L’Osservatorio

Istat, nel 2018 il rapporto debito/Pil al 2,2 per cento

Sulla base delle informazioni aggiornate, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil e' stato pari nel 2018 a -2,2% (-2,4% l'anno precedente). In valore assoluto l'indebitamento e' di -38.551 milioni, in diminuzione di circa 3,5 miliardi rispetto a quello dell'anno precedente. Cosi' l'ISTAT che ha diffuso la revisione generale quinquennale dei conti economici nazionali. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) e' positivo e pari a 26.111 milioni, con un'incidenza sul Pil dell'1,5% (+1,3% nel 2017). Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle AP) e' positivo e pari a 16.046 milioni (17.608 milioni nel 2017). Tale peggioramento e' il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 15,8 miliardi e di un aumento delle uscite correnti di circa 17,4 miliardi. Nel 2018 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate dell'1,6% rispetto all'anno precedente. L'incidenza sul Pil e' pari al 46,2%. Le entrate correnti hanno registrato una crescita del 2%, risultando pari al 46% del Pil. 

In particolare, le imposte indirette sono aumentate del 2,3% in virtu', principalmente, della crescita del gettito Iva e Irap. Le imposte dirette sono risultate in calo (-0,6%), a causa della flessione dell'Ires e delle imposte sostitutive, in parte compensata dall'aumento dell'Irpef. I contributi sociali effettivi hanno segnato un incremento (+4,3%) rispetto al 2017 anche per effetto dei rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici. La decisa diminuzione delle entrate in conto capitale (-41,8%) e' dovuta sia alle imposte in conto capitale sia alle altre entrate in conto capitale. La pressione fiscale complessiva e' risultata pari al 41,8 %, invariata rispetto all'anno precedente. Nel 2018 le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate dell'1,1% rispetto al 2017. In rapporto al Pil sono risultate pari al 48,4%. Al loro interno, le uscite correnti sono aumentate del 2,2%. In particolare, i consumi intermedi sono cresciuti dell'1,5% e i redditi da lavoro dipendente del 3,3% (+0,5% nel 2017).

Le prestazioni sociali in denaro sono aumentate del 2,2% (+1,5% nel 2017), guidate soprattutto dalle prestazioni pensionistiche (+2%). Le altre uscite correnti sono aumentate del 4%. Gli interessi passivi sono diminuiti dell'1% dopo la riduzione dell'1,4% nel 2017. Le uscite in conto capitale sono diminuite dell'11,8% per effetto del calo dei trasferimenti in conto capitale a imprese che nel 2017 incorporavano le operazioni riguardanti le banche in difficolta', in parte compensato dalla crescita dei contributi agli investimenti. Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,1% dopo due anni di caduta (-3,2% nel 2016 e -2,4% nel 2017).

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Perché i turisti francesi scelgono l’Italia

I turisti francesi in vacanza si nutrono di esperienze multisensoriali in stile italiano cosi' come non rinunciano alla cultura e al benessere. Le esperienze manuali diventano chic e il Bel Paese rappresenta il luogo ideale per vivere mille vite in villeggiatura. Otto tour operator su dieci francesi che promuovono l'Italia dichiarano un trend di crescita e l'estate consolida i risultati gia' raggiunti dopo un'ottima primavera. Lo conferma il monitoraggio realizzato da Enit-Agenzia Nazionale del Turismo. I francesi scelgono l'Italia per non rinunciare all'arte e alla cultura (+6% delle vendite del brand Italia) neppure in vacanza al mare. I viaggi piu' richiesti sono quelli individuali per mete culturali ed enogastronomiche, quali Roma, Napoli e Firenze, e il Sud Italia con Puglia, Sicilia e Campania. Per potenziare la passione italica dei francesi, Enit - Agenzia Nazionale del Turismo porta l'Italia a Parigi alla fiera Iftm-Top Resa dall'1 al 4 ottobre 2019, il maggiore salone del turismo B2B per proporre le eccellenze dell'Italian lifestyle ai cugini d'oltralpe, dai motori alla cucina tipica. 

