte occupazione, la crescita più debole si rileva per il Sud (1%), mentre il primato continua ad andare al Nord (1,3%) con il Centro in posizione intermedia (1,1%). I divari, almeno considerando le percentuali, sono tuttavia meno marcati che in fatto di Pil. A parte ciò, l'Italia settentrionale sembra avere ingranato una velocità diversa. Tanto che, volendo accomunare le macro-aree, più che di Centro-Nord sembrerebbe più corretto parlare di Centro-Sud.
Leggi Tutto »Un nuovo movimento civico regionale con Gerosolimo e Donato Di Matteo
"Puntiamo ad essere la prima forza politica in Abruzzo, dopo il Movimento cinque stelle". Così il consigliere regionale di Abruzzo Civico Andrea Gerosolimo, ex assessore regionale, al termine dell'incontro che si è tenuto oggi a Pescara, "sull'apertura della fase costituente di un nuovo movimento civico regionale" che si prepara alle elezioni regionali in programma in autunno o nella prossima primavera. Sono intervenuti molti sindaci e amministratori abruzzesi, il mondo delle imprese e quello universitario. Il movimento è guidato oltre che da Gerosolimo, anche dai consiglieri regionali Donato Di Matteo, anche lui ex assessore, e Mario Olivieri. I tre si sono caratterizzati come voci critiche nell'amministrazione di centrosinistra guidata dal governatore senatore Luciano D'Alfonso. "E' stato emozionante vedere 70 amministratori rappresentativi di tutti i territori abruzzesi, tra cui 40 sindaci che hanno condiviso quella che sarà nel prossimo mese la fase costituente del Movimento civico. Metteremo al centro della nostra azione la difesa dei territori e delle famiglie in difficoltà. L'obiettivo è quello di creare un movimento che non sia un semplice cartello elettorale ma offra agli abruzzesi un riferimento politico per i prossimi anni - ha continuato Gerosolimo -. Oggi erano gli Stati Generali di quella che sarà una forza che vedrà protagonisti 500 amministratori locali. Con quale coalizione di schiereremo? Sono gli altri che decideranno se venire con noi, quindi il messaggio ai partiti, è chiaro - ha concluso il leader del movimento civico. All'incontro ha partecipato anche l'ex vice presidente della Giunta Regionale Alfredo Castiglione e l'ex parlamentare Augusto Di Stanislao oltre al presidente della BCC Abruzzese di Cappelle sul Tavo, Michele Borgia. . "In questa prima fase verranno ascoltate le esigenze dei territori dalla costa alla montagna. Ultimato questo primo periodo di attenzione sulle singole località regionali si procederà alla costruzione di un programma condiviso, che nasce dalle necessità reali dei cittadini e che verrà presentato i primi di agosto all'interno di un evento aperto a tutti - ha concluso.
Leggi Tutto »Mattarella: riapertura di Palazzo dell’Emiciclo è rinascita per L’Aquila
Un sistema di isolamento composto da 61 dispositivi di tipo elastomerico, cui si affiancano 47 appoggi scorrevoli multidirezionali, ovvero slitte. Queste le caratteristiche antisismiche all'avanguardia in Europa su cui poggia il Palazzo dell'Emiciclo, sede del Consiglio regionale dell'Abruzzo, e prima riconsegna all'Aquila a quasi 10 anni dal sisma del 6 aprile del 2009 di un Palazzo monumentale con finalità di edificio pubblico. L'inaugurazione del rinato Emiciclo alle 16 preceduta da un convegno sulle calamità naturali alla presenza, tra gli altri del capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, e del geologo, Mario Tozzi. L'intervento di ristrutturazione e riqualificazione interessa una superficie di circa 6000 metri quadri per un importo che riguarda tutto il complesso monumentale pari a 8,8 milioni di euro. Il finanziamento del Cipe risale al marzo del 2013 e l' inizio dei lavori al novembre del 2015. Un edificio di "importanza strategica" di cui viene assicurata la piena operatività.Ma anche simbolico-istituzionale. Da qui la scelta di operare un intervento, viene spiegato nelle note tecniche, non solo di riparazione ma anche di restauro al fine di tutelare e valorizzare gli aspetti architettonici e monumentali garantendo un livello di protezione sismica adeguato per l'attività istituzionale. L'approccio è stato quindi di non ricercare più un incremento della 'resistenza' ma quello di ridurre la 'sollecitazione' isolando la base dell'edificio dal terreno.
