L’Osservatorio

Fondi europei, cresce la dotazione per Erasmus +

Nel 2019 la dotazione finanziaria Erasmus+ destinata all'Italia per l'ambito Vet (Vocational Education and Training: istruzione e formazione professionale) è stata di 54 milioni di euro, di cui 44 milioni saranno utilizzati per la realizzazione di iniziative di mobilità transnazionale mentre 9 milioni favoriranno lo sviluppo di partenariati strategici. ''Rispetto al 2018 - ha spiegato Stefano Sacchi, presidente dell'Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche - si registra un incremento del 20% dei fondi europei messi a disposizione dell'Italia. Oltre il 90% delle risorse aggiuntive sarà destinato alla promozione di esperienze di mobilità in Europa, un aspetto fondamentale del nostro status di cittadini dell'Unione europea''. Erasmus+ è il programma dell'Unione europea per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Inapp è stato incaricato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali come Agenzia nazionale Erasmus+ per implementare il segmento dedicato all'istruzione e alla formazione professionale

In particolare, l'Istituto gestisce i progetti relativi alla mobilità individuale a fini di apprendimento (per favorire esperienze professionalizzanti sul territorio dell'Unione europea di giovani inseriti in percorsi di istruzione e formazione professionale, apprendisti, neodiplomati e neo-qualificati, nonché di docenti e operatori della formazione professionale) e i partenariati strategici (per sostenere la modernizzazione e il rafforzamento dei sistemi di istruzione e formazione professionale). I progetti ammessi a finanziamento nel 2019 sono stati in totale 168, di cui 128 quelli di mobilità (102 nel 2018) e 40 di partenariati strategici (35 nel 2018), con un incremento rispettivamente del 20,3% e del 12,5% in confronto all'annualità precedente, attribuibile anche ai maggiori fondi europei disponibili. Guardando alle categorie di partecipanti ai progetti di mobilità approvati, si riscontra un maggiore coinvolgimento di soggetti con disabilità (+27,6% rispetto al 2018) e un incremento particolarmente significativo dei partecipanti con minori opportunità economico-sociali che ne ostacolano l'accesso ai percorsi di istruzione e formazione, che passano da 476 nel 2018 a 1735 nel 2019 (+260%). L'incremento - si sottolinea - è il frutto di una specifica attività di comunicazione svolta dall'Agenzia nazionale Erasmus+ Inapp

Dando uno sguardo, poi, alla risposta territoriale al bando, nel 2019 si evidenzia un aumento delle iniziative approvate in tutte e tre le macro aree territoriali del nostro Paese, con un numero maggiore di progetti finanziati nel Centro rispetto allo scorso anno (+32,5%). Per quanto riguarda i progetti approvati nel Sud e nelle Isole, si registra una crescita pari al 27,8% rispetto al 2018, nonostante una riduzione del numero complessivo di candidature presentate in tale area in relazione all'annualità precedente. ''Particolarmente interessante - ha proseguito Sacchi - è il dato dei progetti di mobilità transnazionale finanziati nel Sud e nelle Isole, in aumento del 53,8% rispetto al 2018: questi progetti offriranno a giovani del Mezzogiorno e isole maggiori opportunità formative e professionalizzanti presso imprese o centri di formazione nell'Unione europea, per poi tornare e iniettare nuova linfa e portare nuove competenze nel loro territorio di origine, contribuendo al suo sviluppo". Per quanto attiene al Nord Italia, appare interessante evidenziare che, seppur presenti un incremento inferiore delle iniziative approvate in confronto alle altre due macro aree territoriali (+13,1% rispetto al 2018), tale area detiene anche nel 2019 il più alto numero di progetti finanziati (69 Nord, 53 Centro, 46 Sud e isole). 

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Istat: Indicatore anticipatore interrompe la tendenza alla flessione

A luglio, l'indicatore anticipatore ha interrotto la tendenza alla flessione in atto dalla fine dello scorso anno, prospettando uno scenario di lieve miglioramento dei livelli produttivi. Lo rileva l'Istat nella nota mensile evidenziando che il clima di fiducia dei consumatori ha registrato un marcato aumento, diffuso a tutte le componenti. Il recupero della fiducia ha coinvolto anche le imprese ad eccezione di quelle manifatturiere.

