L’Osservatorio

Per il pranzo di Pasqua gli italiani hanno speso 1,2 miliardi di euro

Gli italiani hanno speso oltre 1,2 miliardi per imbandire le tavole di Pasqua con il netto prevalere del pranzo casalingo, anche se non è mancato chi ha scelto ristorante o agriturismo. E' quanto emerge dall'analisi Coldiretti-Ixè 'La Pasqua 2018 degli italiani'; per il giorno di 'pasquetta' il 20% delle persone non rinuncerà alla tradizionale gita fuori porta in parchi e aree protette con il picnic nel verde, viste le previsioni di bel tempo. Sul podio dei prodotti più presenti in tavola la colomba, scelta dal 57% delle famiglie, e l'uovo di cioccolato acquistato dal 49%. Ma in quasi sei famiglie su dieci (58%) c'è chi ha preparato in casa i dolci pasquali nel rispetto delle tradizioni locali. Nella settimana Santa si è stimato un consumo di 400 milioni di uova. Tra i piatti più gettonati gnocchi filanti in Piemonte, la corallina, salame tipico accompagnato da pizza al formaggio mangiata a colazione nel Lazio, i passatelli in Romagna, l'insalata buona Pasqua con fagiolini, uova sode e pomodori in Molise.

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Miur, 826mila studenti stranieri in Italia

Uno studio del Miur, il ministero dell’istruzione università e ricerca, ha censito il numero degli studenti stranieri nel nostro Paese: sono 826mila, il 9,4% della popolazione studentesca.
Il Focus è stato effettuato sugli alunni con cittadinanza non italiana nell'anno scolastico 2016-2017.
La Lombardia è la regione con più studentesse e studenti con cittadinanza non italiana (circa 208.000), circa un quarto del totale presente in Italia. La quota minore si registra, invece, in Campania.
Dieci le nazioni più rappresentate, prima fra tutte la Romania (19,2%), seguita da Albania (13,6%), Marocco (12,4%), Cina (6%), Filippine (3,3%), India e Moldavia (rispettivamente 3,1%), Ucraina, Pakistan ed Egitto (tutte al 2,4%).
Il 92,1% ha conseguito la licenza della scuola secondaria di I grado e ha scelto di proseguire gli studi: l'83,2% ha scelto un liceo, un istituto tecnico o professionale, l'8,9% ha scelto un percorso di formazione professionale regionale. Sono quindi 191mila gli studenti non italiani che frequentano le scuole secondarie di II grado, il 7,1% della popolazione studentesca totale

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Bankitalia, resta elevato il divario di ricchezza tra uomini e donne

Resta elevato il divario di ricchezza tra uomini e donne in Italia secondo uno studio compiuto da Bankitalia. Si è comunque registrata una riduzione negli ultimi anni. Le informazioni sono contenute in un 'Occasional paper' della Banca d'Italia curato da Giovanni D'Alessio, secondo cui il cosiddetto sesso forte ha una ricchezza media netta maggiore di circa il 25% rispetto a quella delle donne. Un 'gap', sottolinea l'autore, piu' che doppio rispetto al 12% registrato in Francia nel 2010.
 Nel dettaglio, la distanza nella ricchezza è molto più ampia per le attività finanziarie (35%) rispetto a quelle immobiliari (15%). Tra le coppie, sposate o di fatto, le differenze sono ancora più larghe e il gap arriva al 50% nella ricchezza netta e al 43% per il real estate. Il divario si riduce tra i giovani, mentre tende a crescere oltre i 40 anni. A pesare sono anche i trasferimenti ereditari, spesso maggiormente favorevoli agli uomini. 

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Pensioni, oltre il 70 per cento è sotto i 1.000 euro

L'età media di uscita dal lavoro aumenta nel 2017 ma resta ampiamente al di sotto di quella di vecchiaia. L'anno scorso, secondo quanto risulta dalle tabelle pubblicate dall'Inps sulle pensioni liquidate nel 2017, l'età media di uscita è stata di 63 anni e mezzo (era 63,2 del 2016) a fronte dei 66,7 anni previsti per la vecchiaia degli uomini e dei 65,7 per le donne nel settore privato. Il dato risente dell'alto numero di pensioni anticipate. 

