L’Osservatorio

Istat, in calo l’indice di produzione nelle costruzioni

A febbraio scorso l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni diminuisce del 3,4% rispetto a gennaio, un marcato calo dopo il considerevole aumento registrato il mese precedente. Lo stima l'Istat. Nella media del trimestre dicembre-febbraio la variazione della produzione nelle costruzioni rimane positiva, crescendo del 3,2% rispetto al trimestre precedente. Su base annua, l'indice grezzo della produzione nelle costruzioni mostra un aumento dello 0,7%, mentre l'indice corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 come a febbraio 2019) diminuisce dello 0,3 pe cento. "Nonostante il calo congiunturale registrato a febbraio, che compensa solo parzialmente la forte crescita del mese precedente, l'indice destagionalizzato della produzione - commenta l'Istat - si mantiene su un livello elevato rispetto a quello medio dello scorso anno; resta positiva anche la variazione congiunturale su base trimestrale. In termini tendenziali, a febbraio si registrano variazioni mensili deboli, pur se di segno opposto, sia per l'indice grezzo che per quello corretto per gli effetti di calendario. Sempre su base tendenziale, l'indice cumulato per il primo bimestre del 2020 risente del risultato particolarmente positivo rilevato a gennaio".

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Coldiretti, la crisi di liquidita’ sta interessando il 57 per cento delle aziende agricole

"Bisogna rafforzare subito la liquidita' del 57 per cento delle imprese agricole italiane che hanno registrato una diminuzione dell'attivita' a causa della pandemia di Covid-19, che ha sconvolto i mercati creando difficolta' alle esportazioni, lo stop forzato del canale ristorazione e la chiusura di alcune attività". L'appello fa riferimento a un'analisi di Coldiretti/Ixe sull'erogazione di finanziamenti alle aziende in difficolta' da parte delle banche sulla base del decreto liquidita'. L'impatto della pandemia sull'agricoltura, prosegue il documento, cambia a seconda del comparto "con picchi anche del 100 per cento per l'agriturismo, dove le misure di sicurezza hanno portato alla chiusura di tutte le 23 mila strutture italiane". Per quanto riguarda le aziende agricole che esportano, il 70 per cento "sta subendo cancellazioni di commesse anche per difficolta' alle frontiere, e si registra anche il crollo dei servizi forniti a bar e ristoranti chiusi per l'emergenza". Dallo studio emerge che "a pagare il conto piu' pesante all'estero sono stati i settori del vino e del florovivaismo, ma sono in difficolta' anche i comparti dell'ortofrutta, dei formaggi, dei salumi, della pesca e delle conserve". "In gioco c'e' una filiera che vale oltre 538 miliardi: e' necessario di una robusta iniezione di liquidita' nell'agroalimentare", ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

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Confartigianato, parrucchieri ed estetisti hanno perso ricavi per 1,1 miliardi

Il lockdown decretato per combattere il coronavirus ha provocato un aumento degli abusivi nei settori dell'acconciatura e dei centri estetici in cui operano 130.000 imprese con 263.000 addetti. Secondo Confartigianato, il tasso di irregolarita' in questi comparti e' del 26,3%, rispetto alla media del 15,5% del totale delle attivita' economiche. "Si tratta", sottolinea una nota, di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti ma non ne posseggono i requisiti professionali e non rispettano le norme di sicurezza per poter svolgere l'attivita'. Confartigianato calcola che l'effetto combinato dei mancati ricavi a causa della chiusura e dell'abusivismo causera' alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro nei mesi di marzo, aprile e maggio, pari al 18,1% del fatturato annuo. Pesanti anche le ripercussioni sull'occupazione: i mancati ricavi, infatti, mettono a rischio il lavoro di 49 mila addetti del settore

 Confartigianato Benessere, che rappresenta i saloni di acconciatura e i centri estetici, ha stilato un codice di autoregolamentazione per consentire alle imprese di riaprire al piu' presto l'attivita', garantendo la sicurezza dei clienti, degli imprenditori e dei loro dipendenti. Si tratta di misure organizzative e igienico-sanitarie che integrano sia le disposizioni emanate dal Governo per il contenimento del Covid-19 sia quanto gia' previsto dalle leggi di settore e dai Regolamenti regionali e comunali. Le condizioni indicate da Confartigianato Benessere prevedono, tra l'altro lo svolgimento delle attivita' esclusivamente su appuntamento, il distanziamento delle postazioni, meccanismi di rotazione della clientela per limitarne la permanenza nei centri, utilizzo di dispositivi di protezione individuale e sanificazione degli ambienti