Secondo l'Ufficio Studi Enit su dati Istat e Banca d'Italia, il mercato francese in Italia e' in crescita non solo per il numero delle presenze (+4,2%) ma anche in volumi di spesa (+9%) per oltre 4,3 miliardi di euro di consumi turistici. Sono 14,2 milioni le presenze turistiche francesi in Italia nel 2018 e rappresentano il 6,6% delle presenze straniere. La distribuzione negli esercizi ricettivi vede il 69% delle presenze negli alberghi e il restante 31% nelle strutture complementari, anche se queste ultime ospitano l'11,9% in piu' di presenze contro il +1% delle strutture alberghiere, nel confronto con l'anno precedente. Alberghi e villaggi raccolgono circa la meta' degli introiti turistici provenienti dalla Francia ma sono sempre piu' rilevanti B&B e agriturismi e l'ospitalita' di parenti e amici. Liguria (+9,9% 2018/2017), Lazio (+9,9%), Lombardia (+1,2%), Piemonte (21,1%) e Veneto (+12,5%) sono le principali destinazioni della spesa turistica dei francesi. Tutte in aumento nel 2018 sul 2017, le 5 regioni insieme rappresentano il 60,5% del totale

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Istat, quotazione dei minibond porta alla crescita delle imprese

La quotazione di strumenti di debito da parte delle imprese comporta una crescita della produttivita' del lavoro del 2,6% e del Roe dello 0,4%. E' quanto emerge da uno studio dell'Istat, realizzato in collaborazione con Borsa Italiana e presentato in occasione del lancio del nuovo segmento obbligazionario dedicato alle Pmi. Lo studio, il primo realizzato dall'Istat sul mercato dei capitali, ha preso in esame un campione di 168 imprese che hanno quotato strumenti di debito su ExtraMot dal 2013 al 2017. Dall'analisi emerge che gli emittenti mostrano un'elevata vocazione all'export e sono caratterizzati da una forte crescita occupazionale nel periodo considerato (la dimensione mediana passa da 87 a 115 addetti). Complessivamente le societa' mostrano una performance economica comparativamente superiore a quella media nazionale in termini di livello dei risultati economici e di evoluzione nel tempo. Da una ricerca condotta dal Politecnico di Milano, inoltre, emerge come su 90 societa' emittenti di ExtraMot, secondo cui la quotazione ha permesso alle societa' di avvicinarsi a standard internazionali, alla managerializzazione del vertice aziendale e all'inserimento di presidi per la gestione dei rischi e dei conflitti. Inoltre la quotazione ha concesso alle societa' di adottare policy per la gestione delle informazioni price-sentitive e di arricchirsi di competenze economico-finanziare, legate all'internazionalizzazione e alle nuove tecnologie

Lo studio sul mercato dei capitali e' stato presentato nella sede di Borsa Italiana a Milano dal direttore del dipartimento per la produzione statistica dell' Istat, Roberto Monducci. E' stato realizzato un primo "esercizio statistico-econometrico - ha detto - finalizzato a quantificare gli effetti dell'adesione a politiche di incentivo all'utilizzo della finanza alternativa da parte delle PMI sulla loro performance, indipendentemente da tutte le possibili cause di differenze ex-ante tra le imprese aderenti alla policy e le altre imprese". I risultati preliminari delle stime mostrano effetti economici "positivi - prosegue Monducci - sui risultati economici delle imprese, derivanti dall'adesione al programma, in termini sia di produttivita' sia di profittabilita': per la prima si stima un incremento del 2,6%, attraverso una maggiore propensione all'investimento indotta dall'adesione al programma; per la seconda emerge un incremento del Roe di 0,4 punti percentuali".

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Istat rivede al ribasso le stime di crescita del Pil

Nel 2018 la crescita del Pil in volume e' stata pari all0 0,8%, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima diffusa ad aprile, che dava il Prodotto interno lordo in aumento dello 0,9%. Lo rileva l'Istat che ha ricostruito le serie dei conti nazionali, in occasione della revisione generale programmata dall'Istituto a cinque anni dall'ultima. Non cambia invece il Pil del 2017, che resta (+1,7%). Ecco che in un anno la crescita si e' piu' che dimezzata

Guardando ai valori assoluti, nel 2018 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.765,421 miliardi di euro correnti, con una revisione al rialzo di 8,439 miliardi rispetto alla stima di aprile scorso. Per il 2017 invece il livello del Prodotto interno lordo e' stato alzato di di 9,220 miliardi. Per l'Istat la revisione generale dei conti ha "modificato in misura molto limitata le stime dei tassi di crescita dell'economia italiana per gli anni recenti". Sulla base dei nuovi dati, nel 2018 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti in volume del 3,2%, i consumi finali nazionali dello 0,7%, le esportazioni di beni e servizi dell'1,8% e le importazioni del 3,0%. Il valore aggiunto, a prezzi costanti, e' aumentato dello 0,7% nel settore dell'agricoltura, silvicoltura e pesca, del 2,0% nell'industria in senso stretto, dello 0,6% nel settore dei servizi e del 2,4% nelle costruzioni. Per l'insieme delle societa' non finanziarie, la quota di profitto e' stata pari al 42,2% e il tasso di investimento al 21,3%. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato, sempre nel 2018, una crescita dell'1,8% in valore nominale e dello 0,9% in termini di potere d'acquisto. Poiche' il valore dei consumi privati e' aumentato dell'1,7%, la propensione al risparmio delle famiglie e' rimasta quasi stabile, passando dall'8,0 all'8,1%. Quanto al saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) e' risultati pari al +1,5% del Pil.

