Primo Piano

D’Alfonso: no al passo di lato, inizia un semestre bianco

Di fronte al risultato delle elezioni la "soluzione non e' di sicuro il passo laterale ma aumentare il lavoro e fare in modo che aumenti la cultura del governo e ritrovare anche una struttura valoriale". Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso a margine di una conferenza stampa sui fondi antidissesto idrogeologico rispondendo ai cronisti sulla lettera di due assessori della sua giunta, Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo, che hanno rimesso il loro mandato e hanno parlato di una perdita di 180 mila consensi nell'ambito del centrosinistra in Abruzzo.

Secondo il governatore dell'Abruzzo "ci vuole una grande riflessione che duri sei-otto mesi ma su strutture di fondo dell'offerta politica e dell'offerta culturale". "Il Pd - ha proseguito D'Alfonso - ha perso 70 mila voti. Gli altri partiti ne hanno persi tanti nel centrodestra e nel centrosinistra. Adesso dobbiamo capire come rimediare davanti a una vicenda che ha dimensioni nazionali ed europee".

D'Alfonso ha quindi ribadito, come gia' dichiarato in altre occasioni, "che e' stata una violenta battuta d'arresto per quanto riguarda il centrosinistra con numeri che ci sono stati tolti perche' quello dei cittadini e' stato un giudizio di non conferma di un lavoro nazionale, e come ho gia' dichiarato, mi prendo tutta la responsabilita' a livello regionale. Ma la soluzione a questo - ha evidenziato ancora - non e' di sicuro il passo laterale".

"Per me questo e' un 'semestre bianco' che puo' durare anche piu' di un semestre, che puo' diventare un trimestre o anche meno. Dipende dalla condotta dei singoli". Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, eletto senatore della Repubblica con il Pd alle ultime elezioni del 4 marzo, rispondendo ai cronisti sui tempi della Giunta regionale. Il governatore ha tenuto a dire, in una conferenza stampa sui fondi contro il dissesto idrogeologico, che ha indossato il vestito del Senato, per fare intendere il suo nuovo impegno.

"Da lunedi' - ha detto - lavorero' molto al Senato. Due giorni fa sono stato a parlare con il vice segretario generale e da lunedi' comincia un lavoro intenso che riguardera' l'Abruzzo dal Senato e dai ministeri. Aumentera' il mio impegno a Roma e crescera' l'impegno del vicepresidente della Giunta regionale Lolli". "Personalmente - ha aggiunto D'Alfonso - mi sono rimesso a studiare facendo in modo che l'incarico di Senatore io lo possa usare al piu' alto livello possibile a favore dell'Abruzzo e dei cittadini". 

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Un italiano su 4 a rischio povertà