"La riapertura del Palazzo dell’Emiciclo è una grande notizia per l’Aquila, per gli abruzzesi e per l’intero Paese. Un complesso di grande valore storico e architettonico sarà nuovamente a disposizione della cittadinanza; l’Assemblea legislativa della Regione Abruzzo riconquisterà quegli spazi prestigiosi che le competono in funzione del suo servizio alla comunità; numerose attività culturali e sociali potranno ora trovare sede in ambienti restaurati e resi più moderni e confortevoli". Sono le parole contenute nel messaggio che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo, Giuseppe Di Pangrazio."Nel giorno dell’inaugurazione, dopo il prezioso lavoro di restauro che ha visto realizzate innovative soluzioni di garanzia antisismica - aggiunge - desidero formulare l’augurio più sentito, e al contempo esprimere la mia forte vicinanza, a tutti gli aquilani e alla gente d’Abruzzo. E’ questo un giorno di rinascita, di grande speranza e fiducia, a nove anni dal tragico terremoto che ha colpito al cuore la vostra meravigliosa terra, la vostra vita di comunità, e con essa tutta la nostra Italia"
"Il sisma ha provocato lutti, sofferenze, distruzioni. Ma dalle conseguenze di un terremoto si deve e si può ripartire - prosegue -. Voi lo avete dimostrato con la passione e la determinazione di cui siete capaci. Insieme si possono ottenere risultati straordinari, in grado di esprimere i valori, la creatività, la cultura, le capacità professionali e tecniche radicati nel tessuto civile. La riconsegna alla città di un monumento come il Palazzo dell’Emiciclo è oggi un simbolo potente della ricostruzione, del cammino già compiuto e di quello ancora da completare.La solidarietà dell’intero Paese non è mai venuta meno in questi anni, e oggi si rafforza nella condivisione del legittimo orgoglio degli aquilani. E’ un giorno di festa per l’Italia, perché la nostra casa comune diventa più bella e più sicura, e perché la strada è stata aperta per conseguire altri importanti traguardi".
Leggi Tutto »Cultura, in Abruzzo +5,9% ricchezza nel 2017
L'Abruzzo seconda regione in Italia per crescita del valore aggiunto e per occupazione legate al sistema culturale e creativo che in Italia produce oltre 92 miliardi di valore aggiunto. Un sistema che quindi traina la ripresa dell'economia regionale: la ricchezza prodotta dalla filiera è cresciuta nel 2017 del 5,9%, più del triplo di quanto complessivamente registrato a livello di intera economia (+1,9%). Anche in termini di occupazione emerge in Abruzzo una crescita a trazione culturale e creativa (+4,9% a fronte di un +1,1% per l'intera economia regionale), con i quasi 24mila occupati che incidono per il 4,5% dei posti di lavoro regionali. + quanto emerge dalle classifiche dello studio 'Io sono cultura - L'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi', elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con collaborazione e sostegno della Regione Marche, illustrato oggi a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Alberto Bonisoli."Parte dalla cultura e dalla creatività la ripresa dell'economia abruzzese - commenta il direttore della Fondazione Symbola, Domenico Sturabotti - la performance è driver di sviluppo per il territorio. L'Abruzzo è la seconda regione a livello nazionale per crescita del valore aggiunto e per occupazione". Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo abruzzese produce 1,2 miliardi di valore aggiunto, pari al 4,2% della ricchezza complessivamente prodotta dall'economia regionale. Tra le province, Pescara è 34/a nella classifica nazionale per ruolo del Sistema Produttivo Culturale e Creativo nell'economia locale e 44/a per l'incidenza dell'occupazione (5,2%). Seguono L'Aquila, rispettivamente 52/a (4,4%) e 56/a (4,8%); Teramo 73/a con 3,7% e 4,2% e Chieti 80/a con 3,5% e 3,9%. Il sistema produttivo culturale alla base dello studio si articola in 5 macro settori: industrie creative (architettura, comunicazione, design), industrie culturali (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa), patrimonio storico-artistico, performing art e arti visive a cui si aggiungono le imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano professioni culturali e creative.
