Cronaca

Trasporto per disabili, a Montesilvano il servizio alla fondazione Papa Paolo VI e don Orione

«Abbiamo snellito notevolmente le procedure, offrendo dunque agli utenti un servizio maggiormente efficace ed adeguato alle loro esigenze». Così l'assessore alle Politiche Sociali, Ottavio De Martinis, annuncia le novità relative al servizio di trasporto disabili del Comune di Montesilvano.

«Abbiamo sottoscritto due convenzioni - spiega - con la Fondazione Papa Paolo VI e con l'ente ecclesiale Don Orione. I due soggetti sono anche i gestori dei due centri di recupero di Pescara frequentati dagli utenti montesilvanesi per eseguire le proprie attività riabilitative. Abbiamo ritenuto opportuno che il trasporto fosse dunque gestito direttamente dalle due strutture così da coordinare meglio gli orari degli spostamenti con quelli delle attività di recupero».

Ai due centri verrà corrisposto un contributo complessivo, per l'intera durata delle convenzioni, ossia fino al 31 dicembre 2017, di circa 36.000 euro, proporzionato tra le due strutture sulla base del numero degli utenti.

«Il servizio - ricorda De Martinis - fino allo scorso anno era stato gestito dalla Misericordia, che quest'anno tuttavia non ha potuto rinnovare la propria disponibilità. La gestione diretta dalle due strutture consentirà di proseguire a garantire questa forma di supporto in un settore del sociale particolarmente significativo, utilizzando competenze e professionalità elevatissime, con persone capaci di condurre tale servizio con attenzione e sensibilità».


Già a partire da domani, il servizio di trasporto verrà garantito dai due soggetti con i quali sono state sottoscritte le convenzioni.

 

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Nas nelle aziende vitivinicole trovano sporcizia e irregolarità

Sporcizia, strutture non autorizzate, irregolarita' amministrative e scarico abusivo di acque reflue: e' quanto hanno accertato, in una serie di controlli nelle aziende vitivinicole abruzzesi, i Carabinieri del Nas di Pescara, che hanno disposto l'immediata sospensione dell'attivita' di un deposito di prodotti vinosi e di una cantina, il primo nel Teramano e la seconda nel Chietino, sequestrando, contestualmente, circa 700 mila litri di prodotti. Numerose le violazioni accertate, anche di natura penale. In particolare, in provincia di Teramo sono stati segnalati alla magistratura i rappresentati di due cantine, per aver attivato scarichi di acque reflue, industriali, in assenza dell'autorizzazione. Contestate anche sanzioni amministrative per errata tenuta dei registri di carico e scarico, identificazione dei vasi vinari e aggiornamento del piano di autocontrollo aziendale. Circa 700.000 litri di vari prodotti vinosi sono stati sottoposti a sequestro amministrativo poiche' carenti delle informazioni sulla rintracciabilita'. E' stata sospesa l'attivita' di un deposito di prodotti vinosi, di fatto abusivo perche' in assenza di notifica all'autorita' competente, alla quale i militari del Nas hanno segnalato anche carenze strutturali ed igienico sanitarie. In provincia di Chieti e' stata sospesa l'attivita' di una cantina vinicola trovata in pessime condizioni igienico sanitarie e strutturali. Il legale rappresentante della stessa e' stato segnalato alla Procura teatina per aver attivato abusivamente scarichi di acque reflue industriali in assenza dell'autorizzazione. Contestate, inoltre, diverse violazioni amministrative inerenti l'applicazione del cosiddetto 'Pacchetto Igiene' e relative alle rigide normative che regolano il settore vitivinicolo.

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Processo Morosini, per il giudice andava usato il defibrillatore