Le prospettive per gli scambi internazionali, penalizzate dal protrarsi delle tensioni commerciali e dal rallentamento dell'attivita' economica in Cina, rimangono negative. L'Istat ricorda che in base alla stima preliminare, nel secondo trimestre 2019, il Pil italiano ha registrato una variazione congiunturale nulla a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'industria e di un contenuto incremento in quello dei servizi. A giugno, l'indice destagionalizzato della produzione industriale, dopo l'ampio incremento di maggio, si e' ridotto marginalmente in termini congiunturali. A seguito dell'evoluzione positiva nella prima parte dell'anno, a giugno l'occupazione ha mostrato una stabilizzazione e il tasso di disoccupazione e' diminuito ulteriormente, pur non riducendo il gap con la media dell'area euro. Sotto la spinta dei ribassi dei beni energetici, a luglio, l'inflazione ha continuato a rallentare e si e' ampliato il differenziale negativo con la dinamica dei prezzi al consumo nell'area dell'euro e nei principali partner europe

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Cresce la concentrazione delle imprese nelle grandi citta’

In dieci anni cresce la concentrazione delle imprese nelle grandi citta', secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro imprese a marzo 2019 e marzo 2009. Prima Roma con 361 mila imprese rispetto a 325 mila dieci anni fa, + 11%, oggi pesa il 7% delle imprese italiane rispetto al 6% del 2009. Poi Monza e la Brianza con 64 mila imprese rispetto a 60 mila, +6%. Seguono Napoli con 241 mila imprese rispetto a 227 mila, +6%, Caserta con 77 mila rispetto a 73 mila, +6%, Milano con 303 mila imprese rispetto a 292 mila, +4%, Reggio Calabria con 45 mila imprese rispetto a 43 mila, +3%. Positivo anche il dato di Lecce, Cosenza, Catanzaro, Frosinone, Ragusa, Rimini, Siracusa, Pescara, Massa Carrara.

Maggiore concentrazione nelle societa' di capitali in crescita. In Lombardia le imprese in dieci anni passano da 826 mila a 813 mila, a Milano da 292 mila a 303 mila, a Monza da 60 mila a 64 mila, a Lodi da 16 mila a 14 mila. In Italia le imprese in 10 anni sono in calo del 3%, da 5,3 milioni a 5,1 milioni. Anche grazie alla crescita delle societa' di capitali, + 35% in dieci anni rispetto alle societa' di persone, -17% e alle ditte individuali, -10%. Anche a Milano le societa' di capitali sono in crescita del 22%, e di persone con -23% mentre le ditte individuali restano stabili. I settori in Lombardia che crescono di piu' in dieci anni. Attivita' riguardanti le lotterie, le scommesse (+209%), servizi di assistenza sociale residenziale (+183%), fornitura di energia elettrica (+174%), servizi veterinari (+163%), cultura, biblioteche e musei come imprese (+129%), riparazione, manutenzione ed installazione di macchine (+78%), attivita' di servizi finanziari (+81%), istruzione (+64%), ricerca scientifica e sviluppo (+63%), attivita' di supporto per le funzioni d'ufficio (+60%), attivita' di direzione aziendale e di consulenza (+54%), attivita' di servizi per edifici e paesaggio (+62%), alloggio (+41%), assistenza sanitaria (+37%).

I settori in Italia che crescono di piu' in dieci anni. Fornitura di energia elettrica (+257%), servizi veterinari (+177%), attivita' riguardanti le lotterie, le scommesse (+177%), servizi di assistenza sociale residenziale (+128%), riparazione, manutenzione ed installazione di macchine (+78%), attivita' di servizi finanziari (+70%), ricerca scientifica e sviluppo (+65%), attivita' di supporto per le funzioni d'ufficio (+57%), attivita' di direzione aziendale e di consulenza (+48%), attivita' di servizi per edifici e paesaggio (+48%), servizi postali e attivita' di corriere (+42%), assistenza sanitaria (+39%), istruzione (+35%), alloggio (+34%). I settori a Milano che crescono di piu' in dieci anni. Attivita' riguardanti le lotterie, le scommesse (+218%), fornitura di energia elettrica (+212%), servizi di assistenza sociale residenziale (+183%), attivita' di servizi finanziari (+79%), alloggio (+74%), servizi veterinari (+74%), riparazione, manutenzione ed installazione di macchine (+59%), ristorazione (+57%), ricerca scientifica e sviluppo (+55%), attivita' di supporto per le funzioni d'ufficio (+62%), attivita' di direzione aziendale e di consulenza (+55%), attivita' di servizi per edifici e paesaggio (+62%), istruzione (+51%), assistenza sanitaria (+38%)