L'economia italiana migliora ma resta alto il rischio povertà. Nel 2016, infatti, per quanto il reddito medio equivalente sia tornato ad aumentare, il rischio poverta' e' salito al 23% (19,6% nel 2006), il massimo storico mai toccato prima. Non solo, anche la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e' aumentata e come in passato un'esigua elite di 'Paperoni' da sola continua a detenere una grossa fetta del patrimonio complessivo. E' un'indagine condotta dalla Banca d'Italia su oltre 7.000 nuclei familiari a delineare la panoramica sui bilanci delle famiglie italiane nel 2016. Il reddito medio rilevato dall'indagine sul 2016, a prezzi costanti e corretto per confrontare tra loro nuclei familiari di diversa composizione, e' cresciuto del 3,5% rispetto a quello dell'indagine precedente del 2014, dopo essere pressoche' ininterrottamente caduto dal 2006. E' rimasto tuttavia ancora inferiore dell'11% rispetto al picco raggiunto in quell'anno. La crescita e' stata sostenuta dall'aumento sia dei redditi unitari da lavoro dipendente sia del numero di percettori. In tutte le principali classi di reddito, e' cresciuta la quota di famiglie che nel corso del 2016 sono riusciti a risparmiare e il reddito avrebbe continuato a crescere anche nel corso del 2017. Al tempo stesso pero' e' aumentata la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, tornata ai livelli di fine anni '90 del secolo scorso. Ed e' aumentata anche la quota di individui a rischio di poverta', definiti come coloro che dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano (soglia fissata a 830 euro al mese circa nel 2016). L'incidenza di questa condizione interessa soprattutto le famiglie giovani, del Mezzogiorno, o degli immigrati: nel caso di questi ultimi, ad esempio, sono a rischio poverta' ben il 55% degli individui (contro il 33,9% nel 2006). Ma una crescita consistente si verifica anche al Nord del paese, con il rischio poverta' passato dall'8,3% al 15% degli individui. Negli ultimi 10 anni fino al 2016 tale rischio e' diminuito solo tra le famiglie con capofamiglia pensionato o con oltre 65 anni. Le disuguaglianze spiccano anche per la ricchezza. A fine 2016 le famiglie italiane disponevano in media di una ricchezza netta di 206.000 euro (218.000 nel 2014), ma il valore mediano che separa la meta' piu' povera delle famiglie da quella piu' ricca, era di gran lunga inferiore, pari a 126.000 euro (dai 138.000 del 2014), come conseguenza della forte asimmetria della distribuzione. Il 30% piu' povero delle famiglie detiene appena l'1% della ricchezza nazionale, pari a circa 6.500 euro, mentre il 5% delle famiglie piu' ricche detiene il 30% della ricchezza complessiva, con un patrimonio netto pari a 1,3 milioni di euro. Tra il 2006 e il 2016 la ricchezza netta delle famiglie e' diminuita del 5%, quasi interamente per effetto del calo dei prezzi delle case, che costituiscono sempre il grosso del patrimonio degli italiani. A fine 2016, infatti, quasi il 70% delle famiglie italiane possedeva l'abitazione di residenza e circa un quarto di esse aveva anche altri immobili.

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Occupazione, Pescara tra le province col maggior incremento nel Mezzogiorno

I dati di media annua consentono di analizzare l’andamento degli indicatori del mercato del lavoro con un maggiore dettaglio territoriale. A dirlo è l’ISTAT. Nel complesso, il 2017 si caratterizza per un incremento dell’occupazione nelle tre ripartizioni. Il tasso di occupazione 15-64 anni aumenta nel Nord di 0,8 punti, nel Centro di 0,7 e nel Mezzogiorno di 0,6. Tuttavia, mentre nel Centro-nord il tasso di occupazione raggiunge livelli pressoché analoghi a quelli del 2008, arrivando al 66,7% nel Nord e 62,8% nel Centro, nel Mezzogiorno l’indicatore è ancora al di sotto del 2008 di 2,0 punti (44,0%). Nelle regioni del Nord è più sostenuto anche l’incremento del tasso di occupazione 15-34 anni (+0,8 punti) in confronto alle regioni del Centro e del Mezzogiorno (+0,6 e +0,5 punti, rispettivamente). Gli incrementi del tasso di occupazione sono più consistenti per le donne, eccetto nel Mezzogiorno in cui la quota di donne occupate (appena un terzo) è in aumento di 0,5 punti in confronto a +0,6 degli uomini. Nel 2017 anche il tasso di disoccupazione si riduce in tutte le ripartizioni ma i divari rimangono accentuati: nel Mezzogiorno (19,4%) è quasi tre volte quello del Nord (6,9%) e circa il doppio di quello del Centro (10,0%). In confronto al 2016, nel Nord il tasso di occupazione sale in tutte le regioni, con l’eccezione della Liguria (-0,4 punti percentuali). Gli incrementi più elevati si segnalano nella Provincia Autonoma di Trento, in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia (rispettivamente +1,5, +1,3 e +1,1 punti).