"Tutti i medici che hanno collaborato e si sono avvicendati nei primi soccorsi a Morosini erano tenuti all'uso del defibrillatore". E' uno dei passaggi centrali delle motivazioni, contenute in 40 pagine, della sentenza di condanna del medico del 118 Vito Molfese (1 anno), del medico sociale del Livorno Manlio Porcellini e del medico del Pescara Ernesto Sabatini (8 mesi ciascuno), per la morte del giocatore Piermario Morosini, avvenuta il 14 aprile 2012 a seguito di un malore avuto allo stadio "Adriatico - Cornacchia" durante l'incontro di calcio Pescara - Livorno. Un concetto che  il giudice monocratico del Tribunale di Pescara, Laura D'Arcangelo, ribadisce a piu' riprese: "Porcellini, Sabatini e Molfese, intervenuti in soccorso di Morosini nei primi minuti dopo il malore, avrebbero dovuto, una volta effettuate le manovre prodromiche, procedere alla defibrillazione". Sulle cause del decesso, D'Arcangelo condivide le conclusioni dei periti , secondo le quali "Morosini e' stato colpito da fibrillazione ventricolare indotta dalla cardiopatia aritmogena da cui era affetto e dallo sforzo fisico intenso". Il giudice sottolinea, inoltre, che "poiche' la funzione e l'uso del defibrilatore, come efficacemente osservato dai periti, costituiscono elementi del patrimonio professionale di ogni medico-chirurgo, anche in carenza di specializzazioni, non c'e' dubbio che ognuno degli imputati avrebbe dovuto, constatati i sintomi, verificare, se ce ne fosse stato bisogno, la disponibilita' di un defibrillatore". D'Arcangelo evidenzia che, dall'esame degli immagini televisive, il defibrillatore "era presente sul campo, aperto e pronto all'uso, posizionato esattamente accanto alla testa di Morosini". Il giudice, inoltre, esclude "qualsiasi incidenza, in termini di responsabilita' degli altri medici, del ruolo di leader eventualmente attribuibile a uno di loro". Questo in virtu' del fatto che: "l'utilizzo del defibrillatore in tale frangente costituisce una procedura codificata e non connessa ad alti livelli di specializzazione". D'Arcangelo, poi, traccia "una graduazione delle responsabilita' sotto il profilo della colpa" e, dopo aver evidenziato che dalle linee guida "non sia ricavabile una regola precisa e consolidata che codifichi l'attribuzione dei ruoli nell'esecuzione di una rianimazione cardiopolmonare", sostiene che "il ruolo di leader avrebbe dovuto essere assunto da Molfese". Questo perche' "era sicuramente il soggetto piu' esperto, essendo istituzionalmente addetto, come responsabile del servizio del 118, alla gestione delle emergenze sul territorio"

Il giudice fa notare che Molfese, peraltro "era a conoscenza che il mezzo di soccorso a bordo del quale e' arrivato sul campo di gioco era dotato di un defirillatore" e che quello in dotazione alla Misericordia era gia' stato collocato accanto a Morosini. Il giudice aggiunge  poi che "Molfese, constatato, anche assumendo le dovute informazioni dai soggetti che stavano operando, che fino al momento del suo arrivo non era stata operata la defibrillazione, avrebbe dovuto attivarsi per effettuare tale indispensabile manovra di emergenza in concomitanza con il massaggio cardiaco e la ventilazione gia' in atto". D'Arcangelo poi smonta la tesi difensiva secondo la quale il 118 doveva, in quella sede, solo garantire il soccorso di emergenza agli spettatori. "Il dato di fatto incontrovertibile - scrive il giudice - e', infatti, che Molfese - doverosamente, a parere del Tribunale - e' intervenuto, instaurando cosi' quel rapporto terapeutico che e' di per se' produttivo dell'instaurazione della posizione di garanzia". Per quanto riguarda la convenzione stipulata dalla Asl di Pescara sulla prestazione del servizio assistenza sanitaria di emergenza ai giocatori e alla tifoseria, sottolinea che pur essendo stata protocollata in data successiva ai fatti per cui si procede e "qualora i termini non fossero stati portati a conoscenza degli operatori del 118", "e' difficilmente contestabile che rientri tra i compiti del servizio sanitario nazionale quello di garantire il livello assistenziale di emergenza sanitaria con carattere di uniformita' in tutto il territorio nazionale". "La gestione dell'emergenza sul territorio - scrive il giudice - non puo' che riguardare qualsiasi soggetto coinvolto e, quindi,a prescindere di una specifica convenzione, anche i giocatori in campo nel corso di una manifestazione sportiva". Infine D'Arcangelo affronta la questione del nesso di causalita' tra le condotte colpose dei medici e il decesso di Morosini. "Tutti gli elementi, valutati complessivamente, consentono di ritenere che le probabilita' di ripresa del ritmo cardiaco e quindi di scongiurare la morte in quel momento e con quelle modalita' - si legge nelle motivazioni - sarebbero quantificabili, nei primi tre minuti dal collasso, qualora fosse stato utilizzato il defibrillatore, intorno al 60/70 per cento". Una considerazione compiuta soprattutto alla luce del fatto che "Morosini era un soggetto giovane, in condizioni fisiche che gli avevano consentito di esercitare per anni attivita' sportiva a livello professionale, e la cardiopatia aritmogena dalla quale era affetto, del tutto asintomatica fino all'insorgenza della fibrillazione ventricolare, interessava un'area del muscolo cardiaco molto limitata". E poiche' tali probabilita' di ripresa sono quantificabili, nella percentuale indicata, con valori decrescenti, con riferimento ai primi tre minuti, "ne consegue che tutti i sanitari imputati nel giudizio, i quali in tale lasso di tempo si sono avvicendati nel prestare i primi soccorsi al Morosini, avrebbero potuto, tendendo la condotta doverosa, interrompere il decorso della malattia e impedire l'evento".