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Turismo, 1,6 milioni in viaggio col camper

Sono circa 1,6 milioni i turisti italiani in viaggio sulle strade delle vacanze con il camper che garantisce ai passeggeri tutti i comfort anche nel caso di lunghe code. E' quanto e' emerso da una analisi Coldiretti/Ixe' per quest'estate divulgata nell'ultimo giorno del week end di grande esodo per le partenze ed i primi rientri segnati dallo sciopero dei casellanti sulle autostrade, con bollino rosso. Una allerta che tuttavia secondo Coldiretti/Ixe' non condiziona il comportamento di piu' 4 italiani su 10 (42%) che non cambiano la scelta del giorno di partenza o di rientro perche' spesso possono godere solo di periodi limitati e prestabiliti di ferie, che costringono a sfruttare al massimo i giorni a disposizione. I meno preoccupati - ha sottolineato la Coldiretti - sono proprio coloro che hanno scelto di viaggiare in camper che garantisce tutti i comodita' anche durante il viaggio con la possibilita' di mangiare comodamente seduti o di fare un breve sonnellino rigenerante in aree di sosta o magari di cogliere l'occasione per visitare luoghi non programmati uscendo appositamente dall'autostrada ingolfata. La vera ragione che spinge a fare una vacanza in camper e' infatti il desiderio - ha continuato la Coldiretti - di godere della liberta' e scegliere di visitare mete multiple. La flessibilita' - ha precisato la Coldiretti - e' la qualita' piu' apprezzata dai camperisti insieme alla possibilita' di visitare piu' luoghi durante il viaggio che consente di fare una esperienza di turismo "integrale" in pochi giorni, ma anche di cambiare idea a seconda delle condizioni del posto o del meteo. 

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Affitti agli studenti in aumento in tutta Italia, Pescara è economica

La corsa al rialzo degli affitti universitari non sembra conoscere battute d'arresto: dopo il piu' quattro per cento dello scorso anno, nel 2019 i canoni di locazione delle camere singole sono cresciuti del sei per cento, con incrementi significativi soprattutto nelle citta' universitarie principali: Milano (+ 2 per cento), Roma (+ 6 per cento), Firenze (+ 12 per cento) e Torino (+ 25 per cento). E' quanto emerge da un'analisi di Solo affitti, rete immobiliare specializzata nella locazione. "Per una camera singola - spiega Isabella Tulipano, dell'ufficio studi di Solo affitti - si pagano mediamente 312 euro al mese, contro i 218 euro a persona richiesti per un posto letto in doppia. I prezzi di queste stanze sono in aumento soprattutto nelle grandi citta', dove i canoni medi delle singole sono piu' alti, inducendo gli studenti a ripiegare sulla condivisione della camera"