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Cresce la domanda delle stanze in affitto

Cresce la domanda delle stanze in affitto, specialmente nelle città universitarie o a forte presenza di studenti o lavoratori fuori sede, e i prezzi lievitano in Italia. L'aumento medio è del 3% nel 2019, il prezzo medio è di 328 euro al mese. A rilevare il trend è l'Ufficio studi di Idealista, la piattaforma di annunci del mercato immobiliare, che ha condotto un'indagine per l'Adnkronos nell'imminenza dell'apertura dell'anno accademico negli atenei italiani. Quest'anno quindi si paga in media 328 euro al mese contro i 318 euro dell'anno scorso. L'andamento crescente dei prezzi non interessa tuttavia in uguale misura tutte le città monitorate e i centri di maggiore attrazione studentesca, anche se la domanda resta viva registrando un incremento addirittura del 43%, a dispetto di chi condivide la casa con altri, in primis per risparmiare. La notizia positiva però è che se aumentano i prezzi e la domanda di camere in affitto dall'altro canto sale anche l'offerta, anche se in misura minore, registrando in media un +28%. Le piazze più gettonate sono le città universitarie, Padova spicca al primo posto con un rincaro del 18,6% e un prezzo medio di 307 euro mentre Milano è la città più cara, qui occorrono di media 465 euro al mese per una stanza. 

 A seguire Roma con 408 euro, mentre a Firenze si toccano i 393 euro. Sopra la media nazionale delle richieste, pari a 328 euro mensili, si colloca anche Bologna (371 euro), mentre Torino rimane appena sotto la media con 319 euro mensili. Tra gli aumenti più alti l'indagine rileva quelli di Bologna (+8,7%) e Trieste (+13,3%). Segni positivi interessano anche i capoluoghi più importanti, come Roma (2,1%), Milano (3,1%), Napoli (3,5%) e Firenze (4,5%), che resistono in terreno positivo consolidandosi tra i top valori nella graduatoria dei canoni di affitto stanze. Mentre sul totale delle 29 città analizzate nello studio di Idealista, sono 8 quelle che perdono valore rispetto all'anno precedente. Il primato nel calo delle locazioni delle stanze spetta a Reggio Calabria (-7,9%), seguita da L'Aquila (-6,4%), Genova (-3,7%), Viterbo (2,5%) e Pisa (-2,2%). Cali meno consistenti invece in città come Perugia (-1%), Chieti (-0,6%) e Torino (-0,4%). Lo studio di idealista riscontra inoltre i canoni più bassi a L'Aquila (191 euro/mese), che precede Enna (189 euro) e Reggio Calabria (186 euro). 

Il rapporto delinea anche un identikit del coinquilino italiano. L'età media è di 29 anni, segno che l'affitto della stanza singola e le case in condivisione non sono più a uso esclusivo di studenti fuori sede, ma anche di lavoratori e single. L'età dei conviventi va dai 33 anni de L'Aquila ai 24 di Viterbo. Firenze (31) tra le grandi città è quella con l'età media dei coinquilini più alta davanti a Napoli (30) Roma (29), Milano (28) e Torino (27). Lo studio rivela che il 77% delle convivenze sono miste (uomini e donne); la coabitazione tra sole donne ricorre nel 17% dei casi; convivenze solo maschili, solo nel 5% dei casi. Ancora una curiosità sui coinquilini riguarda la presenza di animali domestici dentro casa, ammessi nel 71% dei casi. Decisamente meno graditi invece i fumatori, tollerati solo in un alloggio su due. L'indagine online rivela che solo 1 inquilino su 2 si dice soddisfatto dell'abitazione in cui vive in condivisione. Tra i criteri di scelta della stanza il prezzo è il fattore "guida" per l'81% degli utenti, seguito dalla vicinanza ai mezzi di trasporto pubblico, ritenuta "molto importante" o "indispensabile" per il 79% dei rispondenti, e coinquilino giusto (69% delle risposte). Altre caratteristiche che motivano la scelta dell'alloggio sono lo stato dell'abitazione (arredata, ristrutturata, etc.) con il 63% delle preferenze e la vicinanza al centro (56,7%).