Leggi Tutto »Lavoro, più occupati ma quattro contratti su cinque sono a termine
Gli occupati nel primo trimestre del 2018 rispetto allo stesso periodo di un anno ma sono a termine quattro su cinque dei nuovi contratti che vengono stipulati. La nota congiunta sull'occupazione tra Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal conferma la crescita del lavoro dipendente a fronte di una riduzione consistente di quello indipendente ma sottolinea come gran parte delle assunzioni sia a tempo determinato. Sempre rispetto ad una nno prima crescono rapidamente anche i contratti a chiamata (+64,6%) perché il confronto è con il primo trimestre 2017 quando era ancora possibile usare i voucher. Il dato è comunque in rallentamento sui trimestri precedenti. L'inserimento di correttivi sui contratti a termine dovrebbe essere prevista nel decreto "dignità" all'esame del Governo mentre al momento come ha detto oggi il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon non sembra al'ordine del giorno la reintroduzione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori di fatto cancellato dal Jobs act. La nota congiunta rileva nel primo trimestre 2018 una "sostanziale stazionarietà" dell'occupazione rispetto agli ultimi tre mesi del 2017 mentre conferma una lieve crescita a livello tendenziale (+147.000 unità) in rallentamento rispetto al trimestre precedente. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni destagionalizzato è stabile rispetto al trimestre precedente al 58,2%. L'aumento degli occupati è il risultato di una crescita dei dipendenti di 333.000 unità e un calo degli indipendenti di 186.000 unità. Gli occupati (sempre guardando al dato destagionalizzato) nel periodo erano 23.081.000 mentre i disoccupati erano 2.893.000. Se si guarda alle "attivazioni", ovvero alla stipula di nuovi contratti contenute nelle Comunicazioni obbligatorie al ministero del Lavoro l'80,1% risulta a tempo determinato (dato in crescita rispetto al 77,6% del primo trimestre 2017). Rispetto al primo trimestre 2017 (dati grezzi) tendendo conto anche delle cessazioni di contratto si registra un aumento complessivo di 361.000 posizioni lavorative che è determinato da un aumento di 11.000 posizioni a tempo indeterminato e di 350.000 a tempo determinato. Infine la nota ha diffuso anche i dati sugli infortuni sul lavoro e rilevato nel primo trimestre 2018 212 casi mortali con un aumento del 10,3% delle denunce rispetto allo stesso periodo del 2017.
Leggi Tutto »Record di rifugiati nel 2017: 68,5 milioni
Record di rifugiati nel 2017: 68,5 milioni. Lo annuncia l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Il numero è aumentato del 4,6 per cento nel 2017 rispetto all'anno precedente. Circa l'85% dei 68,5 milioni di rifugiati nel mondo hanno cercato rifugio nei paesi poveri o a medio reddito. I principali paesi ospitanti per i rifugiati nel 2017 sono stati Turchia, Pakistan, Uganda, Libano e Iran, seguiti dalla Germania. I dati hanno mostrato che quasi il 70% dei rifugiati del mondo è fuggito da soli cinque paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.