Con un canone medio di 575 euro mensili, Milano si conferma la citta' italiana dove si paga di piu' per affittare una stanza singola. I prezzi diventano piu' abbordabili a Roma (399 euro/mese), nonostante i canoni siano cresciuti di circa 20 euro. Secondo l'analisi di Solo affitti gli universitari a Torino pagano circa 360 euro al mese per una camera, 73 in piu' rispetto allo scorso anno. A seguire Firenze (358 euro), dove l'esborso mensile e' cresciuto di circa 40 euro, e Bologna (350), invariata rispetto allo scorso anno. I canoni di locazione presentano una certa dinamicita' anche a Padova (335 euro /mese, con prezzi in crescita di 35 euro), Genova, Pavia (300 euro ciascuna), dove l'aumento e' compreso tra i 50 e i 75 euro. Le quotazioni delle singole sono piu' a 'misura' delle tasche degli studenti a Siena (300 euro), che si conferma sugli stessi livelli dell'anno scorso, Napoli (283 euro), dove i canoni sono calati del 19 per cento, e a Parma (275), con prezzi in diminuzione di circa il 12 per cento. Chi vuole avere una camera tutta per se' paghera' in media 250 euro al mese a Cagliari e Catanzaro, dove i prezzi sono cresciuti di 20 euro rispetto al 2018, 230 euro a Bari (- 6 per cento) ; 225 euro a Pescara ( -6 per cento) e 200 euro nella piu' economica Perugia, con canoni stabili rispetto allo scorso anno.

I prezzi mensili delle stanze doppie sono cresciuti mediamente di 14 euro (+ 7 per cento), con il capoluogo meneghino (+ 11 per cento) che anche in questo caso e' in cima alla classifica delle citta' piu' care d'Italia: 395 euro/mese a persona per un posto letto in doppia. Quotazioni piu' basse di un terzo a Bologna e Rimini (270 euro ciascuna), dove i canoni per questa tipologia di camere sono piu' alti che a Roma (258 euro/mese, + 5 per cento rispetto al 2018). Solo affitti rileva prezzi in crescita anche a Torino (+ 2 per cento), Firenze (+ 7 per cento) e Padova (+ 25 per cento), dove un universitario alla ricerca di un posto letto in stanza doppia paga circa 250 euro. In controtendenza Napoli, dove i canoni medi si sono ridotti di 10 euro (- 5 per cento) rispetto allo scorso anno, attestandosi attorno ai 190 euro, poco piu' che a Parma (180), dove il calo dei prezzi e' stato di 20 euro. Le camere doppie sono piu' a buon mercato a Genova, Bari (150 euro ciascuna) e Pescara (130 euro). 

Nella ricerca dell'alloggio gli studenti privilegiano la vicinanza alla facolta' (62,3 per cento) e, a pari merito, un'adeguata presenza di mezzi pubblici. Solo affitti ha rilevato che, soprattutto nelle citta' dove il costo dei posti letto e' piu' elevato, gli studenti sono, ancor piu' quest'anno rispetto al passato, disposti a rinunciare alla vicinanza alla sede universitaria per una casa meno costosa ma ben collegata alla facolta' con i mezzi pubblici. Restano inoltre molto sostenute le richieste di stanze singole (60,4 per cento). Infine, vista la crescita dei prezzi degli affitti e l'esigenza conseguente di condividere la stanza o l'appartamento con altri studenti, aumenta la richiesta di immobili in cui alloggino persone dello stesso sesso (15,1 per cento). 

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Centro Studi di Confindustria, andamento positivo per l’occupazione

L'economia italiana non cresce. Nel 2° trimestre il PIL in Italia e' rimasto fermo, come atteso. Ha pesato la dinamica negativa del settore industriale: produzione in calo e indice PMI (Purchasing Managers' Index) in area di contrazione. Per l'occupazione, invece, l'andamento e' stato positivo (+0,5%), "ma cio' puo' indicare che e' in corso la creazione di posti di lavoro di basso valore nei servizi". E' quanto emerge dal rapporto Congiuntura Flash del Centro Studi di Confindustria. L'Italia ha iniziato il 3° trimestre con alcuni segnali di miglioramento, che si affiancano a diversi dati ancora negativi. Il primo segnale e' che nei servizi il PMI e' tornato in area di espansione (50,5), mentre nell'industria il CSC stima una produzione ancora in discesa a luglio (-0,6%). Il secondo dato positivo sottolineato da Confindustria e' che a luglio si e' accentuata la discesa del tasso sul BTP decennale (di oltre sei decimi, all'1,66%). Negli altri paesi dell'Eurozona il calo e' stato minore, perche' i rendimenti erano gia' scesi molto a giugno. Ma i rendimenti italiani restano troppo alti: Francia e Belgio sono entrate nel club dei tassi negativi, con Irlanda e Germania (-0,36%); la Spagna e' poco sopra (0,36%)