Superano i livelli del 2008 le Province Autonome di Bolzano e Trento, il Friuli-Venezia Giulia e la Lombardia. Il tasso di disoccupazione si riduce rispetto a un anno prima in tutte le regioni, in particolare nella Provincia Autonoma di Trento e in Lombardia (rispettivamente -1,1 e -1,0 punti). A livello provinciale, gli incrementi del tasso di occupazione sono maggiori nella città metropolitana di Venezia, a Piacenza, Biella, Varese, Padova e Brescia (con variazioni comprese tra +3,4 e +2,2 punti); riduzioni di un punto percentuale e oltre si segnalano invece a Imperia, Forlì-Cesena, Verbano Cusio Ossola, Rovigo, Como e Sondrio. Le riduzioni più elevate del tasso di disoccupazione si stimano a Brescia, Trieste e nella città metropolitana di Venezia (con cali compresi tra -2,4 e -2,1 punti), mentre l’indicatore cresce di un punto percentuale e oltre a Asti, Novara, Imperia e Como. Nei grandi comuni il maggiore incremento del tasso di occupazione si registra a Venezia (+5,8 punti), mentre Verona presenta una riduzione dell’indicatore (-0,6 punti percentuali). Il tasso di disoccupazione si riduce in quasi tutti i grandi comuni del Nord, a eccezione di Verona e Milano; le riduzioni più decise riguardano Genova e Torino (-2,0 e -1,6 punti). Nelle regioni del Centro il tasso di occupazione cresce soprattutto in Lazio e Toscana (+1,0 e +0,7 punti), dove l’indicatore supera anche il livello del 2008. In queste regioni si riduce anche il tasso di disoccupazione, che cresce invece in Umbria e rimane invariato nelle Marche. Tra le province, si registrano gli aumenti più elevati del tasso di occupazione a Pesaro Urbino e a Latina (+2,9 punti), mentre i cali più accentuati sono ad Ancona, Lucca, Fermo e Grosseto (con riduzioni tra -3,0 e -1,4 punti). Le province con i cali maggiori del tasso di disoccupazione sono Pistoia, Pesaro Urbino e Livorno (con riduzioni tra -4,2 e -3,4 punti) mentre gli incrementi sono più consistenti nelle province di Ancona e Terni (rispettivamente +3,0 e +2,0 punti). Nei due grandi comuni del Centro, Roma e Firenze, il tasso di occupazione cresce rispettivamente di +1,0 e +0,4 punti, mentre quello di disoccupazione rimane invariato. Nel Mezzogiorno la crescita del tasso di occupazione interessa tutte le regioni con l’eccezione di Basilicata (-0,8 punti) e Molise (-0,2 punti). Gli incrementi più rilevanti si segnalano in Calabria, Abruzzo e Campania (rispettivamente +1,2, +1,1 e +0,9 punti). Nessuna regione del Mezzogiorno raggiunge i livelli del tasso di occupazione del 2008, seppure Basilicata e Campania presentino scostamenti minimi (-0,1 e -0,3 punti). Rispetto al 2016 il tasso di disoccupazione si riduce in quasi tutte le regioni, specie in Calabria (-1,6 punti), con l’eccezione di Molise e Campania (nell’ordine +1,8 e +0,6 punti).

Tra le province del Mezzogiorno, si registrano incrementi pronunciati del tasso di occupazione – tra 2,3 e 4,8 punti – a Vibo Valentia, Caserta, Pescara e nella città metropolitana di Bari. La riduzione più marcata del tasso di occupazione contraddistingue la provincia di Foggia (-2,5 punti). Il tasso di disoccupazione si riduce con maggiore intensità (oltre 3 punti) nelle città metropolitane di Bari e Palermo, e nelle province di Vibo Valentia e Caltanissetta; la crescita è invece pronunciata a Foggia, Enna, Isernia e Trapani (tra 7,9 e 3,1 punti). Nei grandi comuni del Mezzogiorno il tasso di occupazione aumenta dappertutto fatta eccezione per Catania (-0,8 punti); la crescita dell’indicatore è inoltre più sostenuta nei comuni di Bari e Napoli (+2,3 e +1,7 punti). Il tasso di disoccupazione diminuisce nei grandi comuni di Palermo e Bari (-3,8 e -2,1 punti) mentre aumenta a Napoli, Messina e Catania (rispettivamente +3,9, +3,2 e +1,6 punti).