Le pensioni erogate dall'Inps con esclusione del settore pubblico e di quello dello spettacolo erano a inizio 2018 nel complesso 17,88 milioni per una spesa di 200,5 miliardi di euro (+1,57% sul 2016). Oltre il 70% dei trattamenti è risultato inferiore ai 1.000 euro al mese con un picco per le donne (l'86% delle prestazioni è inferiore a questa cifra). Bisogna sottolineare però che si tratta di pensioni e non di pensionati e poiché molti possono contare su più trattamenti la percentuale delle persone che sono sotto questo importo considerando l'intero reddito da pensione è più bassa (era del 39,1% nel 2016). Nel 2016 i pensionati totali (compresi quelli del settore pubblico) erano 16,06 milioni per 22,5 milioni di pensioni. Le pensioni nel complesso inferiori a 750 euro sono oltre 11,1 milioni (il 62,2% del totale), quasi cinque milioni delle quali con titolari di prestazioni legate al reddito. Se si guarda solo alle pensioni delle donne (10,19 milioni in totale) gli assegni inferiori a 1.000 euro sono 8,7 milioni. Per le donne gli assegni fino a 500 euro sono 2,8 milioni (1,7 milioni per gli uomini. La pensione media (si parla sempre di trattamenti singoli e non di importo complessivo per pensionato) è di 866,72 euro. Al Nord la pensione media è di 992 euro mentre al Centro è di 891 euro e al Sud di 698 euro. Le pensioni pagate all'Estero hanno un importo medio mensile di 245 euro. Nel 2017 sono state liquidate 1.112.163 pensioni delle quali poco meno della metà (il 49,7%) di natura assistenziale). L'anno scorso si è registrato un boom delle pensioni anticipate rispetto all'età di vecchiaia dopo l'aumento nel 2016 di quattro mesi per i contributi necessari all'uscita. Le pensioni dei lavoratori privati usciti dal lavoro con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) nel 2017 sono state 160.142 con una crescita del 25,35% rispetto al 2016. In pratica le pensioni anticipate rispetto all'età di vecchiaia prevista per il 2017 (66 anni e sette mesi per gli uomini, 65 anni e 7 mesi per le dipendenti private, 66 anni e un mese per le autonome) sono state più della metà (il 52,6%) di quelle complessive di vecchiaia, anticipate e prepensionamenti.

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Istat: in ripresa l’inflazione a marzo, prezzi +0,9% annuo

Secondo le stime preliminari dell'Istat, a marzo, l'inflazione aumenta dello 0,4% su base mensile e dello 0,9% su base annua (da +0,5% di febbraio).

Questa ripresa - spiega l'istituto - si deve a diverse componenti. La più rilevante è l’inversione di tendenza fatta registrare dai prezzi dei Beni alimentari, trainata dal rialzo degli Alimentari lavorati (+2,5%, da +1,3% di febbraio) e favorita dall’ampia riduzione della flessione degli Alimentari non lavorati (-0,4% da -3,2%). A contribuire all’accelerazione dell’inflazione sono anche i prezzi dei Tabacchi (+2,2% da +0,3%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+2,5% da +1,9%).

Inoltre, aggiunge l'Istat, rallenta l'andamento dei prezzi dei Beni energetici (+3,0% da +3,7%), soprattutto non regolamentati (+1,1% da +2,1%). Pertanto sia l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi sia quella al netto dei soli Beni energetici salgono rispetto al mese precedente e si attestano rispettivamente a +0,9% (da +0,6%) e a +0,7% (da +0,2%). Rispetto a febbraio l’aumento dell’indice generale è dovuto principalmente al rialzo dei prezzi degli Alimentari lavorati (+1,3%) e dei Tabacchi (+1,8%), cui si aggiunge quello dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,7%).

Su base annua la crescita dei prezzi dei beni accelera (+1,0%, da +0,3% di febbraio) come pure quella dei servizi, sebbene in misura più contenuta (+0,9% da +0,8%). Come conseguenza, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo risultando pari a -0,1 punti percentuali (da +0,5). L’inflazione acquisita per il 2018 è pari a +0,7% per l’indice generale e +0,4% per la componente di fondo.