Il parziale riallineamento dell'Italia al trend calante dei tassi europei, innescato dalla BCE, riflette l'aver evitato la procedura di infrazione per il debito e dati recenti migliori delle attese. "Questo potrebbe aiutare la competitivita' delle aziende italiane, penalizzate dalla stretta sul credito originata dai tassi alti: cio' ha portato in calo i prestiti (-0,2% annuo a maggio), anche se il costo e' ai minimi (1,4%)", spiega il CSC. Terzo, la fiducia delle famiglie e' risalita nettamente a luglio, ai valori di gennaio, per il maggiore ottimismo su economia e bilancio familiare. Inoltre, gli ordini interni dei produttori di beni di consumo hanno recuperato a giugno-luglio, pur su livelli bassi. Il 2° trimestre invece era stato debole, con vendite al dettaglio in calo (-0,8% a maggio), anche per i beni alimentari. Continuano a diminuire marcatamente a luglio gli ordini interni dei produttori di beni strumentali e la fiducia delle imprese manifatturiere e' in ulteriore calo. "Cio' preannuncia un andamento negativo degli investimenti nel 3° trimestre - si legge ancora nel rapporto -. Invece, la fiducia e' salita per le imprese di costruzioni, indicando che l'attivita' nel settore potrebbe migliorare nei mesi estivi"

A maggio le vendite italiane sono cresciute (+1,3%) e a giugno risultano robuste le extra-UE, favorite da euro debole e fattori specifici (accordo commerciale con il Giappone, dazi USA sui beni cinesi). Migliorato anche l'export nei mercati UE. Tali buoni dati sono stati trainati dai beni di consumo (alimentari, farmaceutici, abbigliamento). Tuttavia, le indicazioni per i mesi estivi sono negative: gli ordini manifatturieri esteri segnalano, infatti, un indebolimento della domanda. "A pesare sul nostro export e' lo stallo del commercio (-0,3% tra marzo e maggio), a causa dell'elevata incertezza geo-economica, tornata ai massimi a giugno. Le indicazioni a breve sono negative - sottolinea il CSC -: gli ordini esteri nel PMI globale sono in area di contrazione (49,1 a giugno)". In particolare, nell'area euro si prospetta un 3° trimestre debole, come gia' il 2° (+0,2%). Cio' per il peggioramento nell'industria (specie Germania e settore auto): la fiducia delle imprese e' calata ancora a luglio, il PMI e' caduto a 46,4. Il settore dei servizi e' piu' resiliente e l'occupazione totale cresce, anche se cio' non alimenta la fiducia delle famiglie, piatta da inizio 2019

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Pil italiano fermo nel II trimestre

La variazione acquisita del Pil italiano per il 2019, ovvero la crescita finale che si avrebbe in caso di variazione nulla negli ultimi due trimestri, risulta pari a zero. Lo rileva l'Istat comunicando le stime preliminari sul Pil nel secondo trimestre dell'anno

 Il secondo trimestre del 2019 , precisa l'istituto statistico, ha avuto una giornata lavorativa in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2018. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria e di un aumento in quello dei servizi. Dal lato della domanda, c'è un contributo nullo sia della componente nazionale al lordo delle scorte, sia della componente estera netta.

La stima preliminare, segnala Istat, ha necessariamente natura provvisoria e si basa su una valutazione dal lato dell'offerta che indica cali dell'attivita' per l'agricoltura e per l'industria e un contenuto incremento per l'insieme del terziario. Dal lato della domanda, vi e' un contributo nullo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. Il Pil e' rimasto fermo dal secondo trimestre 2018, e' diminuito dello 0,1% sia nel terzo che nel quarto trimestre 2018 ed e' salito dello 0,1% nel primo trimestre 2019, secondo gli ultimi dati rivisti, che confermano quelli gia' diffusi

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Immobiliare, nel primo trimestre compravendite in aumento del 2 per cento

