L’Osservatorio

Fitness, si spendono in media 437 euro all’anno per l’abbonamento in palestra

Una media di 437,5 euro per l'acquisto di un abbonamento annuale, 157,3 euro per l'iscrizione trimestrale, mentre chi si limita al carnet da 10 ingressi paga mediamente 101,60 euro. Sono i costi delle palestre italiane, rilevati dalla prima Indagine dell'Onf - Osservatorio nazionale Federconsumatori che ha monitorato i prezzi applicati da un campione di strutture in tutta Italia. A titolo rappresentativo sono state prese in considerazione sei città: Milano, Torino, Roma, Firenze, Napoli e Palermo. Sia gli abbonamenti che gli ingressi monitorati - specifica Federconsumatori - si riferiscono alla formula 'open', che prevede la possibilità di utilizzare la sala fitness e di seguire i corsi in tutti i giorni della settimana per l'intero orario di apertura della struttura. Agli importi, inoltre - precisano i ricercatori - occorre aggiungere anche il costo per il certificato medico per attività sportiva non agonistica, richiesto da molte palestre al momento dell'iscrizione sebbene la normativa vigente non preveda l'obbligatorietà della certificazione sanitaria per frequentare strutture diverse dagli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni né per chi non sia tesserato alle Federazioni sportive nazionali e alle discipline associate. Mediamente il costo del certificato è di 35 euro

 L'indagine di Federconsumatori ha analizzato anche le diversità di costo nelle tre diverse macro aree geografiche del Paese (Nord, Centro e Sud). Non emergono differenze sostanziali tra Nord e Centro, mentre si nota che i prezzi applicati nelle città del Sud Italia sono sensibilmente inferiori: per un abbonamento annuale nelle città del Nord, ad esempio, si arrivano a spendere 95 euro in più rispetto al Sud (475 euro contro 380 euro) mentre la quota di iscrizione media ammonta a 40 euro sia al Nord che al Centro, e nel Meridione il costo medio è di 27 euro. L'indagine inoltre ha analizzato i costi di prodotti alimentari specifici e integratori che spesso vengono assunti da chi pratica sport. Sono stati considerati i prezzi applicati nelle farmacie, nei grandi negozi specializzati e nei negozi online per barrette proteiche, proteine in polvere, bevande energetiche e integratori di sali minerali. Dalla ricerca emerge che i prezzi dei negozi online sono quasi sempre convenienti rispetto a quelli delle farmacie e dei negozi specializzati, ad eccezione degli integratori di sali minerali. Una barretta proteica 50 gr mediamente costa 3,20 in farmacia; 2,90 in un negozio specializzato e 2,50 in un negozio online. Gli integratori di sali minerali costano 10,90 euro in farmacia a fronte dei 12,60 euro del negozio online.

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Coldiretti,con+2,5% spesa alimentare al top da decenni

 ''Segnali di ripresa vengono anche dalla spesa delle famiglie italiane in alimenti e bevande che fa segnare l'aumento piu' elevato del decennio, con un balzo record del 2,5%''. Lo segnala la Coldiretti in occasione della divulgazione dei dati Istatsulla base delle rilevazioni Ismea Nielsen relative al primo semestre del 2017. La spesa alimentare, sottolinea la Coldiretti, e' la principale voce del budget delle famiglie dopo l'abitazione, con un importo complessivo di 215 miliardi ed e' quindi un importante indicatore dello stato dell'economia. Il cambiamento, precisa la Coldiretti, deve ora trasferirsi alle imprese agricole con un'adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione. La ripresa del mercato interno accompagna il risultato record realizzato nelle esportazioni alimentari che fanno segnare una crescita media del 10,9% rispetto alla stesso periodo dell'anno precedente. Un andamento, conclude la Coldiretti, certamente favorito dalle condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale, ma che e' la conferma che il mondo ha fame di Made in Italy. 