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Di Matteo e Gerosolimo restituiscono le deleghe al presidente D’Alfonso

Gli assessori regionali Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo con una lettera hanno rimesso le deleghe al Presidente D'Alfonso chiedendo contestualmente al Governatore di azzerare la Giunta e avviare "una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti". La decisione e' stata presa dopo l'analisi del voto alle elezioni politiche in considerazione della perdita di "fiducia da parte di 180 mila abruzzesi

Il testo integrale della lettera: 

Egregio Presidente,

all'indomani della consultazione elettorale per il rinnovo dei due rami del Parlamento Italiano, ci sentiamo in dovere di rappresentarti alcune considerazioni e di esprimere la nostra visione in merito agli scenari futuri.

Le elezioni rappresentano, certamente, il momento di massima espressione della democrazia in ossequio a quel principio di sovranità che appartiene solo ed esclusivamente al popolo.

Il 4 marzo ha rappresentato per l'Italia e per l'Abruzzo un passaggio fondamentale per le speranze e le aspettative della collettività e tutti noi abbiamo il dovere di ascoltare e di comprendere tutto quello che, attraverso il voto, il popolo ha voluto esprimere.

Ora più che mai torna attuale la riflessione morotea dell'annunciarsi di "tempi nuovi" che "avanzano in fretta come non mai". Tocca a noi cogliere questo particolare periodo storico per orientarci in una fase di profondi cambiamenti che non ci devono spaventare ma che, al contrario, ci devono dare lo stimolo per aprire nuovi confronti, nuove competizioni e nuovi modi di intendere ed affrontare l'amministrazione della cosa pubblica.

In tal senso abbiamo il dovere morale di riconoscere lo scollamento che si è creato tra noi e la gran parte dei cittadini abruzzesi. Siamo passati dall'altissimo gradimento, ricevuto in occasione delle elezioni regionale del 2014, al deludente risultato delle ultime elezioni politiche. Sappiamo bene che tanti sono i fattori di questa consistente flessione. Alcuni sono da ricercare nello scenario nazionale ed internazionale, ma il dato della nostra Regione è inequivocabile ed i suoi contorni ci appaiono per la loro disarmante crudezza. Bisogna prendere atto che abbiamo perso la fiducia di circa 180.000 abruzzesi.

Questi numeri implacabili non possono che imporci una seria e profonda riflessione su quella che e stata l'azione politica dell'attuale Giunta Regionale e della Maggioranza che la sostiene.

Pertanto, noi siamo pronti ad assumerci per priori le nostre responsabilità. rimettendo ciascuno nelle Tue mani il ruolo di assessore ed invitandoti, contestualmente, a procedere con l'azzeramento della Giunta e con il contestuale avvio di una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti e, in caso di risposta affermativa, con quali termini e modalità.

Certamente abbiamo fallito nell'affrontare temi importanti e strategici per la nostra Regione, L'azione intrapresa sulla sanità., sul riequilibrio dei territori, sull'utilizzo dei fondi strutturali, sulla riorganizzazione delle società partecipate e sulle tematiche ambientali, ad esempio, 6 sicuramente apparsa poco coraggiosa e poco rappresentativa delle istanze e dei sentimenti degli Abruzzesi.

Siamo certi che la tua profonda sensibilità di uomo e di politico Ti farà prendere atto delle nostre ragioni e Ti porterà a dare il via ad una azione chiaramente caratterizzata da discontinuità e da profondo amore per la nostra Regione.