Nel primo trimestre 2019 sono 190.904 le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari. Depurate della componente stagionale, aumentano del 2,0% rispetto al trimestre precedente (+2,0% il settore abitativo e +2,5% l'economico). Lo rende noto l'Istat. Per il comparto abitativo l'incremento congiunturale interessa tutte le aree geografiche del Paese (Centro +4,4%, Isole +1,9%, Sud +1,7%, Nord-ovest +1,3% e Nord-est +1,2%). Per l'economico la crescita riguarda il Centro (+10,4%) e il Nord-est (+6,3%), è nulla nelle Isole (0,0%) mentre si registrano flessioni al Sud (-3,2%) e al Nord-ovest (-0,9%). Il 94,3% delle convenzioni stipulate riguarda trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (179.993), il 5,4% quelle a uso economico (10.221) e lo 0,4% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (690). Rispetto al primo trimestre 2018 le transazioni immobiliari aumentano complessivamente dell'8,0%, è la crescita tendenziale più ampia dal primo trimestre 2017. L'espansione riguarda sia il settore abitativo (+8,4%) sia l'economico (+5,0%). L'incremento tendenziale interessa tutto il territorio nazionale per l'abitativo - Centro +12,0%, Nord-est +10,2%, Nord-ovest +9,4%, Isole +3,8% e Sud +2,4% - e tutte le tipologie di comuni - città metropolitane +8,7% e piccoli centri +8,2%. L'economico registra variazioni tendenziali positive al Centro (+13,6%), nel Nord-est (+7,8%), nel Nord-ovest (+3,4%), nelle città metropolitane (+8,2%) e nelle altre città (+2,7%); le variazioni sono negative nelle Isole (-2,0%) e al Sud (-1,7%). Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (97.412) diminuiscono dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e crescono del 3,6% su base annua. Su base congiunturale tali convenzioni si riducono al Sud (-3,4%) e, in misura più lieve, nel Nord-ovest (-0,9%), nel Nord-est (-0,7%) e nelle Isole (-0,3%); le variazioni sono invece positive al Centro (+0,6%). Su base annua crescono al Centro (+8,5%), nel Nord-est (+5,1%) e nel Nord-ovest (+2,6%) e si riducono nelle Isole (-2,6%) e al Sud (-0,5%). Rispetto alla tipologia dei comuni, l'aumento rguarda in egual misura le città metropolitane e i piccoli centri (entrambe +3,6%). Nel I trimestre 2019 - commenta l'Istat - l'indice destagionalizzato delle compravendite supera di quasi 3 punti percentuali i valori medi del 2010. La crescita è trainata soprattutto dalle dinamiche delle regioni settentrionali e in misura più lieve dal Centro. Il Mezzogiorno, sebbene risulti in crescita, non ha ancora recuperato i livelli medi del 2010. L'indice destagionalizzato di mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare registra segnali negativi su tutto il territorio nazionale, con eccezione del Centro che nel primo trimestre 2019 supera di 4,5 punti percentuali i valori medi del 2010.

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In Italia sono 52.619 le concessioni demaniali marittime

In Italia sono 52.619 le concessioni demaniali marittime, di cui 11.104 sono per stabilimenti balneari, 1.231 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti sono distribuite su vari utilizzi. Complessivamente, si puo' stimare che le sole concessioni relative agli stabilimenti ed ai campeggi superano il 42% di occupazione delle spiagge, ma se si aggiungono quelle relative ad altre attivita' turistiche si supera il 50%. A comporre il quadro dei lidi della Penisola - caratterizzata da 3.346 km di coste sabbiose - e' il rapporto 'Spiagge 2019' di Legambiente che fotografa una situazione complessa e variegata. 'Parliamo di un Paese dove le spiagge libere sono spesso un miraggio, quelle presenti sono il piu' delle volte di serie B e poste vicino a foci dei fiumi, fossi o fognature dove la balneazione e' vietata- scrive Legambiente in un comunicato- A cio' va aggiunto l'impatto che ormai i cambiamenti climatici, l'erosione e il cemento selvaggio stanno avendo sulle coste ridisegnandole, il problema dell'inquinamento, l'accessibilita' negata e quello delle concessioni senza controlli''.