 Gli utenti sarebbero più soddisfatti se le bollette fossero incluse nel prezzo (39% dei rispondenti), se la casa fosse dotata di mobili e elettrodomestici in buono stato (29%), con il bagno indipendente (10% delle risposte degli utenti). Il prezzo "giusto" indicato dagli utenti per questo genere di soluzione abitativa è di 300-400 euro mensili. Interessante che il 18% dei rispondenti al questionario ritenga il prezzo corretto per la stanza ideale tra i 400 e i 500 euro.

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Allarme della Cgia, da 20 anni l’Italia è cresciuta dello 0,2%

Negli ultimi 20 anni la ricchezza dell'Italia e' cresciuta mediamente dello 0,2% ogni anno. Un dato riconducibile, in particolare, agli effetti negativi provocati dalla grande crisi iniziata nel 2008. Nonostante sia trascorso oltre un decennio da questo evento, assieme alla Grecia siamo l'unico Paese dell'area dell'euro a non aver ancora recuperato la situazione ante-crisi. Rispetto a 12 anni fa, infatti, dobbiamo 'riconquistare' ancora 4,2 punti percentuali di Pil, ma anche 19,2 punti di investimenti, 5,9 punti di reddito disponibile delle famiglie e 1,4 punti percentuali di consumi delle famiglie. Lo sottolinea la Cgia di Mestre, rilevando che queste difficolta' continuano a perdurare, nonostante la platea degli addetti sia aumentata: sempre in questa ultima dozzina di anni, infatti, gli occupati sono cresciuti dell'1,6%

Nonostante questo aspetto positivo, il monte orario e il livello medio delle retribuzioni sono diminuite, a causa di un deciso incremento della precarieta', mentre la disoccupazione e' aumentata dell'81%(il tasso medio annuo era al 6 e ora si aggira attorno al 10%). Con meno soldi a disposizione, dobbiamo ancora recuperare 5,9 punti di reddito disponibile delle famiglie e 1,4 punti di consumi. Dall'analisi di questi indicatori, infine, l'unico segnale veramente positivo giunge dalle esportazioni: rispetto al 2007 sono salite del 17,5%, interessando, principalmente, le regioni del Centronord. "Va comunque sottolineato - commenta il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - che l'andamento medio della ricchezza prodotta in Italia risente delle forti differenze esistenti tra Nord e Sud. Negli ultimi 20 anni, ad esempio, il Settentrione e' cresciuto del 7,5%, il Mezzogiorno, invece, e' crollato di 6 punti percentuali. Sempre in questo arco temporale, la crescita media annua registrata nel Settentrione e' stata dello 0,4%, pari al doppio del risultato medio nazionale. Nel meridione, invece, il Pil medio annuo ha subito una contrazione dello 0,3. "Negli ultimi 18 anni - dichiara il Segretario della Cgia Renato Mason - solo in un anno, il 2009, il saldo primario, dato dalla differenza tra le entrate totali e la spesa pubblica totale al netto degli interessi sul debito pubblico, e' stato negativo. In tutti gli altri anni, invece, e' stato di segno positivo e, pertanto, le uscite sono state inferiori alle entrate. A ulteriore dimostrazione che dall'avvento della moneta unica, l'Italia ha mantenuto l'impegno di risanare i propri conti pubblici, nonostante gli effetti della crisi economica siano stati maggiormente negativi da noi che altrove". E' importante segnalare che tra il 2000 e il 2007 (anno pre-crisi) il trend di crescita delle regioni del Centro (Toscana, Lazio, Umbria e Marche) e' stato superiore anche a quello del Nord (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna). Successivamente, sebbene sia sceso come nel resto del Paese, il primato economico del Centro e' proseguito anche nel periodo piu' nero della crisi (2008-2014). Solo dal 2015 il Nord e' tornato a imporsi, distanziando le altre ripartizioni geografiche del Paese. Secondo la Cgia il tema degli investimenti rimane centrale per delineare qualsiasi politica di sviluppo economico. Senza investimenti non si creano posti di lavoro stabili e duraturi in grado di migliorare la produttivita' del sistema e, conseguentemente, di far crescere il livello delle retribuzioni medie e dei consumi

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Prezzi dei supermercati, secondo Altroconsumo è possibile risparmiare 1.300 euro l’anno

La spesa per i prodotti alimentari pesa sul bilancio mensile delle famiglie per circa 500 euro secondo i dati Istat. Un numero che, a causa dell'inflazione, rivela che gli italiani acquistano sempre meno cibo come confermato dai dati: dal 1997 ad oggi c'è stato un calo dei consumi alimentari pari al 18,4% al netto dell'inflazione. Ma cambiare abitudini e non sprecare sono una strategia che può arrivare a far risparmiare 1.278 euro l'anno: basta scegliere il punto vendita giusto grazie alla grande indagine annuale condotta da Altroconsumo.