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Turismo, Confesercenti: +4.1% arrivi e +3.7% di presenze in estate 

L'estate 2017 sara' ricordata come una delle piu' felici, da 10 anni a questa parte, per il turismo italiano. Lo dimostrano i risultati dell'indagine realizzata dal Centro Studi Turistici, per conto di Confesercenti-Assoturismo, su un campione di 2.350 strutture ricettive: complessivamente, si e' registrato un aumento di oltre 7,6 milioni di pernottamenti (+3,7%) e di oltre 1,9 milioni di arrivi (+4,1%), risultati al di sopra delle attese. Una performance che ha spinto ad assumere: il 15,8% delle imprese intervistate ha dovuto aumentare addetti e collaboratori, specie a Nord Est e Sud. "Tutti gli indicatori - spiega Vittorio Messina, presidente Assoturismo Confesercenti - confermano che il turismo in Italia sta vivendo un momento favorevole: da una parte per l'indiscutibile interesse che la nostra offerta esercita sui mercati internazionali, dall'altra perche' continuiamo ad essere agevolati dalle diffuse tensioni geo-politiche che penalizzano la sponda Sud del Mediterraneo. Le previsioni restano positive anche per i prossimi anni, con prospettive di espansione nel medio termine". Per questo "la politica deve dare attenzione al comparto, massimizzando i risultati ottenuti dagli imprenditori e cercando di renderli strutturali. Da questo punto di vista e' fondamentale sostenere le imprese del turismo che investono, in primo luogo nella tecnologia ma non solo, con sgravi specifici per il settore. Ma anche favorendo la modernizzazione delle infrastrutture di trasporto nazionali". ITALIANI E STRANIERI - Durante l'estate e' tornata a crescere la domanda italiana, con 24 milioni di arrivi (+2,4%) e 112 milioni di presenze (+2,2%). Ma a trainare il boom e' stata soprattutto l'impennata degli stranieri: nel trimestre si stimano 23,7 milioni di arrivi internazionali (+5,8% sul 2016), per un totale di 95,5 milioni di pernottamenti (+5,5%). Rispetto all'estate 2016 si registra una forte crescita dei flussi stranieri, non solo nelle principali citta' d'arte e sulle aree costiere, ma in tutto il Paese. Nel trimestre la componente estera ha rappresentato il 46% del mercato. Tra i mercati in sensibile aumento si segnala soprattutto quello tedesco, seguito da quello svizzero, olandese, belga, francese e dei Paesi dell'Est. In leggero aumento le provenienze dall'Austria, Spagna, Gran Bretagna, Cina e Brasile, sostanzialmente stabili i mercati scandinavi, statunitensi, russi, canadesi e indiani. SISTEMAZIONI E METE - Trend di aumento per tutte le diverse tipologie di imprese ricettive. In particolare, il comparto alberghiero ha segnato il +3,5% (+2,3% di italiani e +4,9% di stranieri). L'aumento nell'extralberghiero e' del +3,9% (+2,5% di italiani e +5,6% di stranieri). Il Nord Est segna il risultato migliore (+4,7%) grazie all'aumento della domanda straniera (+6,6%) e alla crescita di quella italiana (+2,8%). L'incremento delle presenze nel Nord Ovest e' stimato al +3,9% (+5,6 gli stranieri e +2% gli italiani). +4% di pernottamenti nelle aree del Sud e delle Isole, con il +5,7% di stranieri e +3,3% di italiani. Andamenti differenziati sono stati registrati nelle regioni del Centro Italia (+1,2%), dove continuano le difficolta' per molte aree dell'Abruzzo, dell'Umbria e del Lazio. PREVISIONI PER SETTEMBRE - Le stime risultano piu' prudenti, tuttavia sempre orientate verso un ulteriore incremento delle presenze. Per settembre si prevede una crescita dei flussi dell'1,0%: una piccola estate. La domanda e' stimata in crescita in tutte le aree, con la sola eccezione del Nord Est (-0,2%). Le previsioni sono positive sia per le strutture alberghiere (+1,2%) sia per quelle complementari (+0,6%).

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Auto, la spesa media per una vettura nuova è 20.435 euro