Tornando ai dati del report, 'in Liguria ed Emilia-Romagna quasi il 70% delle spiagge e' occupato da stabilimenti, in Campania e' il 67,7%, nelle Marche il 61,8%. In alcune aree il continuum di stabilimenti assume forme incredibili, come in Versilia, dove sono presenti 683 stabilimenti sui 1.291 dell'intera regione. Risalendo dal porto di Viareggio fino al confine Nord del Comune di Massa si possono percorrere lungo la spiaggia 23 chilometri a piedi con accanto stabilimenti di ogni tipo e dimensione, dove saltuariamente sopravvivono alcune strisce di spiagge libere che tutte assieme non arrivano ad un chilometro di lunghezza. Una situazione di sovraffollamento che lascia pochi spazi a quanti cercano spiagge per tuffi liberi', osserva l'associazione. 'Ci sono poi- prosegue la nota- situazioni di illegalita' che riguardano le coste come il caso di Ostia, nel Comune di Roma, o quello di Pozzuoli dove muri e barriere impediscono addirittura di vedere e di accedere al mare, o di dune sbancate nel Salento per realizzare parcheggi e tirare su stabilimenti balneari. Inoltre, non dimentichiamo che quasi il 10% delle coste e' interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. In Veneto oltre un quarto della costa e' in queste condizioni, mentre in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Lazio oltre il 10% della costa rientra in questa categoria. Se si considerano i tratti di costa non balneabili, un ulteriore 9,5% della costa risulta quindi non fruibile. Il risultato e' che complessivamente nel nostro Paese la spiaggia libera e balneabile si riduce mediamente al 40% , con situazioni limite in Emilia-Romagna, Campania, Marche, Liguria dove diventa difficile da trovare quelle al contempo libere e balneabili'.

In particolare Legambiente torna a sottolineare l'importanza di definire nuove regole e politiche per rilanciare il ruolo delle aree costiere italiane fissando le sfide del futuro. 'Occorre approvare una legge nazionale in materia di aree costiere- avverte l'associazione- come fatto negli altri Paesi, che dia risposta alle tre sfide che abbiamo di fronte: quello di garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge; di premiare la qualita' dell'offerta nelle spiagge in concessione e di prevedere dei canoni adeguati con risorse da utilizzare per la riqualificazione del patrimonio naturale costiero. Per far cio' e' indispensabile avviare un dialogo sinergico coinvolgendo in primo luogo il settore balneare, i cittadini e gli ambientalisti per ragionare insieme sul futuro delle spiagge italiane unendo qualita', accessibilita', sostenibilita' e valorizzazione del territorio'.

'In Italia non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione, tale scelta viene lasciata alle Regioni che il piu' delle volte optano per percentuali molto basse. In Molise, ad esempio, la Legge Regionale del 2006 prevede il 30% di spiagge libere, ma non e' applicata dai Psc (Piano strutturale comunale, ndr) dei quattro Comuni costieri, in Calabria la quota e' del 30%, nelle Marche del 25%, mentre in Campania ed Abruzzo solo del 20%. Addirittura in cinque Regioni (Toscana, Basilicata, Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Veneto) non esiste nessuna norma che specifichi una percentuale minima di costa destinata alle spiagge libere o libere attrezzate. La Sicilia non ha limiti per le spiagge in concessione, ma ha approvato di recente delle nuove linee guida per il rilascio delle concessioni demaniali marittime'. 'Al contrario- chiarisce Legambiente - emergono esempi virtuosi come quello della Puglia che da 13 anni, grazie alla Legge Regionale 17/2006 (la cosiddetta Legge 'Minervini'), ha stabilito il principio del diritto di accesso al mare per tutti e fissa una percentuale di spiagge libere del 60%. La Sardegna ha disciplinato l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo destinato ad uso turistico-ricreativo, attraverso le 'Linee guida per la predisposizione del Piano di utilizzo dei litorali' con la Deliberazione G.R. 12/8 del 5/3/2013 e la Deliberazione G.R. 10/5 del 21/2/2017)'. Nel report, Legambiente ricorda come diverse sentenze della magistratura abbiano ribadito i poteri dei Comuni nel garantire i diritti dei cittadini di fronte a concessioni balneari che impediscono il libero accesso al mare. 'Sul fronte economico permane la forte sperequazione nella definizione dei canoni concessori, con situazioni paradossali che fanno registrare il pagamento di canoni demaniali bassissimi per concessioni spesso molto remunerative (spesso meno di 2 euro a mq all'anno)- si legge ancora- Ad esempio a Santa Margherita Ligure, il Lido Punta Pedale versa 7.500 euro all'anno, mentre l'hotel Regina Elena 6mila. Il Metropole versa 3.614 euro, il Continental1.989. A Marina di Pietrasanta il Twiga di Briatore occupa una superficie di 4.485 metri quadri, per un canone di 16 mila euro all'anno. A Forte dei Marmi il Bagno Felice versa 6.560 euro per 4.860 metri quadri. Nel complesso nel 2016 lo Stato ha incassato poco piu' di 103 milioni di euro dalle concessioni a fronte di un giro di affari stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi di euro annui (il dato del 2019 non e' disponibile)'.