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Studio Cgia, la burocrazia costa 57,2 miliardi alle imprese ogni anno

"Ammonta a 57,2 miliardi di euro il costo che ogni anno grava sulle imprese italiane a causa del cattivo funzionamento della nostra burocrazia che - avvolta da un coacervo di leggi, decreti, ordinanze, circolari e disposizioni varie - rende sempre più difficile il rapporto tra le imprese e la Pubblica amministrazione". E' quanto segnala la Cgia, "Basti pensare - prosegue - che al netto delle disposizioni prese dalle singole regioni, in questi ultimi 2 mesi il Governo ha approvato una dozzina di decreti, costituiti da oltre 170 pagine, per fronteggiare l'emergenza Covid-19". "Molti dei quali - segnala la Cgia - pressoché indecifrabili: come, ad esempio, il decreto liquidità che ha messo in grosse difficoltà le strutture operative sia delle banche sia del Fondo di garanzia gestito dal Mediocredito Centrale. A distanza di 10 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, nessuna impresa è ancora riuscita a ottenere 1 euro di prestito. Senza contare che da parecchie settimane commercialisti, consulenti del lavoro e associazioni di categoria sono letteralmente sommersi dalle telefonate degli imprenditori che non sanno se e come possono slittare il pagamento delle tasse, come ricorrere alla CIG, quando verrà erogata ai propri dipendenti o se possono tornare a operare"

"Abbiamo 160 mila norme contro le 5.500 della Germania" ricorda il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo "di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000. Tuttavia, la responsabilità di questa iper legiferazione è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l'approvazione di numerosi decreti attuativi. Questa procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa in Italia, gettando nello sconforto cittadini e imprese che ogni giorno sono chiamati a rispettarla". 

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Lavoro nei campi, banca dati ‘Jobincountry’

 Per combattere le difficolta' occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l'inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati "Jobincountry" autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono. L'iniziativa e' estesa a tutta la Penisola dopo il successo della fase sperimentale realizzata in Veneto con l'arrivo nella prima settimana di ben 1500 offerte di lavoro di italiani con le piu' diverse esperienze - spiega la Coldiretti - dagli studenti universitari ai pensionati fino ai cassaintegrati, ma non mancano neppure operai, blogger, responsabili marketing, laureati in storia dell'arte e tanti addetti del settore turistico in crisi secondo Istat, desiderosi di dare una mano agli agricoltori in difficolta' e salvare i raccolti. Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni di eta', il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) - sottolinea la Coldiretti - ha piu' di 60 anni. Il progetto e' stato avviato in autonomia - sottolinea la Coldiretti - in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher "agricolo" che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell'emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, con i quali occorre peraltro trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli. Con il blocco delle frontiere - precisa la Coldiretti - e' a rischio piu' di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall'estero

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Banda larga, in Italia velocità diverse nelle regioni

La Sicilia leggermente meglio della Bulgaria, la provincia autonoma di Trento al livello di metropoli come Vienna: e' la fotografia dell'Italia a due velocita' per le connessioni a banda larga che emerge dai dati 2019 di Eurostat raccolti a livello regionale nell'Ue e in Svizzera, Turchia, Norvegia e Islanda. Mediamente, i collegamenti veloci al web raggiungono l'84% dei nuclei famigliari della Penisola, in deciso e progressivo aumento rispetto al 49% del 2010. Ma nel Nord e Centro Italia la percentuale di famiglie che possono beneficiare delle linee a banda larga e' saldamente agganciata nella media europea, superiore all'85%, con il Nord Est all'88% e Trento al 91%.