Stando alla ricerca, oltre un milione di prezzi rilevati, più di 1.000 punti vendita coinvolti in 69 capoluoghi di provincia per scoprire dove è più conveniente fare la spesa, ma non solo. Altroconsumo scatta una fotografia più ampia che offre una serie di spunti e suggerimenti utili per tutti i consumatori alle prese con il carrello della spesa.Innanzitutto, è stata considerata come 'spesa tipo' della maggior parte degli italiani quella costituita da un mix composto per la maggior parte da prodotti di marca, quelli più noti; poi da quelli a marchio commerciale (quelli marchiati con il logo della catena dove vengono acquistati) ma anche da quelli più economici. "Considerando una spesa di questo tipo - sostiene ancora Altroconsumo - è Famila Superstore la catena più conveniente seguita da Auchan e, "a pari convenienza", da Ipercoop, Conad Ipermercato, Iper e Bennet. Per chi acquista solo prodotti di marca è Esselunga a confermarsi la più conveniente, mentre Conad Ipermercato e Aldi e Eurospin si attestano rispettivamente al primo posto per la spesa esclusivamente con prodotti a marchio commerciale e solo con prodotti economici".

 I risultati della rilevazione svolta da Altroconsumo testimoniano che, soprattutto quando parliamo di prodotti di marca, i prezzi possono essere molto diversi da un punto vendita all’altro arrivando a costare anche il doppio o addirittura il triplo. Nella grande distribuzione, infatti, la distribuzione dei prezzi tipicamente vede un'area in cui i prezzi sono più bassi (promozioni, confezioni più grandi o multipack). Poi c'è un'area in cui c'è la maggior parte dei prezzi praticati sul mercato e infine una piccola area con prezzi particolarmente alti. È questa distribuzione a giustificare un'oscillazione così ampia da un punto vendita all'altro. Prestare attenzione a questi aspetti può quindi aiutare i consumatori a orientarsi nella giungla dei prezzi.

Facendo una mappa della convenienza, è, in generale, il Veneto la regione dove fare la spesa più conveniente con 6 delle prime 10 città più economiche, seguito dal Friuli Venezia Giulia. Le regioni più care, invece, sono Sicilia - con Messina città più cara dell'indagine - e Calabria. Cremona la città dove c'è più possibilità di risparmio tra un punto vendita e l'altro, segno del fatto che c'è un'intensa concorrenza. Scegliendo il punto vendita meno caro si possono risparmiare fino a 1.278 euro in un anno rispetto al punto vendita più caro in città.Individuare il supermercato più conveniente aiuta senza dubbio a risparmiare, ma non è l'unica strategia che i consumatori possono mettere in campo: ridurre gli sprechi - stando alla ricerca - è un altro tassello importante. Ed ecco che Altroconsumo offre una serie di semplici consigli da seguire per una spesa intelligente. Innanzitutto prima di andare al supermercato è utile fare una lista della spesa per comprare solo ciò che effettivamente serve; attenzione alla data di scadenza: posizionare i cibi più deperibili nelle zone più visibili del frigorifero può essere utile a non sprecarli come anche congelare il cibo fresco in piccole porzioni quando ci rendiamo conto di non riuscire a consumarlo. Riguardo le date di scadenza, bisogna tenere presente che - per alcuni alimenti - sforare di 24/48 ore non comporta rischi. 

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Cresce l’occupazione nel secondo trimestre del 2019

Cresce l'occupazione nel secondo trimestre del 2019 nonostante il ristagno dell'attivita' economica confermata da una variazione congiunturale nulla del Pil. Nel periodo - si legge nella Nota congiunta Istat, Inps, Ministero Lavoro, Anpal e Inail - gli occupati sono cresciuti di 130.000 unita' sul trimestre precedente e di 78.000 sullo stesso trimestre del 2018 ma le posizioni lavorative dipendenti a tempo indeterminato sono aumentate sulla base delle comunicazioni obbligatorie del Ministero di 134.000 su base congiunturale di di 471.000 su base tendenziale (dati grezzi).