Per un'auto nuova la spesa media in Italia e' di 20.435 euro mentre le intenzioni di acquisto di auto nuove sono in contrazione dello 0,4% rispetto al mese precedente (congiunturale), invece, a livello annuale (tendenziale) si registra una crescita del 2% rispetto allo stesso periodo del 2016. E' quanto riporta una fotografia sui consumi dell'Osservatoriomensile di Findomestic (Gruppo Bnp Paribas) che analizza anche il livello di fiducia e le intenzioni di acquisto degli italiani nei principali segmenti di mercato: in generale l'indice di agosto e' in linea con il mese precedente, il che significa che il livello di soddisfazione nei confronti della situazione sia personale che del Paese rimane il piu' basso registrato da oltre un anno a questa parte. Nel settore auto si registra, quindi, una flessione sulle intenzioni di acquisto mentre per motocicli e scooter il saldo sui dodici mesi e' positivo dello 0,5%. Prosegue la ripresa del comparto 'casa', con valori in ascesa per il secondo mese consecutivo: in un solo bimestre le intenzioni di acquisto di nuovi mobili sono salite del 2,4%. Cresce anche la quota di italiani pronti ad acquistare una casa nei prossimi tre mesi: 8,1% a fronte del 7,3% del mese scorso. Le ristrutturazioni, invece, sono in frenata. Andamento altalenante per il comparto 'informatica, telefonia e fotografia'. Per gli smartphone e' continua ascesa: l'aumento mensile dello 0,5% porta al 2,1% l'incremento su base annua. E bene vanno anche pc e accessori, +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre tablet ed e-book perdono lo 0,5% in un mese, ma a livello tendenziale crescono dello 0,7%. Lieve diminuzione, invece, per fotocamere e tablet. Ancora segno piu' per gli elettrodomestici, trainati da quelli di piccole dimensioni, in crescita sia a livello congiunturale (+1,1%) che tendenziale (+3,7%). L'elettronica di consumo e' stabile rispetto a luglio e in crescita rispetto ad un anno fa mentre i grandi elettrodomestici sono in crescita a luglio (+0,3%) e in calo rispetto ad agosto 2016 (-0,3%). Ad agosto ripresa del settore 'efficienza energetica': crescono le intenzioni di acquisto per infissi (+0,4%), impianti fotovoltaici (+0,2%) e impianti solari (+0,3%); in calo invece le stufe a pellet/caldaie a risparmio energetico (-0,3%). A livello tendenziale il trend rimane negativo. Nel comparto 'tempo libero', rispetto allo stesso periodo del 2016 tutte le voci sono in aumento: +2,1% per viaggi e vacanze, +1,9% per il fai-da-te e +3,2% per attrezzature e abbigliamento sportivi

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Inps: In I semestre saldo assunzioni-cessazioni +945.000

Nel primo semestre del 2017, nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +945.000, superiore a quello del corrispondente periodo sia del 2016 (+719.000) che del 2015 (817.000). Riportato su base annua - spiega l'Osservatorio sul precariato dell'Inps - il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Il saldo annualizzato - vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi - a giugno 2017, risulta positivo, pari a +548.000 e in crescita continua da inizio anno. Tale risultato cumula la crescita tendenziale dei contratti a tempo indeterminato (+22.000), dei contratti di apprendistato (+50.000) e, soprattutto, dei contratti a tempo determinato (+477.000, inclusi i contratti stagionali). Queste tendenze, in linea con le dinamiche osservate nei mesi precedenti, attestano il proseguimento della fase di ripresa occupazionale. 

La piu' forte crescita delle posizioni di lavoro rispetto al 2016 - si legge ancora nell'Osservatorio Inps - e' attribuibile interamente all'aumento delle assunzioni. Le cessazioni sono infatti aumentate rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e anche in questo caso l'incremento e' concentrato sui contratti a tempo determinato, mentre le cessazioni da contratti a tempo indeterminato sono sostanzialmente stabili. Complessivamente le assunzioni, riferite ai soli datori di lavoro privati, nei mesi di gennaio-giugno 2017 sono risultate 3.547.000, in aumento del 19,4% rispetto a gennaio-giugno 2016. Il maggior contributo e' dato dalle assunzioni a tempo determinato (+27,0%) e dall'apprendistato (+27,3%) mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-3,8%: questo calo rispetto al 2016 e' interamente imputabile alle assunzioni a part time). Tra le assunzioni a tempo determinato, appare significativo l'incremento dei contratti di somministrazione (+20,7%%) e ancora di piu' quello dei contratti di lavoro a chiamata, che, con riferimento sempre all'arco temporale gennaio-giugno, sono passati da 95.000 (2016) a 214.000 (2017), con un incremento del 126,7%. Questo significativo aumento dei contratti a chiamata - come pure in parte anche l'incremento dei contratti di somministrazione e dei contratti a termine - puo' essere posto in relazione alla necessita' delle imprese di ricorrere a strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher, cancellati dal legislatore a partire dalla meta' dello scorso mese di marzo (e riattivati con profonde modifiche normative dal mese di luglio). Questi andamenti hanno portato ad un'ulteriore compressione dell'incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni (24,7% nel primo semestre 2017) rispetto ai picchi raggiunti nel 2015, quando era in vigore l'esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato. Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (ivi incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti) sono risultate 182.000, con un lieve incremento rispetto allo stesso periodo del 2016 (+2.000)