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Esami “facili” all’università d’Annunzio, sentenza il 21 dicembre

 Il presidente del Tribunale collegiale di Pescara, Maria Michela Di Fine, ha fissato per il prossimo 21 dicembre le repliche e la sentenza del procedimento con giudizio immediato che vede imputato Luigi Panzone, il docente di tecnica bancaria e professionale accusato di corruzione e falso ideologico, in seguito all'inchiesta sugli esami truccati all'universita' D'Annunzio di Chieti-Pescara per fatti risalenti al 2012. L'udienza, iniziata questo pomeriggio alle 15.30, e' durata circa un'ora e mezza. Assente l'imputato, il pm Valentina D'Agostino ha chiesto la condanna di Panzone a cinque anni di reclusione e l'interdizione dai pubblici uffici. I legali della difesa, Federico Squartecchia e Giovanni Cerella, hanno contestato la ricostruzione dell'accusa e hanno chiesto per il loro assistito "l'assoluzione perche' il fatto non sussiste"

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Cocaina nascosta in cantina, arrestato albanese

Un albanese di 37 anni, e' stato arrestato a Nereto per detenzione a fini di spaccio dai carabinieri della locale stazione nell'ambito dei  servizi predisposti dal comandante di compagnia, il maggiore Emanuele Mazzotta. Nella sua abitazione i militari hanno sequestrato 40 grammi di cocaina, parte gia' suddivisa in dosi e il rimanente, circa 30 grammi, in un unico pezzo purissimo, che era stato nascosto tra gii scaffali della cantina. Sequestrato anche materiale per il taglio della sostanza e un bilancino di precisione. L'uomo adesso e' agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Nereto, in attesa del processo per direttissima. Nell'ambito della stessa operazione, i carabinieri hanno rinvenuto 80 grammi di marijuana e denunciato il possessore, un 33enne del posto

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Teramo, dal 30 ottobre quasi 500 sgomberi

 A distanza di un mese e mezzo dal sisma del 30 ottobre a Teramo il numero di ordinanze di sgombero per inagibilita' ha raggiunto quota 491. Sedici solo le ordinanze emesse oggi, ordinanze che hanno coinvolto 27 famiglie e che hanno interessato anche studi professionali e attivita' commerciali. I provvedimenti, come reso noto nel report giornaliero del Comune di Teramo, hanno riguardato edifici e stabili di Corso Cerulli e Corso San Giorgio, di via Pepe e via Brodolini e delle frazioni di Forcella, Valle San Giovanni e Varano. Anche oggi, inoltre, e' proseguito il via vai di famiglie al Coc, con quindici nuclei che hanno optato per l'autonoma sistemazione e 3 per la struttura alberghiera. Intanto, dopo la riapertura dei cimiteri di San Nicolo', Poggio Cono, Caprafico, Frondarola, Forcella, Castagneto, Putignano, Villa San Giovanni e Rapino, continuano i lavori in quelli di Miano, Cavuccio e Sant'Atto con l'obiettivo di riaprire il prima possibile. Ancora chiusi i cimiteri di Garrano, Varano e Villa Rupo mentre al cimitero di Cartecchio sono aperti alcuni passaggi pedonali.

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Il bilancio dei controlli della Forestale in provincia di Chieti