La nota congiunta segnala, sempre nei dati del ministero del Lavoro sulle Comunicazioni obbligatorie, un calo per le posizioni lavorative a tempo determinato con una riduzione di 45.000 unita' rispetto al primo trimestre 2019 e di 92.000 unita' rispetto al secondo trimestre 2018. Gli occupati secondo i dati Istat sulle Forze lavoro nel secondo trimestre erano 23.390.000 con una crescita di 130.000 unita' sul primo trimestre e un aumento di 78.000 unita' sullo stesso periodo del 2008. I disoccupati erano 2.580.000 con un calo di 103.000 unita' sul primo trimestre e di 260.000 sul secondo trimestre 2018. Dopo 11 trimestri di crescita le posizioni a tempo determinato diminuiscono su base annua, come avvenuto anche nel primo trimestre. Tale andamento si accentua nei dati Inps-Uniemens (-198 mila nel secondo trimestre 2019 su base annua) che comprendono anche il lavoro in somministrazione e a chiamata. Le posizioni lavorative a tempo indeterminato presentano un aumento tendenziale nei dati delle Comunicazioni obbligatorie (+471 mila), in accelerazione rispetto ai tre trimestri precedenti (+405 mila, +234 mila e +127 mila); del tutto analogo l'andamento registrato dai dati Inps (+469 mila) in confronto ai tre trimestri precedenti (+412 mila, +254 mila e +123 mila).

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Cna, ‘tax free day’ anticipato al 5 agosto

Quest'anno il festeggiamento della 'liberazione fiscale' passa per le Pmi dal 10 al 5 agosto. Come ogni anno a segnare la data sul calendario e' la Cna, che per il 2019 prevede, grazie agli 'sconti' stabiliti per l'Imu, un alleggerimento della pressione fiscale che grava sulle piccole e medie imprese. La confederazione lo chiama precisamente il "Tax free day", che, appunto, coincide, con "la data dalla quale gli imprenditori cominciano finalmente a produrre per loro stessi e per le famiglie liberandosi da un socio tanto inerte quanto esigente: l'amministrazione pubblica, centrale e locale". L'analisi della Cna misura, ormai da sei anni, il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 141 comuni italiani, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia. "A differenza di altri organismi, anche internazionali, l'Osservatorio Cna - viene chiarito - basa la sua analisi sull'impresa tipo italiana, con un laboratorio o un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai dipendenti, 50mila euro di reddito"

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Coldiretti: Record storico dell’export di prosecco

 La prima vendemmia sulle colline riconosciute dall’Unesco festeggia l’aumento del 50% delle vendite in Francia che spinge l’export del Prosecco al record storico di sempre sui mercati mondiali, per un valore complessivo di ben 458 milioni nel primo semestre del 2019. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat presentata in occasione del distacco del primo grappolo di uva Glera dell’anno per il Prosecco nella Tenuta Astoria a Refrontolo (Treviso), dopo l’avvenuta iscrizione del sito veneto 'Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene' nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco

 "Con un aumento del 17% delle esportazioni il Prosecco conquista nel 2019 il primato di vino italiano più consumato all’estero grazie all’alta qualità e capacità produttiva con le pregiate bollicine che - sottolinea la Coldiretti in un comunicato - sono protagoniste di un vero a proprio boom negli Usa. Gli Stati Uniti, con un aumento in valore del 41%, diventano il principale cliente davanti alla Gran Bretagna e alla Francia mentre al quarto posto si piazza la Germania dove l’aumento è più contenuto (+7%). Ma un incoraggiante aumento del 66% del valore delle vendite si registra anche in Cina dove però la domanda è ancora molto contenuta per la tradizionale preferenza accordata nel gigante asiatico ai vini rossi".

Il gradimento dei cugini d’Oltralpe è significativo del successo conquistato anche nei confronti della concorrenza dello champagne. "A pesare sul successo mondiale del Prosecco - spiega la Coldiretti - è però il proliferare nei diversi continenti di falsi di ogni tipo con le imitazioni diffuse in tutti i Paesi, dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata le vendita anche del Whitesecco e del Crisecco". Occorre tutelare le esportazioni di vino Made in Italy di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “oltre alla perdita economica, è soprattutto grave il danno di immagine che mette a rischio ulteriori e nuove opportunità di penetrazione dei mercati”

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