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Eurostat, giovani poco disposti a spostarsi per cercare lavoro

Giovani e disoccupati, ma poco disposti a cercare lavoro lontano da casa. Questa la fotografia della maggioranza degli under 34 italiani scattata da Eurostat attraverso un'indagine «ad hoc», condotta partendo da dati del 2016, sull'attitudine alla mobilità dei giovani europei.

La scarsa propensione ad allontanarsi dai luoghi in cui si è cresciuti in realtà non è un fenomeno solo italiano, poichè in media solo un giovane europeo su due (il 50%), pur di trovare lavoro, è pronto a spostarsi all'interno del suo Paese (21%), in un altro stato membro dell'Ue (12%) o in un Paese extra-Ue (17%).

In Italia, a fronte di una disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli di guardia, è la maggior parte (il 60%) di chi ha tra i 20 e i 34 anni che, secondo Eurostat, risulta non essere disposta ad allontanarsi da casa o comunque dalla località di residenza.

A livello europeo si registra una situazione simile in Polonia e migliore solo a quelle riscontrate a Malta (73%), in Olanda (69%), a Cipro (68%), in Romania (63%) e in Danimarca (62%). Tra il 40% di giovani italiani disposto a partire, il 20% è invece pronto a traslocare ma sempre l'Italia, il 13% sceglierebbe un Paese extra-Ue e il 7% vorrebbe restare dentro i confini dell'Unione. Ad ogni modo, prendendo in considerazione l'intera popolazione europea under-34, Eurostat osserva che solo l'un per cento di chi già lavora lo fa in un altro Paese dell'Unione, mentre l'8% si è spostato all'interno dei confini nazionali. In generale, rileva ancora Eurostat, la propensione alla modalità è risultata più alta tra i giovani disoccupati con un livello di educazione scolastica maggiore: all'interno di questo gruppo il 23% è pronto a traslocare all'interno del suo Paese pur di lavorare e il 16% è pronto a spostarsi in un altro Paese dell'Unione.All'inizio del mese Eurostat aveva certificato che nella zona euro, a dicembre 2017, la disoccupazione generale era su livelli stabili all'8,7%, mentre quella giovanile era calata al 17,9%.

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Osservatorio sul precariato, aumentano le assunzioni nel settore privato

Sono stati pubblicati i dati dell’Osservatorio sul precariato di gennaio 2018. Le assunzioni riferite al settore privato sono risultate 655mila, in aumento del 22,1% rispetto a gennaio 2017. Tutte le tipologie contrattuali sono in crescita: tempo indeterminato +11,9%, apprendistato +29,6%, tempo determinato +18,3%, stagionali +18,5%, in somministrazione +26,8% e intermittenti (c.d. a chiamata) +83,6%. Risultano in forte aumento anche le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (51mila), +78,3% rispetto a gennaio 2017. In contrazione, invece, i rapporti di apprendistato confermati alla conclusione del periodo formativo (-21,1%).

Le cessazioni nel complesso sono state 454mila, in aumento rispetto all’anno precedente (+15,9%). A crescere sono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti, soprattutto tempo determinato e somministrazione. Fanno eccezione i rapporti a tempo indeterminato (-6,6%). L’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato e delle trasformazioni dei rapporti a termine è presumibilmente riconducibile ai nuovi sgravi introdotti dalla legge di bilancio 2018 per le assunzioni di under 35 al primo contratto a tempo indeterminato.

Nel settore privato si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +201mila, superiore a quello di gennaio 2017 (+144mila). Dopo sette mesi torna a essere positiva la variazione netta dei contratti a tempo indeterminato: +70mila. Su base annua, il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi 12 mesi) a gennaio 2018 risulta positivo e pari a +522mila, in crescita rispetto a quello registrato lo scorso mese (+465mila). Questo saldo, pur nettamente migliorato, rimane ancora negativo per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato (-108mila). Continua invece il rafforzamento per apprendistato (+63mila) e somministrato (+59mila) e rimane positivo, anche se in leggera decelerazione, l’andamento dei contratti a tempo determinato (+381mila) e per l’intermittente (+120mila).