Presentato il bilancio dei controlli a tappeto del Corpo Forestale dello Stato su scarichi di depuratori comunali e attivita' produttive nella provincia di Chieti. Rilevate, nell'ultimo anno, gravi carenze amministrative e strutturali. In particolare i controlli sono stati 324 cui sono seguiti 16 comunicazioni di notizia di reato, 6 sequestri e 41 sanzioni amministrative. Su 66 scarichi monitorati tra Ortona, Tollo, Orsogna, Crecchio, Arielli, Canosa Sannita, Poggiofiorito, Ari e Giuliano Teatino, sono stati contestati 33 illeciti amministrativi, per un importo complessivo di 141.000 euro. Si va da scarichi non autorizzati al mancato rispetto delle prescrizioni previste nei titoli autorizzativi. Cinque le comunicazioni di notizie di reato per l'Ente gestore e alcune cantine. Su 25 depuratori comunali controllati, poi, 14 sono risultati privi di autorizzazione allo scarico o con autorizzazione revocata e quasi tutti malfunzionanti. Nel depuratore in localita' Valle Botte di Giuliano Teatino, sono state trovate sostanze pericolose come rame e zinco, nei reflui, al di sopra dei limiti di legge. Unico dato positivo si e' registrato sul depuratore comunale di Arielli, sotto sequestro dal 2015: in questo caso grazie all'intervento della Forestale e proprio a seguito del sequestro, sono state realizzate dalla Sasi spa infrastrutture depurative suppletive e i successivi controlli hanno rilevato la non pericolosita' dei reflui industriali scaricati nel torrente antistante. Quanto ai controlli degli scarichi aziendali, il Comando Stazione Forestale di Ortona si e' concentrato prevalentemente sulle cantine: per quattro di esse, tre di Ortona ed una di Giuliano Teatino, sono scattati i sequestri del sistema fognario per scarico di acque reflue industriali prive di autorizzazione, su corpi idrici e sul suolo e sono stati denunciati i rispettivi legali rappresentanti. Rilevante la presenza sul territorio di scarichi abusivi. Tra tutti, uno scarico di acque reflue urbane a Caldari, nel territorio di Ortona, privo di qualsiasi sistema di depurazione, con parametri di Escherichia Coli esorbitanti, pari a 65.000.000 Ufc/100 ml. La Forestale ha segnalato cio' che ha accertato ai sindaci dei Comuni controllati, agli uffici regionali e alla Asl affinche' intervengano per garantire il buon funzionamento degli impianti di trattamento e depurazione delle acque, pubblici e privati.

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Incidente lungo la Fondovalle Sangro, una vittima e tre feriti

Una donna e' morta, mentre il marito e due nipoti sono rimasti feriti, in un incidente stradale avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri lungo la Fondovalle Sangro, nel territorio di Mozzagrogna, a circa sette chilometri dalla statale 16. Quattro i mezzi coinvolti: l'auto su cui viaggiava la vittima, un'80enne di Vasto; un autocarro che la precedeva, tamponato; due auto che viaggiavano in quel momento sulla corsia opposta, dove il primo mezzo e' finito dopo l'urto con l'autocarro. I tre feriti sono ricoverati nell'ospedale di Chieti. Tra loro i due nipoti di 14 e 16 anni della vittima. Lievi ferite anche per la conducente di un'altra delle auto coinvolte, gia' dimessa dall'ospedale. 

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Processo discarica di Bussi, il Ministero avvia altri accertamenti

Il ministero della Giustizia ha avviato nuovi accertamenti su presunti episodi di corruzione collegati alla sentenza del processo per la discarica Montedison di Bussi. A dare la notizia è l'agenzia di stampa Ansa. Le informazioni utili a ricostruire la vicenda potrebbero arrivare dai pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli. La conferma - stando a quanto riportato dall'agenzia - giungerebbe dallo stesso ministero a seguito di articoli apparsi sul Fatto Quotidiano. Camillo Romandini, presidente del collegio della Corte d'Assise di Chieti che ha assolto tutti gli imputati, sarebbe invece sotto azione disciplinare per presunto condizionamento della giuria popolare: l'azione seguirebbe un'istruttoria aperta 5-6 mesi fa dal ministero della Giustizia e condivisa con una parallela azione del Pg della Cassazione.

Per il sospetto di pressioni sulla giuria popolare, il giudice Romandini fu anche al centro di un'inchiesta da parte della Procura di Campobasso che si è chiusa con un'archiviazione. Ma il Ministero avrebbe chiesto di acquisire gli atti del procedimento nell'ambito delle nuove verifiche avviate.

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Aggredisce la moglie dopo una lite,arrestato dai carabinieri

Ancora una donna vittima di violenza in famiglia. I fatti si sono svolti a Cepagatti dove un 36enne, in preda ai fumi dell'alcol, dopo una lite scoppiata per futili motivi, avrebbe aggredito prima la moglie e poi altri famigliari. Provvidenziale e' stato il pronto intervento dei carabinieri della locale stazione e del Norm della Compagnia di Pescara che hanno arrestato l'uomo con le accuse di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. I famigliari visto che la situazione stava degenerando non hanno esitato a chiamare il 112 per chiedere l'intervento dei carabinieri che hanno tentato di calmare il 36enne: l'uomo, in evidente stato di ubriachezza, ha riversato la sua rabbia contro i militari, invitandoli ad andare via senza tanti complimenti. Poi, dopo aver mandato in frantumi il vetro dell'autovettura del padre, si e' posto alla guida della vettura, ingranando la retromarcia con l'intento di andare ad urtare i mezzi dei carabinieri. Il suo tentativo e' stato pero' reso vano dall'intervento di un militare, colpito poi al braccio dallo sportello del mezzo in movimento: il carabiniere ha riportato una contusione con una prognosi di cinque giorni. 

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