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Confesercenti, meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo

Meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo. La grande recessione - scoppiata a fine agosto di dieci anni fa - ha trasformato profondamente il volto delle nostre città, modificando la composizione delle attività urbane e scambiando le vetrine dei negozi con pub, bar, ristoranti e attività turistiche. Dal 2007 a oggi, infatti, sono scomparse oltre 108mila imprese del commercio in sede fissa, il 15% del totale. Attività che sono state parzialmente 'sostituite' da pubblici esercizi e attività ricettive (+63mila, per un incremento del 16,6%). È quanto emerge da uno studio dell'Ufficio Economico Confesercenti, elaborato a partire dai dati Istat e dalle rilevazioni dell'Osservatorio su Commercio e Turismo dell'associazione.

"Mentre il dinamismo del settore turistico e dei pubblici esercizi è evidente - commenta la Presidente della Confesercenti Patrizia De Luise - il commercio continua a soffrire, schiacciato da una parte da una ripresa della spesa delle famiglie che tarda ad arrivare, ma anche da un trasferimento delle quote di mercato dai piccoli alla Grande distribuzione organizzata dovuto in primo luogo alla liberalizzazione, insostenibile per le imprese familiari e che deve essere ripensata. Incide, chiaramente, anche l'evoluzione tecnologica, come dimostra l'aumento di negozi web e di imprese che si occupano di distribuzione commerciale tramite vending machine. Un cambiamento dovuto alle modificate abitudini, ai diversi stili di vita, alla "composizione" dei nuclei famigliari, al lavoro "sempre meno fisso e stabile", ai pasti sempre più consumati al di fuori delle mura domestiche, all'avvento di internet e dell'online, ma anche al fatto che la piccola impresa, quella famigliare, quella che ha reso la nostra rete commerciale la più bella e più varia del pianeta ha subìto e pagato, con l'impossibilità di automantenersi, le politiche di liberalizzazione e la mancanza di una vera politica di sostegno. È il segno che la ripresa del commercio deve passare attraverso il sostegno dell'innovazione: misure vere, inserite nel quadro di Impresa 4.0, che permettano di modernizzare, più che di sanzioni per la mancanza del Pos. Perdere le attività di vicinato sarebbe un danno per tutti, non solo per i commercianti: i negozi sono infatti un elemento fondamentale per la qualità della vita dei cittadini e per il valore turistico e la fruibilità del territorio. Lo diciamo da anni: se vive il commercio, vivono le città"

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Incidenti sul lavoro, Inail, +5,2% morti e +1,3% infortuni nel 2017

Nei primi sette mesi di quest'anno sono aumentati gli incidenti e i morti sul lavoro, il cui numero ha raggiunto quota 591, 29 in piu' rispetto ai 562 decessi dell'analogo periodo del 2016 (+5,2%). E' quanto afferma l'Inail pubblicando i dati provvisori sul 2017. Le denunce d'infortunio pervenute all'istituto sono state 380.236, 4.750 in piu' rispetto allo stesso periodo del 2016 (+1,3%), per effetto di un aumento infortunistico dell'1,2% registrato per i lavoratori (2.832 casi in piu') e dell'1,4% per le lavoratrici (oltre 1.900 in piu'). All'incremento - spiega l'istituto - hanno contribuito soltanto la gestione Industria e servizi (+2,1%) e la gestione Conto Stato dipendenti (+3,6%), mentre Agricoltura e Conto Stato studenti delle scuole pubbliche statali hanno fatto segnare un calo pari, rispettivamente, al 5,0% e all'1,9%. A livello territoriale, le denunce d'infortunio sono aumentate al Nord (oltre 5.800 casi in piu') e, in misura piu' contenuta, al Centro (+245), mentre hanno fatto registrare una diminuzione al Sud (-985) e nelle Isole (-337). Gli aumenti maggiori, in valore assoluto, si sono registrati in Lombardia (+2.821 denunce) ed Emilia Romagna (+1.560), mentre le riduzioni piu' sensibili sono quelle rilevate in Puglia (-672) e Sicilia (-658).