'In questi anni c'e' stato un vero e proprio boom degli stabilimenti green. Dal Cilento al Salento, da Ravenna a Viareggio, passando per il Parco di Migliarino San Rossore per arrivare all'area protetta di Torre del Cerrano sono tanti gli stabilimenti che hanno deciso di intraprendere una svolta green, scegliendo ad esempio di essere 'plastic free' e di coinvolgere i bambini in progetti di educazione ambientale come fa il Lido Idelmery-Arma di Taggia in Liguria, che oltre ad attuare con l'universita' di Savona un progetto di gestione della Posidonia spiaggiata con cartelli esplicativi, ha anche realizzato un libro per i bambini 'Il viaggio di Posidina' e sollecitato l'abbandono della plastica usa e getta offrendo ai clienti un kit di piatti e posate compostabili. Ci sono stabilimenti che sono impegnati nella riscoperta del territorio e nel recupero delle dune costiere come ha fatto la Poseidonia Beach Club-Marina di Ascesa, in Campania, e il Rimp-Rete delle imprese della Marina del Parco (in Toscana). Quest'ultima costituita da 20 stabilimenti di Viareggio e dell'area della Darsena e poi Bagno Teresa che ha ricostruito la duna sabbiosa rinunciando alla vista mare del ristorante dello stabilimento che per altro usa prodotti a km zero'.

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Al via la transumanza, un milione di pecore in meno in 10 anni

 Con il caldo torna la transumanza delle greggi, con un milione di pecore in meno rispetto a 10 anni fa. Colpa dei bassi prezzi pagati ai pastori, della concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per nazionali ma anche del massiccio consumo di suolo che ha ridotto drasticamente gli spazi e i tradizionali percorsi usati per la transumanza delle greggi. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti, in occasione della prima iniziativa a sostegno della candidatura della transumanza a patrimonio immateriale dell'Unesco, presentata dall'Italia capofila insieme a Grecia e Austria, che sara' esaminata a novembre. Oggi a Rieti, citta' scelta perche' e' il centro d'Italia, si sono radunati gli allevatori della Coldiretti con le loro 6mila pecore dirette per sfuggire al caldo lungo l'antica via di transumanza alla volta dell'altipiano di Rascino. Un'occasione per cittadini e turisti per imparare a mungere le pecore in maniera tradizionale, utilizzare il latte per la preparazione dal vivo della ricotta romana a denominazione di origine (Dop) e gustare le ricette piu' antiche preparate dai pastori durante la transumanza, dalla Pizza Rentorta all'Abbacchio romano Igp fritto fino alla Coratella. Un appuntamento che vuole anche affermare il valore sociale, economico, storico e ambientale del settore in un momento di grande difficolta' che mette a rischio il lavoro di 60mila allevamenti. In 10 anni il gregge Italia e' passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni, rileva Coldiretti, con pesanti ripercussioni anche sull'assetto del territorio. La pastorizia, rileva infine la Coldiretti, e' un lavoro ad elevato valore ambientale, perche' e' concentrata nelle zone svantaggiate e garantisce la salvaguardia di 38 razze a vantaggio della biodiversita' locale. 

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