A determinare tale situazione, si legge nel rapporto dell'Unhcr, sono state in particolare la crisi nella Repubblica Democratica del Congo, la guerra in Sud Sudan e la fuga in Bangladesh di centinaia di migliaia di rifugiati rohingya provenienti dal Myanmar. I paesi maggiormente colpiti sono per lo più i paesi in via di sviluppo. Nel totale dei 68,5 milioni sono inclusi anche 25,4 milioni di rifugiati che hanno lasciato il proprio paese a causa di guerre e persecuzioni, 2,9 milioni in più rispetto al 2016 e l'aumento maggiore registrato in un solo anno. Nel frattempo, i richiedenti asilo che al 31 dicembre 2017 erano ancora in attesa della decisione in merito alla loro richiesta di protezione sono aumentati da circa 300.000 a 3,1 milioni. Le persone sfollate all'interno del proprio paese erano 40 milioni del numero totale, poco meno dei 40,3 milioni del 2016.In breve, il numero di persone costrette alla fuga nel mondo è quasi pari al numero di abitanti della Thailandia. Considerando tutte le nazioni nel mondo, una persona ogni 110 è costretta alla fuga. "Siamo a una svolta - ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati - dove il successo nella gestione degli esodi forzati a livello globale richiede un approccio nuovo e molto più complessivo, per evitare che paesi e comunità vengano lasciati soli ad affrontare tutto questo. Ma abbiamo motivo di sperare. Quattordici paesi stanno già sperimentando un nuovo piano di risposta alle crisi di rifugiati e in pochi mesi sarà pronto un nuovo Global Compact sui rifugiati e potrà essere adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite".
Leggi Tutto »Export, studio Cna Abruzzo: tira automotive del Pescarese
Il comparto dell'automotive pescarese spinge in alto l'export regionale. Lo rivela lo studio realizzato per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci, sui dati relativi al primo trimestre del 2018: dei 144 milioni di euro in più realizzati rispetto allo stesso periodo del 2017 (2.201 milioni contro 2.057), ben 71 sono frutto della performance della provincia adriatica, che rispetto a un anno fa vola oltre il 53% di incremento. "Un dato sorprendente - commenta la Cna - visto e considerato che il Pescarese non ha mai brillato particolarmente sul fronte delle esportazioni, ma che diventa se possibile ancor più curioso se si osservano le cifre in controluce". A spingere verso l'alto le vendite all'estero della provincia di Pescara, illustra lo stesso curatore dell'indagine realizzata su dati dell'Istat, sono stati i mezzi di trasporto: ben l'83% di tutto l'aumento regionale si concentra infatti qui, con 52 milioni di euro. Tanto per dare un'idea, Chieti che da sempre rappresenta in questo comparto il polo d'eccellenza si ferma a quota 13 milioni di incremento. In percentuale, Pescara accresce l'export dei mezzi di trasporto del 473,1%, Chieti appena dell'1,3%. A fronte del balzo realizzato nella provincia adriatica, che cresce non solo grazie ai mezzi di trasporto (71 milioni di aumento, contro i 32 di Teramo, i 28 di Chieti e i 13 dell' Aquila) in generale, riferisce il rapporto, i primi tre mesi dell'anno sono stati largamente positivi per tutta la regione, il cui export ha segnato complessivamente un incremento del 7% rispetto allo stesso trimestre del 2017, contro una media nazionale del 3,3%: risultato che vale il quinto posto tra le regioni italiane. "Si tratta di un risultato positivo - osserva il direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo - ma che adesso deve trasformarsi in un volano di sviluppo anche per quei settori, come la micro impresa e l'artigianato, da anni fuori dal circuito della ripresa e ancora in attesa di quel rilancio che i numeri sull'export rivelano invece alla portata di imprese più strutturate. A sottolineare lo stato di salute delle nostre esportazioni contribuiscono anche i dati degli altri settori, molti dei quali più strettamente legati ai sistemi produttivi locali". E se la vendita dei mezzi di trasporto è andata a gonfie vele, numeri positivi possono vantare in Abruzzo anche l' abbigliamento (19 milioni in più, e +20,9% di incremento), gomma (15; +9,1%), prodotti in metallo (12; +12,2%), prodotti chimici (11; +18%), prodotti alimentari (9; +7,3%), materiali elettrici (6; +10,2%). Segno positivo, dunque, un po' per tutto l'export regionale, che ha scelto come destinazione privilegiata i Paesi appartenenti alla Unione europea (82 milioni) rispetto agli altri (62 milioni). Un'occhiata, infine, ai prodotti agroalimentari, passa da 141 milioni del primo trimestre del 2017 ai 151 del primo trimestre del 2018 ottenendo un incremento di 10 milioni di euro, e un aumento del 7%, pari al doppio del dato nazionale (3,3%).