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Seduta straordinaria delle Commissioni Politiche europee e Agricoltura

La settimana politica dell’Emiciclo si apre giovedì 15 marzo, alle ore 11.00, con la seduta straordinaria e congiunta delle Commissioni Politiche europee e Agricoltura (Terza). In esame il progetto legge sul tema della “Gestione della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne” e sull'esercizio, la tutela e la valorizzazione “dell’apicoltura della Regione Abruzzo”. In più si lavorerà per l’adeguamento dell’ordinamento regionale agli obblighi derivanti dall'appartenenza dell’Italia all'Unione Europea in materia di “procedure d’infrazione e aiuti di stato per l’attuazione di diverse direttive UE (Legge europea regionale 2016)”. Lo stesso giovedì 15 marzo, alle ore 14.30, si riunisce la Commissione Bilancio (Prima) per l’esame del progetto legge “Disposizioni per l’istituzione del Comune di Nuova Pescara” con le audizioni del sindaco di Francavilla e dei presidenti dei Consigli comunali di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Sarà ascoltato anche il sindaco dell’Aquila in merito al progetto legge “Abruzzo 2019 – Una legge per L’Aquila Capoluogo: attraverso una ricostruzione, la costruzione di un modello di sviluppo sul concetto di Benessere Equo e Sostenibile (BES)”. La seduta della Commissione Bilancio prevede, inoltre, l’esame dei P.L. sul “sostegno alle piccole imprese operanti nei territori della Regione interessati dagli eventi sismici del 2016 e 2017”, sulla “Partecipazione del Consiglio regionale alla costituzione dell’associazione denominata ‘L’Abruzzo in Europa’” e sul tema della “Gestione della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne”. 

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Omicidio Alessandro Neri, ancora da stabilire il luogo del delitto

Due i colpi di pistola che, esplosi a distanza ravvicinata, hanno raggiunto Alessandro Neri, il 29enne di Spoltore trovato morto giovedi' scorso in un canale alla periferia Sud di Pescara. Uno, mortale, alla testa e l'altro all'emitorace. Il primo proiettile e' stato recuperato in sede di autopsia, ed ha chiarito che l'arma usata e' di piccolo calibro. Al momento non ci sono indagati per l'omicidio.  Lo ha dichiarato il comandante provinciale dei carabinieri di Pescara, il colonnello Marco Riscaldati, in un incontro con i giornalisti.

"Non siamo in grado di stabilire con certezza se sia stato ucciso sul luogo del ritrovamento. Dall'autopsia non e' emersa colluttazione che possa avere riguardato il volto o il corpo vittima. Il colpo alla testa - ha aggiunto - e' stato rintracciato nella calotta cranica. Recuperato, e' stato gia' affidato all'esame dei Carabinieri del Ris di Roma". 

Effetti personali, come documenti o carte di credito, non sono stati ritrovati. Sul luogo del ritrovamento del corpo, e' stato inoltre spiegato, non e' stata trovata la chiave della macchina. Il portafoglio, come gia' emerso, non e' stato trovato perche' il ragazzo "non era solito utilizzarlo". Il telefono cellulare, invece, e' stato recuperato. In piu' occasioni sono stati svolti accertamenti sul luogo del ritrovamento del corpo e il materiale repertato e' all'esame del Ris di Roma.

"La famiglia Neri non ha alcuna situazione di conflittualita' con la famiglia Lamaletto", ha detto infine ai giornalisti il comandante provinciale dei Carabinieri di Pescara, colonnello Marco Riscaldati, su espressa richiesta della famiglia del padre di Alessandro Neri

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Pd Abruzzo, il segretario regionale Marco Rapino rimette il mandato

Il segretario regionale del Pd Abruzzo, Marco Rapino, ha rimesso il suo mandato dopo la riunione della segreteria sull'analisi del voto delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo; in Abruzzo il Pd ha ottenuto il 13,82% dei voti alla Camera e il 13,97% al Senato. "La sconfitta - ha spiegato Rapino - e' stata netta e chiara. Il dato che abbiamo di fronte deve indurci ad una forte riflessione e non farci entrare in discussioni tattiche che le persone continuerebbero a non comprendere. Serve un partito grande come il Pd, un partito in grado di tornare fra la gente, di riaprirsi al confronto vero con la societa' civile. E' questo che i cittadini si aspettano da noi, ed e' questo quelle che dobbiamo fare. Ho gia' avuto modo di dire che non c'e' un destino personale da difendere, ma solo quello collettivo da ricostruire". "Nel voltare pagina - ha sottolineato - ritengo sia opportuno rimettere il mio mandato a disposizione della comunita' del Pd d'Abruzzo. Durante la riunione di ieri pomeriggio la segreteria regionale tutta ha deciso di condividere questa mia decisione e di invitare anche le quattro Segreterie Provinciali a seguire questo stesso percorso. L'analisi del voto deve partire dagli organismi provinciali e poi in direzione regionale, infine verra' convocata anche l'assemblea regionale. Da subito dobbiamo aprire il confronto con le forze del centrosinistra e rinvigorire l'alleanza civica per ridefinire l'agenda del governo regionale e un programma di fine mandato che non venga dall'alto, ma dal basso, dalla politica, dai partiti e dai cittadini". 