L’articolo 54-bis decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50 ha disciplinato le nuove prestazioni di lavoro occasionale: Contratto di Prestazione Occasionale (CPO) e Libretto Famiglia (LF). Per quanto riguarda i Contratti di Prestazione Occasionale, nell’ultimo trimestre il numero dei lavoratori impiegati si è attestato tra 15mila e 20mila, con un importo mensile lordo medio pari a circa 300 euro. I lavoratori impiegati, a gennaio 2018, con i titoli del Libretto Famigliasono stati più di 3mila, con un importo mensile lordo medio attorno a 200 euro.

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In Abruzzo il 16 per cento degli autobus è senza revisione

Il 16,18% degli autobus per trasporto persone destinati a servizio di noleggio con conducente immatricolati in Abruzzo non risulta in regola con la revisione.
E' quanto emerge dall'analisi, su dati ufficiali del Ministero dei Trasporti, svolta da Facile.it, portale italiano per la comparazione di tariffe RC auto e altri servizi. Si tratta di 111 mezzi, su un totale di 686, presenti nell'Archivio Nazionale dei Veicoli gestito dalla Motorizzazione. Rientrano nella categoria veicoli utilizzati per gite scolastiche o tour turistici. A livello nazionale la percentuale di questi mezzi non in regola è 18,62% (5.482 su 29.434), dato vicino al 19,50% delle auto private. In base ai calcoli di Facile.it la provincia con la percentuale più alta di questo tipo di bus non revisionati è L'Aquila (29,30%), seguono Chieti (13,69%), Pescara (13,16%) e Teramo (9,77%). Facile.it precisa che tra i veicoli non in regola potrebbero esserci anche quelli non più in uso, ma è impossibile conoscerne il numero preciso.

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Istat: 1 famiglia su 3 non si fida di quella dell’acqua di rubinetto

Nel 2017, una famiglia su 10 (il 10,1%) lamenta irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua nella propria abitazione e circa una su 3 (il 29,1%) dichiara di non fidarsi a bere l'acqua di rubinetto. In occasione della Giornata mondiale dell'acqua, istituita dall'Onu e celebrata ogni anno il 22 marzo, l'Istat fornisce un quadro di sintesi delle principali statistiche sulle risorse idriche. Nel 2016, la spesa media mensile delle famiglie per l'acquisto di acqua minerale è pari a 10,75 euro e registra un incremento per il secondo anno consecutivo (+4,7% rispetto al 2015). Parallelamente la spesa media mensile per la fornitura di acqua connessa all'abitazione è di poco superiore, pari a 13,59 euro, l'1,5% in più rispetto al 2015. Nel 2017, a causa della "crisi idrica", nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Arno e Tevere) le portate medie annue hanno registrato una riduzione media complessiva del 39,6% rispetto alla media del trentennio 1981-2010. L'andamento dello Standardized Precipitation Index (SPI) per i quattro principali bacini idrografici, segnala che i mesi di maggiore deficit pluviometrico nel 2017 si sono concentrati nella seconda metà dell'anno, con uno stato sempre "estremamente secco". L'unica eccezione è rilevata nel mese di dicembre nel bacino del Tevere, che risulta "molto secco". Nel 2015, il volume di acqua complessivamente prelevato per uso potabile sul territorio italiano ammonta a 9,49 miliardi di metri cubi. Il 76,3% di questo volume, pari a poco più di sette miliardi di metri cubi, è stato misurato attraverso idonei strumenti, mentre il restante 23,7% è stato stimato dai gestori delle fonti. Tra i 28 Paesi dell'Unione europea l'Italia ha il maggiore prelievo annuo di acqua per uso potabile pro capite: 156 metri cubi per abitante. In 342 comuni, in cui risiedono circa 1,4 milioni di abitanti (2,4% della popolazione totale), è totalmente assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane. Nel 2016, risultano balneabili oltre due terzi (67,9%) dei chilometri di costa monitorati ai fini della qualità delle acque di balneazione; il restante 32,1%, come negli anni precedenti, è soggetto a divieto permanente di balneazione. Il 94% delle acque di balneazione vanta una qualità eccellente nel 2016, in significativo miglioramento rispetto al 2013 (85,8%). La quota più elevata si registra in Friuli-Venezia Giulia e in Puglia (99,6% contro, rispettivamente, 91,1% e 85,4% del 2013), la più bassa in Abruzzo (76,3%, 53,2% nel 2013). 