Leggi Tutto »Accordo per la formazione nelle imprese artigiane
Un investimento complessivo di oltre 250mila euro, per circa cinquemila ore di formazione, destinate a 264 persone tra collaboratori e dipendenti di imprese artigiane. E' quanto prevede il protocollo d'intesa sottoscritto da Regione Abruzzo e Fondartigianato, il fondo interprofessionale costituito da Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai, Cgil, Cisl e Uil. L'iniziativa, importante novità anche nel panorama nazionale, è finalizzata al finanziamento di un progetto di formazione rivolto a dipendenti e a titolari delle micro imprese abruzzesi. Oggi la presentazione nella sede della Regione Abruzzo, a Pescara, presenti il presidente di Fondartigianato, Stefano Di Niola, la referente di Fondartigianato per l'Abruzzo, Rita Innocenzi, e la funzionaria regionale del settore Lavoro, Maria Saula Gambacorta. Il bando partirà a luglio, nell'ambito del piano straordinario su lavoro, formazione e occupazione avviato dalla Regione. I percorsi individuati dal protocollo avranno tutti carattere tecnico-professionalizzante, con contenuti riferibili in particolare all'innovazione tecnologica e gestionale e all'innovazione di prodotto e di processo. "E' la prima volta nella storia dell'Abruzzo - sottolinea Innocenzi - che c'è un accordo tra la Regione e Fondartigianato per la formazione, così come è la prima volta che si formano anche i datori di lavoro, dato che parte delle iniziative è rivolta proprio a loro". "Fondartigianato aveva stanziato 90mila euro, risorse aumentate del 40% grazie all'accordo con la Regione, per arrivare a 126mila euro. Cifra analoga quella stanziata dall'ente regionale, per un totale di circa 250mila euro. Si tratta di un progetto di assoluto rilievo, con particolare attenzione alla quarta rivoluzione industriale e al lavoro 4.0".
Leggi Tutto »Cgia Mestre, 131,8 miliardi dai condoni degli ultimi 45 anni
Tra "scudi", concordati, sanatorie, condoni, l'erario ha incassato negli ultimi 45 anni 131,8 miliardi di euro. Il calcolo, con valori rivalutati al 2017, è stato fatto dalla Cgia di Mestre. Considerando i gettiti delle singole misure, l'operazione più "vantaggiosa" per le casse dello Stato è stata la sanatoria fiscale del 2003, che ha permesso al fisco di riscuotere 34,1 miliardi. Altrettanto significativo è stato quello fiscale-valutario, che nel 1973 ha aperto la lunga stagione dei condoni nel nostro Paese. La misura, avviata prima della riforma fiscale che ha introdotto l'Irpef, ha consentito di incassare 31,6 miliardi. Anche le sanatorie applicate negli anni '80 sono state particolarmente "generose": tra il condono fiscale e quello edilizio intercorsi tra il 1982 e il 1988, lo Stato ha beneficiato di 18,4 miliardi di euro. Anche la voluntary disclosure 2015-2017 è stata inserita dall'Istat tra l'elenco dei principali condoni introdotti dal legislatore italiano, e ha consentito un gettito di 5,2 miliardi.