Le regioni del sud Italia, invece, fanno registrare performance tra le piu' modeste del continente, con la Sicilia al 75% come alcuni territori d'oltremare della Francia tipo Martinica. La Bulgaria e' al 76%. Calabria, Puglia e Molise fanno un po' meglio ma si fermano al 77%, con la Basilicata si sale al 78% e con la Campania al 79%. Il Piemonte e' all'83%, in Abruzzo, Sardegna e Liguria la connessione veloce raggiunge l'84% delle famiglie, nelle regioni del Centro Italia siamo all'86%. Salendo nello stivale e nella capacita' di connessioni si segnalano il caso dell'Emilia-Romagna (88%), oltre al gia' citato esempio di Trento

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Sondaggio, gli italiani comprano made in Italy per sostenere la nostra economia

Oltre l'80% degli italiani considera importante acquistare solo prodotti made in Italy per sostenere la nostra economia in questa fase di grande difficolta' legata all'emergenza Covid-19. Il dato emerge dalle risposte a un sondaggio condotto, alla fine della scorsa settimana, nell'ambito dell'Osservatorio Coronavirus nato dalla collaborazione tra Swg e Area Studi Legacoop per testare opinioni e percezioni della popolazione di fronte ai problemi determinati dall'emergenza in corso. L'importanza dell'acquisto di soli prodotti made in Italy e' stata espressa dall'82% del campione, con la percentuale piu' alta (86%) registrata nel ceto medio, seguito a ruota dal ceto medio-basso (82%) e, a maggiore distanza, dal "ceto popolare" (72%)

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Istat traccia la mappa dei lavoratori attivi malgrado il lockdown

Oltre la meta' dei lavoratori dell'industria e dei servizi privati (credito escluso) va al lavoro anche in tempo di lockdown. Si tratta del 55,7%. A stimarlo e' l'Istat, che traccia una mappa delle attivita' "sospese" e "attive", senza considerare lo smart working. In "molte Regioni del Mezzogiorno oltre la meta' dei comuni fanno registrare una quota di addetti appartenenti ai settori aperti superiore al valore medio nazionale", si sottolinea. Succede in Basilicata, Sicilia e Calabria. Guardando ai comuni, oltre la media anche Genova (69,6%), Roma (68,5%) e Milano (67,1%).
L'Istat mette in fila, infatti, i primi 100 comuni per quota di apertura, tendendo conto di quelli con altre 10 mila abitanti. "Al primo posto - si legge - troviamo Priolo Gargallo della Provincia di Siracusa (82,3% di addetti impiegati in settori aperti), segue al secondo posto il comune di Rutigliano in Provincia di Bari con il 79,2% di addetti nei settori aperti. Il primo comune del Nord occupa la quinta posizione e si tratta di Somma Lombardo in provincia di Varese (77,2% di addetti). Da sottolineare al terzo posto il Comune di Fiumicino, che grazie alle attivita' dei trasporti aerei fa registrare una quota di addetti in settori aperti del 78,4%". L'Istituto di statistica stila anche la classifica dei 100 comuni in base alla quota di addetti inclusi in comparti sospesi. In testa c'e' Valenza in provincia di Alessandria con il 79,2% di addetti. "Nelle prime cinque posizioni tre comuni sono delle Marche, due della provincia di Fermo (Montegranaro al secondo posto con il 79,0% di addetti e Sant'Elpidio a mare con il 77,2%) e uno in provincia di Ancona (Castelfidardo con il 75,4% di addetti in settori sospesi)", fa notare l'Istat. Ecco che, evidenzia, "per trovare un comune del Mezzogiorno bisogna arrivare alla tredicesima posizione, con il Comune di Atessa della Provincia di Chieti (72,3% di addetti che appartengono ai settori sospesi)"

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Coldiretti-Ixè: un italiano su 5 posta selfie con i piatti di Pasqua