Il trend crescente delle denunce presentate all'Istituto nel periodo gennaio-luglio e' in linea con quello gia' rilevato nel primo semestre 2017 rispetto ai primi sei mesi dell'anno scorso. Nel solo mese di luglio, in particolare, sono state rilevate 46.390 denunce, 1.608 in piu' rispetto a luglio 2016 (+3,6%). Il numero dei giorni lavorativi e' stato identico sia per i mesi di luglio 2016-2017 (21) sia per l'intero periodo gennaio-luglio (146). Sul fronte degli incidenti mortali, spiega l'istituto, l'incremento e' legato principalmente alla componente maschile, i cui casi sono saliti da 506 a 531 (+4,9%), mentre quella femminile ha fatto registrare un aumento di quattro casi, da 56 a 60 decessi (+7,1%). L'aumento di 29 denunce d'infortunio con esito mortale e' la sintesi di andamenti diversi osservati nelle singole gestioni. Quella dell'Industria e servizi, infatti, e' la sola che ha avuto un incremento, decisivo nel saldo negativo finale, da 450 a 497 casi (+10,4%), mentre Agricoltura e Conto Stato presentano entrambe una diminuzione rispettivamente da 80 a 76 casi (-5%) e da 32 a 18 (-43,8%) Dall'analisi territoriale emerge un aumento di 33 casi delle denunce d'infortuni con esito mortale nel Nord-Ovest (Lombardia +15 decessi, Liguria, +10, Piemonte +8), cui si contrappongono i dati del Centro, per il quale si registra un calo di 12 decessi (Marche -6 casi, Toscana -4, Lazio -1, Umbria -1), e quelli del Nord-Est (tre denunce in meno), dove spiccano in particolare i dati del Veneto (-10 casi) e del Friuli Venezia Giulia (+9). Nel Sud (-2 casi mortali per l'intera area geografica), l'incremento dell'Abruzzo (+15 casi) praticamente pareggia la diminuzione delle denunce registrata nelle altre regioni, mentre nelle Isole (+13 denunce), la Sicilia si evidenzia per i suoi 15 casi in piu'.

Nei confronti di periodo, le variazioni percentuali delle denunce di infortuni mortali presentate all'Inail nel 2017 finora hanno sempre avuto segno positivo, con l'unica eccezione del primo quadrimestre che, al contrario, aveva fatto registrare una diminuzione rispetto ai primi quattro mesi del 2016. A fare la differenza nel saldo finale dei primi sette mesi di quest'anno continua a essere soprattutto il dato di gennaio, con 30 denunce mortali in piu' rispetto al primo mese del 2016 (95 contro 65 casi), oltre la meta' delle quali legate alle due tragedie di Rigopiano e Campo Felice. Il confronto tra luglio 2016 e luglio 2017 fa registrare invece un incremento di tre casi. Le denunce di malattia professionale pervenute all'Inail nei primi sette mesi del 2017 e protocollate sono state 36.224, 1.336 in meno rispetto allo stesso periodo 2016 (-3,6%). Dopo anni di continua crescita, il calo delle tecnopatie denunciate conferma per quest'anno l'andamento gia' rilevato nei mesi scorsi. Le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con quelle del sistema nervoso e dell'orecchio, continuano a rappresentare le tecnopatie piu' denunciate (75,8% del complesso dei casi). 

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Conti pubblici, Unimpresa: 900 miliardi di debito da rinnovare entro il 2022

Il debito pubblico da rinnovare nella prossima legislatura ammonta complessivamente a 900 miliardi di euro. Tra gennaio 2018 e la fine del 2022, arrivano a scadenza, nel dettaglio: 47 miliardi di bot, 734 miliardi di btp, 85 miliardi di cct e 32 miliardi di ctz. Il totale dei titoli di Stato attualmente in circolazione e' di 1.879 miliardi: 163 miliardi scadono entro la fine del 2017, 236 miliardi entro il prossimo anno, 187 miliardi nel 2019, 162 miliardi nel 2020, 162 miliardi nel 2021, 152 miliardi nel 2022, 141 miliardi nel 2023, 128 miliardi nel 2024, 62 miliardi nel 2025, 79 miliardi nel 2026, 48 miliardi nel 2027; altri 355 miliardi poi arrivano a fine corsa tra il 2028 e il 2067. Questi i principali dati di un'analisi del Centro studi di Unimpresa in base alla quale, considerando i circa 100 miliardi annui di bot emessi e rinnovati, l'ammontare complessivo di debito da rifinanziare nella prossima legislatura e' ampiamente superiore a 1.000 miliardi. "In attesa dei tanti numeri che ascolteremo dai leader politici nella prossima campagna elettorale, mettiamo a disposizione dell'opinione pubblica un dato che, a nostro giudizio, e' sottovalutato e invece e' centrale: il peso del debito pubblico, che supera quota 2mila miliardi, ci sta schiacciando, e le scadenze dei titoli di Stato sono il cappio al collo del nostro Paese con il quale gli investitori, le case d'affari internazionali e le banche italiane ci tengono sotto schiaffo", commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. 