"Premesso che l'applicazione di qualsiasi condono fiscale è a nostro avviso immorale ed eticamente inaccettabile - commenta il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - ha senso introdurlo solo quando è prevista una riforma che riscrive completamente il rapporto tra il fisco e il contribuente. Se, come pare di capire, il nuovo Governo è intenzionato ad avviare in tempi relativamente brevi la 'dual tax', l'introduzione della cosiddetta 'pace fiscale' sarebbe giustificata, perché consentirebbe di azzerare una volta per tutte i contenziosi fiscali attualmente sul tavolo dei giudici tributari". Secondo l'analisi della Cgia, dalla rottamazione delle cartelle esattoriali lo scorso anno il fisco ha incassato 3,9 miliardi. Una misura una tantum - secondo l'ufficio studi - che è servita a ridare un po' di ossigeno alle casse pubbliche e a "ingrossare" i risultati della lotta all'evasione, che rimangono ancora inferiori alle attese. Secondo gli artigiani di Mestre, l'economia "non osservata" - ossia la somma del valore aggiunto riconducibile all'economia sommersa e alle attività illegali - nel 2015 avrebbe prodotto 207,5 miliardi di imponibile sottratto al fisco, dando luogo a un'evasione di imposta di circa 114 miliardi l'anno. Per ogni 100 euro di gettito incassato, a causa dell'infedeltà fiscale degli italiani a livello nazionale l'erario perde 16,3 euro
Leggi Tutto »Imprese italiane strette tra dazi e rilancio dei consumi
L'escalation sui dazi, tra minacce e contromosse, ha inciso sulla fiducia delle imprese italiane. E nei numeri dell'Istat iniziano a vedersi i primi effetti concreti. Il ripiegamento segnato dal fatturato e soprattutto dagli ordinativi dell'industria ad aprile non può che alimentare l'allarme. Sulle commesse, che preannunciano il giro d'affari dei prossimi mesi, non ci sono poi tanti dubbi: il calo segnato nell'ultimo mese è dovuto principalmente alla cattiva raccolta fuori confine.
Per il mercato interno i dati del Pil sul primo trimestre mostrano che gli investimenti non tirano più come prima. Tutto sulle spalle dei consumi quindi, con l'incognita però che anche la loro spinta possa venire meno. L'incertezza, infatti, ormai serpeggia tra le famiglie. Inoltre i prezzi in rialzo potrebbero non aiutare. Ecco che l'Istat tira le somme sulle vendite piazzate dalle aziende italiane negli ultimi tre mesi registrando "una flessione congiunturale". Il risultato è che dopo la rimonta del 2017 la curva della manifattura torna di nuovo a guardare verso il basso. Per gli ordini lo scarto dal picco pre-crisi, toccato alla fine dello scorso anno, è ancora più ampio. Il 2018 è insomma iniziato male e non sembra ritrovare più la giusta strada. Le altre statistiche non confortano. Lo stesso Istituto di statistica nell'ultima nota mensile ha parlato di una chiara frenata dei ritmi dell'economia italiana. La fiducia delle imprese è ai minimi da oltre un anno e a maggio anche quella dei consumatori ha segnato un crollo. A proposito, neppure l'ultima rilevazione sul commercio al dettaglio è andata bene. Ma sono le tensioni sul commercio internazionale a impensierire di più. Il rischio di una guerra dei dazi riprende quota visto l'annuncio degli Usa sul Made in China e lo strappo che si è consumato al G7. D'altra parte l'Italia non è l'unica a pagare le conseguenze di un clima rovente. La Germania da due mesi registra cali oltre le attese sul fronte degli ordinativi. Il pericolo è quello di incappare in un effetto domino con conseguenze difficilmente prevedibili. Di certo, se si ferma la locomotiva tedesca le esportazioni tricolore non potrebbero che incassare il colpo, acuendo un calo già visibile
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