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Istat, prezzi alla produzione aumentano dello 0,7%

 A gennaio l'indice dei prezzi alla produzione dell'industria aumenta dello 0,7% rispetto al mese precedente e dell'1,7% nei confronti di gennaio 2017. Lo rileva l'Istat aggiungendo che sul mercato interno, i prezzi alla produzione dell'industria crescono dello 0,8% rispetto a dicembre e dell'1,8% su base tendenziale. Per il mercato estero, l'indice aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente (con una variazione positiva dello 0,3% per l'area euro e nulla per quella non euro). In termini tendenziali si registra invece un aumento dell'1,2% (con una variazione positiva dell'1,8% per l'area euro e dello 0,7% per quella non euro). Il contributo maggiore all'incremento tendenziale dei prezzi alla produzione dell'industria - continua l'Istat - e' determinato, per il mercato interno, dall'energia (+0,8 punti percentuali), per il mercato estero dai beni intermedi per entrambe le aree (rispettivamente, +1,2 punti percentuali per l'area euro e +0,6 per l'area non euro)

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Alessandro Neri ucciso da un colpo di pistola

Saranno gli uomini del Ris di Roma, nelle prossime ore, a Pescara, a cercare di far luce sulla morte di Alessandro Neri, ucciso con almeno un colpo di arma da fuoco al torace. Gli specialisti eseguiranno accertamenti e cercheranno tracce nella zona, elementi che potrebbero contribuire a ricostruire l'accaduto. Gli esperti dell'Arma lavoreranno anche sull'automobile del ragazzo, trovata parcheggiata nel pieno centro di Pescara mercoledi' mattina. Intanto si e' appreso che non e' stato ancora trovato il portafoglio del 29enne. Il giovane, secondo quanto riferito dai familiari agli investigatori, lo aveva con se'.

Seduto, con le gambe in acqua e il busto adagiato sulla sponda del torrente, vestito e con il cappuccio della felpa sulla testa. E' questa la scena che si sono trovati davanti ieri pomeriggio i primi ad intervenire a Fosso Vallelunga, periferia di Pescara, il luogo dove e' stato trovato il corpo senza vita di Alessandro Neri, il 29enne scomparso lunedi' scorso da casa, a Spoltore. Da una prima ispezione cadaverica, e' emerso che Alessandro e' stato raggiunto almeno da un colpo di arma da fuoco al torace, con foro di entrata anteriore. Intanto, domani sara' eseguito l'esame autoptico sul corpo di Alessandro dal medico legale Cristian D'Ovidio, che ha ricevuto l'incarico dalla procura di Pescara. D'Ovidio dovra' accertare la causa esatta della morte e stabilire i tempi del decesso rispetto al ritrovamento del corpo. 

Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Pescara, che procedono senza sosta, non escludono alcuna pista. In queste ore i militari sono al lavoro per ricostruire conoscenze, frequentazioni e gli ultimi istanti di vita di Neri e per capire in quale contesto e' maturato l'omicidio. Dopo i familiari, gli investigatori stanno ascoltando gli amici del ragazzo. C'e' da capire se il giovane sia stato ucciso nel luogo del ritrovamento - zona piuttosto impervia alla periferia Sud di Pescara - o se sia stato portato li' successivamente. Accertamenti sono in corso anche sulla vicenda dell'automobile di Neri, una Fiat 500 di colore rosso: c'e' da capire da chi e quando e' stata parcheggiata li, a circa sei chilometri di distanza dal luogo del ritrovamento del corpo. Se inizialmente si pensava che un contributo importante potesse arrivare dalle telecamere di videosorveglianza, alcuni dei dispositivi presenti nella zona in questione, si e' appreso, non sono funzionanti, ma i militari dell'Arma sono comunque al lavoro su questo fronte e non e' escluso che possano emergere elementi utili alle indagini. Neri si era allontanato dalla sua abitazione di via Londra, a Spoltore, la mattina di lunedi' e di lui si era persa ogni traccia. Fino a ieri, quando il corpo di un uomo e' stato trovato dai cani molecolari, dopo che il telefono del ragazzo aveva rivelato la possibile posizione. Poi il recupero e il riconoscimento da parte del padre. 

 

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Alessandro Neri, il 29enne di Pescara trovato morto  nella zona del fosso Vallelunga, periferia di Pescara, tre giorni dopo la sua scomparsa da casa, a Spoltore. Il giovane, secondo quanto appreso, e' stato raggiunto da almeno un colpo di arma da fuoco, al torace, con foro di entrata anteriore. Intanto i Carabinieri non escludono nessuna pista. Gli inquirenti sono al lavoro per appurare il contesto in cui e' maturato l'omicidio. Accertamenti sono in corso per capire se il giovane e' stato ucciso nel luogo del ritrovamento o se il corpo e' stato posizionato li' successivamente. Si lavora anche per chiarire la vicenda dell'automobile del giovane, una Fiat 500 di colore rosso, trovata ieri mattina nel centro di Pescara. C'e' da capire da chi e quando il veicolo e' stato parcheggiato li': in tal senso, trattandosi del centro cittadino, potrebbero essere utili ai militari dell'Arma le immagini delle numerose videocamere di sorveglianza presenti in zona. Delle indagini si occupano i Carabinieri della Compagnia di Pescara, agli ordini del capitano Antonio Di Mauro. Amici e conoscenti ricordano Alessandro Neri come "un bravo ragazzo, una persona di buona famiglia" e nessuno riesce a spiegarsi quanto accaduto.

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Istat: in carico a donne 67% cura dei figli e famiglia

In Italia c'è ancora una profonda disparità di genere nella condivisione dei carichi di lavoro familiare. Persiste, sottolinea l'Istat, la "tradizionale asimmetria nella ripartizione del lavoro familiare, sebbene in diminuzione negli ultimi anni". La percentuale del carico di lavoro familiare svolto dalla donna (25-44 anni) sul totale del carico di lavoro familiare della coppia, in cui entrambi i componenti sono occupati, diminuisce dal 71,9% del 2008-2009 al 67% nel 2013-2014. Peraltro, le donne presentano anche una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini). La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è peraltro molto legata ai carichi familiari: nel secondo trimestre 2017 il tasso di occupazione delle 25-49enni è l'81,1% per le donne che vivono da sole, il 70,8% per quelle che vivono in coppia senza figli, e il 56,4% per le madri.

Il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e il tasso di quelle senza figli, dopo il miglioramento degli ultimi cinque anni, nel 2016 è diminuito di 1,8 punti: su 100 occupate senza figli le madri lavoratrici con bambini piccoli sono circa 76. Il livello di istruzione ha un forte impatto nella mancata partecipazione delle donne con responsabilità familiari, con il gap rispetto alle donne senza figli che si riduce al crescere del titolo di studio; il rapporto sale dal 55,6% per le donne con al massimo la licenza media, al 76,3% per le diplomate, fino ad arrivare al 90,1% per le laureate. Infatti, il tasso di occupazione delle donne con un elevato titolo di studio è superiore al 70% indipendentemente dal ruolo in famiglia e in tutte le ripartizioni. Si delinea dunque un quadro molto eterogeneo con il tasso 25-49 anni che varia da un minimo di 21,9% delle madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio ad un massimo di 92,8% delle donne laureate che vivono da sole al Centro.

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