Quasi 1 italiano su 5 (18%) ha mandato ad amici e conoscenti, o messo sui social, selfie con immagini dei piatti che ha preparato o portato in tavola durante il lungo weekend di festa. E' quanto emerge dall'indagine Coldiretti/Ixè sulla Pasqua degli italiani al tempo del coronavirus che evidenzia come la quarantena abbia amplificato la voglia di comunicare anche con scatti compulsivi con i telefonini per immortalare quello che c'è in tavola postando poi il tutto sui social network o usando chat per diffondere i risultati della propria o altrui fatica. Un boom favorito dal ritorno degli italiani ai fornelli con la chiusura forzata tra le mura domestiche ma anche dalla necessità di colmare il vuoto lascito dal distanziamento sociale che ha ridotto - evidenzia la Coldiretti - il numero delle persone a tavola per la festa, con una media di poco superiore alle 3 per ogni casa a Pasqua, con le mega riunioni di famiglia con zii, cugini, parenti e amici che restano un ricordo del passato. Con la chiusura forzata al pubblico di ristoranti, trattorie e agriturismi e le limitazioni imposte dall'emergenza le famiglie hanno fatto scorte di pasta, carne, farina, uova, lievito e tutti gli ingredienti per lavorare tra i fornelli impiegando in media un'ora e mezza per mettere in tavola il pranzo di Pasqua. Ma fra quelli che hanno scelto di dedicarsi alla cucina c'è - continua la Coldiretti - un 18% di appassionati che ha deciso di spendere da una a due ore di tempo ai fornelli e poi c'è una quota di maratoneti della cucina che supera le 3 ore per portare in tavola piatti di ogni tipo

 

foto di repertorio

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Banca d’Italia fa i conti in tasca alle famiglie

 "La diffusa sospensione dell'attività economica per le misure di contenimento inciderà significativamente sulla capacità delle famiglie europee di fare fronte autonomamente alle proprie esigenze economiche nelle settimane a venire". E' l'analisi dei ricercatori della Banca d'Italia sugli effetti del Coronavirus che parla di "profonde ricadute sulle opportunità lavorative e la capacità reddituale di larga parte della popolazione". Il prolungarsi delle restrizioni e dello stop della attività produttiva "acuirebbe situazioni di disagio economico preesistenti e ne creerebbe potenzialmente di nuove". La quota di popolazione che vive in famiglie a rischio di povertà (reddito insufficiente) o finanziariamente povere (ricchezza finanziaria insufficiente) varia considerevolmente tra i diversi Paesi europei. Mentre la quota di popolazione in povertà di reddito è compresa tra il 15 e il 30 per cento, la diffusione della povertà finanziaria varia in misura molto più marcata, interessando tra il 15 e l'80 per cento delle popolazioni nazionali. In Italia e in Spagna, i Paesi europei al momento più colpiti dal contagio, poco più del 40 per cento della popolazione è finanziariamente povera. In Francia e in Germania è finanziariamente povero rispettivamente circa il 40 e il 33 per cento della popolazione. Per gli autori dello studio, si può ritenere che nell'immediato, a parità di risorse economiche, le pressioni finanziarie siano maggiori per le famiglie che non possiedono l'abitazione di residenza. In Spagna un quinto della popolazione vive in famiglie finanziariamente povere il cui principale percettore trae il suo reddito da impieghi più a rischio (lavoro dipendente a tempo determinato, autonomo) o è prevalentemente senza lavoro. In Italia e in Francia la quota è pari al 17 e al 14 per cento, e scende a un decimo in Germania. La grande quota di famiglie proprietarie di casa in Italia riduce gli effetti negativi del blocco economico del coronavirus, sottolineano i ricercatori. In Germania e in Francia un quarto della popolazione è finanziariamente povera e vive in affitto. Nel Belpaese lo è poco meno di un quinto della popolazione e in Spagna poco più di un decimo. Ma lo studio rileva anche che la diversa esposizione a rischi di reddito delle famiglie finanziariamente povere nei Paesi al momento più colpiti dal contagio è però compensata dal diverso grado di vulnerabilità connesso con l'ottenimento di servizi abitativi. Ne emerge un quadro di incertezza che potrà tradursi in minore pulsione ai consumi. L'Istat, intanto, segnala che nel 2019 la propensione al risparmio delle famiglie sale all'8,2% e il loro potere d'acquisto aumenta dello 0,6%, confermando tuttavia la tendenza al rallentamento della crescita già presente negli anni precedenti. Per il Codacons i dati "attestano in modo inequivocabile il peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie" nell'anno passato e "risulteranno assai peggiori nel 2020" con la pandemia: perché "a fronte di una inflazione estremamente bassa nel 2019 e pari allo 0,6%, il potere d'acquisto delle famiglie subisce un netto rallentamento, aumentando appena del +0,6% - spiega il presidente Carlo Rienzi -. E non va meglio per i consumi delle famiglie, con una spesa che passa dal +1,8% del 2018 al +0,9% dello scorso anno"

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