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Mercato immobiliare residenziale nel 2017 in ripresa

Il mercato immobiliare residenziale nel 2017 ha continuato nel suo percorso di ripresa (+4,9% sul 2016) registrando il quarto anno consecutivo di crescita, e dall'analisi dei primi tre mesi del 2018 arrivano ulteriori segnali positivi, con l'aumento della domanda per le nuove abitazioni del +3,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Se le province di Milano e Roma sono quelle che hanno registrato il numero più alto di compravendite, in base alla popolazione maggiorenne la situazione cambia notevolmente, trovando sul podio Milano e Aosta. Per quanto riguarda le nuove abitazioni, i prezzi medi (2.600 euro mq) restano sostanzialmente stabili e nelle grandi città gli acquirenti, orientati sui trilocali, fanno più attenzione alla gestione degli spazi comuni e alle proposte di servizi innovativi presenti nel condominio. Milano è la città con l'offerta più alta di abitazioni nuove sul totale di quelli in vendita (25%), seguita da Roma (15%). Questi i dati elaborati dal Centro Studi di Abitare Co., società attiva nell'ambito dell'intermediazione immobiliare, sia sulle compravendite fornite dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate, sia su dati interni dell'azienda. Nel 2017, rispetto all'anno precedente, le compravendite nel settore residenziale sono aumentate del +4,9%, raggiungendo 542.480 unità. A livello nazionale, le province capoluogo di regione che hanno registrato il maggior numero di compravendite sono Milano (56.310), Roma (45.446), Torino (28.692), Napoli (18.183) e Bari (13.768). Dal 2016 al 2017, a crescere maggiormente sono le province di Cagliari (+9%), Napoli (+8,7%), Bari (+8,3%) e Milano (+6,4%), mentre il calo maggiore è stato registrato a L'Aquila (-5,4%) e in misura minore a Perugia (-1,4%) e Bologna (-0,8%).

Se si confrontano i dati con la popolazione residente (oltre i 18 anni), la situazione cambia nettamente: al primo posto si conferma la provincia di Milano con 209 transazioni ogni 10mila abitanti, seguita da Aosta (157), Torino (149), Venezia (147) e Bologna (142). Al contrario, le meno dinamiche risultano Potenza (62), Catanzaro (71) e Napoli (73). L'analisi di Abitare Co. ha preso in considerazione anche il mercato delle nuove abitazioni nelle città metropolitane. La più dinamica è ancora una volta Milano, in cui le nuove residenze coprono il 25% dell'offerta totale presente sul mercato residenziale. Nel territorio romano, pur con un valore inferiore, il nuovo rappresenta comunque il 15% mentre a Bologna è del 13%. Torino è tra le città che in questo momento stanno dando i maggiori segnali di vivacità (10%), mentre a Firenze (4,3%), Genova (3,5%), Palermo (3,2%) e Napoli (3%), l'offerta del nuovo risulta ancora molto carente rispetto allo stock esistente. E sul fronte dei prezzi? Nel 2017, rispetto all'anno precedente, i prezzi delle nuove abitazioni sono sostanzialmente stabili (+0,5%), attestandosi in media a euro 2.600 a mq. Nelle principali città metropolitane, a Roma i prezzi medi sono pari a euro 3.900 a mq (+0,7% sul 2016), a Milano euro 3.850 a mq (+1,2%), a Firenze euro 3.600 a mq (+0,6%), a Bologna euro 3.350 a mq (+0,5%), a Genova euro 3.300 a mq (+0,9%), a Napoli euro 2.900 a mq (+0,3%), a Torino euro 2.800 a mq (+1,5%) e a Palermo euro 2.750 a mq (+0,4%). Cosa cercano gli acquirenti: nella scelta dell'abitazione si indirizzano prevalentemente sui trilocali, anche se nell'ultimo periodo si segnala il maggior interesse per i quadrilocali. Per un appartamento di 80 mq, sono disposti a investire in media circa 210mila euro, con punte massime a Roma (circa euro 310mila). Nelle grandi città come Milano e Roma, conclude l'analisi, oltre all'abitazione in sé si fa più attenzione ai servizi innovativi che vanno dalla fase di vendita, come il pacchetto ''chiavi in mano'' che prevede anche la disponibilità di un Interior design dedicato, sino alla gestione degli spazi comuni. 

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