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Studio Ancot, Lombardia prima regione per le detrazioni universitarie

 La Lombardia è la regione con la media più elevata di somme portate in detrazione nelle dichiarazioni per le spese per l'istruzione accademica, la più bassa in Sardegna. A dirlo, l'Ancot, Associazione nazionale consulenti tributari, che ha analizzato i dati diffusi dal ministero dell'Economia e delle Finanze relative a quanto mediamente ammontano nelle diverse regioni italiane gli oneri detraibili per le spese per istruzione universitaria. La media più rilevante è appunto quella registrata in Lombardia dove è pari a 1.480 euro e a seguire nelle altre regioni la media è pari a: Trentino Alto Adige (Pa Trento) 1.360 euro; Veneto 1.340 euro; Emilia Romagna 1.300 euro; Valle d'Aosta 1.260 euro; Friuli Venezia Giulia 1.250 euro; Liguria 1.230 euro; Piemonte 1.200 euro; Trentino Alto Adige (PA Bolzano) 1.180 euro. E ancora: Lazio 1.150 euro; Toscana 1.120 euro; Campania 1.080 euro; Umbria 1.070 euro; Marche 1.070 euro; Sicilia 1.050 euro; Molise 1.040 euro; Abruzzo 1.000; Puglia 990 euro; Calabria 980 euro; Basilicata 970 euro e Sardegna 890 euro. 

"Dall'analisi dei dati delle dichiarazioni del 2016 -commenta Arvedo Marinelli- sono stati complessivamente 1.533.514 i contribuenti italiani che si sono portati in detrazione le spese per istruzione universitaria per un ammontare complessivo pari a 1.808.436 e una media di 1.180 euro".

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Un italiano su 2 durante le vacanze ha pensato almeno una volta di cambiare lavoro

Le vacanze volgono al termine ed il pensiero di rientrare al lavoro inizia a martellare nelle menti di chi è ancora in spiaggia per godersi gli ultimi attimi di relax, per non parlare di chi è già rientrato in ufficio e le ferie sono solo un ricordo lontano ed affievolito. Un sondaggio Groupon ha indagato come affrontano gli italiani il rientro alla routine quotidiana. Il primo dato che emerge dai risultati è che 1 italiano su 2 durante le vacanze ha pensato almeno una volta di cambiare lavoro, mollare tutto e probabilmente cambiare vita. Ma quali sono le motivazioni che si celano dietro a questa risposta? Il 50% degli utenti si sente stressato dalla fatica mentale causata dagli impegni lavorativi, seguito dal 29% che sente la pressione delle scadenze strette. Inaspettatamente competizione sul lavoro e i problemi con il capo incidono solo rispettivamente per l'11% ed il 10%.

A proposito di capo, l'indagine Groupon svela che il 57% dei nostri connazionali vorrebbe trovarsi un capo più rilassato e più flessibile, il 19% vorrebbe che fosse meno accentratore e meno egocentrico, ma c'è un ottimo 24% che risponde che il suo capo è perfetto così com'è. Per quanto riguarda i colleghi, invece, il 48% delle persone vorrebbe che fossero più collaborativi, seguito naturalmente dal 24% che li vorrebbe più amichevoli e dal 18% che li vorrebbe più competenti. Solo il 10% vorrebbe dei colleghi meno competitivi, forse perché in fondo la competizione aiuta ad essere più stimolati e a dare il meglio. Se proprio non si può fare a meno di rientrare al lavoro, quali sono le molle che spingono i vacanzieri al ritorno? Il 57% degli utenti Groupon rientrerebbe in ufficio solo se non ci fosse il rischio di venire travolto dal lavoro e riuscire a mantenere un po' di tempo per sé stessi…. Vana speranza! Al secondo posto i più concreti: il 31% degli italiani rientra solo a fronte di un aumento di stipendio. Terzo gradino del podio per gli amanti della solitudine e del silenzio: il 7% odia l'open space ed il caos che vi regna sovrano e sogna un ufficio tutto per sé per il rientro. Solo il 5% vota per un cambio di capo

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